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Autore: Gan_HOPE326    08/12/2009    4 recensioni
Sono dieci, teneri, simpatici, adorabili, un po' matti, tanto carini, tutti da collezionare! Sono gli Espada! Che in dieci, divertenti one-shot vi spiegheranno le dieci, divertentissime cose che conducono gli uomini alla morte!
In allegato alla prima uscita, a soli 5,99 €, gli occhiali di Zaeruapollo Grantz.
Diventa un Espada anche tu!
[ATTENZIONE: SPOILER PER CHI NON SEGUE IL MANGA GIAPPONESE]
Genere: Demenziale, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un pò tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Buongiorno a tutti, umani, hollow, shinigami e arrancar! Questa è la prima one-shot di una raccolta di dieci destinate ad esplorare le caratteristiche dei mitici Espada, che tutti noi amiamo e ammiriamo. Le idee alla base sono nate per essere realizzate in forma di vignette, ma poi la mancanza di tempo e gli impegni vari mi hanno impedito di disegnarle. Quindi, ho pensato, anziché buttar via tutto, meglio riadattarle un po’ e farne dieci one-shot comiche da pubblicare in raccolta. Ed eccomi qua… ogni shot rappresenta un Espada, cominciando da Stark, per poi andare a salire di numero. Questa raccolta è destinata ad essere letta da chi segue il manga giapponese: per gli altri contiene spoiler e battute che risulteranno incomprensibili. Se non seguite il manga, pussate via! Andate a leggervelo tutto e poi tornate XD! Ultime ciance: se volete apprezzare al meglio i titoli dei capitoli, scaricate e installate il font Koenigsberger Gotisc. Lo trovate facilmente, su Google; è quello dei numeri tatuati sugli Espada.

Bene, fine delle chiacchiere. Si comincia! Leggete e recensite!

 

Gan_Hope326 presenta…

 

Espada: la Morte in dieci, facili lezioni

 

Lezione n° 1

 

Il bar era vuoto e triste. Solo la musica stonata di un disco jazz, che il giradischi di origini preistoriche riproduceva a volume basso e con suoni distorti, impediva che cadesse in un deprimente silenzio.

L’uomo sollevò il bicchiere di birra, bevve un sorso.

Sospirò.

-         Io la odio, la solitudine… - disse.

 

Stark, la Solitudine

 

-         Ciao!

L’uomo si voltò. La ragazza era giovane e decisamente carina. Una biondina dalla corporatura minuta, con occhi azzurri grandi e vivaci, i capelli tagliati a caschetto che le carezzavano la base del collo, il sorriso accattivante. Indossava un ardito abito da sera, due strisce di stoffa che si incrociavano sul suo ombelico e coprivano appena i capezzoli di quelle che si intuiva bene fossero, con tutto il rispetto, due tette da favola. Si avvicinò con naturalezza e chiese, con una bella voce squillante:

-         Che dici, posso sedermi qui accanto?

L’uomo fece spallucce e accennò a uno sgabello. La ragazza lo prese come un sì e si sedette. Poggiò i gomiti sul tavolo, poggiò il mento sulle palme delle mani, piantò gli occhi addosso all’uomo.

-         Ci presentiamo? – disse.

Di nuovo, l’uomo rispose con un gesto vago, ruotando una mano lentamente nell’aria.

-         Fantastico! Io sono Janet. E tu, ti chiami…

-         Stark. – disse laconico l’altro. Prese un altro sorso di birra.

-         Stark. Carino. E raccontami, dai, Stark, cosa fai nella vita, a parte frequentare questo bar?

-         Beh…

L’uomo sembrò cercare le parole giuste. Janet attendeva, fiduciosa.

-         Combatto fino alla morte con cieca fedeltà affinché il mio padrone possa diventare il signore e dominatore assoluto di questo universo.

La ragazza parve restarci un po’ male. Non doveva essere quello che si aspettava.

-         Oh, beh, immagino che sia un lavoro come un altro. – concluse infine – E quantomeno sembra che debba essere ben pagato.

-         Pagato? – fece Stark, dubbioso.

Cadde il silenzio. Il disco era finito, girava a vuoto sul piatto producendo solo fruscii incoerenti. Stark prese un altro sorso di birra.

-         Che sete! – esclamò Janet.

Stark prese un altro sorso di birra.

-         Già, che sete! Se solo avessi qualcosa da bere… - continuò lei.

Stark prese un altro sorso di birra.

-         Voglio dire, se qualcuno mi offrisse da bere, sarebbe una cosa molto carina, eh?

-         Oh, scusa. Sono proprio un cafone. – fece l’altro, senza particolare convinzione.

Le allungò il proprio bicchiere.

-         Ecco, prendi pure. Ma non più di un paio di sorsi.

Janet sgranò gli occhi. Biascicò un “non importa” e si voltò a guardare in avanti, oltre il bancone.

Si chiese se ci fosse qualcosa che non andava. Estrasse uno specchietto dalla borsetta e diede un’occhiata veloce per verificare che il rossetto non fosse sbavato. Nello specchietto vide per un attimo il suo interlocutore, e osservò un particolare curioso. Qualcosa di appeso al suo collo; una collana che sembrava fatta di denti, denti appuntiti, da belva feroce.

-         Carino quel pendaglio. Mi piace l’etnico. L’hai comprato in quel negozio new age che c’è qua vicino, o…

-         Non l’ho comprato. E’ parte del mio corpo.

Janet rise un po’ forzatamente, cercando di convincersi che quella doveva essere solo una battuta. Allungò la mano per prendere il ciondolo e osservarlo meglio, ma quando fu all’altezza del petto dell’uomo si sentì confusa, non riuscendo a trovare il suo torace dove si aspettava. Guardò meglio e lanciò un urlo. La sua mano entrava dritta nel petto di Stark, in un buco rotondo dai margini netti.

-         Che… cosa… è…? – balbettò, impressionata.

-         Oh, quello. Beh, è successo quando ho perso il cuore.

Janet ritirò lentamente la mano e abbassò gli occhi. Pensò che fosse molto indelicato domandargli come diavolo facesse a sopravvivere senza cuore; già era stata una gaffe fargli notare quella invalidità con cui doveva essere estremamente difficile convivere. Sicuramente era stato salvato da qualche miracolosa operazione. Dopotutto, oggigiorno la chirurgia fa miracoli.

Decise di cambiare bruscamente argomento cercando di vivacizzare la serata e rompere il ghiaccio una volta per tutte. Prese un respiro profondo e si buttò.

-         Senti, Stark, la notte è ancora giovane, e questo bar… - fece una risatina - …beh, non è poi così vivace. Quindi che ne dici di uscire, andare da qualche altra parte e folleggiare un po’? Eh? Yuu-huu!

Il suo gridolino di entusiasmo non suscitò effetti particolari. Stark continuò, con assoluta noncuranza, a bere dal suo bicchiere di birra. Janet lo fissava, con un sorriso speranzoso.

Stark smise di bere.

Posò il bicchiere.

Restò qualche secondo in silenzio.

-         Splendido. – disse piatto – Ci sto.

Dentro la testa di Janet, ottantamila tifosi alla finale dei Mondiali si alzarono in piedi esultando per il gol della vittoria.

-         Devo solo avvisare Lilynette che farò tardi.

L’arbitro fischiò e annullò il gol. Tifosi zittiti. Janet assunse un’espressione corrucciata.

-         E chi sarebbe questa Lilynette? – domandò, gelida.

-         La mia compagna.

Oh, bene. Bravo il signor bevo-la-birra-da-solo-sono-un-gran-figo-rimorchiatemi-forza.

-         Stasera dovevamo allenarci alla fusione.

Fusione?

-         Insomma, sai? Quando due si toccano, e poi i loro corpi si uniscono, ed è come se diventassero una cosa sola?

Oh, “fusione”. La chiamano così, adesso.

-         Hai presente?

-         Ne ho sentito parlare. – sibilò la ragazza.

-         Ecco. A me scoccerebbe pure, ma Lilynette continua a seccarmi… ‘dai, proviamo la fusione!’, ‘Oggi dobbiamo fare pratica con la fusione!’. Una rottura.

-         Oh, poveretto. – commentò sarcastica Janet – E sicuramente questa Lilynette è più giovane e carina di me, vero?

-         Più carina, non direi. – disse Stark, senza fare una piega – Giovane, per forza…

Prese, di nuovo, un sorso della sua birra.

-         Dimostra undici anni.

Fu come un’esplosione.

-         ECCO! LO SAPEVO! – ruggì inferocita Janet – PERCHE’ OVVIAMENTE, OVVIAMENTE, QUANDO UN UOMO COMINCIA A PIACERMI, E’ NATURALE CHE DEBBA ESSERE UN DANNATISSIMO PERVERTITO!

-         Ma io… - provò ad obiettare Stark.

-         ED IO CHE PENSAVO CHE TU FOSSI CARINO! E ANCHE CHE ASSOMIGLIASSI UN POCHINO A VIGGO MORTENSEN! LA VERITA’ E’ CHE SEI UN PORCO! VOI UOMINI SIETE TUTTI DEI PORCI!

-         Però non volevo dire…

-         E NON TROVERO’ MAI NESSUNO, E VIVRO’ SEMPRE DA SOLA, E MORIRO’ POVERA VECCHIA E BRUTTA CIRCONDATA DA GATTI PUZZOLENTI IN UNA CATAPECCHIA COME UNA MISERA ZITELLA! BOO-HOO-HOO!

La ragazza scappò via, in lacrime, tenendosi il volto fra le mani. Stark rimase immobile, senza il tempo di reagire, gli occhi sgranati, una mano inutilmente levata a mezz’aria, a cercare di puntualizzare che forse c’era stato un piccolo equivoco. I singhiozzi di Janet sparirono in lontananza.

Stark abbassò la mano.

Riprese il bicchiere di birra.

Con un ultimo, lunghissimo sorso, lo finì.

Sospirò, ancora.

-         Davvero… – mormorò – Io la odio, la solitudine…

 

Fine

 

Nota: questa è l’unica delle shot che, al momento, potete anche vedere sotto forma di vignetta (in inglese, però). Ecco qui il link:

http://ganhope326.deviantart.com/art/Stark-the-Loneliness-132564555

 

Alla prossima!

 

 

  
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