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Autore: armony_93    08/12/2009    0 recensioni
Muovo una mano e la poggio con fare consolatorio sulla sua spalla. Questo mio gesto scatena una reazione a catena che parte dal suo sguardo che dal terreno passa ai miei occhi, la sua mano mi stringe il polso con violenza provocandomi dolore, che comporta all’espressione del mio viso comparabile ad un foglio di carta velina rosa stropicciato.
-Che ti prende?-
Brontolo cambiando immediatamente direzione delle mie parole visto che stavo per chiedergli come fosse andata la giornata. Sento i suoi occhi penetrarmi nel profondo quando si perdono nei miei e non so per quale motivo, nonostante sia stato lui a recarmi un dolore fisico, distolgo lo sguardo colpevole di non so cosa.
-Vuoi…vuoi…passare…-
Sento la sua voce tremare tra quelle labbra morbide e come incantata alzo lo sguardo fissandole muoversi mentre un leggero tremito non riesce ad essere controllato.
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC, Lemon, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Chiudo gli occhi e stringo la presa sulla vita di Robert avvertendo strani brividi caldi sulla schiena. Se penso che sono su una moto, sulla sua moto, avvinghiata a lui con il casco che mi rovina l’acconciatura. No, non è vero … non me ne sbatte niente, ma sognavo da una vita di fare l’ochetta. Sorrido mentre avverto la schiena possente del mio ragazzo tendersi non appena affrontiamo una curva a tutta velocità. Avrei voglia di gridare, di urlare per l’adrenalina che mi corre in corpo. So che può sembrare sciocco ma mi emoziona andare in moto, mi fa sentire libera, mi fa venire voglia di andare più veloce. Ma al tempo stesso … mi rendo conto che sarebbe sciocco rischiare la vita per pochi attimi.

Mi stringo con più forza e sorrido se possibile di più promettendomi di fare un giro uno di questi giorni senza casco, solo per sentire che effetto fa il vento tra i capelli. Mi sento volare mentre il cuore mi balza in gola all’ennesima curva.

Solo quando sento che la moto rallenta inizio a rendermi conto dell’odore di mare che mi investe improvvisamente mentre la salsedine impregna l’aria. Avverto tutto fermarsi sotto di me e con un mezzo sospiro, tra il sollevato e il triste mi libero dalla morsa del casco mettendomi a testa in giù e scuotendo i capelli sperando con una risatina che esca fuori la criniera da leone così da farla vedere a Robert. Quando mi rialzo avverto i capelli ricadere lenti attorno al viso e con un mezzo sorriso attendo che Robert si volti verso di me. Lo fa dopo pochi istanti e il mio sorriso si spegne immediatamente in corrispondenza al suo che si apre come un taglio lento e gustato sul suo viso.

Mi accorgo improvvisamente, con l’aumentare delle mie palpitazioni che è dannatamente bello. Il sole sembra concentrato su di lui mentre tiene il casco sotto al braccio premuto contro il corpo e con gli occhiali da sole che ha appena inforcato sembra un divo del cinema. Il corpo possente e quella barbetta che mi fa venire voglia di saltargli addosso. Scuoto la testa riprendendomi e sento i capelli che mi si schiaffano in viso con prepotenza e mi domando se sono un decimo attraente come è lui in questo momento.

Poi però mi ricordo della criniera e mi maledico. Abbasso lo sguardo e mi imbroncio stranita: cosa mi prende? Avverto il rumore di passi, ma sono troppo concentrata a mandarmi a cagare che mi accorgo della sua mano tra i miei capelli solo quando mi strattona con un po’ di forza facendomi concentrare sui suoi occhi che, grazie al sole che lo colpisce da dietro, nonostante gli occhiali da sole, riesco benissimo a vedere. Mi fissa intensamente, con un sorriso a un miliardo di denti.

Io ricambio incerta, dubbiosa per la prima volta del mio aspetto fisico in quel momento. Così quando lui mi bacia sulla fronte e piega le ginocchia iniziando a slacciare i bagagli dalla moto io mi

fiondo con lo sguardo oltre la sua testa verso lo specchietto.

Fisso i miei occhi nocciola leggermente lucidi e mi maledico.

Fisso le mie guance arrossate per l’emozione e mi stramaledico.

Fisso i miei capelli mossi e scomposti e mi megamaledico.

Fisso le labbra screpolate dal caldo e mi ultramaledico.

Sento tossicchiare e mi riprendo abbassando lo sguardo. Notò che Robert mi sta fissando divertito dal basso mentre mi porge un borsone. Io sbuffo facendo l’indifferente e afferrati gli occhiali da sole dalla mia borsetta li indosso cercando di coprire i miei occhi lucidi e le guance arrossate, visto che i miei occhiali sono più grossi del mio viso tra poco (per quanto mi sono costati ho dovuto fare da schiava a mia madre per un anno intero. Che giorni di sofferenza che erano quelli.).

Mi do una sistemata alla maglia lisciandola con le mani e completamente indifferente a Robert che ridacchiando continua ostinato a porgermi il borsone mi ravvivo i capelli con una mano decidendo tra me e me di cambiare colore non appena torno da queste vacanze.

Poi dopo che mi sono data una sistemata rivolgo uno sguardo a Robert e vedendolo con cipiglio severo e una falsa espressione scocciata dipinta sul viso, sorridendo perfida afferro il borsone e tentenno leggermente per poi issarmelo in spalla e voltandomi finalmente verso il paesaggio.

-Sei forzuta eh?-

Ignoro la frecciatina stronza e poco delicata di Robert che si carica un nuovo borsone in spalla perché sono troppo presa a godermi con espressione sconvolta quella distesa di … roba giallognola che riconosco essere sabbia. Poi una lunga e rumorosa linea azzurra costellata di piccole striscette bianche che scompaiono e riappaiono sempre in posti diversi. Mi mordo indecorosamente un labbro per l’emozione. Non sono mai stata al mare negli ultimi dodici anni. L’ultima volta avevo solo cinque anni e ricordo a malapena le corse in giro per il bagnasciuga completamente nuda, con la patatina al vento, grazie alla mia amata mammina.

Robert pare riprendersi dall’eccesso di stronzaggine che l’ha colto da quando mi ha dato il borsone e sento il suo sguardo su di me.

Provò un brivido e sento gli occhi lucidi per altri motivi: è bellissimo.

Il mare è bellissimo, Robert è bellissimo, questo posto è bellissimo, il periodo è bellissimo, quello che sento è bellissimo, il vento è bellissimo.

Mi riprendo da questo momento “la-ragazza-di-città-che-ama-tutto-e-si-commuove-per-ogni-capperata-solo-perché-lei-non-ha-mai-visto-nulla-di-simile” decisamente patetico e spingo gli occhiali più su chinandomi e afferrando il borsone che mi era semi-scivolato dalle mani e stava per finire a terra. Si lo ammetto, sto cercando di riacquistare un po’ di dignità davanti a Robert che mi ha vista in un momento di estrema … debolezza.

Inizio a camminare spedita verso il cancello di legno bianco di una carinissima villetta che ammiro da dietro gli occhiali essere la casa dove passerò le vacanze estive con una strana agitazione mista gioia che mi scombussola le membra. Sento però all’improvviso la mano calda di Robert avvolgermi il polso e mi blocco senza voltarmi. Solo quando con una leggera pressione mi libera dal peso del borsone mi volto leggermente confusa e lo vedo gettare a terra entrambi i borsoni con un gesto secco della mano. Inarco un sopracciglio posandomi le mani sui fianchi e battendo un piede a terra protestando con un neutrale e divertito.

-C’è roba fragile lì dent …-

Ma non termino che subito le sue mani afferrano entrambi i miei polsi e con uno strattone mi attira a se facendomi avvampare mentre le palpitazioni aumentano di botto, tanto che inizio a temere un infarto, o forse un ictus … che poi misà che è la stessa cosa …

Mi guarda negli occhi così intensamente che questa volta ne sono sicura: vuole baciarmi. Immerge una mano tra i miei capelli e con l’altra mi priva degli occhiali, giusto da farmi rendere conto che lui se li è già tirati su in testa. Rabbrividisco e sorrido, lui ricambia il sorriso e in breve ritrovo le mie labbra a pochi millimetri dalle sue. Sento il suo respiro caldo e come poche e rare altre volte le sue morbide e calde labbra si posano sulle mie mentre le mie mani si poggiano sulle sue spalle spingendo più vicini i visi. Dischiudo tremante le labbra quando e il suo respiro mi penetra in gola scivolando lento e invadendomi il corpo …

-Scusate? Scusate ma la moto qui è vostra?-

Il contatto si interrompe prima che qualsiasi altra cosa possa accadere e mi sento vuota, privata da ogni respiro. Ci era mancato così poco questa volta. Sento la presa di Robert farsi irritata su di me mentre il suo collo muscoloso è teso e il suo viso girato verso colui che ha parlato.

Un anziano vecchietto ci guarda brandendo un bastone con uno strano sorrisetto furbetto. Robert si placa: non può picchiare un vecchietto. Tantomeno se con un espressione così simpatica e dolce.

Eppure io non lo imito, non mi avvicino, perché con la delusione che ho in corpo sarei in grado di disintegrare anche una roccia. Afferro il borsone a terra e mentre sento la voce di Robert e quella del vecchietto alle mie spalle infilo le chiavi, che mi ha consegnato prima di partire Robert, nella toppa e spalanco la porta rapidamente scagliando al suolo il borsone e con passi veloci perlustro casa, senza gustarmi i particolari, senza vedere realmente quello che ho davanti. Apro l’ultima porta dopo aver sceso una rampa di ripide scale di legno e mi ritrovo in cantina dove c’è un mobile coperto da un telo impolverato. Sospetto cosa può essere e ne ho bisogno.

Prendo il telo con entrambe le mani e lo tiro via alzando un polverone che mi fa lacrimare gli occhi già pieni di lacrime ma questa volta le lacrime dopo le prime due dovute alla polvere iniziano a scendere più rapide e per altri motivi. Per colmare la delusione. Sotto i miei occhi il bianco di una vecchia lavatrice si riflette sotto la luce che entra dalla finestra interrata. Sorrido rassicurata, sentendomi un po’ a casa e afferro la mia maglietta accartocciandola e buttandola dentro la lavatrice. Mentre lo faccio sorrido: mi hanno sempre detto che non sono normale. E sono sicura che hanno ragione. Alzo lo sguardo verso i detersivi, ne prendo uno dove vedo disegnati tanti capi colorati e ne verso uno nello sportelletto apposito. Richiudo e premo un pulsante dopo aver controllato che la spina è collegata. Non appena parte il lavaggio soddisfatta con un balzo mi siedo sopra alla lavatrice con indosso solo jeans e reggiseno e incrocio le gambe chiudendo gli occhi che hanno smesso di piangere.

Ora mi sento a casa e mi rendo conto di aver pianto per una cretinata.

Sento i passi di Robert al piano superiore e sorrido.

La mia vacanza inizia un viaggio in moto, un bacio mancato, un sorridente vecchietto e una lavatrice vecchia in funzione.







Continua…


  
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