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Autore: Elly Malfoy    08/12/2009    3 recensioni
Quando si cresce, non sempre le cose vanno come vorresti. Anzi, tutto sta nel saper affrontare le avversità, nell'andare avanti nonostante e malgrado tutto. Forse quel che ci aspetta non è peggiore di quello che lasciamo, spesso quel che pensiamo sia giusto è sbagliato e viceversa, spesso la vita ci ostacola e spesso ci è amica..
Genere: Introspettivo, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve

Salve! Quanto tempo…lasciamo da parte convenevoli e sdolcinerie varie. Una nuova Draco-Herm nata tutto d’un fiato in un pomeriggio piovoso…Che dirvi? Nel mio stile, nel mio genere…Spero apprezzerete! Buona lettura.

 

Dedicato a: chi mi sopporta, alle ragazze, a chi c'è, a chi c'è stato...a chi a volte sarebbe meglio non ci fosse, e a chi non saprei rinunciare...

 

Sento ancora le urla di mia madre, rimbombano nelle orecchie, e due parole ricorrono – Non puoi – si ripetono e sfumano fino a riconquistare la loro precedente forza.

Fisso la strada che sto calpestando ma davanti agli occhi fissa l’immagine di disappunto di mio padre. Scuoto la testa, non serve, il marciapiede rimane ai bordi del mio campo visivo.

Vedo alcune gocce cadere dai miei capelli e tuffarsi al suolo, prive di suono, prive di consistenza, di qualsiasi significato.

Alzo lo sguardo, mi ritrovo a Radcliffe square, un sorriso triste mi regna ora sul viso. Strane le coincidenze della vita. Prendo la strada di fronte a me, dovrebbe portarmi al Paiolo Magico e di lì alla Londra dei Maghi.

Percorro qualche metro, quindici o sedici passi, e mi fermo. Percepisco la mia figura riflessa in una vetrina ad un metro da me, fisso le iridi negli occhi di quella donna riflessa. Già…Riconosco una donna, una giovane vestita d’oro e di rosso, scorgo i miei ricci ormai inesistenti, sconfitti dalla pioggia senza aver combattuto.

Proprio come me. Vedo la sconfitta in quegli occhi riflessi, tutti dicevano che fossero color miele ma ora tendono al castano scuro, al mogano quasi. Strano come gli occhi possano dirsi sul serio lo specchio dell’anima. Sono gli occhi freddi di una donna delusa da se stessa, colpevole di aver pensato per una volta alla sua vita, di non aver obbedito alla lettera alle parole paterne, o materne, non che facesse molta differenza a questo punto. Sposto lo sguardo, non che mi aiuti quella vista e proseguo a testa bassa. Ancora quelle parole nella testa, come potevo pensare che sarebbero stati felici per me? Come potevo anche lontanamente pensare che dire loro che stavo con un ragazzo mi avrebbe lasciato indenne? Se questo ragazzo poi era Serpeverde, privo di una benché minima buona reputazione, ex-Mangiamorte… Al solo nome Malfoy si era scatenato l’inferno.

Mancavano solo le pentole che volavano poi sarebbe stato in tutto e per tutto uno di quei film babbani che saltuariamente vedevamo in casa Weasley.

Ritornai in me quando vidi a pochi metri da me una figura avvolta in un mantello scuro, di certo non ero esattamente nelle migliori condizioni: fradicia sotto la pioggia battente nella Londra babbana. Se fossi morta almeno i miei avrebbero avuto qualche ripensamento, forse…

Misi da parte questo veloce pensiero che era dettato dalla situazione a metà fra la rabbia e il dolore in cui mi trovavo. Mi apprestai ad affrontare chiunque fosse quella figura a pochi metri da me.

 

La vedevo avanzare lentamente come se ogni passo le costasse una parte di sé, non era così che la volevo vedere, mai. Aveva le mani strette a pugno e i capelli che le ricadevano sul viso. Il volto contrito in una smorfia di dolore e amarezza, così come non l’avevo mai vista. La vidi fermarsi e intercettai le sue iridi più scure del solito. Era sulla difensiva, lo percepivo dalla rigidezza dei pochi gesti che aveva compiuto negli ultimi secondi.

Scostai il cappuccio del mantello così che potesse capire che ero io.

Non appena questo ricadde sulle mie spalle la vidi sciogliere i muscoli, avanzò fino a raggiungermi e senza una parole poso la testa sulla mia spalla e mi passò le braccia sui fianchi.

Silente allargai le braccia sotto il mantello posandole sulla sua esile figura così da ricoprirla con il mio manto scuro. Nella frazione di pochi secondi la sentii singhiozzare contro il mio petto, sentii le sue lacrime bagnarmi la camicia. Avvertii uno strano impulso di baciarla, di impossessarmi delle sue labbra salate mentre era così debole fra le mie braccia, mentre cercava conforto in me. Per farle sentire che c’ero e che non l’avrei abbandonata, per comunicarle nel modo più sincero possibile che mi rendevo conto di quanto le era costato questo gesto e che le ero grato che fosse stata disposta a fare questo per noi. Strano come io fossi giunto a pensare, e soprattutto a provare, queste cose.

Mossi un braccio abbandonando la sua schiena per poi avvicinarlo lentamente al suo mento. Lei percepì il mio movimento, e cercò di calmarsi.

Una volta raggiunta la sua vellutata pelle applicai una piccola forza ma lei mi oppose resistenza. Feci trasparire un ghigno sul mio volto. La mia piccola, fiera, orgogliosa Grifondoro.  

Testardo perseverai nell'attirare le sue labbra verso le mie fino a quando avvertii la sua resa, la voltai verso di me, i nostri volti a pochi centimetri, feci scontrare le mie iridi con le sue. Impressi vi erano il dolore, la delusione verso se stessa ma anche la consapevolezza della necessità di vivere la sua, e unicamente sua, vita. Recondita vi era la forza che era in grado e voleva usare per combattere, per far sopravvivere quello che aveva costruito per far andare avanti questo rapporto che aveva condiviso con me.

Poggiai le mie labbra sulle sue, portando via le lacrime dalle sue guance con l’indice destro. Quando riaprii gli occhi vidi le sue iridi ora di nuovo color miele e un debole ma vero sorriso sulle sue labbra.  Il ghigno tornò sul mio viso accentuando quel sorriso che tanto mi faceva sentire vivo.

Si staccò da me, mi prese la mano mentre cercava di regolarizzare il suo respiro. Strinse le mie dita fra le sue fragili falangi, a mia volta feci lo stesso. Quando le lacrime non rigarono più le sue guance mi si avvicinò, appoggiò le sue labbra sul mio collo, poi in un mormorio sommesso disse - Andiamo–.

Mi prese per un braccio ma questa volta opposi io resistenza.

- No Herm, tu vai a casa, mia madre ti sta aspettando e tu hai bisogno di farti un bagno – le dissi osservandola sotto la pioggia con i vestiti che le aderivano al corpo, una vista di certo degna di una certa attenzione se non avessi avuto qualcosa di più importante da fare.

Lei mi guardò spaesata – Dove devi andare? – chiese.

- Devo fare una cosa importante, poi ti spiegherò, ci vediamo a casa, non ti preoccupare -  cercai di rassicurarla.

- No invece, mi preoccupo – ribadì lei, testarda almeno quanto me.

Mi avvicinai di un passo – ti fidi di me? – le sussurrai, sfoderando uno dei miei ghigni.

- No – mi rispose lei. Fingendosi arrabbiata.

La guardai sorridendo – Ah si? – le feci eco facendo finta di essere sul punto di alterarmi.

- Non capisco perché non possa andare a casa ora – confessò, poi aggiunse – Ma mi fido, devo fidarmi a quanto pare -.

Le rivolsi una smorfia a metà fra un ghigno e un sorriso, posai un bacio sulla sua fronte bagnata e le diedi le spalle calando il mantello sugli occhi.

 

Giunsi davanti a quella casa bianca che lei più volte mi aveva descritto, dal porticato potevo scorgere la luce accesa nella cucina.

Senza esitare oltre percossi con vigore la porta verde. Sentii dei rumori dall’interno e approfittai di quegli istanti per deporre il cappuccio sulle spalle.

Quando la porta si aprì i di lei genitori rimasero basiti. Posso capire che trovarsi Draco Malfoy sulla porta di casa non sia esattamente nella norma.

Non chiesi neanche se potevo entrare, semplicemente li salutai.

- Buonasera – dissi. Compresi che non avrei ricevuto una risposta da loro, probabilmente erano rimasti già abbastanza scossi dalla notizia portata dalla figlia, e trovarsi me davanti non doveva essere molto rassicurante.

- Sono qui perché sono consapevole che vostra figlia non avrebbe mai il coraggio di trattarvi male, capisco il rispetto che porta verso i suoi genitori e non spetta a me giudicarlo. Tuttavia – Mi sentivo un po’ il Professor Piton in quel momento, ma proseguii – Credo che voi, come me, vogliate il bene di vostra figlia sopra di ogni cosa. Ora lei ha scelto me, ben sapendo che tipo di persona sono, ma credo anche nella vita si possano commettere errori e che la cosa più importante sia riconoscerli. Vostra figlia mi ha fatto capire tante cose riguardo alla vita e a me stesso, ma più di tutto che quando si ama, si ama veramente intendo – feci una pausa – si voglia la felicità di quella persona più della propria. Ora voi, credo dobbiate rispettare la scelta di vostra figlia se la rende felice e anche non riuscirò a renderla felice quanto vorrei – continuai senza distogliere gli occhi da loro due – Hermione Jean Granger, ossia vostra figlia, è abbastanza intelligente da capire in quale situazione è, da assumersi tutte le responsabilità che comporta la mia presenza al suo fianco e, soprattutto, di sbagliare liberamente –. Ora come tono assomigliava di più a quello di Silente.

Anche questa volta non giunse nessuna risposta. Indi per cui conclusi – Spero che almeno sarete presenti nel giorno che lei credo considererà il più felice della sua vita, con chiunque sarà. Buona serata -.

Mi invitarono solo ora ad entrare ma rifiutai, era troppo per me, non potevo tollerare che i suoi stessi genitori non fossero fieri di lei, anzi la facessero soffrire.

 

Forse quella sera non fui oggettivo, forse non avrei dovuto intromettermi, forse tutto era nato da una incomprensione, o forse solo siamo tutti talmente orgogliosi da non voler ammettere che evitiamo certe cose per il male che ci fanno.

Quando arrivai a casa trovai Hermione ad aspettarmi a tavola con mia madre, fu una vista che mi fece sentire stranamente bene. Passai la cena ad osservarla, poi mia madre ci congedò per andare dalle sue amiche.

Non appena sentimmo la porta richiudersi lei mi rivolse quella domanda che le vedevo brillare negli occhi da almeno un' ora. – Dove sei stato? – mi guardava con aria quasi d’accusa, pensai se dirle la verità o meno, conclusi che sarebbe stato meglio.

- Sono andato dai tuoi genitori – risposi secco.

Diventò d’un tratto pallida, poi sbraitò – Ti cosa? Cosa hai fatto? – allontanandosi da me.

- Stai calma – le dissi avvicinandomi.

- No – disse lei scuotendo la testa – Perché? Dimmi perché? –. Notai che aveva ricominciato a piangere.

- Perché non voglio che tu stia male, perché non sopporto vederti così – confessai impreparato persino a me stesso.

Si sedette sul divano, feci lo stesso e le raccontai cosa avevo fatto. Alla fine mise la sua mano sulla mia e si appoggiò al mio petto.

Mormorò una sola parola – Grazie -.

Rimanemmo così per alcuni minuti poi le dissi – Vado a fare una doccia -.

La sentì seguirmi per le scale fino alla camera che ormai anche mia madre sapeva essere nostra. Si sedette sul letto guardandomi mentre toglievo le scarpe. Guardai per un attimo i suoi occhioni color miele, mi avvicinai e la baciai.

La sua reazione mi fece pensare che la doccia avrebbe dovuto sfortunatamente aspettare, poi un’idea abbastanza perversa balenò nella mia mente.

- Seguimi – le mormorai in un orecchio quando ormai la mia camicia era già finita sul pavimento.

La presi per mano e la guidai verso il bagno. Non appena comprese le mie intenzioni protestò – Ma io ho già fatto la doccia -. Mi voltai verso di lei dopo aver aperto la porta del bagno della nostra camera – Si ma non con me – affermai tirandola a me.

Aprii l’acqua della doccia e aspettai che facesse il fumino in un modo molto proficuo a mio parere, appena la quantità di nebbia mi soddisfò trascinai la ragazza con me sotto quel getto caldo. Le baciai il collo, le labbra e ancora il collo, accarezzai il suo corpo fino a che volontariamente lo fece aderire al mio. Un brivido mi percorse la schiena nonostante l’acqua bollente mentre le sue dita seguivano la linea della mia spina dorsale.

Quando decisi che era abbastanza chiusi l’acqua e senza staccare le labbra dalle sue afferrai l’asciugamano a pochi centimetri da noi. Avvolsi me e lei nello stesso gigantesco asciugamano verde chiaro.

Le concessi di asciugare con un altro asciugamano i suoi ricci, ci rivestimmo un minimo, ma appena usciti dal bagno, maliziosa puntò verso il letto. Scostò la coperta blu notte per stendersi poi fra le lenzuola azzurro cielo. Come rifiutare un invito del genere?

Osservai i suoi occhi brillare dell’amore che provava per me, ancora minimamente vestito mi stesi sopra di lei, la baciai più volte poi passai ad occuparmi del suo collo…

Quando sentii i suoi denti affondare dolcemente nel mio collo lasciai correre i miei pensieri a lei, lasciai che i nostri vestiti cadessero velocemente sul pavimento quando altre volte mi ero divertito a torturarla…

 

Quella notte capii che l’avrei voluta con me per tutta la vita, la mattina seguente all'alba facemmo di nuovo l’amore e le chiesi di sposarmi.

A 24 anni ci sposammo, suo padre la accompagnò all’altare come aveva sempre voluto, mi guardò sorridendo.

Non parlai mai più con i suoi genitori, non sentii mai le loro voci, videro il nostro primo figlio, mi guardarono sempre con rispetto…

Fui fortunato, avevo lei, avevo dei figli da lei, la amavo…Non ho mai smesso.  Ma lei?

 

 

Nella vita non importa quanto ami, quanto odi, quanto soffri, l’importante è amare, è crescere mentre si soffre e capire ciò per cui vale la pena soffrire ma soprattutto vivere…

Ci saranno momenti in cui sembrerà più facile mollare tutto, in cui anche chi ti vuole bene sembrerà remare contro. Tutto sta nell’avere accanto persone adeguate a condividere il tuo cammino…

 

Elli

Eccoci in fondo, spero vi sia piaciuta, ormai sono solita mettere qualche perla di saggezza qua e là, questa shot è nata per tanti motivi, perché si cresce e non sempre le cose vanno come vorremmo. È per questo che gli amici esistono, che ci sono le persone che anche con storie come queste ci fanno sentire un po’ meno “odiati”, spero.

Hugs and Kisses

Vostra…

  
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