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Autore: Beliar    08/12/2009    3 recensioni
Assurdo quest'amore, mi porta dentro una stanza e mi ruba pezzi, li lascia sul pavimento e negli abissi marroni! Oh, povero mio cuore! S'è spezzato ed è morto, s'è accasciato nel passato... oh, povero me!
Senza speranza, me ne vado senza vita.
[RonniexMax]
Autrice: Beesp
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Max Green , Ronnie Radke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Teenage Angst'
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Cani - Assurdo! Amore

Desclaimer: I personaggi contenuti nella storia non mi appartengono e con questo storia, interamente inventata, non voglio assolutamente proporre una rappresentazione veritiera della realtà, non li conosco. Per scrivere non mi pagano.
La citazione a fondo della storia non mi appartiene, fa parte della canzone "Amore Assurdo" di Morgan (colonna sonora della storia e che vi inviterei ad ascoltare per leggere la one-shot).

Maxwell Green scivolò su una sedia scomoda e rigida. Sistemò i capelli con ferocia dietro l’orecchio più volte, tentando di calmare la sua tensione attraverso gesti veloci. Ticchettando il piede sul pavimento liscio e lucido, le dita callose sulla gamba fasciata da un pantalone largo e nero, così diverso dai suoi soliti jeans aderenti. Un paio di occhiali neri rendevano la visione più scura, sembrava quasi fosse notte attraverso le lenti, il sole che filtrava poteva apparire come una luna piena particolarmente vicina. E quei raggi, lattiginosi filamenti rapitori, si sarebbero impossessati degli umani e li avrebbero stregati, sequestrati.
Passi familiari si avvicinarono quando furono le dieci e cinque minuti, cessarono non lontani. Un sospiro. La sedia che veniva spostata raschiando le mattonelle. Qualcosa, nel passato, aveva sfregato e irritato… una gola, forse.
«Ciao».
«Ciao…»
Alzò lo sguardo e lo puntò in quello di Ronnie, sperando di leggervi felicità. Frustrazione e stanchezza, invece. «Sono venuto qui perché mi hanno detto che domani uscirai. Volevo vedere come stavi, è tanto che non ti sento…».
Marrone intenso di un cucciolo. Morto.
«Già.»
«Beh, scommetto che sei euforico all’idea di uscire e…»
«Perché non dovrei? Quando sarò fuori di qui dovrò soltanto cercare un nuovo lavoro, abituarmi a far parte di una band a cui non appartengo, affittare un appartamento. Faticare, insomma. Ancora. Dopo questi due anni rinchiuso. E’ una punizione giusta, no? O forse avresti voluto di più».
Tacque e si conficcò le unghie dallo smalto consumato nelle gambe, il tic di sgranocchiarle non ricordava più da quando lo possedesse.
Quante volte, prima d’allora, aveva ammirato quella stessa visione che lo rendeva orgoglioso, si trattava del frutto della sua passione: gli rubava anima, forze e tempo ed era ben felice di rimanerne senza se l’avesse aiutato a migliorare.
Al suo fianco, sempre, c’era stato presente Ronnie. Sin da quando erano entrati nel negozio di musica per acquistare un basso, nel tempo delle incertezze provocate dalle pessime critiche e negli anni in cui aveva acquistato fiducia in se stesso.
«E’ cambiato tutto». Proseguì Ronnie. «Nasty mi ha detto che Craig vive con te ora e che tu sembri essere felice». Si passò due dita alla base del naso e fece ricadere il braccio contro il legno sporco e umido. Vecchio quasi quanto la sua pelle e i suoi occhi.
Sei felice, Max?
«Sul serio Green, perché sei qui?»

Le mani di Ronnie erano ai lati della sua testa e lui, a pochi centimetri dal volto, intonava una melodia struggente.
“Non la smetterai mai di farmi del male, Ron”.
“No, mai”. Ringhiò e lo strinse a sé, inspiegabilmente. Avvolgendo con le braccia la vita e poggiando la fronte contro la spalla. “Ma sarò sempre e solo io a guarire e riaprire le tue ferite, perché gli altri non sapranno modificarti, soltanto io posso”.
“Ed io cosa posso farti, allora?”
“Tu? Tu puoi tutto, Max. Io mi concedo e cedo a te…”

Ogni notte, sin da quando ti sei alzato quella mattina, prima della rissa, io ti sogno. E in ogni sole che sorge e che tramonta vedo te, Ronald Joseph Radke, nascere e morire, con i tuoi sorrisi e i tuoi latrati, il tuo maltrattarmi ed essere, allo stesso tempo, come un cagnolino. Pronto a ritornare a casa, a testa bassa, sempre. Osservavo te, sui muri, mentre le uova fumavano, nell’acqua che scorreva, tra le pieghe dei vestiti, nel trentatre giri volteggiare, nei bagagli pronti in corridoi spogli; ti sposti attraverso la mia anima e segni i confini dei tuoi possedimenti, l’hai conquistata pezzo per pezzo e non ne avevi mai abbastanza. Proseguisti, fino a ché anche l’ultimo centimetro non fu tuo. E, per quanto muovessi le braccia in quegli istanti, e mi dimenassi, e urlassi il tuo nome… tu non c’eri mai.

Dopo quegli infiniti, lunghissimi secondi
(Ronnie che aspettava, sperando,
Max che pensava, morendo) Max trovò il fiato e le parole meno adatte, così che quella tortura avrebbe potuto proseguire.
«Non lo so, Radke. Non lo so…»

 
«Assurdo cosa accadde una volta uscito da quella stanza:
trasformazione radicale di tutto il mio universo,
il cuore in pezzi separati nel petto conservati
come i frammenti degli specchi su cui rifletto mille volti
che posso scegliere, desiderare, idolatrare,
venerare, provar piacere carnale…
Ma dopo un tale amore non possono più amare».

Angolo dell'autrice: [Beesp; 717 parole; Prompt #47: Isteria]
Vedo questa storia come una delle mie opere migliori, un po' folle e sconclusionata, proprio per questo mi piace, perché mi sembra rappresentare alla perfezione la canzone "Amore assurdo". (Dio mio, questa canzone non posso non amarla <33).
Spero vi sia piaciuta e che commentiate, grazie a tutti dell'attenzione e un particolare grazie a quelli che l'avranno letta ascoltando il brano che ho linkato.

  
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