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Autore: Tracey    08/12/2009    4 recensioni
la mia prima storia a capitoli... spero che vi piaccia... Guardo le persone attorno a me e mi rendo conto di una cosa. Tutti corrono.
Genere: Romantico, Triste, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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..Principe Demoniaco..

 



L’inizio di tutto..

Guardo le persone attorno a me e mi rendo conto di una cosa. Tutti corrono.
L’unico pensiero che li tormenta è di non arrivare in ritardo, di arrivare prima di altri.
Io invece sono sempre più lenta degli altri e mi va bene. Forse la penso così perché sono una ritardataria cronica. E poi si dice “chi va piano va sano e va lontano” no?
Ecco io andando piano arrivo in posti che nessuno ha mai visto. Perché sono capace di fermarmi ad osservare il mondo che mi circonda e riesco ancora a stupirmi delle cose che vedo. Può essere una farfalla, un arcobaleno, una coppietta che si tiene per mano, un bambino che parla con i genitori.
Tutto questo non lo do per scontato e mi sembrano piccoli miracoli dimenticati.
I miei pensieri volano sempre fra le nuvole, fra antiche rovine, fra paesaggi fioriti, principi e principesse, pirati, fate, angeli e demoni.
Sogno costantemente di vivere un’avventura emozionante. E forse prima o poi ci riuscirò.
 
 
Tutti, quella sera, avevano notato che c’era qualcosa di strano in me.
Tutti tranne Ryan naturalmente o, anche se era a conoscenza della mia situazione, se ne fregava bellamente e mi prendeva in giro senza sosta.
Lui, come tutti i maschi viventi, anche se “principe”, ha mooolti difettucci. Uno di questi è che non sa mai quando smettere di fare l’idiota.
Tutto quel malumore era stato causato da il mio ex ragazzo, il primo a farmi soffrire per amore. Mi aveva lasciata dicendomi che non ero la ragazza adatta a lui e che mi considerava solo un’amica. Quello che mi ha fatto soffrire di più però è stato il fatto che, nel periodo successivo alla rottura, lui ha continuato a farsi sentire.
Ogni giorno mi chiamava, come se niente fosse successo. Mi chiedeva sempre di uscire e io come una cretina accettavo tutto. Mi baciava e mi diceva che lo faceva perché non riusciva a stare senza di me.
Mi sentivo su una di quelle tante giostre che mi fanno star male solo a guardarle. Un momento ero felice, perché lui aveva bisogno di me e io pur di stare con lui, anche solo un minuto in più, avrei fatto qualunque cosa. Il momento dopo la tristezza avvolgeva il mio corpo, torturando il mio cuore.
Mi rendevo conto che mi stavo comportando come una ragazzina, ma ero semplicemente innamorata. Pensavo che lui fosse il ragazzo con cui avrei condiviso tutta la mia vita, invece non era così.
Poche ore prima di uscire con i miei amici, mentre ero in giro per negozi, mi ero scontrata con lui, cosa che già da sola mi avrebbe sconvolta, ma quel giorno lui era in compagnia.
Vedere che guardava lei, come mai aveva fatto con me, aveva aperto una ferita non  rimarginata del tutto. E che faceva male già da troppo tempo.
Non mi andava molto di uscire, ma la mia migliore amica, dai tempi delle elementari, mi aveva “costretta”.
Vedevo tutto grigio. Le battute, che di solito mi facevano morire dalle risate, erano solo frasi senza senso. I miei amici? Macchie indistinte vicino a me.
Nella mia testa solo quegli sguardi dolci.
All’ennesima cattiveria di Ryan, “il principe demoniaco”, sono scoppiata e mi sono sfogata con lui, o meglio su di lui.
Ora riconosco che quella sera ho davvero esagerato. L’ho insultato gridando al centro del pub, facendoci fare una pessima figura. In più, al posto di rimediare al mio errore scusandomi, ho preso borsa e giubbotto e sono andata via.
Per giorni ho chiuso il mondo fuori dalla porta di casa mia. La fortuna del vivere da sola è proprio questa, nessuno può prendersi la libertà di aprire la porta di casa tua e dirti cosa fare.
Passarono due settimane, dove l’unica cosa che feci fu andare all’università e badare al mio cagnolone.
Proprio nel momento in cui avevo bisogno dell’affetto che di solito i miei amici erano in grado di darmi, non riuscivo ad aprirmi con loro.
La mattina del sedicesimo giorno, domenica, ho sentito suonare il campanello.
Avevo un po’ paura ad aprire quella porta. E di certo non mi aspettavo di trovarmi davanti Eric, il mio ex.
L’ho invitato ad entrare e gli ho chiesto il perché della sua visita. Dopo tante frasi che non riuscivo a capire, mi ha detto quella più scioccante.
- Sono qui per te. Quando ti ho visto mi è sembrato di vederti per la prima volta! -.
Improvvisamente tutto mi sembrò più bello. Senza pensarci due volte mi gettai fra le sue braccia, baciandolo. Così passammo la mattinata. Su quel divano a dimostrarci i nostri sentimenti.
Finalmente potevo sentirmi di nuovo la ragazza che ero un tempo. Una ragazza con un posto in questo mondo, che non è perfetto, ma che desideravo rivedere da tanto tempo.
Dopo pranzo uscimmo. Camminavamo senza meta, fra strade sconosciute e persone inconsapevoli della felicità che, di nuovo, mi invadeva.
Mi ricoprì di regali, per farsi perdonare. Ma non mi interessavano quegli oggetti.
L’unica cosa che volevo era il calore emanato dal suo corpo, perché per qualche motivo a me sconosciuto sentivo freddo dentro.
Un brutto sentimento stava entrando in me. Un sentimento a cui, per quanto mi sforzassi, non riuscivo a dare un nome.
Così lo misi da parte, nascosto da tutti pensieri che rivolgevo ad Eric.
Mi riaccompagnò a casa, lo salutai e rimasi li  a guardarlo andare via, con quella macchina piena dei nostri ricordi.

   
 
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