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Autore: Lovy91    09/12/2009    2 recensioni
Jonathan, Euridice, Lucas, Martin e Silvester si conoscono da quando Jonathan, Martin e Lucas facevano i bulletti contro Silvester. All'arrivo di Euridice, Silvester stringe una tenera amicizia con lei e la ragazzina fa capire a tutti e quattro che non bisogna “farsi la guerra”. Tre anni dopo, quei ragazzini non esistono più e degli adolescenti hanno preso il loro posto. Con un futuro da costruire e una vita da scegliere. Euridice ha un padre considerato da tutti uno scienziato pazzo alla ricerca di un sogno impossibile e lei è stata strascinata da lui per ogni parte del mondo, costringendola a una vita di vagabondaggi, decidendosi finalmente di stabilirsi a Mesa, California almeno finché non deciderà di andarsene. Lei non crede per niente in suo padre ed è convinta che presto abbandonerà i suoi propositi. Ma dovrà ricredersi presto, molto presto. In particolare quando coinvolgerà anche i suoi amici. Problemi su problemi nascono e non solo: essere l'unica ragazza in un gruppo di ragazzi non è facile... perché, prima o poi, i bambini crescono...
Genere: Romantico, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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<< Racconta! >>, disse un bambino biondo, tirando per la veste un vecchio con la pipa in bocca. L'anziano uomo la fumava soddisfatto, era chiaro che per lui era uno dei suoi momenti preferiti della giornata, un momento di solitudine lui e la sua pipa.
Però quel momento era stato interrotto dalla manina paffuta di quel bambino biondo e dagli occhioni castani che imploravano la sua attenzione.
Non posò la pipa e continuò a fumare, seduto sulla sghemba sedia traballante di legno consunto. Lo guardò e sorrise di quella tenera ostinazione nei giovani occhi del bambino.
<< Racconta dai! >>, lo pregò con maggiore enfasi, stringendo i piccoli pugni.
Ridacchiò, sempre con la pipa in bocca. Finalmente la posò sul tavolo e si mise comodo. Prese il bambino in braccio, con tutta l'amore che un nonno può avere. Lo mise sulle sue ginocchia e il bambino non vedeva l'ora di sentire una storia.
Il suo nonno era bravissimo e le sue storie che raccontava erano sempre tanto... reali.
<< Una sola >>, disse deciso l'uomo alzando un dito.
Il bambino alzò un dito anche lui e ridacchiò come solo i bambini sanno fare. << Una! >>.
Il vecchio guardò fuori dalla finestra, il paesaggio campagnolo che si stendeva davanti a lui e al nipote. I tempi non erano dei migliori: il 1966 non era stato un ottimo anno per il raccolto. Fino all'anno prima, c'era una distesa dorata che si perdeva a vista d'occhio per metri e metri, dove i suoi nipoti adoravano correre per nascondersi in mezzo a quelle spighe dorate a giocare a nascondino fino a quando il cielo non imbruniva per lasciare spazia a un mare scuro, immerso nella notte.
<< Nonno! >>, lo richiamò all'attenzione il bambino.
<< Scusa, Giovanni >>, disse il nonno. << Ero perso nei pensieri >>.
<< Racconta, su! Prima che torni papà e mamma dal lavoro! >>.
Sospirò. Quanto avrebbe voluto anche lui aiutare sua figlia e il genero a lavoro! Ma i quarant'anni nei campi non lo rendevano più capace di lavorare ed ora non gli restava che  guardare e fare il cantastorie con i suoi dieci nipoti, metà maschi e metà femmine. Era felice di sapere che il futuro a loro avrebbe sorriso. L'italia aveva superato la seconda guerra mondiale e le crisi post-guerra. Ora la vita era migliore, ma non era abbastanza, non era mai abbastanza.
 << Mi racconti la Storia degli elementi? >>.
 << Di nuovo? Ma la saprai a memoria! E poi la tua preferita non è un'altra? >>.
<< Uffa! A me piace tanto anche l'altra! >>, sbottò con forza Giovanni.
<< Va bene, Giovanni >>, acconsentì il nonno. << Ti racconterò la storia che vuoi >>.
Il bambino batté le mani e si mise in ascolto, comodo sulle ginocchia dell'uomo.
L'anziano uomo socchiuse gli occhi come se volesse rievocare i ricordi di una vita. Le storie raccontategli da suo padre e ancora prima da suo nonno e così via. Non guardava mai i suoi ascoltatori quanto raccontava come se avesse paura di perdere il filo della storia.
<< Tanti e tanti anni fa, in un mondo diverso, un uomo tanto saggio raccontò una storia a un mio avo. Una leggenda si potrebbe dire >>. Si interruppe un secondo e poi ricominciò la narrazione: << Un tempo, agli inizi del mondo, prima che gli uomini lo invadessero con la loro tecnologia, vivevano in armonia con la natura e con ciò che essa poteva offrire.
Ma non era questo che teneva insieme il mondo. Erano gli elementi >>.
<< Li so, li so! >>, alzò una mano e poi un dito, << fuoco >>, due dita, << acqua >>, terzo dito, << terra >>. Quarto dito. << Aria! >>. Agitò la mano con le quattro dita alzate.
<< Bravissimo! >>, si complimentò. << E poi? >>.
<< Gli elementi complementari! Come il ghiaccio, i metalli, la sabbia... >>.
<< Esatto, Gianni. Gli elementi erano detenuti dai saggi che erano in grado e meritevoli di controllarli. Erano veramente pericolosi se in mani sbagliate. E cosa successe un giorno? >>.
Il bambino si fece pensieroso come se cercasse di rammentare. << I saggi furono... uccisi da qualcuno! Ma nessuno sa da chi e gli elementi andarono persi >>.
<< Non proprio>>, lo corresse il nonno. Il piccolo aggrottò le sopracciglia, confuso. << Gli elementi rimasero sulla Terra e nessuno seppe mai dove. Ma da quel momento, nacque il mondo come lo conosciamo oggi, purtroppo. La pace svanì e l'odio nacque, così come gli altri sentimenti >>.
<< Un po' come il vaso di Pandora? >>.
<< Bravissimo. Proprio così. Con la differenza che i sentimenti negativi si mischiarono a quelli positivi invece di svanire del tutto: ad esempio, l'amore e l'amicizia esistono >>.
<< Ed è per questo che esistono anche i terremoti e i maremoti? >>.
Annuì. << Già. Gli elementi sono instabili senza nessuno che ne abbia la cura >>.
Il bambino saltò giù dalle ginocchia del nonno con un saltello agile e spalancò le braccia. << Nonno, quando sarò grande mi metterò alla ricerca degli elementi! >>.
Rise. << Davvero? >>.
<< Sì! >>, esclamò Giovanni. << Ti prometto che diventerò lo scienziato più bravo che esista a questo mondo e tu sarai orgoglioso di me! >>.
Gli diede una pacchetta affettuosa sul capo a quel bambino tanto entusiasta. << Allora non vedo l'ora >>.
<< Gli elementi esistono e io li troverò! >>, disse ancora più deciso. Il nonno stava per ribattere altro quando la porta scricchiolò e due persone entrarono nella stanza, una sorta di salottino. Il bambino si girò a guardare la porta ancora con le braccia spalancate.
Sua madre, Amelia, con le mani sui fianchi e uno sguardo divertito guardò suo figlio. << Papà, gli hai raccontato ancora la Leggenda degli elementi? Lo sai che tutte le notti mi dice che diventerà... >>.
<< … uno scienziato. Sì, e lo diventerà! >>.
Giovanni abbassò le braccia, abbandonandole lungo i fianchi e scoccò un'occhiata irritata a sua madre. << Io diventerò uno studioso, uno scienziato. Vedrete! >>.
I tre risero e suo padre, Carlo, si passò una mano sulla fronte sudata dal lavoro duro e monotono. Le fantasie di Giovanni erano quelle di un bambino come tanti e nessuno le prendeva in considerazione. Ma dietro quegli occhi castani con una sfumatura chiara si leggeva una determinazione poco comune in un bimbo tanto piccolo.
<< Giovanni, devi fare il bagno. Tra poco arriva zia Sara con zio Marco e le tue cugine >>.
<< Mamma non voglio giocare con Elisa! Mi annoia con le sue bambole! >>.
Amelia lo rimproverò con i suoi occhi verdi, bellissimi. A Giovanni bastò.
<< Posso farmi raccontare almeno un'altra storia? Quella di Orfeo e Euridice! >>.
<< No! >>, esclamò Carlo. << A fare il bagno! >>.
<< Te la racconto domani, promesso >>, gli disse il nonno.
Giovanni batté le mani ancora una volta e corse con i genitori sul retro della casa. L'uomo prese la sua pipa e ricominciò a fumare, soddisfatto della felicità del nipote. La testolina bionda di Giovanni fece capolinea dalla porta del corridoio. Si voltò a guardarlo.
<< Sì? >>.
<< Nonno, tu mi credi? >>.
Capì a cosa si riferiva. << Certo. Diventerai bravissimo >>.
<< Un'altra cosa nonno >>.
<< Dimmi >>.
<< Quando sarò grande, se avrò una figlia, sai come la chiamerò? >>.
L'anziano scosse la testa.
<< Euridice >>.


   
 
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