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Autore: IsidarMithrim    11/12/2009    5 recensioni
New Moon. Se nel punto in cui Bella sta per baciare la spalla di Jake...niente e nessuno li interrompesse? Se Bella facesse una scelta diversa, dal seguire Alice in Italia, che cosa sarebbe successo?
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Beeeeene bene bene, rieccomi gente!
Dimenticate le promesse da marinaio sull'essere puntuale nel postare i capitoli, non ho davvero parole per definirmi. Cosa posso fare se non chiedere scusa per il continuo ritardo causato dalla massa di roba che obera le mie giornate?
Posso solo... evitare di promettere :)
Dunque, siamo giunti (finalmente) al tanto desiderato epilogo.
Perchè? Perchè sinceramente questa storia ha perso d'interesse per me e penso anche per voi, quindi ho deciso di darci un taglio definitivo, che non lasciasse spiragli ad eventuali seguiti.
Non arrabbiatevi con me vi prego :)
Detto questo, vi consiglio l'ascolto (e la visione) del video durante la lettura del POV JAcOB.
Grazie a tutti voi che avete seguito e aggiunto ai preferiti o ai seguiti, ma soprattutto grazie grazie grazie a chi ha commentato.
Un bacione grande e alla prossima!

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POV LEAH CLEARWATER

<< Elijah stai attento, per l’amor del cielo! >>

<< Mammina stai tranquilla! >>

<< Si mammina, stai tranquilla! >>

Mi sorrise beffardo Paul. Non riuscivo a stare tranquilla quando Paul, mio marito, giocava a palle di neve con Elijah, nonché nostro figlio.

Oggi è il suo compleanno, per di più Il giorno prima di Natale. Mi emoziona sempre pensare a me, un tempo la “scorbutica” Leah, nei panni di una madre serena.

Mentre guardo piena d’amore i miei due uomini giocare, ripenso al giorno del mio matrimonio, torno indietro a quel giorno di Settembre di sei anni prima, stranamente afoso per la temperatura stagionale, in cui Paul mi fece la proposta.
Nel modo più classico, malgrado fossi già incinta di un paio di settimane, ma volevamo comunque rispettare il costume. Mi aveva legato al polso il tradizionale braccialetto della tribù, dopo di che si era inginocchiato e guardandomi negli occhi mi aveva chiesto, supplicante

“Lee-lee… Vuoi essere mia moglie?”
Inutile dire che mentre le lacrime scendevano copiose, assentì con un convulso movimento della testa, inginocchiandomi a mia volta per baciare e abbracciare il mio uomo-lupo, che sarebbe diventato mio marito di lì a breve.
Involontariamente sorrido, tanto che Paul pensa che finalmente mi sia data pace.

Più che conscia di lasciare in mani sicure il nostro frugoletto rientro in casa.

Mi abbandono di nuovo a ricordare i giorni che seguirono, purtroppo, non altrettanto felici.

Pochi minuti dopo il mio “si” Jacob e il branco irruppero in casa, erano venuti a cercarci, o meglio a cercare lui, dato che io avevo ricevuto l’ordine da Carlisle (ormai medico del branco a pieno titolo) di non trasformarmi per tutta la durata della gravidanza fino allo svezzamento del bambino, rassicurandomi sul fatto che non avrei perso la mia anima lupesca.

Ricordo che mi spaventò molto la faccia di Jacob, quasi non lo riconobbi: era una maschera imperturbabile di sicurezza e prontezza.

Come se davanti a me ci fosse un esperto calcolatore, e non il mio amico poco più che diciottenne.

<< L’ha presa, andiamo ad ucciderla >>

Poche parole, ma di effetto immediato.

Paul sub ito capì e stampandomi veloce un bacio sulla guancia, e facendo una carezza al ventre uscì in gran fretta insieme agli altri.

Da donna captai il tono lievemente stridulo della voce di Jake, e feci a tempo a sussurrargli un “andrà tutto bene” che per un attimo i suoi occhi tradirono il suo atteggiamento inflessibile, dietro la maschera Jacob stava morendo.

Rimasi sola in casa, decisi di andare da Billy perché sapevo che mia madre era lì, e vi trovai Charlie… ed Edward. Charlie era il ritratto della morte in persona.

Al contrario di Jacob lui non doveva nascondere le sue emozioni. La sua tensione era tangibile, e la sua presenza si ergeva funerea al centro del salotto, vicino al telefono, ignaro che la comunicazione sarebbe giunta tramite mezzi a lui sconosciuti: i lupi avrebbero avvertito Collin, di guardia a casa di Emily, che trasformatosi avrebbe informato la suddetta che sarebbe corsa da noi.

Edward invece non riuscivo a leggerlo.

In realtà non capivo il perché della sua presenza, forse la sua disperazione aveva toccato il fondo… e ora non chiedeva niente a parte l’essere messo a conoscenza delle notizie che ci sarebbero giunte.

Passò il pomeriggio senza che avessimo udito né ululati né squilli di telefoni.

Dopo sei ore l’unico movimento che Charlie aveva compiuto, era stato quello di sedersi al tavolo. Non parlava, non mangiava, ma fissava perennemente il vuoto, mentre mia madre gli avvolgeva le spalle con un braccio, e ogni tanto mi lanciava sguardi pieni di apprensione; Billie stava di fronte alla tv senza guardarla veramente, dal momento che era selezionato il muto; Edward era appoggiato all’angolo della stanza, anche lui con sguardo vuoto, ma sicuramente attento a captare anche il più inudibile movimento.
Io invece ero l’unica ad aggirarmi per la stanza facendo qualcosa di utile, giusto per rompere quella tensione che non riuscivo più a sopportare.

Un’ora dopo con la coda dell’occhio vidi Edward spostare velocemente lo sguardo irrequieto sulla porta, che pochi secondi dopo venne spalancata, rivelando un’immagine che non dimenticherò mai.

Jacob, si ergeva nei suoi due metri, sporco di fango, e di sangue, reggendo il corpo inerte e cinereo di Bella.

Una lacrima calda mi riga la guancia.

Incredibile quanto mi sconvolga ancora quel ricordo, e oggi, non so perché, è più forte, forse perché penso che Elijah avrebbe avuto la stessa età del figlio che Bella portava in grembo a sua insaputa, come Carlisle constatò senza alcun bisogno di autopsia.

Improvvisamente voglio andare a trovare Jacob. Esco fuori di casa e mi rivolgo ai due che ancora giocano a palle di neve:

<< Ehi, perché non andiamo a trovare zio Jake? >>

Elijah è il primo a rispondermi euforico, Jacob ha nutrito subito un affetto paterno nei suoi confronti, e mio figlio l’ha sempre corrisposto con entusiasmo, stranamente Paul non ne sembra geloso.

<< Sii Zio Jaaaake! Arriviamo!!>> si catapulta in casa fingendo di essere un aeroplano.

Io e Paul lo guardiamo sorridenti

<< Ci stavi ripensando vero? >>

Annuii.

Venti minuti dopo eravamo a casa di Jacob.

Si era costruito una casetta da solo, due settimane dopo l’accaduto, vicino agli scogli dove i ragazzi si buttavano, perchè “guardare il mare nei giorni di tempesta mi tiene presente il mio costante stato d’animo, e se ci scappa anche qualche tuffo poderoso, tanto meglio” testuali parole.

<< Zio Jaaakeeee! Sei in casa?? >>

Non faccio in tempo a guardare male mio figlio per esser stato maleducato che la porta si apre.

Jacob ci fa segno di entrare, ha la camicia sporca di grasso di motore, la barba incolta gli incornicia il suo volto di ventiquattrenne, i lunghi capelli raccolti in una coda invecchiandolo di dieci anni.

<< Tranquilla Lee, il bambino ha fatto bene a gridare, ero in garage, non avrei sentito >>

Faccio gli occhi al cielo. Lui come la nonna, lo viziano.

<< A che cosa lavori amico? >> gli chiede Paul dandogli una pacca sulla spalla.

<< Moto da cross. Sono la mia passione, accomodatevi pure, fate come se foste a casa vostra >>


POV JACOB

Mentre si siedono servo da mangiare.

<< Sono di Emily, non resisterete, ci campo da due giorni perché sono troppo buoni per preferire altro cibo a loro >>

Risi.

Ma più che una risata, era un suono insulso di vocali scombinate.

Io non ridevo da molto tempo.

La verità era che non ne vedevo il motivo.

Di conseguenza mi limitavo a cercare di sembrare il più normale possibile, facendo credere a tutti di riuscire a sostenere il peso del lutto, così da non sentirmi rivolgere più quelle penose domande di cortesia del tipo “come stai?” o “come ti senti?”

Come sto?

Come mi sento?

Sto come si sta quando ti crolla il mondo addosso.

Provate e poi ditemi.

Mi sento come se mi avessero pugnalato, squarciato l’addome, e frugato dentro per togliermi via con violenza ogni organo vitale, per poi ricucirmi e lasciarmi l’amarezza di un guscio vuoto, e l’illusione di un’anima.

Ogni fottutissimo giorno è uguale al precedente.

Non traggo beneficio neanche da queste visite “di cortesia” che i miei amici mi fanno.

Gli unici momenti che vivo con entusiasmo sono quelli in cui sto con Elijah, l’unico di tutta la riserva la cui innocenza è un toccasana per la mia anima mutilata, tanto che stargli vicino non mi costringe ad indossare la maschera, posso essere me stesso al cento per cento, approfitto di ogni momento in cui posso “rubarlo” a Leah e Paul, loro capiscono; e buttarmi dagli scogli.

L’adrenalina è l’alternativa migliore al torpore del dolore. Mi dispiace solo che duri troppo poco.

Mentre verso caffè mi perdo nel guardare il liquido scuro, e come un incubo rivivo il momento della mia morte:

Tre ore dopo aver prelevato Paul, e aver corso a perdifiato per chilometri e chilometri giungemmo a destinazione.

La puttana aveva portato Bella in un seminterrato di una baita sperduta in mezzo alla foresta canadese, in più si era presa la briga di lavare accuratamente tutta la casa per eliminare ogni traccia olfattiva.

Il mio cuore batteva ad una velocità anormale anche per un lupo.

Aprendo quella porta avrei concretizzato le mie paure in un caso, e pianto di gioia nell’altro.

Purtroppo, la sorte aveva deciso che la mia sofferenza non era stata abbastanza.

Bella giaceva immobile al centro della stanza.

Con una lentezza a me sconosciuta mi avvicinai.

Mi ero ritrasformato perché volevo stringerla, mi importava ben poco di non essere vestito.

Una parte di me si augurava ardentemente che fosse soltanto svenuta... ma ero ben consapevole che non era soltanto svenuta.

Con un tonfo sordo mi inginocchiai vicino al cadavere di Bella, per uno scherzo del destino quel gesto che avevo tanto agognato ora lo rifuggivo.

Strinsi a me il corpo inerte, baciai le labbra fredde della donna che avevo amato più di me stesso, le mie lacrime rigavano il suo volto, accarezzavo convulsamente i suoi capelli, baciavo i suoi occhi… che non mi avrebbero più riscaldato con uno sguardo…

Mi accorgo che piango.

Freneticamente mi asciugo le lacrime, non voglio che Leah e Paul mi vedano per l’ennesima volta in questo stato pietoso.

Mi volto pronto a scusarmi ma loro non ci sono. Se ne sono andati.

Chissà da quanto tempo piangevo.

Avranno preferito lasciarmi al mio dolore.

Sono solo.

Senza di te Bella, sarò solo per sempre.
  
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