Anime & Manga > Gundam > Gundam SEED/SEED Destiny
Ricorda la storia  |      
Autore: Kourin    12/12/2009    3 recensioni
Dopo la battaglia di Jachin Due, Athrun cerca di ritrovare sé stesso circondato dall'affetto dei suoi amici. Ma nel paradiso di Orb, in una notte in cui la luna splende più bella del solito, qualcuno gli ricorda che c'è una parte di lui che non potrà mai appartenere a quel mondo.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Athrun Zala
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Assomigli a me

 

 

Sull'isola era una sera tranquilla come le altre. Dopo che i bambini erano andati a dormire, regnava il silenzio assoluto. Athrun aveva appena spento la luce dello studio e si stava apprestando a salire i gradini della piccola e ripida scala di legno che conduceva alla sua stanza, quando con la coda dell'occhio gli parve di vedere un'ombra in movimento. Gli bastò un attimo per capire che in realtà non era nulla: un leggero vento si stava levando e faceva ondeggiare dolcemente le ampie foglie delle palme alla luce della luna.

Athrun si sporse dalla piccola finestra in legno per osservare l'astro notturno. Una perla luminosa, che racchiudeva intatti i suoi ricordi d'infanzia. Era così bello vederla dalla terra. Ogni tanto Cagalli lo prendeva in giro perché si meravigliava di cose che lei trovava ovvie, banali, naturali.

“Torii!” Il pigolio del piccolo robot, seguito da un tonfo, lo colse di sorpresa.

“Oh, no! Ero convinto di averti spento!”

Athrun corse a raccogliere l'uccellino che si dibatteva sbattendo sul pavimento l'unica ala funzionante. Per quanto si agitasse, non faceva altro che girare su se stesso. Il giorno prima di recarsi ad Onogoro, Kira si era lamentato che Torii non riusciva a volare bene ed Athrun si era offerto di riparaglielo. Con pazienza aveva smontato l'ala destra per pulire una ad una e rimettere in linea le penne in resina, ma purtroppo alcune si erano incrinate, e non avendo i pezzi di ricambio aveva dovuto lasciarlo mezzo smontato sul tavolo da lavoro. Evidentemente il piccolo robot doveva essersi ribellato a quel tipo di trattamento.

Athrun lo prese delicatamente tra le mani e lo portò fuori con sé.

“Vedi? E' proprio lì che sei nato,” esclamò indicando il cerchio di luce nel cielo.

“Torii!” Torii sbatté alcune volte l'ala e la coda e poi si calmò, come se fosse anche lui rapito dalla bellezza della luna.

 

Non gli sembrava vero che quel posto fosse realtà, o meglio, che la battaglia di Jachin Due fosse stata realtà. Se si fosse lasciato esplodere insieme al Justice all'interno del Genesis si sarebbe trovato in un luogo simile?

In un certo senso Athrun Zala era morto davvero.

Nelle fasi confuse che seguirono il suo rientro su Plant, a parte Yzak che si era precipitato ad insultarlo, sembrava che nessuno volesse più avere a che fare con lui. Rimase stupito quando Eileen Canaver in persona lo fece trascinare dalle guardie in un piccolo studio dicendogli senza troppe cerimonie che per il bene di tutti sarebbe stato meglio che sparisse da Plant per qualche tempo.

Per il bene di tutti.

Già, che cosa era lui per la sua gente ormai, se non un motivo di imbarazzo? Il pericoloso discendente del demonio per chi apparteneva alla fazione Clyne, un traditore e un codardo per chi aveva appoggiato Patrick Zala...

“Torii?” Il verso della piccola creatura meccanica, che lo stava scrutando con la testolina inclinata, lo riscosse da quei pensieri.

“Scusami, pensavo ad altro. Domani finisco di aggiustarti, promesso,” disse in tono di scusa.

Athrun decise di portare Torii con sé. Almeno non avrebbe passato la notte solo con i suoi pensieri.

 

Si infilò sotto la doccia: l'acqua tiepida che toglieva la sabbia dal corpo era una sensazione davvero piacevole. Pensò a Cagalli, al giorno in cui l'aveva conosciuta, a quando lei con le braccia ancora legate era corsa sotto la pioggia ridendo. Chissà come se la stava cavando adesso, a ricevere la delegazione di Plant! Athrun si sentiva inutile, ma dopotutto si trattava solo di due giorni, e c'era Kira a vegliare sulla sorella.

Uscendo dalla doccia vide la sua immagine riflessa nello specchio: un ragazzo di media statura con i capelli blu, gli occhi verde smeraldo e la pelle chiara. Non vedeva niente che potesse assomigliare a Patrick Zala. Trasse un sospiro di sollievo.

 

Camminando a piedi nudi nella stanza, gli parve che il silenzio di quella notte si fosse fatto ancora più profondo. Quando provò ad accendere la luce, il rumore dell'interruttore premuto più volte riecheggiò nel nulla. “Ci risiamo,” pensò. L'impianto elettrico di quella costruzione era una vera noia, l'indomani avrebbe pensato ad aggiustare anche quello. Per fortuna la piccola mansarda era rischiarata da un po' di luce della luna che filtrava attraverso l'abbaino.

“Torii, dove sei finito?” domandò al silenzio che lo circondava non vedendo più l'uccellino nel posto in cui lo aveva lasciato.

Scrutò il letto e le pareti della stanza, fino ad arrivare all'angolo più buio, ed in quel momento si rese conto che c'era qualcosa che non andava. I suoi sensi da soldato si risvegliarono e cercò di identificare tutte le possibili armi alla sua portata. Concentrò il suo sguardo dove tutto era avvolto dall'ombra, e finalmente lo vide.

Davanti a lui, nell'oscurità completa, c'era un uomo che lo fissava.

“Quanto tempo, Athrun”, disse una voce fredda in tono suadente.

 

Athrun spalancò gli occhi incredulo. Gli sembrava di vivere una di quelle storie di fantasmi che i bambini di Orb si raccontavano per spaventarsi a vicenda nelle sere d'estate. Ricordò Lacus che li sgridava perché poi non riuscivano più a dormire, ed un lungo brivido gli corse lungo la schiena.

Athrun non aveva mai avuto paura di niente, ma stavolta si sentiva davvero paralizzato.

L'uomo emerse dal buio e si avvicinò a lui a passi lenti. Si intravedevano ora i i lunghi capelli chiari e la maschera argentata.

“Capitano...” mormorò, gli occhi spalancati per lo shock.

“Non chiamarmi così, Athrun. Sono solo Raww adesso”, rispose l'uomo di fronte a lui, rivolgendogli un sorriso ambiguo prima di continuare. “E così sei sopravvissuto all'apocalisse...Sai, tuo padre mi aveva ordinato di ucciderti, ma se ti avessi incontrato sul campo di battaglia non so se l'avrei fatto.”

La mano di colui che era stato il suo mentore gli sfiorò la guancia, scostando i ciuffi di capelli ancora umidi che stavano appiccicati al viso. Era gelida.

“Almeno tu hai un bel viso da mostrare al mondo,” aggiunse seguendone il profilo con le dita.

Un altro brivido gli scosse il corpo, ma Athrun non si ritrasse nemmeno quando quelle dita scesero fino al collo e Klueze si chinò avvicinandogli le labbra all'orecchio.

“Lo sappiamo tutti e due, vero? Che cosa si prova ad essere figli di un mostro...” sussurrò, un'ombra di amarezza nella voce limpida.

Athrun indietreggiò, ma Klueze lo tenne fermo per le spalle, fissandolo da dietro la maschera. Ricordava il tempo in cui si fidava di quella persona senza volto. Ma aveva sentito anche il racconto di Kira, così pronunciò la domanda che si poneva ogni giorno da quando era finita la guerra.

“Perché, Capitano?”

“Perché ho tradito? L'hai fatto anche tu, se non sbaglio...è stata una bella sorpresa per me, sai?”

“Io volevo salvare la mia gente, non annientarla!”

“Tu, che stavi salvando i Natural, coloro che avevano ucciso la tua amata madre? Non hai mai pensato che così facendo alimentavi il Caos della battaglia?”, disse Klueze divertito, mentre spostava entrambe le mani per accarezzare il petto nudo di Athrun.

“Noi e loro facciamo parte dello stesso mondo, non aveva senso distruggere tutto!”, esclamò il ragazzo mentre una di quelle mani gelide si appoggiava sul suo cuore.

“Parli di fermare la distruzione, tu, che tenti di continuo di distruggere te stesso!”

Athrun stavolta non riuscì a replicare e distolse lo sguardo. Klueze sorrise e lo trasse a sé.

Uscì lentamente da un sonno profondo: che bel momento era quello, quando gli incubi della guerra smettevano di rincorrerlo e i rimorsi del presente non gli erano ancora venuti incontro. Negli ultimi tempi gli capitava spesso di addormentarsi profondamente, e quando poi si svegliava faticava a capire dove si trovasse. Stavolta però c'era qualcuno seduto al suo fianco. Gli stava accarezzando i capelli e gli parlava in tono gentile.

“Se è così che vuoi vivere, vai, sei libero. Non verrò più a ricordarti la verità.” disse quella persona. “Mi dispiace davvero di doverti lasciare, in mano al tuo amichetto, per giunta. Ma se è come penso ci rivedremo alla prossima fine del mondo, Athrun Zala. E saremo di nuovo stessa parte...”

Poi lui se ne andò.

Poco dopo iniziò un rumore meccanico, un suono costante e ripetitivo. Athrun si rannicchiò su se stesso per ignorarlo e continuare a dormire, ma era così insistente!

Quando con fatica tornò cosciente e aprì gli occhi era ancora notte fonda. La luce della stanza era accesa e Torii si stava dibattendo sul tappeto. Sembrava impazzito, non cinguettava nemmeno più, probabilmente oltre alla scheda audio doveva aver danneggiato anche i sensori di equilibrio. Athrun lo raccolse e lo portò con sé all'aperto.

 

La luna era sempre lì che lo aspettava, pronta ad accoglierlo. Si sedette sulla sabbia ancora tiepida e si mise di nuovo a fissarla, Torii stretto al petto.

In lontananza iniziò a sentirsi un gran trambusto. I bambini urlavano, ma si capiva che si stavano divertendo come matti. Rieccola, la caccia al fantasma. Rieccoli, che correvano in pigiama lungo il sentiero.

“Athrun, Athrun!” Chiamarono in coro. “C'è un fantasma, c'è davvero,” gli dissero tutti eccitati non appena lo videro.

“Lo so,” rispose semplicemente.

“Lo hai visto?” chiesero allora i ragazzini spalancando gli occhi.

“Credo di sì.”

“E non ti ha fatto paura?” echeggiò ancora il coro di vocette.

“No.”

“Com'era?”

“Assomigliava a me,” rispose Athrun curvando le labbra in uno strano sorriso.

 

 

 

 

Note

 

Raww mi è piaciuto dal primo momento in cui ho visto Gundam Seed. Mi piacciono la sua voce, le sue battute un po' sarcastiche, il suo modo di agire in battaglia ma anche il rapporto umano (costruito o no? Chissà!) che ha con i ragazzi della sua squadra.

Quanto ci sono rimasta male negli ultimi episodi nel vederlo trasformato in super-cattivo senza senno! Così, da brava fangirl che non accetta le decisioni degli autori, ho voluto far incontrare nuovamente lui e il suo pupillo Athrun. Almeno per un breve saluto.

  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Gundam > Gundam SEED/SEED Destiny / Vai alla pagina dell'autore: Kourin