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Autore: DazedAndConfused    12/12/2009    4 recensioni
Odio l’atmosfera natalizia.
Odio questa frenesia nel ricercare “il regalo perfetto”, odio il fatto di dover rivedere insopportabili membri del parentado, odio il falso perbenismo natalizio.

E se una "stupida canzonetta di Natale" ti facesse cambiare improvvisamente idea?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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All I Want For Christmas Is You. _______

Fanculo.

Fanculo il 4, fanculo chimica, fanculo tutto.

Esco dalla classe, sbattendo apposta la porta: che mi senta, quello stronzo!

Le stupide campanelle che abbiamo appeso tintinnano fastidiosamente.

Odio l’atmosfera natalizia.

Odio questa frenesia nel ricercare “il regalo perfetto”, odio il fatto di dover rivedere insopportabili membri del parentado, odio il falso perbenismo natalizio.

 

Ok, non è giornata.

Ma ne ho due coglioni!

Ho una tristezza addosso che è allucinante, e ‘sti cazzo di Babbi Natale appesi al muro mi fanno girare ancor di più le palle.

 

Mi fermo ad una finestra: il vetro appannato richiama la mia attenzione.

Trenta secondi dopo troneggia, fiera, la scritta “Fuck, Christmas.”: non posso fare a meno di sorridere compiaciuto.

 

O forse, più che compiacimento, il mio è schifo.

Schifo perché tutto si ostina a non girare per il verso giusto, schifo perché mi sembra di essere un deficiente non capito da nessuno, schifo perché sono io.

 

Scuoto la testa e guardo fuori: cortile deserto e un cielo che preannuncia una nevicata da paura.

Uno spiffero gelido mi fa rabbrividire e mi ricorda che non sono vestito tanto pesante: e mi manca anche l’ombrello, cazzo!

 

I don't want a lot for Christmas
There is just one thing I need…

 

Aggrotto la fronte, piuttosto perplesso: tipica canzonetta al passo coi tempi, ma da dove viene questa voce?

 

I don't care about the presents
Underneath the Christmas tree…

 

Atrio. Macchinette. Mi dirigo rapidamente in corridoio, scendendo le scale a grandi falcate, noncurante del fatto che, se dovessi inciampare, m’assicurerei la rottura dell’osso del collo.

 

I just want you for my own
More than you could ever know…

 

Però, cazzo che voce.

Secondo me va a scuola. E’ troppo brava per essere un’autodidatta.

 

Make my wish come true…
All I want for Christmas is you.

 

La vedo armeggiare su una sedia dall’aria piuttosto instabile, indaffarata nell’appendere biglietti all’albero.

Sorrido: chissà perché, ma da lei accetterei degli stupidi auguri di Natale.

M’immagino un cartoncino colorato, cosparso di porporina, con ghirigori d’oro e d’argento, e agrifogli, e cherubini, e alberelli che fanno capolino.

Rigirarlo tra le mie mani, essere felice perché a donarmelo è stata Lei.

 

Ma che cazzo dico?!

Scuoto il capo con vigore, sperando così di scrollarmi di dosso questa fantasia da perfetto cretino.

-Ottima trovata per perdere tempo, i miei complimenti!-

 

Cazzo. Non sono stato io, vero?

 

Si volta, mi vede.

I suoi occhi, che da lontano mi sembrano scuri, mi scrutano attentamente.

Improvvisamente scoppia a ridacchiare, sembra divertita.

-Ah, mi hai sgamata! Beh, per saltare quella palla di matematica, questo e ben altro!- si giustifica lei, con una voce cordiale e squillante, tale e quale l’avevo immaginata.

-E scommetto che avrai detto al prof che andavi ad attaccare bigliettini festivi all’albero, giusto?- faccio io, con una smorfia ironica.

-Eh certo! S’era pure proposto di darmi una mano, ma non ho voluto interrompere la sua interessantissima lezione!-

Ci guardiamo nuovamente e iniziamo a ridere. Insieme.

E mi sembra impossibile parlare così, con una persona che non conosco per niente, che ho incontrato due minuti fa.

Torno improvvisamente serio e decido di non fare più il coglione, di non disturbarla.

Sto lì, zitto, immobile, gli occhi sulle mie scarpe.

Alzo lo sguardo solo quando le sue risa cessano e mi stupisco nel vedere che nelle sue iridi eburnee balena improvvisamente un guizzo di… dispiacere?

Perché per una frazione di secondo vi ho scorto stupore, ma ora c’è spazio solo per l’amarezza.

Ed ora indossa una maschera imperturbabile, un’espressione asciutta e gelida sul suo viso.

 

Non voglio che il suo cuore prenda freddo.

Dio, quanto vorrei spezzare questo silenzio insopportabile!

Ma, come al solito, sono un coglione.

E la Paura prende il sopravvento su di me.

 

Lei allora si volta e torna all’opera: risale un po’ titubante sulla seggiola e, scostando con aria attenta il filo dorato, cerca degli spazi per appendere i suoi pensieri.

Si morde il labbro inferiore, alza perplessa un sopracciglio, si rigira il cartoncino fra le mani.

 

I won't ask for much this Christmas
I won't even wish for snow…

 

Voce. Per fortuna hai ripreso a cantare. Stavo per morire, qui, davanti alle macchinette.

Mi torco le mani nervosamente, provo a muovere un passo, ma niente: la Converse pare incollata al pavimento.

La bocca rimane chiusa, stringendo parole troppo gelate per sciogliersi al Sole.

Sospiro. Non ce la farò mai.

 

I'm just gonna keep on waiting
Underneath the mistletoe…

 

E quella cazzo di sedia, che mi spaventa a morte.

Cazzo, scendi!

Traballa in un modo osceno, mentre tu sei lì, in bilico, tra la voglia di mandarmi a fanculo e il desiderio di ritrovare la concentrazione oramai andata a farsi benedire.

 

'Cuz I just want you here tonight
Holding on to me so tight…

 

Muovo un passo e un altro e un altro ancora, avvicinandomi sempre di più alla meta agognata.

T’ho visto da quanto? Cinque minuti? E già mi hai rapito.

Wow. Erano secoli che non mi sentivo così.

Troppo, troppo tempo.

E sento già il bisogno di ringraziarti, per avermi destato da questo mio perenne stato di apatia.

 

What more can I do?

 

E ti sporgi un po’ troppo e vacilli pericolosamente e la sedia dondola rapidamente: cazzo.

Cadi senza far rumore, come una foglia d'autunno saluta il proprio ramo.

 

***

-Baby, all I want for Christmas is You.- sussurra Lei, con una vocina flebile flebile.

Le sue dita affusolate stropicciano con vigore la mia camicia a quadri, mentre i suoi boccoli castani le ricadono dolcemente sulle scapole.

E’ di spalle, quindi non posso vederla in faccia, ma posso percepire chiaramente la sua Paura.

 

Le sue mani su di me, non voglio che le tolga.

E’ bello sentirla così vicina.

 

Tira un sospirone di sollievo e si gira a guardarmi.

I suoi splendidi occhi del color dell’ambra irrompono spavaldi nelle mie iridi verde-nocciola, facendosi spazio tra tutti i miei pensieri.

Solo ora mi rendo conto della situazione: siamo abbarbicati l’uno all’altra, cercando invano un equilibrio che fatica ad arrivare.

Anche lei finalmente si accorge di come siamo messi e avvampa vertiginosamente, e si distacca, e guarda altrove, e si passa nervosamente la mano nella chioma bruna.

 

Io mi sento le guance in fiamme, e la gola secca, e il cuore che non vuole proprio saperne di starsene al suo posto.

Cazzo, cazzo, cazzo.

Non va bene. Non va per niente bene. Cristo, non è possibile perdere la testa per una ragazza che ho visto per la prima volta una manciata di minuti fa, di cui non conosco nemmeno il nome!

Ecco, il nome.

-G-grazie… Se… Se non ci fossi stato tu, a quest’ora avrei la testa divisa in cocci!- mormora lei, per rialzare il capo e abbozzare un sorrisetto timido.

Mi sciolgo. Chiunque si scioglierebbe, al posto mio!

-Non… Non c’è di che, figurati! Anzi, temevo di arrivare troppo tardi…-

Addirittura. Ciò, come siamo temerari!

Lei si mordicchia il labbro inferiore.

-Per… Per fortuna che sei rimasto… Non sei andato via… Ci speravo.-

Ci… Ci sperava?

Metto su una faccia da completo ebete, con tanto di occhioni spalancati e mascella schizzata via, volata da qualche parte, sul pavimento.

Forse… Forse dovrei dire qualcosa?

-Ci… Ci speravi? Da-davvero?-

Ecco, bravo, pirla!

Il mio unico neurone si sta sbattendo vistosamente la mano sulla fronte e lo farei volentieri anch’io, se solo non avessi davanti a me questa meraviglia.

Fa una smorfia, la tipica espressione “toh, un coglione!” che conosco fin troppo bene.

Qua ci vuole un recupero coi fiocchi!

Mi avvicino lesto, le mani in tasca, un’espressione semiseria sul viso.

-No, volevo dire: sono felice, perché è la stessa cosa che stavo desiderando anch’io.-

 

Ed è fantastico vedere il tuo sorriso nascere e splendere radioso.

-Comunque mi chiamo Giulio.- continuo, tendendole la mano.

La fissa un attimo, poi la stringe, calorosa.

-Io Sara, piacere.-

Sara. Sara. Sara.

Stupendo nome, stupenda Lei, stupendo tutto.

E mi perdo nuovamente nel suo sguardo limpido, pulito, sincero, nei suoi grandi specchi.

Ho una voglia pazza di prenderla per mano, sfiorarla nuovamente.

Ma sì, io mi butto.

 

-Sara, Sara! Si può sapere dove cazzo eri finita?-

Ci voltiamo rapidi: una ragazza dai lunghi capelli mossi e gli occhiali turchesi ha la faccia sconvolta e urla come una pazza.

-Tempismo perfetto!- mugugno a denti stretti.

Lei mi rivolge un sorrisetto divertito e le risponde di andarsene, che l’avrebbe raggiunta subito.

 

-A quanto pare ci dobbiamo salutare, Giulio.- mi dice lei, malinconica, marcando volutamente il mio nome.

Annuisco, sforzandomi di risponderle con un sorriso, anche se è dura farcela.

 

In un attimo mi ritrovo le sue labbra morbide sulle mie.

Incredulo, strabuzzo gli occhi.

La sento sorridere e, quando si scosta, ne ho la certezza.

-Arriverà anche il nostro tempo.- le dico, prendendola per mano.

Colta alla sprovvista, sussulta e torna indietro per incatenarsi tra le mie braccia, in un tenero abbraccio.

Il suo respiro sul mio collo. Mi dà i brividi.

 

Resta solo il suo profumo e l’ombra dei suoi boccoli castani e il segno indelebile che le sue perle d’ambra hanno lasciato su di me.

 

“Santa won't you bring me
The one I really need…
Won't you please bring my baby to me quickly?”

 

Ed ecco come una giornata di merda si può trasformare in una meravigliosa giornata viva e preziosa.

Tutto grazie ad una stupida canzonetta di Natale.

 

   
 
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