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Autore: _Jena_    13/12/2009    4 recensioni
in una dimensione completamente diversa da quella del manga, Lavi va a lavorare come samurai al castello dell'imperatore e li incontra Kanda, capitano delle guardie...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Coppie: Rabi/Kanda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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un nome che non mi stancherò mai di pronunciare disclaimer: questi personaggi non appartengono a me ma a KatsuraHoshino, questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.

Lavi e suo nonno erano appena entrati nel palazzo dell’imperatore.
La loro organizzazione li aveva praticamente venduti al sovrano cosi che fossero presi a suo servizio. Da quello che era stato detto loro, c’era necessità di più uomini a palazzo anche se a Lavi sembrava una stupidaggine, considerando chi erano le guardie del corpo dell’imperatore…

Come diretti ”dipendenti” del signore del paese ai due era stato offerto un alloggio all’interno delle mura del palazzo cosi da poter  essere sempre a disposizione, qualunque fosse stato il loro compito.
A Lavi  l’intera faccenda non piaceva neanche un po’,si sentiva tradito dall’organizzazione, era convinto che lo avessero fatto solo per incassare una bella sommetta.

Il ragazzo si lasciò sfuggire un sospiro che non passò inosservato al vecchio. Bookman si voltò verso il nipote con occhio torvo ma comprensivo: sapeva benissimo cosa passava per quella mente ribelle e ormai aveva smesso di provare a insegnare al giovane allievo come comportarsi e come impedire ai propri sentimenti di apparire cosi evidenti nel suo atteggiamento.

Si trovarono dopo pochi passi davanti a quella che doveva essere la porta per entrare nella sala principale del palazzo. Qui avrebbero incontrato il signore e sarebbe stato spiegato loro il compito che avrebbero svolto nel minimo dettaglio.
Le guardie ai lati del grande portone diedero segno di riconoscerli e chinarono il capo in segno di saluto, i due a loro volta fecero un cenno. La porta immensa venne spalancata per farli entrare, Lavi e Bookman vennero scortati in una sala immensa: le pareti erano tappezzate da stendardi e arazzi, i pavimenti erano coperti di tappeti sfarzosi dai disegni orientali e da pelli. In fondo alla stanza su un trono enorme stava seduto quello che poteva essere  identificato senza dubbi come il padrone di casa. Su entrambi i suoi lati erano schierate le sue guardie del corpo: i famosi e temibili samurai, conosciuti in tutto l’impero per la loro bravura nell’arte di usare la spada.

A Lavi tutto questo diede solo l’impressione che il signore fosse un tipo piuttosto pauroso se era arrivato a farsi contornare anche di giorno da un cosi alto numero di soldati. Trovava eccessiva anche la sfarzosità dell’arredamento che sembrava voler ostentare la potenza e la ricchezza della casata. La sua critica mentale del posto fu interrotta dalla voce dell’uomo che occupava il posto d’onore nella stanza.

-Benvenuti nel mia umile dimora, signori!

Il ragazzo colse senza problemi il tono ironico nell’ultima parola quando nel pronunciarla l’imperatore gli aveva rivolto un sorrisetto ironico. A quanto pare non si aspettava che avrebbero mandato una persona cosi giovane.

-Vi ringrazio per aver accettato il mio invito.

Lavi avrebbe trovato qualcosa da ridire sulla scelta di parole dell’uomo ma decise di star zitto per non dare subito una cattiva impressione.

-Immagino che sappiate perché siete qui.

-No, in effetti, non ci hanno spiegato proprio un bel niente…

Lavi parlò con il suo solito tono diretto e poco cerimonioso che gli fece guadagnare un’occhiata torva da parte del sovrano, il giovane si girò verso il suo compagno cercando il suo supporto.
Anche Bookman era chiaramente irritato dal comportamento irrispettoso del nipote ma si limitò a guardarlo male.
Il sovrano prosegui come se il ragazzo non avesse parlato e si rivolse a un giovane che era rimasto zitto e immobile proprio accanto al trono fino a quel momento.

-Allora Kanda, che ne pensi?

Quando Kanda si fece più avanti per osservare meglio i nuovi arrivati la sua lunga coda di capelli corvini e la katana che portava legata sulla schiena ondeggiarono. Lavi percepi un leggero tuffo al cuore che non riusci a spiegare nel vedere quegli occhi a mandorla nerissimi squadrarlo con tale intensità.

-Tu!

Kanda si rivolse a Lavi con una voce forte e piuttosto fredda,

-Sai usare una spada?

Il ragazzo rimase un momento zitto e un po’ offeso per il tono che gli era rivolto.

-No, ma imparo in fretta…

-Tze! Questo sarò io a giudicarlo ragazzino!

Il viso di Lavi divenne rosso quanto i suoi capelli per la rabbia e l’imbarazzo di essere chiamato in quel modo:

-Ragazzino!!!!! Ma se abbiamo si e no la stessa età! Brutto presuntuoso effemina—Ah!

Lavi non potè neanche finire di pronunciare l’insulto che già una katana sfoderata e dall’aria molto molto affilata gli veniva puntata alla gola. Ebbe pochissimo tempo per pensare al pericolo però perché un secondo dopo si accorse quanto il suo viso e quello dell’altro fossero vicini.
Poteva vedere benissimo l’espressione arrabbiata dell’altro: poteva scorgere i luccichii d’ira che lampeggiavano negli occhi neri e i denti digrignati dietro quelle labbra sottili e dall’aria cosi morbida…

-Molto bene, direi che andrete molto d’accordo voi due! Ora puoi rimettere a posto quell’arma capitano, non vorrai che i soldi usati per arruolare questi due vadano buttati via…Su su avrai modo di rifarti.

-Capitano???

Lavi era scioccato…

A rispondergli però fu suo nonno:

-Questo è Yuu Kanda, capitano della guardia privata del re. E’ suo compito allenare i soldati scelti per prendervi parte e quello di guidarli e se ancora non l’hai capito da oggi sarà anche il tuo superiore.

-COSA!!!! MAI!!! PIUTTOSTO LAVO I PAVIMENTI DANNAZIONE, FIGURIAMOCI SE ESEGUO GLI ORDINI DI QUESTO TIPO!!!

Una vena sulla fronte di Kanda iniziò a pulsare pericolosamente. Fu l’imperatore a impedire la morte lenta e dolorosa che attendeva Lavi se avesse continuato, non lasciando spazio per nessuna obbiezione.

-Mi dispiace giovanotto ma non hai nessuna voce in capitolo, da oggi sarai a servizio di Kanda e dovrai eseguire tutti i suoi ordini o ci penserò io stesso a farti obbedire con le buone o con le cattive…

Il tono minaccioso fece placare la valanga di lamentele del ragazzo che da un’espressione incavolata passò a una di rassegnazione. Solo Bookman notò lo scintillio nell’unico occhio verde del nipote al sentire le parole dell’imperatore. A quanto pare al giovane, questa situazione non era del tutto sgradita…

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Lavi e il suo nuovo superiore avevano lasciato l’immensa sala per dirigersi, secondo quello che gli avevano detto, al suo alloggio. Il ragazzo dai capelli rossi camminava qualche passo più indietro rispetto all’altro e, nonostante tutti i pensieri che gli frullavano per la testa, non riusciva a non apprezzare la vista della snella ma forte forma del ragazzo. La lunga coda ondeggiava sulla schiena insieme al fodero della katana di cui aveva quasi testato personalmente la pericolosità.

Prima nella confusione del momento non aveva fatto caso all’abbigliamento del capitano della guardia privata del re: portava una lunga giacca di pelle nera che nascondeva alla vista il corpo snello fino alle ginocchia e ai piedi portava dei pesanti stivali dello stesso colore della giacca, oltre a questo poteva scorgere solo i bordi di un paio di pantaloni grigio scuri.

Camminarono per gli infiniti corridoi deserti per sbucare, passando attraverso un grande portone di legno, in un giardino davanti al quale Lavi non potè che fermarsi per apprezzare la bellezza dei colori e dell’atmosfera che vi regnava. Essendo primavera, gli alberi di ciliegio in fiore spargevano al vento e sull’erba i propri petali che volteggiavano nell’aria come fiocchi di neve. I suoni che si potevano udire erano solo quelli del vento che frusciava tra i rami degli alberi e il mormorare di un ruscello che scorreva qualche metro più avanti.

Kanda accorgendosi che Lavi si era bloccato, si fermò sul ponticello che attraversava il piccolo corso d’acqua ad aspettarlo. Non potè che lasciarsi sfuggire un sorrisetto nel vedere l’espressione stupita e ammirata del giovane. Restò ad osservarlo qualche minuto in silenzio fissando il suo sguardo sul viso dell’altro, quel colore cosi brillante dei capelli di Lavi lo affascinava: non aveva mai visto qualcuno con un colore di capelli del genere, e che dire di quell’unico occhio verde? Kanda non potè che chiedersi a cosa fosse dovuta quella benda… Accorgendosi di come i propri pensieri gli fossero sfuggiti di mano si sforzò di riacquistare un minimo di compostezza tornando serio e impassibile come sempre:

-Hey, non possiamo restare qui tutto il giorno Usagi, muoviti!

A Lavi non andava proprio giù quel comportamento altezzoso dell’altro –E’ sexy da morire ma ha proprio un caratteraccio, accidenti!.

-Insomma quanto manca?

-Prima decidi di muoverti e prima lo scoprirai.

Il rosso sbuffò e si sbrigò a seguire l’altro che si stava già allontanando dal ponte di legno. Camminarono attraverso il giardino fino a raggiungere una costruzione in perfetto stile giapponese in legno. Salirono sul portico e si avviarono verso una porta. All’interno c’era un’ampia e luminosa sala con al centro un fuoco acceso, in un angolo della stanza c’era un tavolo con un paio di cuscini su ogni lato. Il posto non sembrava essere molto frequentato ma Lavi non chiese nulla.

Senti i passi di Kanda allontanarsi lungo un corridoio e Lavi si sbrigò a corrergli dietro senza guardare dove andava e finendo dritto dritto contro la schiena del ragazzo dai lunghi capelli neri quando si fermò. Si allontanò subito e alzando la testa per guardare la reazione dell’altro fu investito da un’occhiataccia che gli fece correre dei brividi lungo la schiena.
Il capitano si era fermato accanto a due porte e senza voltarsi a guardare il suo nuovo compagno ne indicò una:

-Questa sulla destra è la porta della tua nuova stanza, la mia è questa a sinistra. Non ti è permesso in alcun modo venire a disturbarmi né intrufolarti per ficcare il naso, se lo farai ti ucciderò, sono stato chiaro!? E ora va’ a dormire!

Lavi non ebbe neanche il tempo di rispondere che l’altro era già entrato e aveva chiuso la porta.

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Lavi era rimasto a fissare il soffitto della sua nuova stanza per le ultime due ore senza riuscire a prendere sonno. Era una notte silenziosa, non tirava un alito di vento e fuori la luna brillava in un cielo stellato senza nuvole.
Continuava ad apparirgli nella testa l’immagine del suo capitano, quei capelli lunghi dall’aspetto cosi setoso e liscio e quegli occhi impenetrabili e profondi lo stavano facendo impazzire!
Si arrese all’idea che quella notte non avrebbe proprio chiuso occhio a causa dell’eccitazione che aveva addosso e decise di alzarsi e fare una passeggiata nel grande giardino in cui era passato qualche ora prima.

Una leggera brezza iniziò a soffiare e Lavi si strinse nella semplice e leggera camicia che indossava. I suoi stivali non facevano quasi rumore nel basso strato d’erba sul terreno. Poco lontano poteva sentire acqua scorrere nel ruscelletto e si avviò in quella direzione.

Uscito da un gruppetto di alberi si ritrovò nello spiazzo che costeggiava il corso d’acqua e si immobilizzò sul posto non riuscendo a distogliere lo sguardo dallo spettacolo che gli si presentò: la piccola radura era completamente illuminata dalla  luna e al centro di essa Yuu Kanda con indosso solo gli stivali e i pantaloni che indossava quando l’aveva incontrato durante il giorno, si esercitava con la katana.

Dal punto in cui si trovava, Lavi poteva vedere le gocce di sudore che imperlavano la fronte dell’altro e che scendevano sinuosamente sul petto e sulla schiena per andare a sparire sotto il bordo dei pantaloni. Il rosso restò affascinato da come la pelle candida di Kanda risplendesse sotto la luce lunare; le uniche cose in contrasto con quel pallore erano un tatuaggio dal disegno molto particolare dipinto sul petto e i lunghissimi capelli che ricadevano sulla schiena e sul viso del giovane, un po’ in disordine ma sempre legati nella stretta coda.

Quel momento di completa ammirazione ebbe termine dopo pochi secondi, quando gli occhi neri del capitano della guardia dell’imperatore si voltarono verso di lui sentendo la presenza estranea che lo fissava.

Kanda rimase scioccato nel trovarsi davanti proprio la persona che aveva occupato la sua mente ininterrottamente per le ultime ore in carne e ossa. A causa di questo ragazzo aveva dovuto lasciare il proprio letto per trovare un modo di liberarsi la testa da capelli rossi fiammanti e da occhi verde smeraldo. Per quanto ci avesse provato non era riuscito a negare a se stesso il fatto di essere in qualche modo attratto dal nuovo arrivato: era semplicemente impossibile non notare quanto fosse affascinante.

Quando lo stupore fu passato cercò di tornare impassibile come sempre e di nascondere i pensieri che gli occupavano la mente:

-Che cosa ci fai qui a quest’ora, marmocchio?

Non fosse stato per l’appellativo in fondo alla domanda, a Lavi la domanda era suonata quasi dolce. Quasi…

-Non riuscivo a dormire! E comunque potrei farti la stessa domanda…Yuu.

Il nome dell’altro gli era scivolato sulla lingua con una naturalezza che stupi lui stesso, si accorse appena di un brivido che correva per la schiena dell’altro e poi Lavi senti Kanda che si muoveva (non riusci a vederlo da quanto era veloce), in pochi secondi si ritrovò contro un albero. L’impatto non fu per niente piacevole e gli tolse per un secondo il fiato.
Il capitano lo stava arreggendo per il colletto della camicia con uno sguardo omicida negli occhi anche se a Lavi parve di scorgevi qualcos’altro:

-Non osare mai più chiamarmi per nome!

-E perché no? La bocca è mia e posso farne uscire tutto quello che voglio.

-Sei pronto ad afforontarne le conseguenze?

A Lavi fu lasciato solo un attimo per registrare il fatto che la voce di Kanda si era fatta incredibilmente vellutata e che il fiato dell’altro lo investiva in pieno: era vicino … molto vicino.

-Quali conseguen--

Quando le loro labbra si incontrarono, Lavi era quasi pronto a quello che stava per accadere ma gli ci vollero 6 o 7 secondi buoni per reagire, quando lo fece le sue mani si aggrapparono alle spalle dell’altro per avvicinarlo ancora di più a sé.
Kanda si lasciò sfuggire un sospiro al contatto della sua pelle con il tessuto della camicia dell’altro e per la sensazione delle mani calde di Lavi che lo toccavano.
Quella che era cominciata come una semplice pressione di labbra su labbra si trasformò presto in un bacio appassionato. Lavi passò la lingua sulle labbra dell’altro che fu più che lieto di aprirle per iniziare una battaglia col ragazzo dai capelli rossi.

Quando il bisogno di aria sopraggiunse i due si separarono col fiatone, non rimasero separati a lungo: Lavi inverti le loro posizioni mettendo l’altro con la schiena contro l’albero. Sentirono il rumore di una spada che cadeva a terra quando Kanda decise che sarebbe stato meglio avere entrambe le mani libere e soprattutto per non correre il rischio di fare del male al ragazzo più giovane.

Il collo del samurai si inarcò quando le mani dell’altro iniziarono a vagargli sul petto e sui fianchi. Lavi non ci stette molto a pensare e attaccò subito quella pelle bianca con labbra, lingua e denti. Questo trattamento non fece altro che accelerare il ritmo dei battito cardiaco di entrambi e anche il volume dei sospiri di Kanda.

-Ah! Chi ti ha detto … ah …  che sei tu quello che comanda?

-Non mi sembrava che la cosa di dispiacesse … Yuu …

Lavi vide il lampo di eccitazione negli occhi dell’altro a sentir pronunciare il suo nome. Un attimo dopo si ritrovò nella posizione di partenza con la bocca del ragazzo dai  capelli neri sulla sua e con mani impazienti che gli sbottonavano la camicia.
Quando ne fu libero i due non persero tempo e, sempre tenendo le labbra incollate si strinsero uno contro l’altro. La sensazione di pelle contro pelle svuotò la mente a entrambi.

Insieme iniziarono a muovere i loro corpi cosi da creare più pressione anche all’altezza del bacino e a quel punto non riuscirono più a trattenere i gemiti: le loro erezioni si sfregavano l’una contro l’altra attraverso i vestiti e l’eccitazione che provavano era ormai prossima ad arrivare al culmine.

Kanda si allontanò dal corpo di Lavi, quest’ultimo si lasciò sfuggire un grugnito di delusione. Sulle labbra dell’altro si allargò un sorrisetto ma lo nascose iniziando a scendere verso il basso tracciando una scia di baci sul petto del rosso, soffermandosi sui capezzoli e sugli addominali che poteva sentire irrigidirsi al suo passaggio sotto quella pelle abbronzata.
Quando le sue labbra sfiorarono il bordo dei pantaloni e si soffermarono li, Lavi mosse in avanti i fianchi per dare all’altro il permesso di continuare.

Kanda sbottonò l’indumento e lo abbassò insieme all’altro capo d’abbigliamento rimasto addosso al suo amante e li tirò giù fino alle ginocchia. Lavi sospirò al contatto dell’aria fresca della notte con la sua erezione, mosse ancora i fianchi verso il viso dell’altro con impazienza e senza preavviso si senti afferrare da una mano e subito dopo circondare dal calore di una bocca.
Lavi si lasciò uscire un urlo strozzato per la sorpresa e il piacere e non potè impedire ai propri fianchi di muoversi per ricevere maggiormente quella sensazione.

-Oh dio … Yuu!!!

Yuu dalla sua posizione inginocchiata per terra alzò gli occhi verso l’alto e vide quell’unico occhio smeraldo, adesso piuttosto annebbiato, guardarlo.
Il ragazzo raddoppiò gli sforzi e vide Lavi appoggiare la testa all’albero e senti lunghe dita passargli tra i capelli per spingerlo più in avanti. Kanda lo accontentò e iniziò a muovere la testa in sincronia coi fianchi di Lavi che ormai non riuscivano a restare fermi neanche con le mani di Kanda ad arreggerli.

Dopo pochi secondi la pressione delle mani di Lavi tra i capelli di Yuu aumentò e il ragazzo capi che era quasi arrivato al limite. Quando il rosso venne, il nome dell’altro gli usci dalla bocca con un grido. Si accasciò a terra e il ragazzo dai capelli neri lo aiutò a sedersi rimanendo a guardarlo e togliendogli dal viso i capelli incollati alla pelle dal sudore.

Quando l’unico occhio di Lavi si riapri la prima cosa che fece fu avvicinare il viso a quello di Kanda per un bacio. Notò subito come il sapore della bocca dell’altro fosse differente adesso e un gemito gli usci dalle labbra socchiuse al pensiero di quello che avevano appena fatto. Il respiro del suo amante era ancora molto irregolare e poteva capirne il motivo vedendo il rigonfiamento nei pantaloni dell’altro.

Guardando Kanda negli occhi, Lavi lo aiutò a sdraiarsi e a togliersi i pantaloni cosi da essere più libero nei movimenti. Il rosso non perse tempo: si abbassò subito sul corpo del capitano per imitare quello che era appena stato fatto a lui. Senti i muscoli sotto le sue mani irrigidirsi e il petto del ragazzo cominciò ad alzarsi e abbassarsi più velocemente, i fianchi che Lavi tentava di tenere fermi, si muovevano verso il calore umido della bocca del rosso alla ricerca di sensazioni ancora più forti.

Cosi come aveva fatto il ragazzo più giovane, anche Kanda gridò il nome del suo compagno nel momento di estasi che lo inondò pochi minuti dopo. Entrambi rimasero sdraiati sull’erba a fissare il cielo, Kanda fu il primo a parlare:

-Spero che la lezione ti sia servita…

Lavi si voltò verso l’altro con uno sguardo confuso.

-Se pronuncerai ancora il mio nome, ora sai cosa ti succederà.

Sul viso di Lavi si allargò un sorriso:

-Già, credo proprio di averlo capito…

Avvicinò le labbra all’orecchio dell’altro;

-Yuu … Yuu … Yuu …

Kanda gli fu subito addosso tappandogli la bocca con la propria:

-Domani durante l’allenamento non lamentarti se non avrai dormito abbastanza capito … Lavi.

Ma Lavi in quel momento non riusciva proprio a pensare ad altro che non fosse il corpo e la bocca del suo capitano che sembravano volersi fondere con lui.
Yuu, l’unico nome che non mi stancherò mai di ripetere…

   
 
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