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Autore: Charlene    14/12/2009    11 recensioni
"Ivanov mi ha detto di darci un taglio, che mi sto uccidendo con le mie mani... Lo ascolto solo perché è l'unica persona che io apprezzi in questo mondo. Ma non vuol dire che faccia quello che mi dice. Per niente. Lui reagisce in un modo, io in un altro; lui è assuefatto al dolore, io a sostanze stupefacenti; lui è Yuri, io sono Kei... io sono uno schifo di disperato. Un disperato che una volta sorrideva, e che ora non si ricorda come si fa.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kei Hiwatari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DELIRIUM



Signore e signori, un tempo Kei Hiwatari sorrideva.


Nessuno se lo immagina, è una cosa che non fa mai.

E' tenebroso, è scontroso, è introverso... tutti lo sanno e lo dicono, come se parlassero del tempo.

Ma nessuno va oltre.

Del resto, è così scontato che Io sia un asociale.


Il mio essere ormai è la mia filosofia di vita. Diciamo che mi sono adattato. Stavo pensando a quale fosse l'ultima volta che ho sorriso, dato che si sta parlando di questo... allora mi sono ricordato. Nevicava. Incredibile, no? A Mosca, in Inverno, nevicava. Ero un bambino estroverso . Non sto scherzando, io non scherzo mai. E mi piaceva quell'attività che ora mi disgusta: Vivere.

Avevo passato i primi anni della mia vita in modo quasi normale. Sorridevo spesso, a dirla tutta.

E la mia ultima espressione di felicità (che suono strano ha questa parola) risale a quel giorno. Quando nevicava ed ero estroverso, no? Ve l'ho detto poco fa.

Stavo guardando attraverso le sbarre di ferro, seguendo con lo sguardo un gatto. Era bianco, quasi si mimetizzava con il paesaggio circostante. Ero talmente normale che quando vedevo un gattino mi si stampava un sorriso idiota sulle labbra, mi ricordo che non potevo controllarmi.

Poi alcuni ragazzi del monastero lo hanno preso a sassate; confondersi con la neve diventava complicato per quell'animale, una volta ricoperto di sangue.

Li odiai... e non avevo mai odiato nessuno in vita mia, seppure fosse una vita ridicolmente breve.

Quel sentimento mi inondò, tanto nuovo quanto forte, divorante.

Avrei voluto ucciderli. Ma non feci nulla, dopotutto fino al giorno prima ero un bambino normale. Fino al giorno prima ero a casa mia, al caldo...

Da quel giorno non sorrisi più.

E fu quel giorno che ebbe inizio il processo che mi ha reso Kei Hiwatari l'asociale, Kei Hiwatari l'odioso, Kei Hiwatari il cinico.

Bla Bla Bla.

L'Odio di quel giorno mi è rimasto dentro. Circola nelle vene insieme ai globuli rossi, all'alcool, alle sostanza illecite e a tutta quella robaccia che ho in corpo.

Ivanov mi ha detto di darci un taglio, che mi sto uccidendo con le mie mani... Lo ascolto solo perché è l'unica persona che io apprezzi in questo mondo. Ma non vuol dire che faccia quello che mi dice. Per niente.

Lui reagisce in un modo, io in un altro; lui è assuefatto al dolore, io a sostanze stupefacenti; lui è Yuri, io sono Kei... io sono uno schifo di disperato.

Un disperato che una volta sorrideva, e che ora non si ricorda come si fa.


Mi viene da ridere. Istericamente, cosa avevate capito? Non fraintendete. Intendo: “dare sfogo a tutto il marcio che c'è in me”, non “ridere di gioia”.

Interessa a qualcuno che il tutto mi sia stato imposto? Iniettato?

Interessa a qualcuno se un tempo sorridevo?

Beh, ora è a me che non interessa più nulla.

Non devo giustificarmi, non sono qui per farmi compatire. Sembrano i deliri di un pazzo, non è vero? Frasi sconnesse, insensate.

Non è escluso che lo siano, devo dirlo. Ma se io sono fuori di testa, allora credete a me: esserlo non mi rende inferiore a qualsiasi altra persona.

Anzi, ho tutto sotto controllo.

Non che ci sia molto di cui occuparsi fra queste quattro mura di pietra, infatti il mio era un discorso meno pratico. Parlavo di interiorità.

Sto degenerando, è vero. Ma non credo capiti solo a me che la mente vada per conto proprio, no? Non mi ricordo nemmeno che cosa ho preso. Non me ne sono preoccupato, ho fatto e basta. Spero che non mi venga qualche shock, sarebbe un modo davvero stupido di morire.

Questo è ancora più divertente, detto da uno che da un quarto d'ora sta facendo avanti e indietro in una stanza con una pistola in mano!

Ah, imprimete bene nella vostra memoria quel punto esclamativo, perché non penso ne vedrete altri.

Tolgo la sicura, sentendo lo schiocco rimbombarmi nelle orecchie, preludio di uno sparo. Il coraggio non mi manca, questo è palese.

I miei passi echeggiano sul pavimento, forando il silenzio pesante che opprime questo posto. Potevo anche non dirlo, è un dettaglio di cui non importa niente a nessuno...

Mi porto la pistola alla tempia. Non farà male, probabilmente non sentirò nemmeno dolore.

...Questo chi l'ha detto però? Nessuno. Una ragione in più per provare, allora. Così lo scoprirò.

Essere folli è fantastico. Puoi permetterti di pensare duemila cose tutte contrarie fra loro, e sentire di avere una logica.

La canna della pistola è fredda... sono a Mosca, credo che qui tutto sia freddo.

Non riesco a mantenere lo stesso discorso per più di tre secondi... è davvero divertente essere pazzi. Grazie, Vorkov! Dio, un altro punto esclamativo. Oggi mi sono davvero superato.

Butto la pistola dentro al cassetto, chiudendolo con violenza. Rompo del tutto il silenzio pesante sopracitato. Ora non ho voglia di morire, aspetterò domani.






  
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