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Autore: shanna_b    14/12/2009    10 recensioni
Una classica storia d'amore di Natale.
Dedicata, con tanti e tanti auguri, a tutte le Echelon.
(E, al solito, tutti i personaggi, anche se hanno un nome e un cognome famoso o meno, sono da me inventati di sana pianta e non scrivo a scopo di lucro, ma se volete contribuire alle mie finanze, fate pure un bonifico :-P).
Ha partecipato al Settimo Turno dei Never Ending Story Awards ed ha vinto Best Female (nonna Ruby), Best Fluff, Best WIP, Best FF e Best FF Readers' Choice.
Baci e buona lettura!
Shanna.
Genere: Romantico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Shannon Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il divano della nonna è sempre il migliore.

Caldo, confortevole ed accogliente.

E poi profuma.

Profuma di lei.

Profuma di casa.

Profuma di mille ricordi speciali di bambino…

Di quando si tornava a casa da scuola e la nonna era sotto il  portico ad aspettarci, ci preparava la torta di mele, ci dava la mancetta, ci accarezzava il viso con affetto…

Ma anche di ricordi spiacevoli…

Di quando abbiamo dovuto andarcene da qui con mamma, prendere la macchina carica di bagagli e di aspettative e allontanarci dalla nonna, per sempre…

Shannon, sospirando, in pieno amarcord fanciullesco, si mise più comodo, continuando ad arruffare ad occhi chiusi il pelo setoso di Leo, il gatto persiano di sua nonna Ruby, che gli era subito balzato addosso quando l’uomo si era seduto sul vecchio divano a fiorellini rosa.

Il batterista era in vacanza.

Una meritata e tanto attesa vacanza, dopo un anno pesante passato ad affrontare gli ultimi concerti, a ritirare gli ultimi premi sul secondo album dei 30 Seconds to Mars, a cercare di preparare il terzo album, a passare di avvocato in avvocato per la causa con la EMI, a pensare a come racimolare trenta milioni di dollari…

‘Che bello essere qui tranquilli…’, pensò Shannon, sbadigliando e stiracchiandosi di gusto, i piedi senza scarpe appoggiati sul tavolino davanti a lui, i capelli spettinati, la barba sfatta, la tentazione crescente di fabbricare a breve un rigenerante sonnellino pomeridiano. ‘Che meraviglia essere qui rilassati, con la pancia piena delle buonissime specialità della nonna, al calore del caminetto acceso, con la neve silenziosa che cade fuori, l’albero di Natale acceso… Perfetto… Sarebbe tutto perfetto se…”

“Shannon?”

O no, eccola di nuovo. “No.”, disse subito, senza aprire gli occhi, ancora prima che sua nonna cominciasse il discorso.

Nonna Ruby si fece più vicina. “Sì.”

“No, nonna.”

“Per favore, Shany.”

“Ti prego, nonna, chiedimi tutto ma questo no.”

“Ma è per una buona causa.”

“Ho detto di NO.” Shannon aprì gli occhi del tutto, seccato. Non voleva rispondere male a sua nonna, ma essere risoluto e non convincibile sì.

“Ma è Natale, Shany…”. Nonna Ruby si sedette vicino a lui e lo guardò con occhi impietositi dietro gli spessi occhiali, prendendo con le sue mani ossute e calde quelle del nipote e stringendogliele. “Almeno a Natale bisogna essere buoni, lo sai, no?”

Shannon sbuffò, tirando giù i piedi dal tavolino e scacciando il gatto: “Nonna, adesso non mi dire che se non lo faccio, Gesù Bambino non mi porta il regalo, dai… ho quarant’anni, ormai, e non ci credo più da un bel po’. Da almeno trentanove anni…”

Il sorriso sparì dal volto di Ruby: “No, non a te, ma se non lo fai, Gesù Bambino i regali non li porta a quei poveri orfani per cui devi raccogliere i fondi.” Shannon tolse le mani da quelle della nonna e si grattò la fronte, pensieroso, mentre la nonna continuava: “Si tratta solo di un paio d’ore. Vai al Centro Anziani, gli dici che ti mando io e fai come ti dicono. Non sarai da solo, ovviamente, ci saranno anche altri a darti una mano. Eh? Allora? Cosa dici?”

La nonna lo guardava implorante, una leggera tremarella alle mani dovuta all’età, e Shannon, a cui già l’idea di uscire fuori al freddo pungente di Bossier City faceva venir voglia di scolarsi una cassetta di Corona Extra e fumare dieci sigari cubani uno dietro l’altro, sbuffò per l’ennesima volta.

Ma perché non c’era Jared con lui?

Perché quello scorfano di suo fratello era andato a Miami a folleggiare invece che venire in Louisiana da sua nonna?

E, soprattutto, perché lui non aveva trovato una scusa decente per rimanersene a casa sua, a Los Angeles, e si era fatto convincere da sua madre a trascorrere il Natale nella città in cui era nato a fare compagnia a sua  nonna?

Si maledisse per l’ennesima volta, ma capitolò: “OK.”, disse, sottovoce, sapendo di non avere mai avuto scampo, soprattutto non davanti all’espressione supplicante di sua nonna. Era troppo buono di cuore. Jared glielo diceva sempre che non era sufficientemente bastardo.

La nonna gli accarezzò i capelli arruffati, come se avesse a che fare con un bambino: “Grazie, Shany. Dio te ne renderà merito!”

L’uomo fece una smorfia: “Sì-sì-come-no…”

Ruby si alzò dal divano lentamente, con fatica, e si avviò verso un mobiletto, estraendone carta e penna e cominciando a scrivere qualcosa. “Allora… vai qui, a questo indirizzo. E chiedi di George.”

Shannon si alzò dal divano di malavoglia, ancora più lentamente di sua nonna, prese il fogliettino, lo lesse un attimo e poi se lo ficcò nella tasca dei jeans, sperando che un meteorite dalle profondità dello spazio facesse finire il mondo intero, quel 23 dicembre, antivigilia del Natale 2008.









   
 
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