Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Moony3    14/12/2009    22 recensioni
Teddy ha cinque anni - anzi, cinque e mezzo, per la precisione - e un papà un po' speciale che non ama la notte di Halloween. Teddy ha tre nuovi peluches - anzi, quattro, per la precisione - e un vecchio libro un po' pigro con figure che non si muovono. Teddy ha una teoria: un ricordo poco felice può essere scacciato con uno molto felice. Ma, soprattutto, Teddy ha una certezza: non esistono lupi cattivi.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Teddy Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Non esistono lupi cattivi



Tonks sbatté energicamente la porta, chiudendo all'esterno il gelido vento salmastro e l'assordante rumore del mare che s'infrangeva sull'alta scogliera. Si tolse rabbrividendo una foglia dai capelli scarmigliati e picchiò con decisione i piedi intirizziti sul lucido pavimento di legno, chiedendosi dubbiosa se avrebbero mai ripreso una parvenza di sensibilità.
Poi, scorgendo la vivida fiamma che scoppiettava allegra nel camino del soggiorno, vi si avvicinò borbottando fantasiosi improperi all'indirizzo di felini psicopatici e di burocrati impediti scagliando, con un atletico gesto da vero Auror, il mantello sul divano che cigolò lamentoso. Anzi, gemette: piuttosto insolito, per un divano.

«Mamma!» protestò subito quello con una vocetta acuta, vibrante di rassegnato sdegno.

Tonks distolse sorpresa lo sguardo dal fuoco e lo puntò sullo stravagante mobile. Venne immediatamente avvolta da un calore più confortevole di quello di tutte le fiamme dei camini - magici e non - d'Inghilterra: Remus e Teddy se ne stavano languidamente accoccolati sul divano da lei usato come tiro al bersaglio, due tazze vuote abbandonate sul tavolino, una scatola di Gelatine Tuttigusti+1 tra le mani dell'uomo e un grosso libro aperto sulle gambe del bambino.

«Ottima mira, Dora» approvò Remus, ripiegando con cura il mantello della moglie e posandolo accanto alle tazze abbandonate. «Sei riuscita a sommergere entrambi in un colpo solo. Davvero notevole. Pochi Auror sono dotati di un siffatto talento».

La donna, sbuffando sarcastica, si lasciò cadere esausta accanto al marito che, tirandosela più vicina, chiese con dolcezza: «Giornata difficile?»
Tonks corrugò la fronte, pensierosa: «Meno di altre. Ho solo pedinato per tutto il pomeriggio un grosso gatto randagio con un carattere discutibile, frequentazioni non proprio raccomandabili e una passione smodata per i bidoni dell'immondizia. Gibbs era sicuro si trattasse dell'Animagus pazzo fuggito dal San Mungo. Peccato che l'Animagus in questione sia solito trasformarsi in cane. Gibbs tende a confondere i soriani con gli alani, pare. Uh, è davvero un...»
Remus infilò rapido una gelatina in bocca alla moglie poi, indicando con discrezione Teddy che, con la testa appoggiata in grembo al padre, sfogliava apparentemente assorto il grosso libro che teneva appoggiato sulle gambe piegate, concluse la frase lasciata a metà dalla strega: «Un uomo non particolarmente perspicace
Tonks scrutò il bimbo, inghiottì la caramella - menta piperita, constatò gustandosela con estremo piacere, il che era abbastanza strano tenuto conto che l'aveva sempre detestata, la menta piperita - e annuì convinta: «Sì. Proprio un uomo non particolarmente perspicace, ecco. E' proprio quello che stavo per dire. Più o meno».
Teddy distolse lo sguardo dal libro e, sollevandosi a sedere, osservò incuriosito i genitori: «Non particolarmente perspicace?»
Remus sorrise e spiegò, con quell'aria accademica che Tonks aveva sempre adorato: «Sì, vuole dire non molto furbo, tesoro».
Il bimbo annuì: «Non particolarmente perspicace, mi piace. Suona bene. Anche Ron stava parlando con Harry di un certo Gibbs l'altra sera alla Tana. Lui però ha usato un altro termine. Ma io non l'ho mica capito, Molly mi ha subito coperto le orecchie. E poi ha incantato un mestolo che ha cominciato a colpire sulla testa Ron. A volte è un po' strana, Molly».
Tonks sogghignò guardando il faccino serio del figlio: meno male che c'era Remus con i suoi riflessi mannari, sennò chissà quante mestolate avrebbe preso anche lei da Molly.
Consapevole della sua fortuna, la strega si sporse oltre il marito e, scompigliando affettuosamente i capelli del figlioletto, osservò interessata il grosso tomo sorridendo intenerita: era il suo vecchio libro di fiabe Babbane. Glielo avevano regalato i nonni Tonks quando era bambina. Chissà come era finito tra le mani di Teddy...
«Papà ti sta leggendo una fiaba?»
Il bimbo scosse il capo, elettrizzato. «No! Io sto leggendo una fiaba a papà! Ho imparato! So leggere! E per ricompensa nonna Andromeda mi ha regalato questo! E' un po' pigro, però. Ha le figure che non si muovono, pensa un po'... ma nonna ha detto che era quello che ti leggeva nonno Ted quando eri piccola. E questa storia secondo me a papà piace: c'è una bambina con un mantello rosso, una nonna e persino un bosco con un grosso lupo, credo. Ma al lupo non ci siamo ancora arrivati...»
Tonks aggrottò le sopracciglia, preoccupata. Conosceva quella fiaba. L'aveva sempre detestata a dire il vero e dubitava seriamente che Remus potesse apprezzarla.
«Ah, Teddy, ci sono molte fiabe più belle in quel libro, sai? Non credo che papà...»
Remus la interruppe sorridendo: «Papà l'apprezzerà sicuramente se sarà Teddy a leggergliela. Non ora, però. Siete attesi a Villa Conchiglia, voi due: la festa di Halloween sta per cominciare».
Tonks sussultò. Si era completamente dimenticata della festa di Halloween. Si era completamente dimenticata che fosse Halloween, in effetti, realizzò fissando colpevole il consorte. Mortificata, gli appoggiò il capo su una spalla stringendogli gentilmente una mano ma, prima che potesse dire una sola parola, Teddy scattò in piedi protestando con veemenza: «Non ci voglio andare alla festa di Halloween se non vieni anche tu!»
Remus sospirò profondamente: «Ted... ne abbiamo già parlato. E poi ho vinto la scommessa: mamma ha notato le fiamme del camino prima di accorgersi di noi due».
Il piccolo arricciò il nasetto e sbuffò risentito: «Hai vinto solo perché tu conosci mamma da più tempo di me!» poi posò il libro sul tavolino e si risedette accanto al padre. «A te non piace Halloween, papà!»
Tonks serrò gli occhi e strinse più forte la mano di Remus. Il mago ricambiò istintivamente la stretta e rispose con una voce un po' più roca del solito: «Hai ragione, Teddy. Non amo molto Halloween. Mi risveglia ricordi... poco felici. Ma sarei venuto con voi, come sempre, se non fosse stato per...» si interruppe e indicò il pezzetto di cielo, incendiato dal tramonto di quella limpida giornata autunnale, che si intravedeva dall'ampia finestra del soggiorno.
Tonks si mordicchiò il labbro inferiore sentendosi ancora più colpevole: Merlino, si era dimenticata anche di quello! Il rocambolesco pedinamento felino le aveva fatto perdere ogni contatto con la realtà. Altro che Gibbs: era lei quella non particolarmente perspicace!
Teddy si mise in ginocchio sul divano e si appoggiò al padre: «Allora resto anch'io con te!»
Remus sorrise. «Sì? Perdendoti tutti i dolci che ci saranno?»
«I dolci di Fleur li perdo volentieri! Sono terrificanti! Peggio di quelli di Hagrid!»
Tonks non poteva che dirsi d'accordo su tutto quanto, ma era a conoscenza di una fatto che il bimbo ignorava: «Sai, Teddy, Molly mi ha rivelato che alcuni dolci li ha preparati anche lei».
Il bimbo tentennò un istante - non riusciva proprio a resistere ai Calderotti di Molly - ma poi raddrizzò la schiena e insistette caparbio: «Non voglio lasciare papà da solo con i suoi ricordi poco felici!»
La strega scrutò mesta il volto pallido del marito e sospirò. «Papà vuole restare da solo questa sera Teddy, lo sai».
«Ma perché vuole sempre restare da solo quando c'è la luna piena?»
«Eh, questa è una gran bella domanda, marmocchietto» mormorò la donna, non riuscendo a nascondere del tutto la sua antica esasperazione. «Sai, penso che abbia un po' paura che, se tu lo vedessi in quei momenti, ti piacerebbe un po' di meno».
«Davvero?» chiese il piccolo scrutando incredulo il padre.
Remus si sfregò stancamente la fronte e annuì mesto.
«E perché?»
«Perché non sarò io, questa notte, Teddy. Avrò un aspetto... molto diverso» sussurrò il mago tentando, con scarsi risultati, di abbozzare un sorriso.
Il bambino lo osservò dubbioso per qualche istante, poi gli si arrampicò sulle ginocchia: «Vuoi dire che quando io cambio aspetto non ti piaccio più?» chiese con una vocetta preoccupata, virando i capelli a un inquietante verde Avvincino.
Remus trasalì e, accarezzandogli gentilmente la testa, si affrettò a chiarire: «No! Certo che mi piaci. Tu mi piaci sempre, qualunque sia il tuo aspetto, tesoro. Sei sempre il mio bambino, tu. Ma nel mio caso è molto diverso. Questa notte io non sarò... umano».
«Sarai un lupo, lo so! Ho visto le figure sul tuo libro. Per caso!» si affrettò a precisare il bimbo, notando lo sguardo sconcertato del padre, poi tacque un istante, pensoso. «Vuoi dire, allora, che quando Minerva si trasforma in una gatta non ti piace più? Secondo me è bella da gatta, Minerva... più di quando non lo è».
Tonks trattenne a stento una risatina molto poco opportuna. Certo, forse il piccoletto non brillava per diplomazia ma aveva stile, indubbiamente, pensò ammirata: perché lei non aveva mai pensato di usare quell'argomento?
Remus sospirò massaggiandosi le tempie e mormorò: «Certo che Minerva continua a piacermi anche da gatta ma... non è la stessa cosa, Ted».
«Perché no?» insistette implacabile il bimbo.
L'uomo socchiuse gli occhi e si sfiorò la fronte con una mano un po' tremante, un'improvvisa smorfia di dolore sul viso; Tonks sbirciò il cielo diventato di un intenso color indaco e decise di salvare quel cocciuto licantropo dalle grinfie del figlioletto. Teddy sapeva essere davvero esasperante, a volte: chissà da chi aveva preso...
«Teddy!» esclamò quindi con decisione alzandosi dal divano. «Papà non è molto in forma al momento, e si sta anche facendo tardi. Victoire ti starà aspettando».
Sentendo il nome dell'amichetta, il bambino saltò in piedi e corse al piano superiore, urlando qualcosa a proposito di pupazzi da recuperare.
«Ah, l'argomento-Victoire funziona sempre!» sogghignò Tonks divertita.
«Già» concordò Remus con voce stanca.
La strega gli si risedette accanto e, massaggiandogli le spalle, chiese con dolcezza: «Giornata difficile?»
L'uomo scosse il capo con noncuranza e tentò un sorriso: «Meno di altre. Sono molto fortunato ad avere una moglie che sa distillare alla perfezione la Pozione Antilupo. Il che, detto tra noi, ha dell'incredibile, tenuto conto che quella stessa moglie è riuscita nella non facile impresa di carbonizzare un uovo sodo...»
Tonks ribatté piccata: «Uff. Ancora con quella storia? E' successo una sola volta...» tentò di difendersi, ma Remus sogghignò continuando imperterrito: «E sono molto fortunato ad avere un figlio che mi intrattiene leggendomi affascinanti fiabe Babbane».
«Uh, a proposito, Remus, non credo che apprezzerai molto quella fiaba in particolare. Alla fine il lupo...»
«Lo so. Conosco la storia di Cappuccetto Rosso. Anch'io avevo nonni Babbani, sai?»
«Ah. Be', contento tu» la strega esitò un istante, poi si rannicchiò accanto al marito. «Stai tremando».
«La luna sorgerà tra poco: il mio corpo si sta preparando» rispose il licantropo cingendola con un braccio.
«Remus, a Teddy e a me non dispiacerebbe perdere la festa di Halloween, per una volta».
Il mago la scostò gentilmente da sé: «Non è necessario. Starò bene. Davvero. Mi accuccerò in soffitta e... mi godrò la luna piena».
Tonks bofonchiò esasperata: «Sì, ti godrai la luna piena e i pensieri poco felici che accompagnano le tue notti di Halloween. Almeno questa volta, Remus, questa particolare volta potresti accettare...»
Remus le posò un dito sulle labbra e scosse il capo: «No. Non voglio che il mio piccolo problema peloso crei inutili fastidi a te e a Teddy, lo sai».
Tonks sbuffò, pronta a ribattere con sdegno, a riprendere quell'infinita discussione, a tentare per l'ennesima volta di ficcare nella testa di quello zuccone che la sua presenza non faceva che migliorare la sua vita. E quella di Teddy. Sempre. Ma scorgendo la sofferenza che gli velava lo sguardo decise di cedere. Per il momento.

«Eccomi! Sono pronto!» Teddy si gettò entusiasta in mezzo a loro, trascinando con sé il lupo, il cane e il cervo di peluche che Harry gli aveva regalato qualche giorno prima. «Ho promesso a Victoire che le avrei presentato i Malandrini
Remus sorrise, sfiorando con tenerezza lo zoccolo vellutato del cervo che Teddy gli aveva quasi ficcato in un occhio, poi impugnò la bacchetta magica, la agitò pigramente e un pupazzo a forma di topo sfrecciò sotto il naso di Tonks per posarsi sul palmo della mano libera del licantropo che lo porse al figlioletto: «Allora è meglio se porti anche lui, Teddy. E' Codaliscia, il quarto Malandrino. Harry deve esserselo dimenticato».
Tonks squadrò il marito allibita e Remus si strinse nelle spalle, rivolgendole quel sorriso timido e vagamente colpevole che lei aveva sempre trovato adorabile.
«L'ho visto in una vetrina di un negozio e non ho saputo resistere, Dora. I Malandrini erano quattro. Ed è giusto che siano ricordati così».
Teddy prese il topolino, lo studiò con attenzione e lo infilò in uno zainetto con gli altri pupazzi.
Poi ci ripensò, riprese il lupo e lo sventolò sotto il naso del padre: «Secondo me tu mi piaceresti proprio da lupo. Lunastorta mi piace molto. E tu somiglieresti a lui».
Remus tirò scherzosamente la folta coda grigia del pupazzo: «Non proprio. Io ho una bellissima coda a ciuffo, per esempio» sorrise ammiccando e proseguì: «Teddy, tra le altre cose, sono piuttosto noioso come lupo, credimi. Non posso neppure parlare».
Teddy socchiuse gli occhi, abbracciando il peluche. «E allora? Quando ero piccolo neppure io sapevo parlare ma tu non ti annoiavi a stare con me. O sì?»
«No! Certo che non mi annoiavo...»
«Ecco. E poi tu potresti scodinzolare con la tua bellissima coda a ciuffo! Uno scodinzolio per il sì. Due scodinzolii per il no. Tre per il non so. E io ti farei delle domande. Mi piace tanto fare delle domande! O ti racconterei delle storie. O potrei anche...»
«Teddy!» intervenne Tonks, sempre più ammirata per l'abilità del figlioletto. «Lascia in pace papà. Siamo in ritardo» affermò alzandosi, poi rivolse al consorte uno sguardo intenerito e gli scoccò un rapido bacio sulla testa. «Torneremo prestissimo, e ti porteremo qualche dolcetto, Remus. Mi accerterò personalmente di attingere alla produzione di Molly. Sappi però che questo discorso lo riprenderemo: purtroppo per te ho un notevole alleato, ora!» sorrise, arruffando i capelli del licantropo, poi afferrò Teddy con una mano, una manciata di Polvere Volante con l'altra, entrò trascinando il bimbo nel camino e, dopo pochi istanti, sparirono entrambi, avvolti da vivaci fiamme smeraldine.



*  *  *


Tonks si rigirò irrequieta nel letto e ascoltò con attenzione: nulla, solo il rilassante e familiare rumore del mare che si infrangeva dolcemente sulla scogliera; il vento gelido che aveva imperversato nel pomeriggio doveva essersi finalmente placato.
Nessun rumore proveniva dalla soffitta: Remus sembrava tranquillo. Almeno lui.
Borbottando insofferente, la strega scalciò la coperta e si girò su un fianco; possibile che un singolo boccone della tarte-qualcosa di Fleur potesse essere la causa della sua improvvisa insonnia? No, certo che no... la luminosa luna piena che occhieggiava spavalda dalla finestra aveva sicuramente responsabilità maggiori.
Dal giorno in cui aveva conosciuto Remus, Tonks odiava cordialmente le notti di plenilunio. Oh, sapeva che lui stava bene quando prendeva la Pozione Antilupo; non perdeva la coscienza di sé e si limitava a rannicchiarsi in soffitta, in attesa di riacquistare il suo aspetto usuale. Ma il saperlo lassù, tutto solo, non le piaceva neppure un po'.
Per di più era anche la notte di Halloween... anche quella le piaceva molto meno da quando Remus era entrato nella sua vita.
Ricordi poco felici, certo. Remus era sempre stato bravissimo con gli eufemismi.
Peccato fosse meno bravo in altre cose, però. Nel rendersi conto che sia lei che Teddy avrebbero preferito passare quella notte con lui, per esempio, coda a ciuffo inclusa!
Che poi sarebbe anche stato interessante dialogare con un lupo mannaro attraverso lo scodinzolio di una coda a ciuffo...
La strega sbuffò frustrata e, afferrato il cuscino di Remus, se lo premette su una guancia aspirando l'odore del marito e cercando di rilassarsi facendosi cullare dalla risacca. E dal cigolio di una porta.

Un momento: dal cigolio di una porta?

L'Auror Tonks sbarrò gli occhi e scattò in piedi, afferrò istintivamente la bacchetta magica e accostò l'orecchio alla porta socchiusa. Vigilanza Costante! Il vecchio Malocchio l'aveva addestrata davvero bene.

Passi rapidi e leggeri in corridoio e un "Lumos" scandito da una vocetta infantile.

La strega sorrise, rilassandosi immediatamente: poteva escludere con sicurezza l'ipotesi di un Troll di Montagna con grossi problemi di orientamento.
Spalancò di colpo la porta, uscì dalla camera piazzandosi in mezzo al corridoio, e illuminò la bacchetta.
Teddy si immobilizzò appena la scorse; si sistemò nervosamente il pigiamino turchese e strinse al petto la sua stramba torcia Babbana (dono dei signori Granger) a forma di quello che - dopo una lunga e combattuta discussione tra Hermione e Charlie - era stato convenuto essere uno Pterodattilo Dorsorugoso: ossia una rilettura Babbana, particolarmente originale e fantasiosa, di vecchissime ossa di un Dorsorugoso di Norvegia impantanatosi, millenni prima, in qualche palude sperduta. Teddy l'adorava - Tonks non riusciva a evitare di sorridere ogni volta che sentiva il bimbo declamare un solenne Lumos prima di schiacciare il tasto che l'accendeva - e anche Arthur la rimirava con sguardo bramoso e sognante ogni volta che se la trovava sotto gli occhi.

«Uh. Ciao, mammina...» mormorò Teddy con una vocina dolce, sfoggiando il medesimo sorriso angelico che compariva sul viso di Remus quando tentava di nasconderle qualche faccenda Malandrina. «Anche tu non riesci a dormire per via della torta di Fleur?»

Tonks mascherò una risata con un colpo di tosse e tentò di rispondere con serietà: «La torta di Fleur? E' per questo che vaghi per la casa come uno spettro tormentato?»
Il piccolo strinse la torcia in una mano e con l'altra si massaggiò la pancia: «Sì. Non so nemmeno perché l'ho assaggiata... non si possono proprio mangiare i dolci di Fleur! Ma mentre lei era lì mi era sembrata una buona idea...»
Tonks corrugò la fronte. Possibile che cinque anni fossero sufficienti per subire il fascino di una Veela?
«Vuoi venire a dormire con me nel lettone, Teddy?»
Il piccolo scosse il capo, sdegnato: «Ma certo che no! Solo i bambini vanno a dormire nel lettone con la mamma».
Oh, questa sì che era una novità. Teddy aveva tentato di infilarsi nel lettone ogni notte di plenilunio della sua vita. E inventandosi scuse assolutamente creative: ventotto notti prima, per esempio, le aveva descritto minuziosamente una mirabolante quanto rumorosa gara di fate che cavalcavano gnomi da giardino proprio sotto la finestra della sua cameretta.
«Giusto» concordò seria la strega. «E tu hai già cinque anni».
«Cinque e mezzo, per la precisione!» affermò il piccolo, adocchiando impaziente le scale.
«Cinque e mezzo, per la precisione, sì. E quindi?» chiese Tonks colta da un vago sospetto.
«E quindi pensavo di andare di sotto a prendere il libro di fiabe che è rimasto sul divano e di leggere un po'... sì, noi grandi lo facciamo» specificò Teddy, squadrando la madre con fiera dignità e avviandosi trotterellando verso la scala.
Tonks lo guardò scomparire scuotendo la testa, divertita, quindi si acquattò dietro la panciuta lampada di ceramica che si trovava in corridoio e aspettò fiduciosa; il sospetto era ora molto meno vago: conosceva quello sguardo. Aveva avuto anche lei cinque anni e mezzo, in fondo.
Pochi istanti più tardi la sua attesa fu ripagata.
Il suo sospetto si dimostrò fondato: Teddy, armato di Pterodattilo Dorsorugoso abbagliante e di grosso libro di fiabe, risalì le scale con passi felpati - era identico al padre, in quello. Tonks non riusciva proprio a capire come potessero essere tanto silenziosi, quei due - e, invece di tornarsene nella sua cameretta per combattere l'insonnia leggendo, come si conveniva alla sua veneranda età, salì intrepido la rampa che portava alla soffitta. E a Remus.
Tonks si chiese se fosse il caso di bloccare l'aspirante Malandrino e di punirlo, magari. Andromeda Black lo avrebbe fatto di sicuro. Anche perché le sarebbe venuta una crisi isterica se avesse sorpreso l'adorato nipotino mentre tentava di entrare di soppiatto nella tana di un lupo mannaro in una notte di plenilunio; ma lei non era Andromeda Black e non condivideva affatto tale stato d'animo: sapeva con certezza che Remus era perfettamente innocuo, quando prendeva la Pozione Antilupo.
Solo Andromeda Black e Remus medesimo non riuscivano a convincersi di questo incontestabile fatto, risolutamente avallato da schiere di medimaghi, pozionisti ed esperti di creature magiche.
Tonks lasciò quindi passare una manciata di secondi prima di uscire dal suo nascondiglio e di raggiungere le scale, riuscendo sorprendentemente a non travolgere la pianta un po' anemica che tentava, con ammirevole dedizione, di sopravvivere sul pianerottolo. Salì con cautela gli scalini, lasciandosi guidare dal riflesso della luce aranciata della torcia di Teddy e, appiattendosi contro il muro, agitò furtiva la bacchetta per togliere l'incantesimo con cui quel paranoico del marito aveva sicuramente chiuso la porta; poi sorrise, ammirando il figlioletto scivolare rapido e silenzioso nella stanza e annuì, soddisfatta di se stessa. Contando anche lo scontroso felino di quel pomeriggio facevano ben due pedinamenti di sfuggenti soggetti andati a buon fine in meno di ventiquattro ore. Il suo professore di "Segretezza e Inseguimento" si era sbagliato di grosso sul suo conto!

L'improvviso rumore proveniente dall'interno della stanza la distrasse dai suoi compiaciuti pensieri: un uggiolio disperato e un ticchettio di zampe artigliate che strusciavano sul vecchio assito.
Poi la voce acuta di Teddy affermò entusiasta: «Oh, avevi ragione, papà! Hai proprio una bellissima coda a ciuffo! Secondo me scodinzoli bene, sì. Ti ricordi, vero? Uno scodinzolio per il sì, due per il no, tre per il non so. Ma perché tenti di rannicchiarti sotto quel vecchio tavolo, ora? Guarda che non ti mangio mica... se ti avvicini ti leggo la storia della ragazzina col mantello rosso".

Un tramestio improvviso, poi passi lenti e strascicati.

«Ecco, bravo. Avevo ragione io! Mi piaci molto come lupo! Sei più bello che da uomo, mi sa... ma non diciamolo alla mamma, che magari non se n'è mica accorta».
Tonks trattenne a stento una risata e si accucciò vicino alla porta, ascoltando il figlioletto leggere un po' titubante la storia di Cappuccetto Rosso. Resistette qualche minuto - sentendosi davvero molto eroica - ma poi non ce la fece più: non era giusto che i suoi due uomini se la spassassero in quel modo senza di lei!
Si alzò con decisione e aprì la porta che cigolò contrariata: con Teddy non l'aveva fatto. Il piccoletto sapeva essere più furtivo di lei. Bene, la prossima volta avrebbe spedito lui a pedinare bestiole psicopatiche!
Un po' risentita scivolò all'interno e, constatando che i due occupanti della stanza erano troppo concentrati per prestare attenzione a una porta dal pessimo carattere, si appoggiò allo stipite, godendosi l'incantevole scenetta che l'accolse: Teddy, seduto a gambe incrociate sul caldo plaid scozzese che Tonks lasciava sempre in soffitta nelle notti di plenilunio, leggeva con voce squillante il libro di fiabe, illuminandolo con la sua inseparabile torcia. Poco più in là, immerso nella morbida luce lunare che entrava dalla finestra alle sue spalle, un grosso lupo dal manto d'argento se ne stava tranquillamente accucciato, le orecchie ritte e la folta coda a ciuffo che disegnava pigra piccoli archi sul decrepito pavimento di legno.
Tonks scoppiò a ridere a quella vista e due paia di identici occhi ambrati si posarono allarmati su di lei.
Teddy, scattando in piedi con riflessi degni di un licantropo, lasciò cadere la torcia in testa al lupo che guaì sorpreso.
«Mamma... io... ecco... stavo davvero andando a letto ma un.. uh... Marciotto...» scrutò il lupo che agitò una volta la coda. «Sì, un Marciotto mi è comparso davanti».
«Un Marciotto» rimarcò Tonks. Teddy annuì e il lupo scodinzolò. «Ma pensa» commentò la strega.
«Eh» concordò Teddy raccogliendo la torcia e posandola a terra accanto al libro.
«E cosa ha fatto, esattamente, questo Marciotto?»
«Oh, lui ha...» il bimbo esitò e il lupo ululò lugubre. Teddy annuì e continuò: «Si è lamentato che sembrava un po' nonna quando si lamenta, hai presente, no? Ecco, e io non ho potuto fare a meno di seguirlo. E mi ha portato qui».
«Qui?» domandò Tonks guardandosi attorno interessata.
«Sì. Ma papà lo ha... uh... mangiato?»
Il lupo agitò frenetico due volte la coda e diede una zampata gentile alla torcia.
«Mangiato?» chiese Tonks, tentando disperatamente di restare seria.
«Mangiato?» ripeté Teddy. «No. Dicevo: e papà lo ha mangiato?» fece una pausa ad effetto, sbirciò il lupo alle sue spalle e proseguì, agitando enfatico l'indice della mano destra sotto il naso della madre. «Ma certo che no! Perché papà è particolarmente perspicace e sa che un Marciotto per un lupo mannaro è come una torta di Fleur per noi. Lo ha dissolto con una zampata...»
Il lupo guaì abbacchiato e colpì la torcia col muso. Tonks finse un attacco di tosse convulsa per nascondere le risate e Teddy ritentò, senza scomporsi: «Con una zampata allo Pterodattilo Dorsorugoso, naturalmente!»
Tonks decise che non poteva resistere oltre, agguantato il figlioletto scoppiò a ridere lasciandosi cadere sul pavimento e trascinando il bimbo con sé.
«Bella storia, Teddy, davvero, ma la prossima volta dovresti documentarti un po' meglio sui Marciotti, sai? Papà voleva sicuramente suggerirti che il Marciotto era stato fatto evaporare con la luce» affermò quando riuscì a smettere di ridere.
Teddy si sciolse dall'abbraccio materno e chiese mogio: «Davvero? I Marciotti evaporano con la luce? Papà non è ancora arrivato a quel punto. Mi ha promesso che ne cercheremo uno insieme e mi mostrerà cosa fare, ma non ne abbiamo ancora trovati, purtroppo. Non è bello avere una mamma Auror, però... Fleur ci sarebbe cascata!»
«Non ne dubito, Teddy. E tu...» replicò fissando il lupesco consorte. «Sei un  notevole insegnante anche quando sei provvisto di coda a ciuffo. L'ho sempre detto a Kingsley che sei sprecato alla Sezione Esseri del Ministero».
Il lupo sollevò il muso dalle zampe e scodinzolò tre volte.
Tonks rise: «Non lo sai? Ah, Remus, sei senza speranza. Neppure la luna piena riesce a migliorare la tua autostima».
«Mamma? Possiamo restare qui ancora un pochino?»
Tonks riportò lo sguardo sul bambino, osservandone il faccino implorante contornato da ciocche di capelli che, alla luce della luna, sembravano dello stesso grigio argenteo del manto del lupo.
Il bimbo prese il libro in grembo e mormorò: «Papà non ama Halloween perché ha ricordi poco felici. Così pensavo che se gli diamo un ricordo felice questo Halloween, magari poi gli piace di più».
Tonks annuì commossa, arruffando i capelli del bambino. «A me sembra un'ottima idea, marmocchietto... ma chiediamo a papà se è d'accordo».
Il lupo scodinzolò con vigore una volta e Teddy sorrise felice: «Sì. E' divertente come lupo, vedi? Scodinzola bene!»
Tonks annuì. «Benissimo. Del resto, con quella bella coda a ciuffo come potrebbe scodinzolare male?» poi indicò il libro. «Allora, dove siete arrivati?»
Teddy le mostrò un punto preciso della pagina un po' ingiallita e rispose: «La nonna della ragazzina ha appena fatto entrare il lupo credendolo la nipote» tacque un istante, meditabondo. «Si vede che era senza occhiali. Harry una volta che era senza occhiali ha tentato di baciare Bill pensando fosse Ginny».
Tonks ridacchiò: «Davvero?»
«Uh uh... Bill non era molto contento. Ma Ginny non la smetteva più di ridere. Però questa nonna deve vederci anche peggio di Harry senza occhiali, eh...»
«Magari non ha avuto il tempo di guardare bene chi era».
Il bimbo annuì poco convinto e puntò la torcia sul libro, poi esitò e chiese: «Vuoi leggere un po' tu, mamma, io sono ancora lento... e voglio proprio vedere come andrà a finire questa storia».
Tonks sospirò, già sapendo che nessuno in quella soffitta avrebbe apprezzato la fine della fiaba ma, dopo essersi infilata la vestaglia di Remus e avere avvolto Teddy nel plaid, cominciò a leggere con rassegnazione la truce storia di Cappuccetto Rosso.

«Il lupo ha mangiato la nonna un po' cieca?» chiese a un certo punto Teddy, alquanto allibito.
«Sì, Teddy, così racconta la storia».
«Be', ovvio. Quella ha aperto la porta a un lupo affamato» affermò il bambino sbirciando in tralice Remus che se ne stava placidamente acciambellato ai loro piedi. «Pensi che papà abbia voglia di una Cioccorana?»
Il lupo scodinzolò due volte e Tonks sorrise divertita. «Parrebbe di no, Teddy. Papà non sembra avere fame».
«Oh, bene. Mica ero preoccupato, eh... era solo per sapere».
«Certo, tesoro, naturalmente» concordò seria la donna prima di ricominciare a leggere.
Teddy si agitò contrariato un paio di volte e, giunti al punto in cui il cacciatore uccideva il lupo per liberare la nonna e la bambina, scattò in piedi, si gettò su Remus - che sobbalzò sorpreso - e gli abbassò con energia le orecchie pelose. Tonks non poté impedirsi di pensare a Molly e al suo mestolo vendicatore.
«Ma che cosa crudele!» sbottò il piccolo contrariato, lasciando andare le orecchie del lupo e accarezzandogli gentilmente la testa.
«Lo so, Teddy, ma il cacciatore doveva pur liberare la nonna e Cappuccetto Rosso dalla pancia del lupo cattivo, ti pare?» domandò Tonks, cercando di essere il più convincente possibile: la verità era che anche lei aveva sempre parteggiato per il lupo...
«Ma il lupo non era cattivo! Era solo un lupo. Non esistono lupi cattivi! Hagrid dice che gli animali non sono mai cattivi. Sono gli umani che non sanno come trattarli. E Hagrid se ne intende di queste cose. Ora, dimmi che colpa aveva il povero lupo se quelle due erano così... così...»
Remus mosse titubante le orecchie, come volesse accertarsi che funzionassero ancora e Tonks fissò incuriosita il figlioletto fremere di disgustato sdegno cercando un aggettivo adatto a descrivere le due eroine della storia.
«Così non particolarmente perspicaci, ecco!» concluse soddisfatto. «Il lupo ha solo fatto il suo dovere di lupo!»
«Giusto» approvò Tonks, ammirando l'eleganza del suo bimbo; lei aveva usato un altro termine, ai tempi. Un termine che aveva sconvolto parecchio sua madre e divertito altrettanto suo padre.
Teddy si lasciò cadere accanto a Remus, i capelli rosso fiamma: «Andiamo, solo una persona non particolarmente perspicace può confondere un lupo con sua nonna!»
«Magari anche Cappuccetto Rosso era molto miope».
«No, lei no. Riusciva a vedere i mirtilli nel bosco! Ci vedeva benissimo, Cappuccetto Rosso. Questa storia non ha proprio senso, ecco! Quella del Genio che esce dalla lampada... quella sì che è realistica».
«Realistica?».
«Sì. Papà dice che una cosa è realistica quando somiglia a una cosa vera. I Geni che vivono nelle lampade esistono davvero, Bill mi ha anche mostrato una foto che ha fatto a uno di loro in Egitto. Ma credi che se noi adesso mettiamo una cuffietta di pizzo in testa a papà e lo infiliamo nel letto, poi qualcuno lo prende per nonna Andromeda?»
Tonks si morse una guancia per non scoppiare a ridere e rispose seria: «Uhm... potremmo provarci. Che ne dici, Remus?»
Il lupo sollevò il muso di scatto, ringhiando piano mentre la coda a ciuffo disegnava nell'aria due decise scodinzolate.
«Guastafeste! Saresti incantevole con una cuffietta di pizzo» protestò la strega dando un buffetto affettuoso sul muso del lupo, ritrovando con sorpresa le sottili cicatrici che segnavano il viso dell'uomo, poi si incantò a fissare gli occhi che la scrutavano oltraggiati: quelli non erano cambiati. Erano occhi decisamente umani; occhi dotati di una sclera bianca: gli occhi di Remus.
Teddy chiuse il libro e si accoccolò contro il lupo, coprendo entrambi con il plaid: «Che ne dici, papà, ti andrebbe una canzone? Così non farai brutti sogni. Con me funziona».
Remus scodinzolò tre volte, esitante, guardando Tonks che cominciò a schiarirsi la voce.
«Aspetta mamma... posso cantargliela io?»
Il lupo scodinzolò una volta, un po' meno esitante, forse.
Tonks sogghignò – il marito non aveva mai apprezzato le sue notevoli doti canore - e Teddy intonò la dolce ninnananna che Remus cantava sempre a lui quando non riusciva ad addormentarsi.
Tonks appoggiò la schiena al muro, sperando che davvero i ricordi poco felici di Remus venissero ingentiliti da questo.
Qualche minuto più tardi, Teddy smise di cantare, si scostò piano dal lupo e lo rimirò soddisfatto, coprendolo meglio con il plaid.
Poi si avvicinò alla madre e la scosse per farla alzare: «Ora possiamo andare, mamma. Guarda, papà si è addormentato» sussurrò il bimbo chinandosi a raccogliere la torcia e il libro. «Prima di proporgli qualsiasi altra fiaba la leggerò prima io. Questi Babbani sanno essere terrificanti, eh... e papà mi sembra un po' impressionabile» sbadigliò, si stropicciò gli occhi e, infilando la manina in quella di Tonks, trascinò la madre fuori dalla soffitta e giù dalle scale.

Quando raggiunsero la porta della cameretta di Teddy, la strega gli arruffò i capelli e sorrise: «Be'. Buonanotte, Teddy. Suppongo che tu non voglia proprio venire nel lettone. Hai cinque anni e mezzo, in fondo».
Il piccolo si mordicchiò il labbro inferiore, sbirciò la madre di sottecchi e scosse il capo, un po' avvilito: «No, ma se la prossima luna piena le fate faranno un'altra gara mi sa che ci vengo. Son molto rumorose le fate, sai? Soprattutto nelle notti di plenilunio».
Quindi si voltò con decisione ed entrò fiero nella stanza. Prima di infilarsi nel lettino si fermò, osservando meditabondo la mensola che lo sovrastava: la versione di peluche dei quattro Malandrini dominava la stanza da quella postazione privilegiata.
«Mamma? Pensi che se questa notte Lunastorta dormisse con me, Felpato, Ramoso e Codaliscia si arrabbierebbero con lui?».
Tonks ci pensò un istante, poi raggiunse il figlio e, preso il pupazzo del lupo, glielo porse.
«No, tesoro. Felpato, Ramoso e Codaliscia saranno sicuramente molto contenti di affidarti Lunastorta per un po'. Anzi, secondo me è proprio quello che vorrebbero per lui» mormorò con un'ombra di tristezza nella voce, sfiorando con una carezza malinconica il grosso cane nero, poi rimboccò le coperte al figlioletto e uscì dalla camera. Sorrise quando, voltatasi per chiudere la porta, scorse il piccolo che, abbracciando stretto il pupazzo del lupo, mormorò un solenne "Nox" prima di schiacciare il tasto che spegneva la torcia a forma di Pterodattilo Dorsorugoso: sì, Lunastorta era in ottime mani, gli altri tre Malandrini non avevano proprio nulla di cui preoccuparsi.



*  *  *


Quando Tonks si svegliò era giorno fatto. E da molto anche. Il sole splendeva alto inondando, inopportuno, la stanza.
La strega si rannicchiò contrariata, coprendosi la testa con il lenzuolo e allungando una mano in cerca del marito. Non trovandolo si girò un po' sorpresa e, allungandosi sul letto desolatamente vuoto, afferrò l'orologio di Remus: il suo, dotato di un'indole alquanto avventurosa, si trovava in qualche posto ignoto; era abbastanza sicura che si trovasse in casa, tra l'altro, e avrebbe potuto anche provare ad Appellarlo, ma non se la sentiva di affrontare i commenti inopportuni che Remus e Teddy le avrebbero generosamente elargito se si fossero visti sfrecciare quell'orologio vagabondo sotto il naso. Per l'ennesima volta. No, meglio evitare... prima o poi i due sarebbero pure usciti di casa, no?
Strizzando gli occhi sbirciò il quadrante e si alzò di colpo a sedere. Mezzogiorno passato! Poi si rilassò, lasciandosi ricadere sui cuscini: non doveva andare al lavoro. Aveva cambiato turno con Gibbs. Che era sì non particolarmente perspicace ma, in alcuni frangenti, sapeva anche rendersi utile.
Poi si rialzò di scatto: Merlino, sua madre!
Quella sera sarebbe venuta a cena! Aveva solo una manciata di ore per sistemare tutto. E prima doveva anche rintracciare Remus: strano che non fosse ancora collassato sul loro letto, in effetti, realizzò un po' preoccupata.
Scattò in piedi, uscì dalla camera e si fiondò in corridoio; notando che la porta della cameretta di Teddy era spalancata, si fermò, sbirciò incuriosita all'interno e sorrise sollevata: non doveva più preoccuparsi di rintracciare Remus.
Teddy dormiva ancora profondamente, in una di quelle sue strampalate posizioni apparentemente impossibili per un essere umano dotato di comuni articolazioni, il lupo di peluche ancora stretto tra le braccia; Remus, ancora avvolto nel plaid scozzese, lo fissava assorto, immobile accanto al lettino.
Tonks decise che la sistemazione della casa poteva anche aspettare, si avvicinò al marito e gli scostò con una carezza gentile i capelli arruffati dal viso: erano umidi. Un po' sorpresa gli posò la testa su una spalla godendosi il fresco profumo di Remus: menta piperita. Lei amava la menta piperita da quando l'associava a Remus, realizzò all'improvviso.
«Uhm, ti trovo davvero bene, Remus. Tutto pulito e profumato, in genere la mattina dopo il plenilunio tendi a collassare sul letto e a esibirti nella perfetta imitazione di un uomo sotto l'effetto del Distillato della Morte Vivente. Come mai questo piacevole cambiamento?»
Il licantropo si riscosse e, senza staccare gli occhi dal figlio, la strinse a sé mormorando attonito: «Mi ha accettato! Anche da lupo. Non prova paura o... disgusto. Pare anzi che gli piaccia più che da uomo».
Tonks ridacchiò con gentilezza afferrando il mento del marito e costringendolo a guardarla: «Ma non mi dire. Devo fingermi sorpresa, Remus, o posso ricordarti che ti ho ventilato questa eventualità per sei lunghi anni?»
Remus le rivolse un sorriso imbarazzato, una luce di radiosa, incredula gioia negli occhi: «Hai ragione, ma non mi è capitato spesso che qualcuno accettasse davvero anche il lupo» alzò lo sguardo e lo fissò sui pupazzi del cervo, del cane e del topo che troneggiavano sulla mensola e poi lo posò su Tonks: «Contando anche te, mi è successo solo con altre quattro persone, finora. Teddy è decisamente tuo figlio, Dora! E mi ha regalato un ricordo molto felice da associare ad Halloween... credo che ora questa notte mi piacerà un po' di più» sorrise sfiorando con tenerezza infinita la manina del bimbo che stringeva Lunastorta. «Mi ha persino cantato una ninnananna. E ha funzionato. Ho dormito! Da quando Grayback ha incrociato la mia strada è la prima volta che mi addormento in una notte di plenilunio. Certo, per un terribile istante ho temuto che Teddy intonasse “Schianta la Manticora”*, lo ammetto...»
Tonks gli assestò un lieve scappellotto sulla nuca e dissentì: «Abbastanza improbabile, direi. Avrebbe piuttosto potuto intrattenerti con “La Ballata della Banshee”».
«“La Ballata della Banshee”?»
«Il nuovo, travolgente successo delle Sorelle Stravagarie».
«Oh, sembra affascinante».
«Lo è, soprattutto il ritornello. Riprende il lamento della Banshee, fa...»
Remus le sfiorò rapido le labbra con le proprie, poi implorò: «Per cortesia, Dora, lasciami crogiolare ancora un po' nell'illusione. Lo saprò fin troppo presto come fa, il ritornello del nuovo, travolgente successo della Sorelle Stravagarie. Pare che Teddy abbia ereditato il tuo... ehm... singolare gusto musicale».
«Già. Bambino fortunato, ti pare? Pensa se avesse ereditato il tuo! Peccato non abbia ereditato anche il mio impeccabile senso estetico, però...»
«Dici che non l'ha fatto?»
Tonks scosse la testa, sconsolata. «Temo proprio di no. Ho sentito che sosteneva che tu sei più bello da lupo che da uomo... be', non sono assolutamente d'accordo» sussurrò abbracciandolo stretto. Quindi si scostò e lo rimirò da capo a piedi.
«Uhm... tra l'altro ti dona molto il Tartan. Ma come mai questo esotico look da Highlander?»
Remus sorrise imbarazzato, avvolgendosi più stretto nella coperta: «Tu che dici? Perché la mia vestaglia è, al momento, indossata da qualcun altro, magari?»
Tonks si guardò e notò che, effettivamente, la vestaglia di Remus la indossava lei, al momento. Dalla notte prima.
«Be', ti dona davvero il Tartan» affermò convinta. «E... lo porti come tradizione vuole, suppongo».
Remus la guardò un po' confuso.
«Sì, insomma... sotto il Tartan niente» precisò la strega con sbarazzina noncuranza.
Remus annuì disinvolto. «Peccato che mi trovi in una condizione fisica non ottimale per invitarti ad accertartene di persona».
Lei sogghignò, pigliandolo a braccetto. «Non importa, rimedieremo in un altro momento: sabato Harry porterà Teddy a vedere la partita delle Arpie».
«Davvero? L'ho sempre saputo che Harry si sarebbe rivelato un padrino perfetto».
Tonks rise e, dopo avere dato un'ultima occhiata al figlioletto addormentato, trascinò il marito fuori dalla stanza e richiuse la porta.
«Ora vai a riposare un po', però. Questa sera ti aspetterà una serata mondana. Mamma cenerà da noi».
«Davvero?»
«Sì. Vuole chiedere a Teddy se gli è piaciuto il libro di fiabe di quand'ero piccola».
«Ah. Potrebbe essere un problema, questo. Dovremo assolutamente tenere il discorso lontano da Cappuccetto Rosso. Non mi pare che Teddy l'abbia gradita molto, quella storia» si sfiorò delicatamente le orecchie. «Pensavo me le strappasse dall'energia con cui me le ha schiacciate...»
«Temi che ti si costringa ad indossare una cuffietta di pizzo il prossimo plenilunio, vero?» insinuò Tonks divertita.
Remus la guardò torvo, ma sorvolò sull'osservazione e continuò imperterrito: «E preferirei davvero che Andromeda non venisse trascinata in un dibattito su nonne un po' cieche, bambine non particolarmente perspicaci e cacciatori che squartano lupi cattivi che si spacciano per esseri umani».
«Non esistono lupi cattivi! Lo ha detto Hagrid».
«E Hagrid se ne intende di queste cose, lo so. Ma tua madre non è Hagrid e preferirei davvero che evitassimo di ricordarle la storia di Cappuccetto Rosso».
Tonks aggrottò la fronte, meditabonda: «Hai paura che, impressionata dalla storia, possa affatturare il primo cacciatore di passaggio?»
Remus la guardò in tralice, poi scosse il capo e, un lampo Malandrino negli occhi, rispose: «Non esattamente, no, più che altro ho paura che, ispirata dalla storia, decida di assoldarlo, il primo cacciatore di passaggio».



Fine



Va bene.
Mi rendo perfettamente conto che è abbastanza originale pubblicare qualcosa che parla di Halloween sotto Natale ma... meglio tardi che mai! (E a proposito, un sentito ringraziamento alla mia lettrice cavia, impavida cacciatrice di avverbi troppo esuberanti, non fosse stato per lei questa storia sarebbe stata pubblicata a Pasqua. Forse).

L'idea alla base di questa one-shot è nata nel momento stesso in qui, leggendo "Harry Potter e i Doni della Morte", mi sono imbattuta in un Remus disgustato da se stesso per avere incoscientemente costretto una creatura innocente - la sua creatura innocente - a convivere con la licantropia o, nella migliore delle ipotesi, con un padre licantropo. Mi sono subito immaginata che, se Remus fosse rinsavito e avesse rinunciato all'idea di improvvisarsi Kamikaze nell'assurda convinzione che essere il figlio di un eroe morto fosse meglio che essere il figlio di un licantropo vivo, sarebbe stata l'innocente creatura stessa a fargli cambiare opinione.
Idea consolidatasi quando sono stata travolta dall'entusiasta, incontenibile, gioia di Remus che annunciava al mondo la nascita dell'innocente creatura, rivelatasi un sorprendente bimbo dai capelli cangianti.
Idea poi brutalmente mortificata dal fatto che, effettivamente, l'innocente creatura avrebbe avuto per padre un eroe morto. E non un licantropo vivo.

Poi, però, ho "esorcizzato" questa inopportuna scelta dell'altrimenti inappuntabile Rowling scrivendo "La Chiave del Tempo" e l'dea si è ripresa, trasformandosi in questa storia.

* "Schianta la Manticora" è una - poco modesta, ne convengo - autocitazione. In "La Chiave del Tempo" Tonks era solita tentare di addormentare il piccolo Teddy cantandogli questo strepitoso successo delle Sorelle Stravagarie. Pare non funzionasse molto bene come ninnananna... ma deve avere contribuito parecchio a formare il singolare gusto musicale del giovane Lupin.

I Marciotti sono simpatiche creaturine che sembrano fatte di nebbia, avanzano saltellando sull'unica zampetta, emettono un verso orrendo e attraggono con la loro lanterna i viaggiatori nelle paludi e nei pantani. Non so se davvero si dissolvono con la luce - la Rowling non dice nulla al proposito - ma avendo una consistenza simile alla nebbia mi pareva plausibile, come soluzione.

E, prima di restare vittima di una fantasiosa fattura lanciata da qualche lettore contrariato, permettetemi di spendere due parole sulla scelta di mettere anche Codaliscia tra la versione "peluchosa" dei Malandrini: so perfettamente che il Remus adulto odiava cordialmente Peter Minus (era pronto ad ucciderlo, in effetti). Ma credo che una parte di lui abbia continuato a provare, se non affetto, almeno una sorta di tenera nostalgia per il Peter ragazzino, quello che ancora non si era macchiato di tradimento e giocava, studiava, dormiva con lui nel dormitorio maschile nella torre di Grifondoro; quello che aveva affrontato il difficile percorso per diventare Animagus pur di condividere con lui anche le notti di plenilunio; quello che, assieme a pochissime altre persone, aveva accettato davvero anche il lupo.
Ecco, quel topolino di peluche è proprio a ricordo del piccolo Peter, il quarto Malandrino.
Perché: i Malandrini erano quattro. Ed è giusto che siano ricordati così.
   
  
Leggi le 22 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Moony3