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Autore: Himechan    15/12/2009    4 recensioni
Sì ebbene, la protagonista di questa shot è una Mary Sue. Avete letto bene una Mary Sue. Lo spauracchio di noi amanti folleggianti dei Gold. E cercherà di fregare sotto il naso di tutte le fangirl un Cavaliere d’Oro. Lei che legge romanzi d’amore…lei che è bella…lei che è perfetta…lei che non sbaglia un colpo…lei che può avere tutto…anche il cuore di un uomo…o almeno così crede…
Genere: Commedia, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cancer DeathMask, Nuovo Personaggio, Virgo Shaka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Regalino natalizio dedicato a Tsuku, a Saku e anche a me…

che amiamo tanto il Granchio perculato...

e non potremmo mai vederlo con una Mary Sue qualunque.

 

 

 

          FILTRI D’AMORE, BISCOTTINI E GATTI NERI

 

 

Sospirò con aria sognante, dopo aver divorato in poche ore un romanzo. 

Era una bellissima storia d’amore in cui protagonista era una bellissima ragazza che si innamorava di un bellissimo Cavaliere che prima era cattivissimo, ma che grazie all’intervento provvidenziale di questa nobile e stupenda fanciulla dai capelli biondi come l’oro filato e gli occhi azzurri come il mare placido d’estate si era redento ed era diventato buono come un agnello. Un volume feuilletton di novecentocentoquarantatrè pagine fitte fitte di intrallazzi amorosi, amplessi da record, promesse eterne, e duelli all’ultimo sangue, fino alla conclusione tanto sospirata in cui la gentil donzella, si accalappiava il bel damerino. Cotale damerino si chiamava Angelo, ma nell’animo non possedeva un briciolo della placidità del suo nome, anzi era un cavaliere temuto dalla gente, sterminatore di popoli e di inermi, un uomo che aveva rifuggito il suo nome e la sua fede nella Giustizia facendosi chiamare con un nome sinistro e tetro che era tutto un programma.

Maschera di Morte.

Era lui quell’uomo malefico, senza un briciolo di pietà per creatura alcuna. Il suo unico credo era far valere la Giustizia, o comunque quella che lui reputava tale secondo la sua visione distorta, con ogni mezzo, anche a costo di brutali uccisioni.

Ebbene nella storia il Cavaliere della Morte incontrava una fanciulla di un villaggio in cui egli aveva compiuto brutali razzìe, la rapiva, se ne invaghiva perdutamente, la portava nella sua dimora e lei con il suo cuore nobile e gentile, nonché con le sue tette sode e il visetto d’alabastrino, gli faceva dimenticare i suoi truci propositi per cambiare completamente vita, riportandolo sulla retta via.

Alla fine il cavaliere che senza macchia non era poi tanto, e la donzella, si sposavano e facevano tanti bei figlioletti per la gioia immensa di questo ex-cattivo ormai redento dal potere ammaliante della fanciulletta.

Susy, si era letteralmente persa tra le pagine di questo romanzo, scritto da una certa Mary Sue Dulcibella Harmony, e aveva deciso che anche lei voleva diventare come la protagonista del romanzo.

Bella e superfashion come la protagonista del romanzone.

Sospirò di nuovo languida, pensando al damerino ex-cattivo, ammazza rompiballe, quando le parve di sentire uno strano rumore provenire dall’ingresso di casa. Sobbalzò un attimo, perché a parte lei e la sua unica sorellina, non c’era nessuno in casa. Del resto lei e Kitty, di cui si occupava da quando aveva dieci anni, non avevano più nessuno al mondo, perché i loro genitori erano morti entrambi, caduti in un burrone in seguito ad un incidente stradale. La piccola giocava allegramente nella sua stessa stanza con una bambola di pezza, ed era tutta concentrata a trovare il modo migliore per staccarle la testa.

Ancora uno schricchiolìo inquietante poi un botto “E che mmminchia!” imprecò una voce nel buio.

Susy trattenne il fiato, poi prese coraggio, perché lei era coraggiosa, come le eroine degli intrallazzi amorosi della sua fantasia diabolica, non aveva paura di niente, era bella e temeraria, ma per precauzione si munì del mattone rosa, con in copertina un bacio languido tra la biondona e il Cavaliere della Morte e si avviò furtiva e silenziosa verso la fonte del rumore, facendo segno a Kitty di stare zitta.

Percorse pochissimi metri nell’oscurità quando si ritrovò faccia a faccia con due occhi azzurrissimi, e senza emettere un fiato gli sferrò una mattonata in testa che fece precipitare il malcapitato in un oblìo senza fine.

Susy accese la luce, e sorpresa delle sorprese… Chi si trovò di fronte?

Non poteva essere…Non lui!

Il Cavaliere della Morte!

Angelo!

Death Mask!

Il Cavaliere della Quarta Casa di Cancer!

Quel volgare, arrogante, ammazzarompiballe, strafigo di Angelo!

“My Gold!” A cotanta visione, il povero cuoricino di Susy non resse, e di colpo si ripiegò su se stessa in preda anche lei ad un oblio senza ritorno.

Il primo a riaversi fu Cancer che si sentì la faccia percorsa da uno strano formicolio.

Aprì un occhio, poi anche l’altro e lo spettacolo che gli si parò davanti non fu piacevole.

Una ragazza priva di sensi, la manina poggiata sulla fronte in un ultimo gesto di stupore e vanità, “Carina però la tipa” pensò, mentre una mocciosetta di nemmeno tre anni gli dava tanti piccoli pizzicotti sulla faccia blaterando chissà quali strani frasi sconnesse, e poi cercava allegramente di strappargli il diadema di Cancer dalla testa, tirandogli i capelli di quello strano colore blu, lanciando gridolini deliziati. Il suo Cosmo a quella visione parve esplodere di colpo, e per un attimo fu tentato di spedire quella piccola e lurida sanguisuga nell’Ade, ma poi si disse che aveva una missione da compiere e da portare a termine così si scrollò di dosso l’insetto spaccapalle dal visino d’angioletto e svegliò in maniera rude la povera Susy, che si riebbe dopo un bel pò dallo shock di avere l’uomo dei suoi sogni proprio davanti a sé. “Non…Non posso crederci…Sei tu…Sei…” la ragazza si alzò balbettando incredula di avere di fronte il Principe che l’avrebbe condotta via da quel posto orrendo e puzzolente. Lei avrebbe avuto la stessa vita felice della protagonista del librone di Mary Sue Dulcibella, lei…

“Sì sono il Principe Azzurro” sbuffò Death alzando gli occhi al cielo scrollandosi ancora di dosso la piccola parassita che già gli stava facendo allegramente a pezzi la faccia e i capelli.

“E certo che sei azzurro guardati i capelli! E pure gli occhi! E pure i fregi della tua bellissima armatura… Più Azzurro di così” miagolò Susy sbattendo ripetutamente le lunghe ciglia e quegli occhioni blu che le brillavano estasiati da cotanta sacra visione. “Oh Death Mask, che nome orribile ti hanno dato!” protestò prendendogli una mano e avvicinandosela al viso con un sorriso incantato.

Lo avevano avvertito che non sarebbe stata cosa semplice concludere la missione, ma non pensava certo di trovarsi davanti quella creatura stramba.

Sembrava essersi completamente invaghita di lui… E del suo fascino tenebroso, modestamente.

“Senti bellezza che hai da dire contro il mio nome?” ringhiò lui indispettito. Cavolo, non poteva esserci nome più tetro e virilmente corretto del suo, si può sapere cosa voleva?

“Il tuo nome è un brutto presagio” gli spiegò lei pazientemente “Dovresti avere un nome più carino…Meno pauroso… Che ne so potresti chiamarti Pretty Granchio di Cancer, oppure visto che sei italiano Angiolino Settebellezze o Babbanu beddu…” disse con un risolino divertito.

Ohe che minchia dicesti??? Babbanu a mia???” esplose cancerino in preda ad un attimo di sproloquio siculo.

“Mamma mia, scherzavo!” rise la bionda, biondissima Susy dai capelli talmente biondo platino, da sembrare albina.

“Babbatone! Babbatone!” si mise a strillare la  ragazzina sempre più deliziata tirandogli allegramente il lungo mantello bianco.

“Ca! Ca!” esclamò continuando a tirargli il mantello. “Ca, ca!”

Susy sorrise “Vedi Death? Mia sorella Kitty ti riconosce… Ha riconosciuto il cavaliere di Cancer in te! Sì Kitty… Ca…Ncer!”

“Ca! Ca!” la bimba rideva mettendosi in bocca un lembo del mantello e sbavandolo tutto.

La pazienza aveva un limite. Lo strato di spirito era nell’aria… e una strana puzzetta pure. Altro che Ca…Ncer!

 “Ma che cavolo!” La ragazzina nell’euforia del momento non si era trattenuta e se l’era fatta addosso insozzandogli il bel mantello immacolato.

“Oh ma che disastro! Kitty!” squittì Susy che prontamente tolse la bimba dalle grinfie del granchio e se la prese in braccio con amore. “Perdonala Death, si è un po’ emozionata. Ora corro a cambiarla, ma tu mettiti pure comodo”.

Non gli diede neanche il tempo di dire a, o b, o semplicemente Muori, che la scattante giovane era fuggita con la ragazzina piagnucolante che gli tendeva le braccine continuando a chiamarlo “Ca! Ca!” . Da spedirle entrambe nell’Ade nel giro di due secondi. Ma si trattenne. Allora nell’attesa si accese una sigaretta e si mise a fumarla placidamente quando l’occhio gli cadde sul volumone rosa. Quel volumone rosa.

Non c’era dubbio.

Era lui.

Si chinò a raccoglierlo furtivo quando qualcosa di velocissimo gli passò tra le gambe facendolo barcollare pericolosamente “Nu gattu nivuru!” esclamò inorridito, mentre il grosso felino lo fissava con i suoi occhietti fosforescenti in posizione d’attacco, soffiando minaccioso. Lui odiava quelle bestiacce. Odiava quel miagolio, e soprattutto era dannatamente e terribilmente allergico al pelo dei gatti.

Difatti cominciò dapprima a prudergli il naso e poi a starnutire rumorosamente “Maledetta bestiaccia” sogghignò puntando il dito indice verso l’alto“Hai osato farmi colare il Mio sacro moccio dal naso!”

“Strati di sp…”

“Deathy!!! Deathyno!!! Deathuccio!!!” Una vocetta squillante lo richiamò all’ordine e un secondo dopo si ritrovò il braccio avvolto da una piovra che gli si era attaccata e pareva non avere alcuna intenzione di staccarsi.

“E mollami…” berciò il Cavaliere scrollando il braccio, ma Susy era resistente e non si schiodava, anzi gli schioccò un sonoro bacio sulla guancia, stampandogli in faccia il suo rossetto rosa “Povero Deathuccio che ti è successo? Il mio gattino ti fa starnutire?!” cinguettò guardandolo con espressione preoccupata e strappandogli la sigaretta dalla bocca. “Il fumo ti invecchia la pelle amoruccio, non lo sapevi?!…”

“No… Non lo sap….Gattino… Ecciuuuuuu!! Gattino??? Muori… Maledetta…Intrigante…. Strati di sp….” E giu’ un altro starnuto.

“Brutto gattaccio malefico, non vedi che fai star male Deathy? Sciò sciò!” e via di pedata per scacciare la bestiola che sgattaiolò in qualche antro recondito della casa.

“Vieni Deathuccio ti preparo una tazza di thè bella calda… Perché non hai da fare… Vero?!” gli chiese in tono ammaliatore, gli occhietti ridotti a due fessure.

Quella poteva essere davvero la sua occasione per diventare come la protagonista del romanzo di Mary Sue Dulcibella.

“Ma io veramente no…Ero venuto per…”

“Zitto. Ma che fai stavi leggendo il mio libro? Oh Death perdonami se ho osato colpirti” gli strappò il sacro testo dalle mani e lo gettò indietro con noncuranza.

Il librone fece un tonfo.

Al diavolo le eroine.

Lei sarebbe stata ancora più fortunata di Petula, la protagonista del feuilleton.

Lei aveva tra le grinf…ehm tra le braccia un Cavaliere d’Oro!

Un Cavaliere d’Oro!

Un bellissimo uomo tutto muscoloso dall’armatura scintillante, dagli occhi e pure dai capelli azzurri.

Sarebbe stata la Mary Sue più fortunata della terra e un giorno avrebbe scritto lei un libro su come accalappiars… ehm come circuire…anzi no come affascinare e possibilmente tenersi un uomo.

Punto primo: farsi bella per lui. Si guardò il grazioso vestitino a balze rosa e le squisite scarpine dello stesso colore, poi si fissò allo specchio, lei ancora avvinghiata saldamente al braccio di un Death dalla faccia sconvolta, i suoi bei capelli biondi sciolti in un’unica onda d’oro, gli occhioni azzurri come quelli del suo cavaliere…sarebbero venuti dei bambini bellissimi, con i capelli turchini e lei sarebbe stata una mammina perfetta e poi…

Punto secondo: cucinare al tuo uomo tante cose buone e succulente che lo rimbecilliscano, lo prendano per la gola e gli facciano fare tutto quello che vuoi tu. Si sa, per conquistare il cuore di un uomo devi passare prima per il suo stomaco.

Senza degnarlo di una parola, lo trascinò in cucina e lo mise a sedere “Ma io non…”

“Oh e smettila di fare tutti questi complimenti! Su mettiti comodo. Ti preparo una bella tazza di thè! E poi sei fortunato caro mio che stamattina ho preparato un’infornata di biscottini al cioccolato!” trillò tutta contenta, saltellando a mettere sul fuoco il bollitore.

Biscottini?! Biscottini??? Ma che minchiate erano??

Lui non era lì di certo per bere thè e mangiare biscottini come invece erano soliti fare i suoi amici Cavalieri quando si riunivano da Shaka o Aphrodite. Lui era lì per un’altra questione.

E la questione era il volumone di Mary Sue Dulcibella Harmony!

Punto terzo: per tenerti un uomo devi accrescere spaventosamente il suo ego. Dunque fagli complimenti.

Tanti e smielati.

E che siano convincenti possibilmente.

Death poi era modestamente narcisista, e terribilmente megalomane, ma in fondo in fondo anche un po’ bietolone. E lei, astuta come una faina, sapeva come circuirlo con quattro parole.

“Mi hanno detto che sei il Cavaliere più potente, intelligente, stravagante e attraente del Grande Tempio è vero?!” miagolò Susy saltandogli sulle ginocchia e buttandogli le braccia al collo.

Per la prima volta il Maledetto Mask si sentì vagamente imbarazzato dall’intraprendenza di quella fanciulla che lo fissava a pochi centimetri con tanto di occhioni languidi.

Poi le rivolse un sorrisetto disinvolto “Ma certo che è vero… Avevi forse qualche dubbio, pupa?!” ghignò. In fondo era pur sempre il buon caro vecchio tombeur de femme, e anche se la ragazza sembrava una spaccapalle con i controfiocchi era un’altra vittima che cadeva preda del suo innato fascino italiano.

“Assolutamente no… Sei il mio preferito…Sai?!” gli sussurrò sporgendo le labbra a cuoricino verso le sue e chiudendo gli occhi in attesa del sospirato bacio del suo Principe Azzurro. “Il mio cattivone preferito…”

Ma al posto del bacio, giù con un altro starnuto malefico per colpa del gatto che si era insinuato tra lei e il Cavaliere della Quarta Casa.

“Miluuuuuu’!” strillò Susy, e in quel momento Death non capì se la fitta acuta di dolore che provò era data dagli acuti da soprano di Barbie rompipalle direttamente nel suo orecchio, oppure dai graffi inferti da quel sacco cencioso di pulci sulla sua sacra faccia da killer.

“Oh Santo Cielo povero Granchio…”

Punto quarto: sii una brava e premurosa infermierina quando il tuo uomo presenta strani sintomi malevoli.

“Granchietto mio, perdona la mia povera gatta…Sai…Non vede un maschio da un po’…Diciamo che questo…Uhm come dire…E’ il suo modo di approcciare…”

“Strati di sp…” Ecciuuuuuuuuu’

La gatta con i bollori non mollava la presa, degna gatta Mary Sue come la sua padrona, al che Susy la staccò con uno zuccherino dalla faccia di Mask, che sembrava davvero una Mask di morte, con la sua bella faccia poco rassicurante ridotta tutta ad un graffio.

“Muori…Maledetta…Intrig…”

“Deathy…Deathy amore aspetta ti ci metto il ghiaccio sopra altrimenti il tuo visetto si gonfierà irrimediabilmente” trillò Susy mentre dava con nonchalance una pedata alla gatta che sfuggiva di nuovo con un miagolio rattristato.

“Voglio tornare al Grande Tempio…Voglio tornare al Grande Tempio. Voglio…”

Impacco gelato sulla faccia che lo fece stramazzare per il freddo.

“Vedrai così starai molto meglio… Resta così mentre io finisco di preparare il thè con i biscottini. Per fortuna li avevo già preparati stamattina con le mie manine d’oro…Chissà perché sentivo che avrei avuto visite”sospirò, mentre Death si automalediceva in tutte le lingue possibili e immaginabili.

“Non voglio i biscottini, non voglio i biscottini, non voglio i biscottini, e non voglio il thè, non voglio smancerie, odio i gatti neri, voglio solo il libro. Ora la spedisco in Ade e tanti saluti”

Il bollitore cominciò a sbuffare.

Maledetta Mary Sue Dulcibella.

I suoi compagni Gold lo avevano sfottuto fino all’esaurimento.

Mary Sue Dulcibella era un’autrice appassionatissima di Saint Seiya e in particolare di Death Mask, e quindi le era venuto naturale coma l’amicizia scrivere un romanzone in cui i protagonisti incontrastati erano un tizio che gli assomigliava tragicamente e la Petula della situazione.

Ma se da un lato il suo ego era cresciuto a dismisura nel vedere la sua faccia stampata su centinaia di migliaia di copie, dall’altro lato non poteva permettere che la sua carriera di sterminatore di genti venisse irrimediabilmente macchiata da quella storia insulsamente romantica dove alla fine, lo facevano diventare papino affettuoso di cinque o sei marmocchi, e sposo modello.

Non poteva permetterselo: avrebbe preferito trasferirsi seduta stante nello Yomotsu e precipitare con le sue vittime piuttosto che vedere pubblicato quel libro, e così aveva comprato tutte le copie circolanti e a sua saputa esistenti del romanzone incriminato.

L’ultima copia  era proprio dell’adorabile fanciulletta.

Ora era girata di spalle a versare due tazze fumanti di thè bollenti. Il momento esatto per scaraventarla in Ade assieme ai fuocherelli fatui. Puntò l’indice verso le chiappe sode di Susy, e pronunciò le parole fatali.

STRATI DI SPIRITO!

Ma non successe niente.

Non successe assolutamente un cavolo di niente.

Susy si voltò con un sorrisino innocente “Latte o limone nel thè?!”

“gffibirhkerfnrefjlfjk…limone grazie”

Com’era possibile che il suo colpo più potente, il colpo con cui aveva ucciso tutti coloro che avevano osato sfidare Cancer non avesse sortito alcun effetto su quella creaturetta apparentemente ingenua e innocente?  Come era possibile?

Che lei fosse la reincarnazione nascosta del diavolo in persona?

Che fosse la sua reincarnazione al femminile?

Che fosse uno Strato di Spirito in persona?

Che fossero…già in Ade??

Truci pensieri gli solcavano il bel volto tumefatto quando per poco Susy non gli rovesciò addosso tutto il thè bollente, per colpa di quell’altra pustola della sorellina che era ricomparsa con il suo Ca! Ca!

“Toglimela dai piedi!” esclamò lui esasperato mentre la ragazzina allungava le manine per essere presa in braccio.

Susy rise mentre gli porgeva dei biscottini graziosi a forma di granchietto cosparsi di caramelline colorate.

“Se fai il bravo e mangi tutti i biscottini…” e dici che sono buonissimi e sono la cuoca più brava che tu abbia mai conosciuto ti libererò dall’impiastro di mia sorella.

“Ca! Ca!”

“Su vuole solo essere presa in braccio”

“Ca! Ca!”

“Se mangio i biscotti e le faccio quattro moine…me la togli dalle scatole?”. Ormai era giunto al limite della sopportazione. Ma doveva resistere. Un attimo ancora e l’avrebbe spedita in Ade assieme a tutti quei fottutissimi dolcetti.

“Promesso”

E così fu.

I biscotti erano deliziosi, perché Susy si era esercitata da quando era piccola a fare dolci per il suo ipotetico marito e ora che il buon partito era arrivato le sembrava un sogno, la bambina invece non faceva altro che giocare con il suo diadema.

“Gli piace la tua armatura Deathy! Guarda come luccica…Però è un po’ opaca, forse dovremmo dargli una lucidata…” gli disse Susy ad un certo punto scrutando con attenzione il pettorale dell’armatura del cavaliere mentre sorseggiava il suo thè. Ottima scusa per vederlo seminudo.

Doveva valutare tutti i dettagli del suo futuro marito, anche se intravedeva solo dalle braccia muscolose un fisico perfetto e scolpito come il bronzo.

“No… Tutto, ma l’Armatura NO!”

“Ca! Ca!” Kitty continuava a deliziarsi con la gemma incastonata nel diadema.

“Tutto ma l’Armatura ! Avanti non fare il timido non puoi andare in giro con l’Armatura opaca. Tu devi essere il più splendente di tutti! A proposito mi porterai con te al Grande Tempio non è vero?!”

“Ehhhh??” Death era sempre più sconvolto dalla situazione grottesca. Doveva liberarsi da quell’impiccio e al più presto, anche.

“Mi porterai a conoscere quel fabbro ferraio del Grande Mu ? E il cornutino di Aldebaran? E lo schizofrenico di Saga? E quel gran figo (non quanto te ovviamente) di Aiolia? E il bell’addormentato di Shaka?” Susy sgranò gli occhioni “E poi è vero che Camus e Milo stanno insieme? E poi mi porterai da Aiolos? E mi mostrerai il roseto di Aphrodite? E poi Shura… Madre de Dios Shura e la sua Excalibur, me la farai vedere?!” proseguì sempre più ansiosa.

Sì per staccarti la testa… “Ma certo che lo farò…E ti farò lucidare anche l’armatura se vorrai…In cambio di una cosa però” Kitty aveva ricominciato a tirargli i capelli cercando di strapparglieli “Se non me la levi di dosso giuro che la faccio a pezzi”

“Kitty…Su fai la brava!” la richiamò blandamente Susy, sempre più ammaliata dal suo eroe.

“Tutto quello che vuoi amore mio”

“Devi darmi il romanzo di Mary Sue vattelappesca. Lo voglio” disse perentorio. E il tono non ammetteva repliche.

Punto numero cinque:  dimostragli di essere una mogliettina perfetta ma non succube.

“Il romanzo???!” esclamò spalancando gli occhioni pieni di sorpresa mentre la piccola bambina gli impiastricciava l’armatura con i dolcetti al cioccolato, spalmandoli deliziata sull’oro lucente del pettorale.

“Sì. Il romanzo!” ribadì Death contando mentalmente fino a dieci.

“Uhm…Dunque…Dunque…Tu saresti solamente venuto…Per…Il…” il labbro inferiore le tremava pericolosamente, pronta ad uno scoppio improvviso quanto irrefrenabile di pianto isterico.

“Uno, due, tre, quattro….Venti…Ottantacinque… Centodieci… Noooooo…No ascolta… Facciamo così” Death ormai era disposto a tutto pur di liberarsi di quella zavorra umana.

Non sapeva che nel frattempo, qualcuno lo stava spiando, attendendo il momento migliore per passare all’azione. “Senti Sissy…Oh come Diavolo ti chiami… Ascolta” La comprensione non faceva parte di lui ma... Qualcosa…Una strana sensazione lo faceva essere stranamente benevolo e paziente con quella creatura.

“Mi chiamo Susy. Su-sy!”

E sarò la tua Mary Sue per la Vita e pure per la Morte, sogghignò tra sé.

L’allocco aveva mangiato un bel po’ di biscottini.

E stava andando tutto secondo i suoi piani.

“Io…” Di colpo gli parve che il suo stomaco si contorcesse in una danza demoniaca, emettendo strani rumori poco rassicuranti, poi si sentì avvampare improvvisamente la faccia, nonostante lei gli avesse fatto gli impacchi di ghiaccio, e infine una strana sensazione lo colse.

Dolcezza…Tenerezza…Zuccherosità…Stucchevole, maledettissimo sentimento, pesante quanto un Saint Honorè dopo un pranzo di nozze.

“Io farò tutto quello che vorrai. Sarò…” un conato di vomito lo colse prima di risprofondare nell’oblio dell’amore. “Sarò il tuo Gary Stu”. Mai pensava, avrebbe pronunciato quelle parole.

In realtà gli sembrava un suono così dolce e melodioso.

Un tempo smancerie simili gli sarebbero risultate melodiose quanto un cadavere putrefatto nello Yomotsu, adesso invece l’idea di diventare Gary Stu non gli dispiaceva poi tanto.

“Ma-io-ti-adoro! E ti venero! E ti amo mio Cavaliere!” squittì Susy spostando con una gomitata la ragazzina dalle braccia del suo uomo.

“Farai tutto ciò che voglio. Intesi?!”

“S-sì…Tutto…Quanto…”

“E ti dimenticherai del volumone di Mary Sue Dulcibella vero?!”

“Chi…Chi E’?”

“Nessuno, cocco” gli sussurrò provocante sulle labbra, stringendogli le guance tra pollice e indice fino quasi a farlo stramazzare. “Ora saremo solamente io e te. Per sempre. Tu sarai il mio Gary Stu e finalmente ti dimenticherai di essere stato un serial killer e un collezionista di teste, intesi?!”. Stavolta era il tono di lei che non ammetteva repliche.

Poche gocce del suo filtro amoroso, stillate con noncuranza sui biscotti lo avevano fatto capitolare ancor prima del previsto. Evidentemente non doveva essere più cattivo di quanto andava dicendo in giro, visto che la sua malefica pozione lo aveva fatto diventare carino come un agnellino prima di essere macellato nel giro di pochi minuti.

Diabolica Mary Sue.

                                                                                                ***

Loro però non potevano continuare a guardare quel suicidio stomachevole senza fare nulla.

E quando videro la scena di Death costretto a fare il cavalluccio alla bambina che usava i suoi capelli come redini, mentre Susy gli lucidava l’armatura con il dentrificio decisero di intervenire.

Ne avevano viste di cose strambe al Grande Tempio.

Passi Aldebaran che si era messo con Aphrodite a coltivare violette.

Passi Shura che aveva deciso di aprire un ristorante.

Passi pure Aiolia che si era dato al punk rock.

Ma Death Gary Stu proprio no.

Era un insulto al suo essere maledetto. Al suo essere marcio dentro fin da quando era nato.

Perché la prima parolina che il pargolino aveva pronunciato con la sua boccuccia di rosa era stata Muori ad una lucertola a cui poi aveva schiacciato la testa con il piede.

Perché Death era il peggiore. Malvagio. Spietato. Non aveva mezze misure, o momenti di tenerezza.

Lui era cattivo.

Semplicemente.

E Gary Stu non è cattivo.

Gary Stu è bello, invincibile, intelligente, e tutti lo vogliono.

Death sarebbe stato il peggiore Gary Stu mai visto nello Yomotsu e dintorni. Le perculate si sprecavano alle spalle del povero Granchio, ma ora era arrivato il momento di agire.

Di colpo l’atmosfera si fece stranamente spettrale.

Irreale e tetra. Macabra quasi.

Una strana foschia avvolse di colpo il povero Death completamente rimbecillito dalle attenzioni di Susy, ormai Gary Stuizzato a livelli infimi, mentre dall’oltretomba si elevavano strani lamenti e gridolini inquietanti.

Di colpo il Cavaliere diventato cavalluccio si fermò e si alzò di scatto, mandando gambe all’aria la mocciosa e guardandosi attorno con aria circospetta. Era a torso nudo e addosso portava solamente i pantaloni da addestramento e i polsini: l’armatura era nelle mani della diabolica che se la rigirava tra le dita pregustando il sapore della conquista…

Di colpo gli si parò davanti lo spirito di un tizio con la faccia mezza sfracellata che si reggeva le budella con una mano. “Datti una svegliata, amico!” gli intimò il tipo in maniera spiccia, mentre un vento gelido e improvviso entrava di colpo nella casetta “Deathy!! Deathuccio che succ…!”

“Non potevamo lasciarti in balia di quell’arpia” esclamò un altro spiritello, piccolo e ingobbito, che aveva un’espressione furbastra sulla faccia butterata.

“Ti ha fatto il lavaggio del cervello, e noi in qualità di tuoi spiriti defunti non potevamo lasciarti qui da solo” proclamò solennemente un’altra donna emergendo dalla nebbia fumosa.

“Sei il nostro custode, Death…Sei un bastardo, sei feroce, sanguinario, sei un rinnegato, un incompreso…un tonto” L’occhiataccia di Cancer fulminò le parole dell’uomo con metà faccia “Okay non sei tonto…Ma sei pur sempre il nostro custode. Lo Sekishiki è casa tua…”

“Torna Angelì, sta casa aspietta a te!” esclamò in tono commosso un’altra delle sue vittime, un napoletano a cui Death doveva dei soldi e che aveva fatto fuori per praticità all’uscita di una bisca clandestina.

“Death, pensaci bene. Le maschere appese al tuo muro faranno la muffa senza di te. Si riempiranno di polvere e diventeranno tristi se non tornerai alla Quarta Casa.” Riprese bel visetto.

Death li fissò a bocca aperta, l’espressione completamente stupita, e sorpresa da tanto amore e tanto affetto.

Le sue vittime.

Le sue adorate, carissime, inseparabili vittime gli chiedevano di ritornare.

“Non puoi tradirci con quella biondina insignificante”

“Io…non…”

“Sì che puoi!”

Una voce melodiosa proruppe dalla nebbia.

“Shaka! Cavaliere di Virgo!”

Aveva utilizzato il Tenbu Hōrin per zittire quella sgallettata e toglierle almeno il senso del gusto per non sentire più quella voce gracchiante. Gli aveva dato pure del bell’addormentato la saputella.

“Tu sei l’essenza malefica del Santuario, Death Mask. Il Bene senza il Male non può esistere, oltretutto fra poco arriveranno al Grande Tempio cinque Bronzetti rompipal…Cinque Cavalieri dalle Sacre Vestigia di Bronzo che infesteranno indegnamente le Dodici Case” disse in tono solenne il nobile Shaka. “ E tu in quanto custode della Quarta Casa del Cancro non puoi venir meno al tuo dovere di Cavaliere d’Oro”.

“Angelì…ma…’sta signorina qui dorme mentre parla?!” gli chiese a bassa voce il napoletano fissando incuriosito Virgo che teneva costantemente gli occhi chiusi mentre proferiva.

“Zitto, scimunito ignorante!” gli rispose Death rinsavendo improvvisamente. Fu come se l’effetto malefico dei dolcetti di colpo non avesse più esito sul suo essere marcio. Non appena Death aveva visto le sue animelle svagate, chi senza budella, chi senza faccia, chi trasformato in scheletro, chi con la testa sottobraccio, che lo richiamavano al suo dovere di macabro custode, aveva capito qual era il suo posto nel mondo. E la sua natura si era risvegliata in tutta la sua brutale potenza.

Non c’era filtro di Mary Sue che teneva alla sua volontà di killer della Quarta Casa. Né pozioni, né sortilegi, né stregonerie varie.

“Quale tremendo errore stavo commettendo! Quale errore!” esclamò riacquistando in sé tutte le sue facoltà di cavaliere sanguinario.

“Io-Death Mask di Cancer ridotto a Gary Stu belante da una…Mary Sue qualunque!” tuonò richiamando a sé l’armatura scintillante di Cancer, che mossa da anima propria, si staccò dalle manine di Susy e ritornò dal suo legittimo custode dorato. Eccola la sua unica e amatissima Golden Lady.

Ed eccolo di nuovo tornato in sé mentre Susy assisteva alla distruzione di tutti i suoi sogni in un battito di ciglia (finte), a causa di quattro cadaveri puzzolenti. Blaterava qualcosa, ma poiché era stata privata temporaneamente del gusto non poteva sproloquiare insulti dalla sua boccuccia a cuoricino come avrebbe invece voluto.

E fulmineo peggio di quella gattaccia nera in calore, Death raccolse la copia del romanzo incriminato. Una risata malefica gli sfigurò la faccia (già seriamente compromessa dai graffi dell’ammasso pulcioso) in un ghigno pauroso, mentre le sue anime gli si radunavano attorno festanti per aver ritrovato finalmente il loro adorato custode. “E ora via, luridi insignificanti vermi putrefatti, lo Yomotsu Hirasaka ci attende!”

Era tornato proprio lui, non c’era niente da dire. Demoniaco e affezionato solo ai suoi cadaveri.

La sua agghiacciante risata risuonava mentre dal dito indice puntato verso l’alto uscivano cerchi concentrici di luce bianca.

Susy tentò il tutto per tutto aggrappandosi a tutta forza al gambale dell’armatura, cercando di non mollare la presa, perché lei quel Cavaliere lo voleva a tutti i costi, ma alla fine dovette arrendersi all’evidenza, perché il potere telecinetico del Granchio era molto più forte della sua tenacia di Mary Sue.

Susy rimase distrutta e annichilita dal dolore, a terra, mentre copiosi lacrimoni le solcavano il bel visino da cammeo. Il suo bel sogno d’amore, era proprio il caso di dirlo, svanito nella nebbia. Il suo bel Cavaliere aveva preferito tornare ad essere malvagio piuttosto che trascorrere una bellissima e agiatissima vita con lei. E lei sola.

Lui l’aveva lasciata.

Non sarebbe mai stata felice come Petula. E tra l’altro si era anche fregato il suo libro preferito.

Non avrebbe avuto più nessuno a cui preparare biscottini al gusto di pozione d’amore. Né un Gary Stu bellissimo e perfetto che l’avrebbe protetta dai malfattori.

Si alzò mestamente, sospirando, tirando su con il naso, sentendo di nuovo quell’orrenda sensazione di abbandono, molto simile a quando i suoi genitori erano morti.

Prese per mano Kitty che la fissava con aria interrogativa: non poteva neanche spiegarle il motivo di quella fuga improvvisa perché nessun suono le usciva dalla bocca. Dalla cucina però le parve di sentire strani rumori.

E ci ritrovò il cavaliere dai lunghi capelli biondi che si ingozzava bellamente con i biscottini d’amore a forma di granchio.

Lui la fissò.

Lei lo fissò. Allora…Forse…Allora non tutto era perduto, sogghignò tra sé, pregustando il dolce sapore dei biscott…della rivincita.  

Forse aveva ancora qualche speranza di accaparrarsi un cavalieruccio d'Oro.  Tuttosommato  poteva andarle peggio con quello zotico e rude di Cancer. Virgo sembrava molto più educato e raffinato, sebbene non avesse ancora capito come faceva a camminare tenendo continuamente gli occhi chiusi. Non rischiava di andare a sbattere da qualche parte?! Ma solo il tempo avrebbe risposto alle sue domande... Perchè di tempo, ora, lei e il suo bel damerino ne avrebbero avuto quanto ne volevano, pensò accomodandosi accanto all'Illuminato e fissandolo con espressione adorante.

“Ottima…Cuoca…” mormorò Shaka a bocca piena come colto da improvviso e letale rimbambimento, sentendo già il tiepido soffio dell’amour pervadergli il cuore e l’animo impassibile da Buddha.

 

 

                                              

 

                                Fine… o forse no? O.o

 

 

   
 
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