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Autore: Natalja_Aljona    16/12/2009    3 recensioni
Piccola fanfic che ho scritto in un ritaglio di tempo libero dopo i compiti di matematica...il tema è piuttosto triste...lo scioglimento dei Beatles.
I loro pensieri, le loro emozioni, le loro decisioni.
La loro fine.
DAL PRIMO CAPITOLO: Risi dei miei stessi pensieri.
Mi sentivo un perfetto idiota.
-Lascia perdere, George. Lascia perdere, George-
Scoppiai di nuovo a ridere, nonostante ridere fosse l'ultima cosa che avevo voglia di fare, in quel momento.
E perché non “Sei un incapace, George?”?
Avrebbero fatto prima.
Si sarebbero risparmiati tanti convenevoli, tante false promesse, avrei sperato di meno.
Ci avrei creduto di meno.
Mi sarei scordato di essere George Harrison, una personalità a parte, un anima a sé, il chitarrista dei Beatles.
Un uomo che poteva ridere, piangere, essere triste o felice, o semplicemente essere George.
Essere me stesso.
Risi di me stesso.
Speranze vane.
Speranze in fumo.
Non ero che un ripiego, una riserva, l'amico di scorta di Paul, che ormai era diventato l'amichetto del cuore di John.
Eh già.
Non ero abbastanza, per lui.
Non ero alla sua altezza.
E lui voleva essere il limite, l'irraggiungibile, voleva puntare in alto.
E io?
Io, semplicemente, non puntavo.
Genere: Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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All thing must pass

1)You won't see me(George)


[But I can't get through,

my hands are tied.

I won't want to stay,

I don't have much to say.

But I can turn away

and you won't see me]


-Ci vediamo in giro!- gridai, fuori di me dalla rabbia.

-George!-

Non risposi.

Non avevo voglia di rispondere.

Non ne avevo motivo.

Mi affrettai a lasciare la stanza, senza voltarmi indietro.

No, non mi sarei più voltato.

Non avrei più commesso lo stesso errore.

Non sarei più caduto nello stesso tranello.

-George!- gridò una voce alle mie spalle.

Era Paul.

Affrettai il passo, pregando di sparire, di dissolvermi nell'aria prima che Paul mi raggiungesse.

Ma non mi avrebbe raggiunto.

Stavolta no.

Non mi avrebbe fermato.

Nessuno mi avrebbe fermato.

Avevano esagerato.

-Non possiamo fare come dici tu, George, capisci? Quella frase non va bene, quell'accordo è da cambiare e questa canzone...no, devi rifare queste due strofe-

-No, George, non va bene neanche adesso-

-Lascia perdere, George. Ce ne occupiamo io e Paul-

Quelle frasi mi rimbombavano nella testa come echi lontani, gli stessi echi da cui io stavo fuggendo.

Non ne potevo più.

-No, George. Non va bene. Lascia perdere, George. Lo faremo io e Paul. Ce ne occuperemo io e Paul. Sistemeremo tutto io e Paul-

-Ha ragione John, George. Sistemeremo tutto io e John-

-Adesso basta!-

Sbottai, girandomi verso Paul, che ormai mi aveva quasi raggiunto.

-Torna da John! Torna dal tuo vero amico!-

A quella frase Paul mi lanciò un'ultima occhiata stizzita, dopodichè fece dietro e front.

Chiusi gli occhi.

Aspettai.

Contai fino a cento.

Li riaprii.

Se n'era andato.

Finalmente.

Raggiunsi la macchina, vi entrai sbattendo la portiera, che si chiuse con uno schianto assordante e me ne andai.

Non sapevo a che velocità stavo andando, non lo volevo neanche sapere.

Avevo superato il limite. Poco ma sicuro.

Tra poco mi avrebbero arrestato, ritirato la patente o forse, nel migliore dei casi, mi sarei schiantato contro un albero e addio.

Ciao ciao, George.

Riposa in Pace.

Risi dei miei stessi pensieri.

Mi sentivo un perfetto idiota.

-Lascia perdere, George. Lascia perdere, George-

Scoppiai di nuovo a ridere, nonostante ridere fosse l'ultima cosa che avevo voglia di fare, in quel momento.

E perchè non “Sei un incapace, George?”.

Avrebbero fatto prima.

Si sarebbero risparmiati tanti convenevoli, tante false promesse, avrei sperato di meno.

Ci avrei creduto di meno.

Mi sarei scordato di essere George Harrison, una personalità a parte, un anima a se, il chitarrista dei Beatles.

Un uomo che poteva ridere, piangere, essere triste o felice, o semplicemente essere George.

Essere me stesso.

Risi di me stesso.

Speranze vane.

Speranze in fumo.

Non ero che un ripiego, una riserva, l'amico di scorta di Paul, che ormai era diventato l'amichetto del cuore di John.

Eh, già.

Non ero abbastanza, per lui.

Non ero alla sua altezza.

E lui voleva essere il limite, l'irraggiungibile, voleva puntare in alto.

E io?

Io, semplicemente, non puntavo.


Angolo autrice: Ciao a tutti! Eccomi tornata, per vostra sfortuna, con una nuova fic...

Lo so, ne sto scrivendo centinaia, il punto è che non riesco proprio a farne a meno.
Con tutte le idee che mi frullano per la testa in questo periodo...

Allora, questa nuova fic parlerà dello scioglimento dei Beatles, dei sentimenti dei vari componenti, dei loro pensieri e delle loro decisioni.

Ho voluto cominciare da George, prendendo spunto da un fatto realmente accaduto e una frase che ha davvero pronunciato.

-Ci vediamo in giro-

Per questo ho raccolto informazioni sui libri...

Da lì ho immaginato i sentimenti, la rabbia di George dopo aver litigato con George.

Il suo sentirsi schiacciato da Paul e George, di sentire schiacciato il suo impulso creativo.

Il suo rammarico nei confronti di Paul, la sua rabbia nei confronti di John.

Spero di aver reso l'idea...

Scusatemi se scrivo quasi una fic ogni giorno...ma le idee non le posso fermare, purtroppo...il bello è che poi quest'idea mi è venuta mentre stavo facendo i compiti di matematica...boh!

Comunque spero che vi piaccia...

A presto

Martina






  
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