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Autore: eleanor89    16/12/2009    12 recensioni
«E James? Stanno tutti bene?» lo ignora Remus, la cui voce è sempre più fioca.
«Alla grande! Giuro! Ti serve una mano? C'è davvero molto sangue, Moony.» gli fa notare Sirius, con le gambe che tremano visibilmente.
«Mi serve sapere che è successo, credo.» risponde lui [...]
Uno scherzo davvero di cattivo gusto a Severus e un Malandrino disperso: fanfiction scritta per la Criticombola.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Remus Lupin, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
- Questa storia fa parte della serie '70's students.'
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Versione dal punto di vista di James e Remus qui: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=552671"

Fanfiction scritta per la Criticombola, prompt 68: “Pensavo non saresti mai tornato." "Non sei mai stato bravo con le valutazioni di questo tipo."

Importante: i soprannomi dei Malandrini per me sono validi soltanto in lingua originale e così li ho lasciati, tenendo per correttezza anche i nomi di persona e di case, perciò prima di proseguire ecco un mini-dizionario:

Moony = Lunastorta
Padfoot = Felpato
Prongs = Ramoso
Wormtail = Codaliscia
Snape = Piton
Snivellus = Mocciosus
McGonagall = McGrannit
Dumbledore = Silente
Pettigrew = Minus
Longbottom = Paciock

Gryffindor = Grifondoro
Slytherin = Serpeverde


è ambientata al quinto anno, quindi secondo il sommo Lexicon i Malandrini hanno completato il loro cammino per diventare Animagus da poco.








Il giorno peggiore.





«Penso di aver fatto una cazzata, Prongs.»

James scoppia a ridere sentendo le parole dell'amico, dette con quel tono colpevole che proprio non gli si addice. «Sì, ora muoviti, Moony ci aspetta alla Stamberga. Wormtail, che roba è?» domanda al terzo Malandrino.
«Prongs...» lo chiama Sirius, aggrottando la fronte.
«Un panino, nel caso domani non riusciamo a scendere a colazione.» risponde Peter, facendo saettare lo sguardo nervoso su Sirius, che se ne sta ancora stranamente immobile al centro della stanza.
«Prongs, James,» tenta ancora il ribelle della casata dei Black, con la voce che sta velocemente virando sul supplichevole, «Forse ho veramente fatto una cazzata.» ripete, sottolineando con urgenza quel “veramente” e alzando gli occhi al cielo con esasperazione.
Stavolta James lo guarda orripilato: «Hai detto “James”? E cos'è quella voce così poco da Sirius e tanto da Padfoot Bastonato? Che cos'hai fatto? Oh Godric, hai ammazzato Snivellus. Senza di me.» si risponde da solo atono, portandosi una mano al cuore, «Finirai ad Azkaban e non potremo più, mai più-Oh, Santo Boccino, non posso credere che tu lo abbia fatto. E com'è stato? Te le sei lavate bene le mani dopo?» si informa poi, con un sorrisetto che vorrebbe essere malefico e lo sguardo affascinato.
Peter ridacchia, incartando accuratamente il panino.
Qualcosa nell'espressione di Sirius li fa gelare entrambi.
«Tu non hai ammazzato davvero qualcuno, no?» lo incoraggia Peter con voce resa stridula dall'agitazione.
Sirius sgrana gli occhi grigi e guarda con disperazione James, cercando le parole e apparendo, per la prima volta da che lo conoscono, pentito di qualcosa. L'altro sistema con aria sofferta gli occhiali sul naso, si schiarisce la gola facendo un passo avanti, e quando parla di nuovo lo fa con voce grave.
«Sarebbe carino se tu ora negassi. Giusto, ecco, per evitarci l'infarto.»
«Credo di aver detto a quel pezzente di Snivellus come arrivare da Remus.» dice tutto d'un fiato Black.
«Cosa?» inorridisce Peter.
«Cosa? Che cos'hai detto?» gli si scaglia contro James.
Così cominciano le peggiori ventiquattro ore dei Malandrini ad Hogwarts.

«... uno schifoso lupo mannaro!» termina Severus, agitandosi sulla sedia. Sirius gli rivolge un'occhiata di puro odio, mentre James quasi scatta in piedi, fermato soltanto dal peso di Peter che si è incollato a lui per evitargli una rissa in mezzo alla presidenza.
«Signori Black, Potter e Pettigrew, vorreste lasciarci soli?» propone, apparendo affabile, Dumbledore, ma a Sirius non sfugge la lunga occhiata che gli rivolge e la piega contrariata tra le folte sopracciglia grigie. «E signor Black, la manderò a chiamare dalla professoressa McGonagall più tardi.»
«Po-possiamo davvero andare così?» balbetta Peter, guadagnandosi un'occhiataccia da Severus.
«Lei non è colpevole di nulla, signor Pettigrew. Anzi, ha permesso alla sua casa di guadagnare dieci punti, correndo ad avvisare in tempo la professoressa McGonagall e permettendomi di raggiungere i suoi amici prima che fosse tardi. Per quanto la riguarda, signor Potter, trovo che il suo sia stato un atto molto coraggioso: ha salvato la vita a un compagno, perciò Gryffindor guadagna altri trenta punti.» a quelle parole Severus sbianca, sussurrando un insulto tra sé e sé, mentre James non riesce a sentirsi fiero, anzi. «Tuttavia la prossima volta invece che scappare da solo fuori dalla scuola, dovrà rivolgersi a qualcuno più... adatto a risolvere il problema, come un insegnante o me, perciò dieci punti le verranno sottratti. Signor Black, cinquanta punti in meno a Gryffindor. Più tardi discuteremo meglio i dettagli della sua personale punizione.»
«Non verrà espulso immagino.» non riesce a trattenersi dal commentare Severus. «Ha cercato di uccidermi, e...»
«TU-Tu, scusi preside, tu hai cercato di... Io non volevo ucciderti. Tu ti sei impicciato, tu. Tu volevi ucciderti.» sibila Sirius. James prova il nuovo e incredibilmente forte bisogno di sbattere la testa al muro al suo migliore amico, per farlo rinsavire. O perlomeno per sfogarsi.
«E non riconosce neppure la sua colpevolezza.» continua imperterrito lo Slytherin.
«Di questo ne discuterò col signor Black, ma se mi permette, signor Snape, preferirei decidere io le punizione per i miei studenti.» afferma Dumbledore, in tono gentile. Il ragazzo arrossisce comunque, ammutolendo, mentre i tre Malandrini salutano cupamente il preside e barcollano fuori, distrutti dalle troppe emozioni e le corse in una notte sola.
«Dobbiamo aspettare che faccia mattina e andare a prendere Remus.» ricorda loro Peter, incrociando le braccia al petto per nascondere le mani tremanti.
James, stravolto, con gli occhiali rotti sul naso, un graffio sulla guancia e i capelli più scompigliati del solito, mostra invece apertamente di essere fuori di sé, a cominciare dallo spintone che dà a Sirius.
«Tu, brutto coglione!» gracchia con voce spezzata. «Potevi ucciderlo! Peggio ancora, stavi per farlo uccidere a Moony! L'ha visto trasformarsi! Ora quel bastardo di Snivellus sa tutto e Moony ha rischiato di diventare un assassino e lo sai che Moony si sente in colpa anche quando respira e sei un coglione!» esclama senza tirar fiato. Sirius incassa senza dir nulla, spaventato dal rossore sul viso dell'amico e soprattutto dai suoi occhi lucidi. «Come hai potuto? Cosa stavi... A cosa stavi pensando, Sirius?» c'è una nota disperata nella voce di James, che gli chiede un motivo serio, che lui non ha.
Sirius abbassa lo sguardo, colpevole.
«Moony sa che Snape l'ha visto?» lo distrae Peter, ancora sconvolto dalla tirata di James, il primo rimprovero fatto al Malandrino di sangue blu nella storia di Hogwarts, esclusi i sermoni di Remus.
«Sì, aveva appena cominciato a trasformarsi e si sono guardati bene in faccia,» comincia a raccontare James cupo facendoli sobbalzare, e passa nervosamente una mano tra i capelli, «Quel bastardo ha capito subito che è un licantropo, di sicuro lo sospettava già. Comunque avevo la scopa con me, l'ho Appellata appena uscito..» aggiunge, avendo notato il sussulto di entrambi al pensiero di loro due inermi contro un lupo mannaro trasformato, «Sono scappato via a tutta velocità da una finestra della Stamberga, afferrando Snivellus a mani nude, e invece avrei dovuto buttarlo giù dalla scopa alla prima occasione libera e tornare da Remus come cervo, merda.» si lamenta, indignato per le parole rivoltanti che quel maledetto ingrato ha rivolto al povero Moony, innocente: Sembra sia convinto che fosse tutto un complotto dei Malandrini, un assassinio premeditato, quella serpe maledetta.
«Sarà di nuovo pieno di cicatrici, come tutti gli anni prima di questo.» accenna Peter, mentre Sirius tace e a quelle parole chiude gli occhi.
«Mi dispiace.» sussurra alla fine.
«Tienitelo per Remus, magari lui ti crederà. Anche se spero ti prenda a calci in culo anche da parte mia.» ribatte schiettamente James.
«Eddai...» cerca di calmarlo inutilmente Peter.
«No, “eddai niente. Deve capire che è stato un irresponsabile.» sbotta lui, incamminandosi verso il dormitorio.
Se è arrivato a dirmelo Prongs, sono alla frutta, pensa Sirius, sconfitto e comunque indispettito.
Poi gli tornano in mente gli occhi ambrati e severi di Remus, e la depressione lo avvolge. Tra qualche ora sarà mattina e lui tornerà, e sa già che non riuscirà a dormire, quindi tanto vale prepararsi un discorso con cui affrontarlo.
Nessuno nota Lily Evans, nascosta dietro un gargoyle, che sapendoli tutti dal preside è andata ad aspettarli per avere notizie dell'amico, e che ha ascoltato tutto, con una mano sulle labbra e gli occhi spalancati. Mentre i Malandrini si allontanano esce allo scoperto, liscia nervosamente la gonna, incrocia le braccia e aspetta che Severus esca per ascoltare la sua versione. Poi però non regge, e fugge via.
Ha già deciso di mantenere il segreto.

Quella mattina Remus non torna. Mezz'ora dopo l'alba, appostati davanti all'infermeria, pensano che sia troppo distrutto per camminare da solo, e così Peter e James, soltanto loro perché Sirius non se la sente di affrontarlo e non è poi il benvenuto, vanno in avanscoperta. Quando tornano sono talmente basiti che il ragazzo non riesce a trattenersi dal rivolgersi a loro, pur sapendo che potrebbero assalirlo.
«Non c'era?» domanda, e ha la spiacevole sensazione che il suo cuore stia precipitando in zona stomaco.
«Non è alla Stamberga... né nel passaggio o nei dintorni!» risponde allarmato Peter.
«E se tu sei qui immagino che Madama Pomfrey non l'abbia visto. Si aspetterà che lo accompagniamo noi come al solito.» rimugina James, cercando di capire dove possa essersi nascosto.
«Forse... è andato nella Foresta Proibita?» azzarda Sirius, già impensierito. Ci manca giusto che si sia ferito gravemente e può anche gettarsi giù dalla torre, tanto non potrà mai più guardarsi allo specchio.
«Prima di tutto controlliamo per i corridoi, nel caso sia crollato da qualche parte a scuola.» propone James serio, e gli altri non l'hanno mai visto così concentrato e sicuro: riesce a restare calmo in modo spaventoso, per essere lui.
Forse è quella la prima volta in cui Sirius si accorge che lui e James sono totalmente diversi. Se la situazione fosse capovolta lui avrebbe probabilmente preso a pugni l'amico per aver combinato quel casino, non limitandosi certo a insulti poco crudeli come i suoi. Lasciando invece tutto così com'è, se non fosse per tutta la sicurezza di James che lo blocca sarebbe già nel panico.
«Ci servirebbe una mappa... Ehi, comunque potrebbe essere passato da fuori, dovremmo controllare» dice piano Sirius, che vorrebbe uscire a cercarlo, ma nessuno gli risponde.
Frank si sveglia, ormai la solita pozione sonnifera di Peter ha finito il suo effetto, e si strofina le mani sugli occhi.
«Che avete da far baccano a quest'ora del mattino?» si lamenta con tono di rimprovero.
«E se Remus non tornasse?»
Il silenzio esplode assordante, investendo i Malandrini uno dopo l'altro. È Peter ad aver parlato, dopo averci pensato seriamente sopra. James spalanca la bocca, mentre lo guarda con aria tradita e sta già sicuramente immaginando scenari orribili e mortali.
«Voglio dire,» riprende, cercando di non guardare in faccia nessuno, «E se decidesse di non voler tornare più, dopo quello che è successo? Hai detto che ha visto Snape, prima... del fattaccio.» conclude, ricordandosi all'ultima che anche Frank li sta ascoltando, a bocca aperta oltretutto.
«No.» geme Sirius, «No, vero, Prongs?»
«E io che diavolo ne so!» sbotta James, che è ancora furioso con lui.
«Che avete fatto, avete ammazzato Snape?» si intromette Frank, stupefatto.
Sirius trasalisce e lo guarda come se lo vedesse per la prima volta.
«No.» risponde secco il rampollo dei Potter, per poi dare prova ancora una volta della sua inaspettata calma nei momenti di disastro: «Scusa, Frank, ma il preside ci ha fatto promettere di non dire nulla. Snape, purtroppo, è vivo e vegeto,»
«L'ha salvato lui!» lo interrompe Peter, indicandolo. Frank lo guarda con occhi spalancati.
«E ora dobbiamo andare a recuperare Remus da qualche parte.» termina James, afferrando la scopa e spalancando la finestra, deciso a fare un giro del giardino. In un impeto di pietà si volta verso quello che è e resterà sempre il suo migliore amico, e dice: «Sirius, sta bene. È Moony, cazzo.» con ferrea certezza.
Trascorrono degli interminabili secondi di silenzio, poi James parla ancora.
«E hai ragione sulla mappa, son cinque anni che giriamo per la scuola affidandoci alla memoria.» concorda, per ammorbidirlo ulteriormente.
«Ci penseremo. Io lo cerco a Hogsmeade.» si propone Sirius. L'altro lo guarda, sciogliendo appena l'espressione tesa, per annuire senza troppo astio.

Diventare Padfoot per una volta non gli permette di cancellare l'ansia, ma rende soltanto i suoi sensi più acuti, mentre annusa in giro cercando l'odore di Remus. La pozione polisucco rubata agli Slytherin è una manna dal cielo, perché se qualche professore avrà urgenza di vederlo, Frank prenderà il suo aspetto e lo coprirà.
Caro ragazzo, quel Frank, che aiuta anche quando noi non rispondiamo alle sue domande.
Moony, dove sei?
Non riesce a pensare ad altro, è terrorizzato, si sente colpevole, una miscela mai provata prima che lo stordisce persino sotto forma canina. Lui e James hanno preso il passaggio del terzo piano che porta fuori, l'amico l'ha accompagnato per nasconderlo sotto il mantello dell'invisibilità e poi è tornato indietro, e lui prendendo subito l'aspetto di Padfoot ha percorso la strada per la Stamberga Strillante, scoprendo con orrore l'odore fortissimo del sangue di Remus. Si è ferito, come sempre quando loro non ci sono, e non è lì.
Moony!
Si rende conto di stare ululando soltanto quando seguendo la sua scia torna nei pressi dei Tre Manici di Scopa, il locale più vicino alla scuola, e le persone si voltano spaventate. Smette, e si rende conto che Remus dopo l'alba ha fatto la strada normale invece che passare dalla scorciatoia sotto il Platano, per chissà quale assurdo motivo.
E se sta andando via davvero? E se se n'è già andato?
Il pensiero gli strappa un latrato di dolore, prima di svoltare a sinistra e andare verso la Foresta Proibita. Alla fine, come temeva, l'odore di Remus lo porta lì.
Dopo aver superato i primi alberi torna umano, ansimante per la gran corsa avanti e indietro per la via principale, oltre che per la fatica della trasformazione. Rabbrividisce, è metà gennaio e si gela già, e poi nota una striscia di sangue contro un tronco e smette di pensare del tutto. Qualcosa si spegne nella sua testa, mentre si chiede se il lupo non fosse fin troppo infastidito dall'assenza dei tre animali a cui si era abituato, magari abbastanza da ferirsi mortalmente da solo.
Scaccia via il pensiero, è impossibile.
Poi sente gemere.
«Remus?» grida, con voce così acuta da vergognarsene.
Con qualche esitazione, lo sente rispondere al richiamo: «Sirius, sei tu?»
Quasi piange di gioia, Sirius, mentre gli corre incontro. È tanto felice che il crollo sembra ancora peggiore, quando nota la pozza di sangue su cui versa l'amico, inginocchiato col viso rivolto verso il basso nascosto da una mano, e la testa poggiata contro un tronco.
«Ferito... gravemente?» guaisce, guardandolo con orrore.
«Non è niente... Come sta Severus?» domanda l'altro, in tono spaventato.
«Sniv... Quello sta bene.» si corregge, colpevole, Sirius. «Ti sei ferito alle gambe?»
«E James? Stanno tutti bene?» lo ignora Remus, la cui voce è sempre più fioca.
«Alla grande! Giuro! Ti serve una mano? C'è davvero molto sangue, Moony.» gli fa notare Sirius, con le gambe che tremano visibilmente.
«Mi serve sapere che è successo, credo.» risponde lui, tenendo sempre la testa bassa ma orientandola verso la zona in cui si trova Sirius. Quest'ultimo lo prende come un cenno benevolo, e spiega tutto d'un fiato cos'ha combinato.
«-...E comunque io stavo scherzando, non pensavo che andasse a ficcare il naso davvero nelle nostre cose, io pensavo che... io non pensavo.» conclude, vergognandosi come non mai.
«Me ne sono accorto.» constata Remus, freddo.
«Non te ne andare!» lo prega di getto Sirius. Può vederlo chiaramente irrigidirsi, a quelle parole.
«Andarmene?» ripete piano il Licantropo.
«E' tardi, non c'eri da nessuna parte...» spiega titubante lui.
«E quindi...» lo invita a continuare.
«Non è ovvio?» s'infiamma subito Sirius, «Pensavamo avresti lasciato la scuola senza farmi neppure spiegare, senza sapere cos'era accaduto..»
«Sarebbe stata una degna punizione, anche se devo ammettere di non averci pensato, troppo preso dal ricordare la strada...» gli fa presente Remus, con la voce che sa di risata, ma che poi torna subito fredda: «Non che sia una cattiva idea, questa notte ho rischiato-»
«Io ho rischiato!» strilla lui, interrompendolo, «Io l'ho mandato da te e giuro che non lo farò mai più! Non farò mai più niente senza chiedertelo prima!»
«Immagino...» mormora Remus.
«Lo prometto! Mi dispiace così tanto, Moony! Non volevo tradire il nostro segreto!»
C'è qualcosa di così caloroso in quel “nostro”, detto al posto di un più corretto “tuo”, che Remus si sente spinto a sorridere, senza farsi vedere dato che la sua faccia è ancora nascosta. Sorridere però fa fisicamente male, gli ricorda perché si trova ancora a capo chino, e il ragazzo si rende subito conto che deve essere sincero, anche se potrebbe essere un brutto colpo per l'altro, perché a scuola così non può tornare senza farsi dare una mano da Sirius. Da una parte è bene che l'abbia trovato proprio lui, Peter sverrebbe davanti a tutto quel sangue e James si sbatterebbe la testa da qualche parte come un elfo domestico, in segno di pentimento. Dall'altra però Sirius è imprevedibile e lo preoccupa più di James, e comunque Remus sente che la punizione esemplare sarà proprio essere onesto con quell'irresponsabile e lasciarlo a macerare nei sensi di colpa, ma proprio per questo sarà lui stesso a sentirsi in colpa, dopo.
«Che casino...» si lamenta, spossato dai suoi stessi pensieri contorti. Non vuole che Sirius si senta colpevole per i danni fatti dal ste stesso versione lupo, vuole solo andare al castello, e vuole anche che non succeda più nulla di simile e che le prossime lune piene le passino assieme.
«Come?» sfiata Sirius, lasciandosi cadere seduto sulla neve, con vaga speranza.
«Io posso perdonarti, sì.» concorda piano Remus, e lui si illumina, «Ma tu devi promettermi un'altra cosa in cambio.»
«Prometto tutto!» esclama Sirius, già liberatosi di un peso. È stato molto più facile del previsto scusarsi, forse è stato quell'idiota di Prongs a gonfiare il problema, si dice, soddisfatto.
Remus sospira, chiudendo gli occhi.
«Devi promettermi che non darai di matto quando ci guarderemo negli occhi.»
Segue un inquietante silenzio, prima che il Purosangue sussurri un: «Perché dovrei dare di matto?»
«Hai detto che avresti promesso tutto.» gli rammenta, già scoraggiato, Remus.
«La tua faccia.» comprende, e parla come un isterico, «Remus, cos'ha la tua faccia?»
«Stai già dando di matto.» nota l'altro, rassegnato.
«Remus, guardami.» ordina Sirius, sempre con voce stridula.
«Devi promettere.» ripete lui, ostinatamente a capo chino, stringendo i pugni. Si sta arrendendo, sta cedendo perché non vuole perdere le forze lì e lasciare Sirius in balia delle sue emozioni da solo, e ne è consapevole.
«Remus, cazzo, guardami!»
Remus solleva il viso, tenendoci davanti la mano aperta. È ugualmente visibile il rivolo di sangue che cola fino al mento per poi gocciolare a terra, e la fronte arrossata. Sirius geme.
«La mano...» dice, indicandola perché la sposti.
Quando l'amico toglie finalmente la mano da davanti al viso, tentato dal bisogno di ridere istericamente, alzando le spalle come se non fosse nulla, è troppo stanco per continuare ad essere arrabbiato con Sirius e troppo curioso per cominciare a parlare per primo. Non ha veramente idea di in quali condizioni sia il suo viso, sa solo che fa male da morire e che sanguina altrettanto. Non immagina le tre lunghe ferite che lo deturpano, una obliqua che passa da un lato all'altro del viso, una sulla fronte e una sul mento, segni di un'artigliata mal data, né immagina che il viso è pallidissimo per via del dissanguamento in atto, e ciò fa risaltare i bordi slabbrati intorno alle lacerazioni, quasi viola per il freddo, e il sangue scuro raggrumato giù per le guance e tra il naso e le labbra e poi più giù, a colare sul mento come se lo avesse sputato. Si è salvato un occhio per miracolo, ha tagliato giusto il sopracciglio, con la ferita più in alto.
Remus tutto questo non può ancora immaginarlo, perciò rimane di stucco, e adesso sì che la rabbia va via del tutto e non solo per la debolezza che lo opprime, quando Sirius scoppia letteralmente a piangere in silenzio. Ha a malapena fatto in tempo a notare i suoi occhi grigi farsi lucidi, e poi le lacrime hanno cominciato a cadere, mentre la sua espressione costernata faceva posto ad una infinitamente triste e colpevole, e ora ha fatto sparire il labbro inferiore sotto i denti, e chiude gli occhi sconfitto, strizzandoli per impedirsi di lacrimare ancora.
«Oh, così male?» si sente chiedere con voce quasi in falsetto Remus, a dir poco sconvolto da una simile reazione da parte sua.
«Cos'ho fatto...» rantola Sirius, riaprendo poi gli occhi e tenendoli puntati altrove. «Voglio morire. Le prenderei io al posto tuo. Cazzo, cazzo, cazzo, come ho potuto... James aveva ragione a odiarmi.»
«A cosa?» ripete sgomento Remus, che per un istante dimentica il resto. «Ma di che parli?»
«Non ti deve interessare di me!» salta su Sirius, prendendolo alla sprovvista. Prima che possa ribattere offeso, continua: «Devi pensare a stare meglio tu. Ora andiamo da Poppy e sistemiamo la tua faccia, sparirà tutto. Poi potrete odiarmi assieme e 'fanculo.» decide, strofinandosi gli occhi con un braccio, così violento che il licantropo teme per la sua vista.
«Cos'ha la mia faccia, più o meno?» azzarda a chiedere, cercando di non badare alle pretese autolesionistiche tutte nuove dell'altro o alla sua voce roca.
«Niente.» bofonchia Sirius, ormai poco credibile. Si era scordato che Remus non aveva specchi alla Stamberga e se ne pente amaramente.
«Stai piangendo.» gli fa presente scettico, con voce leggermente soffocata sul finale perché è ridicolo, spaventoso e anche un po' tenero che lo stia facendo per lui, «Non sei nella posizione di mentire.»
«Non sto più piangendo.» puntualizza Sirius, arrossendo leggermente, «Dai, ti tiro su. Ti prendo in spalla, vuoi? Ne hai perso di sangue...»
«Va bene.» acconsente docile, perché è vero che è a pezzi, e perché se non gli dà qualcosa da fare probabilmente sarà lui a collassare e Remus se lo dovrà portare in spalla e quanto fa male la sua povera faccia, si è strappato via il naso o cosa?
Quando sono sulla via del castello, Sirius riprende a cercare di lenire i propri sensi di colpa.
«Moony, dov'è il tuo odio? Perché non mi stai ancora massacrando?»
«E perché sembra che tu voglia a tutti i costi una punizione? E il preside, a proposito di punizioni, che ha detto?»
Il ragazzo gli racconta l'ultima parte della nottata, con la sosta da Dumbledore e la discussione tra lui e James.
«Povero Severus...» sospira alla fine Remus, «E ti sto sporcando di sangue, qui dietro.»
«Merito di diventare un ricettacolo di sangue.» lo tranquillizza Sirius, servile, «Puoi anche vomitarmi in testa.»
«Grazie.» dice il prefetto, sarcastico.
«Sul serio, come fai ad essere così calmo?»
«Credo di avere un litro di sangue in corpo, in tutto.» spiega lui, e Sirius tace. Remus sospira ancora. «Dopo ti farò una scenata, d'accordo?» concede, magnanimo.
«Ti prego, sì.» supplica Sirius, che vorrebbe piangere ancora, ma è bloccato dall'orgoglio che si è definitivamente svegliato e gli impedisce di esprimersi come vorrebbe. L'ha colto di sorpresa prima, ma difficilmente potrà sfogarsi ancora, se non rabbiosamente contro terzi incautamente finiti sulla sua strada.
Remus si schiarisce la gola, inghiottendo il sapore ferroso che non vuole lasciare la sua bocca e preparandosi a uno dei discorsi più difficili e sentiti della sua breve vita: «Senti, Sirius. Io sono un lupo mannaro, è naturale che mi ferisca se non voglio uccidere nessuno. Molto più che io corra in compagnia di tre Animagi, di sicuro. Era anche scontato che qualcuno mi scoprisse prima o poi... Il preside si è assicurato che la voce non si sparga in giro, quindi quello non è un problema, ma non ritengo che sia colpa tua se Severus ha rischiato di morire. Tu gli hai mostrato la via, è vero, ma non ci sarebbe stato nulla da mostrare se io fossi stato una persona normale. Purtroppo sono quel che sono, ed essere un Malandrino o passare le notti di luna piena con voi non lo cancella. Quindi posso solo essere felice che nessuno sia morto o infettato, né espulso se è per questo, e basta. Non posso avercela con te se sono un mostro assassino, né con Severus perché mi odia per questo, anzi, lo capisco. Certo, ovviamente ti pregherei di non farlo mai più. Ho avuto una paura terribile quando l'ho scorto alla Stamberga prima di trasformarmi.»
Sirius si è fermato in mezzo alla strada, e lo fa scendere con una delicatezza non da lui. Remus può notare che adesso i suoi occhi sono di nuovo lucidi, prima che il Purosangue gli metta le mani sulle spalle.
«Adesso mi baci?» scherza, a fatica, provato dal lungo discorso.
Un'ombra di sorriso passa sulle labbra di Sirius, ma gli occhi restano seri e ancorati ai suoi.
«Odio sentirti parlare come se fosse giusto trattarti da mostro. Tu non sei un mostro.» dichiara con fervore, stringendo la presa: «Tu sei il mio secondo migliore amico, l'altro mio fratello, un Malandrino, un prefetto rompipalle, uno studente modello, un figlio modello, un fratello modello. Non un mostro, stupido cretino. Il mostro è quello che ti tratta come tale. E io sono stato un coglione superficiale, lascia che mi prenda le mie responsabilità.» fa una smorfia di disapprovazione, prima di aggiungere: «Per questa volta almeno.»
Remus inarca un sopracciglio: «Un “prefetto rompipalle”? “Stupido cretino”?»
Sirius ride, di quella risata simile a un latrato, e poi si asciuga di nuovo gli occhi. «Se non fossi già un Potter...» mormora, con gli occhi grigi che brillano come ogniqualvolta gli confida qualcosa di importante, «vorrei essere un Lupin. Sarei potuto benissimo scappare da te quest'estate, perché mi fido ciecamente.»
«E a casa mia avresti messo i maglioni sformati fatti da mia madre e letto libri enormi? Ti saresti Lupinizzato?» lo stuzzica Remus con un sorriso, ingoiando il groppo che gli è salito per la gola, ben diverso da quello di prima.
«Adoro questa nuova parola. Lupinizzato. E soprattutto i maglioni sformati.» afferma, solenne dall'inizio alla fine, «Magari uno grigio che si intoni coi miei bellissimi occhi.»
«Per l'amor del cielo... Amerai mai qualcuno più di te stesso?»
«Tu non sai apprezzare la vera bellezza.» finge di rimproverarlo Sirius, con una irresistibile imitazione dell'aria insoddisfatta della McGonagall, espressione di chi ha appena morso un limone compresa.
«Intanto però sei tu quello che non potrebbe vivere senza di me. Tu. Senza di me.» ribatte Remus con superiorità. «Ora ho le prove di ciò che ho sempre teorizzato.»
Sirius si quieta e abbassa lo sguardo, allarmandolo.
«Che?»
«Wormtail ha detto che potevi essertene andato.» gli ricorda, voltandosi e chinandosi per sollevarlo di nuovo.
«Me l'hai detto, e James se la stava prendendo perché non abbiamo una mappa.» replica Remus, senza capire perché si sia fatto così serio ora.
«Sarebbe stata la fine dei Malandrini, quella.» commenta Sirius, con tono indecifrabile.
«Figuriamoci... Mi avreste raggiunto a casa e fatto ritornare a calci. Rovinando i miei bellissimo maglioni sformati.» prova a sdrammatizzare Remus.
«Non ti avremmo trovato, saresti scappato in qualche posto sperduto per non vederci più.»
Remus maledice i pensieri pessimisti di Sirius, e la sua malsana convinzione che tutto gli debba andare male in quanto Black. Sono famosi i suoi viaggi mentali: è l'unico che in cinque minuti si può convincere che il creato ce l'abbia con lui e abbia incasellato tutto affinché ogni cosa gli vada storta; non a caso i Malandrini hanno abbandonato subito divinazione: si era infatti convinto di essere il Gramo e di portare la morte a chiunque.
«Tipo l'Alaska?» ipotizza Remus, tetro. Tanto lo sa, finché Sirius non si sfoga e spara tutte le scemenze a cui ha pensato, non gli passa.
«Pensavo non saresti mai tornato.»
«Non sei mai stato bravo con le valutazioni di questo tipo.»
«Ti sbagli, ti conosco. Se non ti fossi ferito tanto, ti saresti convinto di aver rischiato troppo e saresti lontano mille miglia da qui.»
«No, mi sarei assicurato dell'incolumità di Severus e James.» lo contraddice con sincerità.
«Snivellus non merita le tue attenzioni.» ringhia Sirius.
«Quindi posso notare che non hai imparato nulla. Alla prossima luna piena mi devo aspettare Avery e Mulciber alla Stamberga?» sbotta tagliente Remus, e l'altro mugugna qualcosa di incomprensibile a mezza voce, «Come dici?»
«Quello l'ho imparato.» lo corregge Sirius, abbattuto, riformulando la frase senza insulti agli Slytherin.
«In torto e pure geloso.» borbotta lui, incredulo.
«EHI! MOONY!»
La voce di James, che li aspetta al cancello con Peter che si sbraccia e Hagrid che strofina le mani per scaldarle, li riporta alla realtà.
«Ma non dovrebbero essere a lezione?» mormora Remus.
«Saranno scappati con una scusa.» taglia corto Sirius, chiedendosi come reagiranno a vederlo in viso. Non si è dimenticato delle future nuove cicatrici dell'amico. «Preparati ad un mare di lacrime, prefetto Lupin. E a far rinvenire Worm.»
«Perfetto. Il venerdì è definitivamente il mio giorno preferito.» commenta il prefetto.
«Se io e Prongs facciamo a botte... No, se Prongs mi picchia, fatti portare da Hagrid e lascialo fare senza intrometterti. Tu sei troppo deciso a dare la colpa al destino crudele.»
«Non avevo comunque intenzione di fermarlo.» lo rassicura Remus con una punta di sadismo.
«Ehi, Moony.» lo chiama ancora Sirius, quando i due Malandrini restanti corrono loro incontro.
«Cosa, Pad?»
«Non sono un traditore.» sussurra, e se ha aspettato solo quel momento per dirlo, dev'essere qualcosa che lo tormentava dall'inizio. Non che Remus intendesse dargli quell'appellativo, ma è sicuro come l'oro che il ricordo di essere stato chiamato “traditore del tuo sangue” sia qualcosa che si fa vivo nei momenti come questi, in attesa che qualcuno gli dia voce nuovamente.
«Non l'ho mai pensato.» dice piano Remus, con certezza granitica, «Non potrei mai pensare a te come a un traditore, Sirius. Non accadrà mai









Allora, sempre secondo il Lexicon lo “scherzo” è stato fatto al sesto anno, ma nel settimo libro (nei suoi ricordi), vediamo Severus parlare con Lily di ciò. Quindi, dato che lui e Lily non si parlano più dopo il quinto, è un'incongruenza bella e buona e per salvare la mia già scarsa salute mentale (cit.) deciderò io: lo scherzo è stato al quinto.
Spero che Sirius non sia ooc, è semplicemente distrutto dalla disapprovazione di James e dai sensi di colpa nei confronti di Remus (che stavano sparendo appena l'ha perdonato ma poi l'ha vista in faccia e addio), e noterete che di Snape se ne sbatte. Non odio Snape, al contrario, ma penso che fosse davvero così schifato e spaventato dalla licantropia.
A proposito di licantropia: Lily, nella mia personale visione delle cose, l'ha capito da sola esattamente come Severus, e molto prima di fidanzarsi con James e avere la conferma ufficiale.
Remus sarebbe stato arrabbiato se non fosse determinato a considerare tutto ciò che gli capita di sbagliato come accettabile perché è un mannaro, atteggiamento che ha anche da adulto.
E credo di aver finito con le note. Grazie a chi leggerà e a chi recensirà.
Ah, sì, è la mia prima storia in questo fandom, potete benissimo non essere clementi.

   
 
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