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Autore: Mistral    17/12/2009    1 recensioni
Le vostre sono sempre state solitudini affini, esistenze che hanno sempre cercato di vivere senza interazioni con il mondo, protette dietro il silenzio dei sentimenti soffocati o mai nati, costretti sotto il giogo di profonde cicatrici fisiche e morali - retaggi di un passato che ha lasciato in voi segni troppo intimi per poter essere più che nascosti da un’apparente indifferenza.
[Riflessioni su Miharu Rokujo][Ambientata nel cap. 39]
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Primo tentativo di fic su Nabari

Primo tentativo di fic su Nabari. Non so da dove mi sia uscita, né perché io abbia deciso di scegliere il punto di vista di Miharu, un personaggio che, pur piacendomi, non sento per niente affine... ma è uscita così, praticamente da sola. Spero vi piaccia!

Le frasi in corsivo sono battute prese dal manga, capitolo 39.

 


 

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“Yoite ha sul collo una cicatrice dritta e profonda… sembra quasi… il taglio di una lama…”

 

L’hai vista per caso, quella cicatrice. Lui non te ne aveva mai parlato, né tantomeno te l’aveva mai mostrata nemmeno per sbaglio.

Hai dovuto rubare quella vista al suo sonno in un letto d’ospedale, lì dove l’ha costretto il deperimento del suo corpo martoriato dal Kira.

 

Hai rubato quella vista, hai sfiorato quel segno indelebile sulla sua pelle. È qualcosa che solo tu conosci, eppure non ti ha aiutato a penetrare nel mistero di Yoite:  non sai ancora niente di lui (come non ne sanno niente gli altri), se non che la sua vita è ormai agli sgoccioli e lui ti ha chiesto di cancellarlo dal mondo. Anche se in verità (e questo lo sai forse solo tu) lui vorrebbe vivere, vorrebbe che a qualcuno importasse della sua esistenza.

 

Non sai ancora niente di lui, ma sai che esaudirai il suo desiderio, per quanto questo ti faccia male: perché, sebbene tu non te ne renda pienamente conto, lui per te è importante – più importante di quanto chiunque sia mai stato.

 

Non che nella tua vita qualcosa o qualcuno abbia poi avuto chissà quale grande importanza.

Certo, vuoi bene alla nonna e alla memoria evanescente dei tuoi genitori, provi un vago affetto anche per Thobari-sensei, per Kouichi e per Raimei, ma in realtà che loro ci siano o meno, per te cambia poco.

L’indifferenza che da sempre ti seda il cuore ti protegge dal dolore, ma ti rende anche impossibile provare sentimenti profondi per altri esseri umani.

 

Con Yoite è diverso, forse perché lui non è esattamente un essere umano. Questo non vuol dire che tu lo consideri un mostro, né una semplice macchina per uccidere, come invece sembrano fare tutti gli altri.

No, Yoite per te non è un essere umano perché è molto di più: è una creatura fragile, fatta di dolore e solitudine, tenuti insieme da una determinazione spaventosa e mossi dal desiderio di scomparire per sempre, contrapposto a quello di vivere – un desiderio questo appena nato, ma già così incredibilmente tenace.

 

E non è stata la vista rubata di quella cicatrice a dirti tutto questo, erano cose che già sapevi.

Quella cicatrice di fatto non ti ha svelato nulla di Yoite, se non che sta lì da chissà quanto tempo a segnare la pelle delicata del suo collo, ma non può rivelartene il motivo.

Quella cicatrice piuttosto ti ha parlato di te e dei tuoi sentimenti, ti ha mostrato con chiarezza che in realtà in te non c’è nulla di chiaro e di definito.

Perché non è vero che l’indifferenza ti evita di soffrire: ti anestetizza soltanto, rendendoti immune al dolore ma anche insensibile a ogni altro sentimento. Che però c’è e ti scava dentro, scompaginando le tue certezze abitudinarie, rendendoti non più un monolito compatto che avanza per inerzia trascinato dalla corrente, ma un groviglio di emozioni confuse, una matassa inestricabile, avvolta strettamente su se stessa, che tuttavia può essere sciolta in un attimo, solo trovandone il bandolo giusto.

 

“Ho la sensazione che spesso Yoite stia per scoppiare in lacrime. Ogniqualvolta la barriera eretta dalla sua razionalità crolla, da dentro di lui si riversano all’esterno emozioni nascoste”

 

All’inizio Yoite ti sembrava così lontano, così diverso da te… tanto forte e determinato nel suo desiderio di scomparire dalla faccia della terra, quanto tu lo eri nel desiderare di non desiderare mai nulla e di non avere a che fare con nulla. Volevate un po’ la stessa cosa, in fondo.

 

Le vostre sono sempre state solitudini affini, esistenze che hanno sempre cercato di vivere senza interazioni con il mondo, protette dietro il silenzio dei sentimenti soffocati o mai nati, costretti sotto il giogo di profonde cicatrici fisiche e morali - retaggi di un passato che ha lasciato in voi segni troppo intimi per poter essere più che nascosti da un’apparente indifferenza.

 

Quando vi siete incontrati e lui ti ha strappato col ricatto la promessa di utilizzare l’arte segreta per cancellarlo dal mondo (ma era una costrizione solo apparente: tu in realtà sei stato subito d’accordo, perché avresti voluto avere la sua stessa forza, per poter realizzare su di te il medesimo desiderio), in quel momento, quando ti ha portato nel suo rifugio in quel vagone abbandonato, non avresti mai osato immaginare ciò che poi è successo.

 

Malgrado tutto, lui non ti sembrava una minaccia: eri intimamente convinto che non lo fosse e, forte di questa tua convinzione, hai abbandonato tutto per seguirlo, lasciandoti alle spalle chi voleva tenerti lontano da lui per proteggerti e stava cercando di liberarti di quello Shinrabansho di cui, fino a poco prima, nulla sapevi e nulla ti importava e che all’improvviso si è fatto peso, condanna e intralcio.

Ora però, quella «fata» che vive nel tuo cuore e ti tenta col miraggio dell’onniscienza, per te è preziosa, perché è il mezzo per esaudire il suo desiderio.

 

Anche Yoite, come Thobari-sensei e come tutti gli altri, ti si è avvicinato solo perché in te ha preso dimora l’arte segreta. Chiunque sarebbe stato ferito da un atteggiamento del genere, ma non tu: lo scudo dell’indifferenza ti ha protetto dal loro interesse ipocrita, permettendoti di lasciartelo scivolare addosso senza esserne toccato. Con lui però quella barriera non ha avuto effetto.

Non te ne sei reso conto subito, tuttavia col passare del tempo davanti a lui hai abbassato sempre di più le tue difese, avvicinandoti a lui tanto da finire con lo specchiarti in tutto e per tutto in quei suoi occhi blu sempre così tristi, trovandoti a lui completamente uguale e contrario insieme, diventando da lui inscindibile, come ogni riflesso lo è dall’immagine che lo genera.

 

Anche tu erigi barriere per contenere le tue emozioni, le soffochi sotto la coltre dell’indifferenza e nemmeno più sai perché: forse perché così è più facile, meno doloroso… ma con lui ti sei reso conto di non poterci riuscire.

Sei stato trascinato a forza nel mondo di Nabari, ti è stato detto che ne saresti divenuto il re, che questo era il tuo destino perché lo Shinrabansho aveva scelto te e che per questo dovevi lottare. Ma tu quel destino non te lo vedevi davanti agli occhi, non volevi che quella fosse la meta della tua strada – volevi solo fuggire, tornare nel tuo anonimato e alla tua vita di sempre.

Poi Yoite ti ha trovato. Anche lui ti ha trascinato a forza con sé, ti ha detto cosa dovevi fare e che non avevi altra possibilità, perché lo Shinrabansho aveva scelto te e quindi avresti dovuto imparare a dominarlo, volente o nolente. In fondo, anche lui non ti diceva cose molto diverse da quelle di Thobari-sensei e dei ninja di Banten, i tuoi sedicenti protettori. Da Yoite però non sei fuggito, perché la strada che lui ti proponeva la sentivi inconsciamente già come tua.

 

Così hai iniziato a camminare con lui, accanto a lui, tenendolo per mano e provando giorno dopo giorno a sostenerlo e a farti sostenere da lui. Non capivi perché volesse così disperatamente cancellare la propria esistenza dal mondo, ma gli avevi promesso che l’avresti accontentato, perché lui era stato il primo a dare uno scopo alla tua vita vuota.

Anche se all’inizio quel ragazzo dagli occhi tristi e dalla volontà indomabile quasi nemmeno ti considerava – perché in fondo per lui eri soltanto il mezzo per soddisfare il proprio desiderio – non ti sei mai arreso e hai continuato a stargli a fianco, con pazienza e dolcezza, senza nemmeno sapere perché ci tenessi così tanto a farlo.

Poi pian piano i suoi occhi si sono fatti meno tristi, soprattutto quando si posavano su di te, e la sua volontà di scomparire nel nulla ha iniziato a vacillare, assieme al suo fisico sempre più fragile. E per un attimo hai creduto di poter essere felice con lui.

E più la sua vita sfiorisce, più l’istinto di vivere gli lacera il cuore così come il Kira gli consuma il corpo, più in te cresce la voglia di convincerlo a non morire.

Non sai se, imparando a controllare lo Shinrabansho, potresti davvero salvarlo – ma sai che, se anche potessi, non lo faresti contro la sua volontà. È quella cicatrice sul suo collo che te lo impedisce.

 

“Le cicatrici non sono forse frammenti di passato?”

 

C’è qualcosa dietro quella cicatrice: di certo una sofferenza immensa, forse anche l’origine della solitudine in cui lui ha sempre vissuto – quella solitudine tanto simile alla tua che tu hai accettato e accolto, imparando poco per volta ad amare Yoite così com’è, nella sua fragile e misteriosa totalità, senza pretendere nulla in cambio.

Dietro quella cicatrice c’è un passato che non conosci, che lui probabilmente non ti racconterà mai e che tu non cercherai mai di conoscere, almeno fino a quando non l’avrai cancellato dal mondo. E vuoi riuscirci prima che il Kira se lo porti via: glielo devi, anche se il solo pensiero ti spezza il cuore.

 

Non importa quanta fatica ti costerà imparare a dominare l’arte segreta, non importa se rischi di venirne posseduto, o di perderne il controllo e fare del male a qualcuno. Non importa nemmeno delle conseguenze che la cancellazione di un’esistenza potrebbe avere su coloro che con questa esistenza sono venuti in contatto.

Non ti importa di nulla, nemmeno del vuoto che ti resterà dentro quando lui non ci sarà più… o almeno vorresti credere che sarà così. In realtà, sai perfettamente che soffrirai più di quanto tu non abbia mai sofferto prima d’ora: perché Yoite ormai è una parte di te e allontanando un’immagine dallo specchio, il suo riflesso non può che svanire.

Ma non importa, non deve importare… sarà così, anche se fa male.

 

“A mente fredda ti ho fatto una promessa: ti ho promesso che ti avrei cancellato dal mondo. È da stupidi esitare, la decisione è già stata presa… però non è giusto…”

   
 
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