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Autore: Elkade    17/12/2009    2 recensioni
[Requiem, Robyn Young] Cosa sarebbe successo se Robert avesse scoperto di ricambiare i sentimenti di Rose?
Genere: Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Buio. Completamente buio. La sua mente si era spenta per un attimo, come i suoi occhi, e non era stato altro che buio. E vuoto. Vertigine. E il calore delle labbra di Rose sulle sue. E altro… senza che nemmeno avesse il tempo di realizzarlo. Era come se un’onda lo avesse travolto e trascinato in fondo al mare, senza fiato, si sentiva sul punto di annegare. Gli si era chiusa la gola, con un nodo tanto stretto da parere impossibile da sciogliere. Improvvisamente la cotta di maglia sembrava diventata molto, molto più pesante, e per un attimo credette di non riuscire più a sostenerla con le proprie forze. Poi tornò la ragione, e lo colpì, come un fulmine a ciel sereno. Lei era fuggita, lasciandolo in mezzo alla folla, spaesato e stordito. L’aveva baciato. Era durato appena qualche istante, ma a Robert era sembrata un’eternità. Subito il templare si affrettò a nascondere la sorcotta bianca crociata, stringendosi nel mantello e affettandosi a lasciare la strada principale del mercato, imboccando una via traversa. Sperò con tutto cuore che nessuno li avesse notati o riconosciuti. Specialmente un templare. Specialmente de Pairaud. Sarebbe stato sbattuto fuori dal Tempio ancora prima di dire “ma”. Non osò nemmeno pensare all’eventualità di essere stato scoperto da Will. Il minimo che avrebbe fatto sarebbe stato togliergli il saluto. Non era stata certo colpa sua, ma chi gli avrebbe creduto?
Si era trovato totalmente spiazzato, incapace di ribellarsi. Se solo fosse rimasta ancora un attimo pensò che l’avrebbe schiaffeggiata, ma non aveva avuto il tempo materiale di capire. Era stato il suo primo bacio, e si augurava fosse anche l’ultimo. Con questo aveva infranto anche il secondo voto. Quello di obbedienza lo aveva già demolito quando Will lo aveva trascinato nell’Anima Templi. Ora anche la castità era andata, anche se involontariamente, fosse dannata Rose. Si impose di smettere di tremare, recuperare la calma. Nessuno aveva visto la sua croce, nessuno lo aveva identificato come templare, Will non lo avrebbe scoperto. Mai. Ma chi aveva il coraggio di dirgli che sua figlia si era rifiutata anche solo di ascoltarlo? Si sarebbe inventato qualcosa, più tardi. Prima, però, aveva altro a cui pensare. Non riusciva a togliersela dalla testa. Si toccò le labbra, le strofinò freneticamente, nel tentativo di mandare via quella sensazione. Più cercava di scacciarla, più quella tornava più forte e vivida che mai. La sua immagine in testa, il calore di quel bacio. Si prese il viso tra le mani. Non poteva essere. Cercò di richiamare alla mente altre immagini, che lo distogliessero da quel pensiero blasfemo. Per Dio, la conosceva da quando era tanto piccola da stargli in braccio, poteva essere suo padre! Serrò le palpebre, si morse un labbro e tirò un calcio a una cassa lì vicino, facendo scappare dei topi che si erano radunati lì accanto, dove erano cadute delle granaglie da un sacco.

Non era riuscito a prendere sonno quella sera, per l’agitazione. Doveva assolutamente parlarle. Doveva trovare un modo. Era andato a palazzo nei giorni successivi, aggirandosi attorno al castello, da cacciatore, in attesa della propria preda, sperando di poter incontrare di nuovo Rose. Non era mai riuscito ad entrare, si era dovuto accontentare di restarsene al di fuori della reggia, nella speranza di scorgere la regina con il suo seguito, e quindi anche colei che cercava. Nulla, per più di una settimana. Aveva anche provato a mandare un messaggero, ma gli erano sempre arrivate risposte negative, forse perché era stato scambiato per Will dalla descrizione che il messo aveva fatto di lui.
Dopo circa una decina di giorni finalmente la rivide, lungo la strada per tornare alla precettoria. Tra le mani teneva un cesto colmo di rotoli di stoffa multicolore, che sosteneva a fatica e spesso le scivolava. Uno dei cilindri le scivolò giù, rovinando a terra, in mezzo alla polvere. Rose, allarmata, fece per piegarsi e recuperare il rotolo, ma Robert le afferrò un braccio, trascinandola in una strada secondaria. La ragazza aprì la bocca come per urlare, ma il cavaliere gliela serrò con una mano: «Sono io, Rose…». La giovane si calmò, e scostò il braccio dell’uomo, appoggiando il cesto a terra: «Mi hai spaventata a morte… Cosa ci fai qui, Robert?». «Devo parlarti…- Replicò il templare con voce ferma- E stavolta non scapperai prima di avermi dato spiegazioni. Perché mi hai baciato?». La guardò severo, facendola indietreggiare verso il muro. Lei distolse lo sguardo, fissando le proprie scarpe, quasi come una bambina sorpresa a rubare dolci dalla dispensa, arrossita per la vergogna. «Perché mai dovrei baciare un uomo?» Balbettò, insicura. «Rose, sei ammattita?- Sbraitò Robert, senza nemmeno provare a mantenere la calma- Sono un monaco, santo Iddio!». La ragazza lo guardò negli occhi, spingendolo per farlo arretrare: «Che ti piaccia o no provo qualcosa per te, da anni, ma sembra che tu non te ne sia mai accorto!». Raccolse in fretta la stoffa, prese il cesto sotto braccio e di nuovo corse via, non dando il tempo al cavaliere di fermarla. Robert era di nuovo rimasto senza parole, solo con i propri pensieri, e un piccolo demone in fondo alla coscienza che iniziava a roderlo dall’interno. Lo ricacciò indietro con un ringhio rabbioso, rivolto a se stesso, più che a lei. Di nuovo le sfuggiva di mano. Ora finalmente capiva cosa provava Will, a vederla sgusciare via ogni volta che cercava di parlarle, mai in grado di dire la cosa giusta al momento giusto, scegliendo sempre il tono sbagliato, l’argomento peggiore. Ma forse era solo Rose, con quella sua maledetta adolescenza troppo lunga, apparentemente incapace di crescere, di essere una donna vera, troppo attaccata a fantasmi evanescenti del passato. Avrebbe avuto bisogno di un uomo accanto. Un uomo che non era lui.
   
 
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