ANGELO
Il rumore dell’acqua che batteva sulle
piastrelle la fece svegliare. Aprì lentamente gli occhi mentre si stiracchiava
sedendosi sul letto. Si guardò intorno, era in una stanza sconosciuta.
Dove diavolo era?
Un’emicrania terribile le invase la
testa. Si accasciò sul materasso. Non si ricordava quasi niente della sera
prima. Erano sbarcati su un’isola, quello se lo ricordava, poi aveva solo
ricordi confusi di una festa e di alcol, tanto alcol. In tutti i ricordi c’era
Zoro davanti a lei. Chissà perché…
Intanto il rumore dell’acqua continuava,
si accorse che era una doccia. Aveva bisogno di fare una doccia, si sentiva a
pezzi e sporca. Sicuramente quelli che aveva erano i sintomi da dopo sbornia.
La testa continuava a pulsare e si sentiva un po’ ammaccata, come se avesse
avuto un peso su di sé per tutta la notte. Si rigirò nel letto mentre un
brivido di freddo la percorse. Prese la coperta e si avvolse dentro. Solo in
quel momento si accorse di essere nuda.
Si sedette di scatto mentre il cuore
iniziava ad accelerare. Alzò la coperta per guardarsi, e si, era proprio nuda.
Si ricoprì rossa in viso, come se qualcuno potesse vederla.
Fece un respiro profondo cercando di
calmarsi.
Allora, cosa ci faceva in una stanza di
un’osteria nuda e con vestiti maschili sparsi sul pavimento?
Vestiti maschili?!!!
Si alzò dal letto vedendo che quelli sparsi per terra erano davvero vestiti
maschili, oltre ai suoi ovviamente.
Deglutì spaventata sentendo un vuoto
farsi largo nello stomaco.
Cosa aveva fatto la sera prima?
Prese la sua maglietta e la sua gonna
che erano ai due poli opposti della stanza e se li infilò. Prese i pantaloni
verdi che c’erano per terra e li osservò.
Il suo cuore fece una capriola.
Quei pantaloni erano di Zoro…
Sbiancò all’istante, mentre immagini
confuse si facevano largo nella sua mente. Carezze, baci, parole sussurrate,
gemiti, sudore, tanto sudore. Si abbandonò al letto mentre l’emicrania
aumentava.
Era andata a letto con Zoro.
Altre immagini si fecero largo tra la
sua mente facendola arrossire vistosamente.
Aveva una confusione totale in testa, le
immagini si sostituivano veloci e vorticose. Solo di una cosa era certa: le
aveva detto di amarla. La sua voce risuonava ancora nella sua testa.
Spostò lo sguardo verso la porta chiusa
del bagno mentre sentiva ancora l’acqua scendere. Si morse un labbro.
Cosa sarebbe successo ora?
Aveva due possibilità: rimanere li ad
aspettarlo o uscire dalla stanza e fare finta che niente fosse successo.
Sicuramente quello che era successo era
stato a causa dell’alcol, e forse lui non si ricordava neanche di averle detto
quella frase che la stava facendo tentennare. Si alzò dal letto e si avviò alla
porta. Mise la mano sulla maniglia ma si fermò.
E se non era così?
Scosse la testa. Erano compagni di
viaggio un’ eventuale relazione sarebbe stata solo un danno per la ciurma.
Eppure la sua mano non si decideva ad aprire quella dannata porta.
Zoro, Zoro, Zoro.
Quel nome le invadeva la testa. Non
poteva che ammettere che era sempre stata attratta da quell’ominide, ma non
avrebbe mai pensato di finirci a letto! Eppure in quegli ultimi giorni si era
accorta che lo cercava sempre più volte con lo sguardo e non faceva a meno di
sorridere quando era in sua compagnia. Tutto era cominciato da quel giorno…..
Erano sbarcati su un’isola invernale e
loro due erano rimasti bloccati in una grotta. Erano andati in avan scoperta e
poco dopo che erano entrati lì dentro, una valanga aveva chiuso l’uscita e li
aveva intrappolati. Erano rimasti tre giorni chiusi lì dentro, al buio e al
freddo. Zoro l’aveva tenuta stretta tra le sue braccia tutto il tempo, cercando
di riscaldarla e confortarla. Aveva creduto di morire, eppure si era resa conto
di essere in pace totale nel suo abbraccio. Per fortuna gli altri li avevano
trovati in tempo.
Era da quel giorno che aveva cominciato
a guardarlo di più, scoprendolo più volte mentre la guardava estasiato, a
pensare a lui la notte.
Allontanò la mano dalla maniglia.
La verità era che lo amava, forse da
sempre, ma se n’era accorta solo quel giorno. Si portò una mano alla tempia
cercando di diminuire il dolore che provava.
Doveva mettere le cose in chiaro. Era
stata una notte di divertimento o qualcosa di più?
Si girò e andò verso la porta del bagno.
La aprì mentre la mano le tremava.
E se l’avesse rifiutata?
Si bloccò all’istante, spaventata da
quel pensiero. Il suo cuore accelerò frenetico.
“Nami sei tu?” chiese la sua voce.
Dei brividi le percorsero tutto il
corpo. In fondo, se l’avesse amata l’avrebbe svegliata sussurrandole qualcosa di
dolce all’orecchio o baciandola no?
Sentì una fitta nel cuore.
Si diede della stupida, mentre si
allontanava correndo verso l’uscita.
“Nami!” lo sentì esclamare.
Aprì la porta e corse per il corridoio.
Scese le scale di corsa mentre le lacrime le salivano agli occhi. Il suo piede
destro però si incastrò in qualcosa. Cadde rovinosamente a terra, fermandosi
solo dopo qualche scalino. Guardò con odio la piastrella dello scalino
leggermente alzata.
“Nami ma sei pazza?”
Alzò lo sguardo e lo vide. Aveva un
asciugamano legato in vita, il petto scoperto su cui scendevano ancora gocce
d’acqua. Si avvicinò veloce a lei e l’aiuto ad alzarsi.
Appena fu in piedi si staccò da lui,
fermando una lacrima con la mano che le era scappata.
“Dove stavi andando scalza?”
Lei lo guardò in viso. Era preoccupato e
i suoi occhi neri la stavano implorando.
Implorando per cosa?
“Non volevo farmi sentire”
“Ah” disse lui mentre una smorfia
dolorosa invadeva il suo viso “Bè almeno torna a prendere le scarpe”
Freddo e distaccato, proprio come era
sempre, proprio come se non fosse successo niente.
Lui si girò e tornò su per le scale.
Nami sentiva gli occhi bruciare e il
cuore sanguinare. Che stupida ad aver pensato che lui potesse amarla. Lo seguì
e rientrarono in camera.
Lui setacciò i vestiti per terra e trovò
i suoi sandali. Si avvicinò a lei e glieli porse.
Lei li prese senza guardarlo in viso.
“Quindi…” disse lui “Come se non fosse
successo niente?”
Una lacrima le rigò il viso. La asciugò
rapidamente ma lui se ne accorse.
Le alzò delicatamente il viso con un
dito costringendola a guardarlo.
“Perché piangi?” chiese turbato.
Si morse un labbro “Per niente”
Lui corrugò le sopracciglia.
Lei si allontanò da lui e si avviò verso la porta. Mise la
mano sulla maniglia ma la sua voce la fermò.
“Anche se per te non vale niente, volevo
dirti che sembri un angelo mentre dormi”
“C-come?” balbettò tenendo fisso lo
sguardo sulla porta.
“Sono patetico, lo so. Ma sai non
riuscivo a svegliarti stamattina, mi sembrava di compiere un peccato. Volevo
dirtelo prima che tutto tornasse normale”
Lei si girò e lo guardò scioccata mentre
il suo cuore si riempiva di gioia.
Lui si stava grattando la testa ed era
arrossito leggermente.
Sorrise mentre si avvicinava a lui.
“Era vero quello che mi hai detto ieri
sera?”
Lui la guardò profondamente negli occhi
“Si certo”
“Allora ripetilo”
Il suo cuore accelerò frenetico, voleva
assicurarsi che intendevano la stessa cosa.
“Ti amo” sussurrò.
Sorrise felice. Lui era stupito,
sicuramente non sapeva che fare.
“Non è che adesso mi ricatti vero?”
Lei ridacchiò mentre si avviava alla
porta de bagno.
“Può darsi” disse mentre si toglieva
quei pochi indumenti che aveva ritrovato. Lo vide sobbalzare con la coda
dell’occhio. Aprì la porta e si girò verso di lui “Vado a farmi una doccia, mi
fai compagnia?”
Il suo sguardo stava vagando estasiato
sul suo corpo. Quando si fermò nei suoi occhi un sorriso apparve sulle sue labbra.
Nami si infilò sotto il getto caldo
della doccia, poco dopo si sentì stringere nel suo abbraccio.
“Strega, mi hai fatto pensare che non mi
volessi”
Lei si girò verso di lui, appoggiando le
mani sul suo petto muscoloso.
“La prossima volta svegliami con qualche
bacio” gli sussurrò all’orecchio.
Lui ridacchiò “Perché ci sarà una
prossima volta?”
Lei sorrise maliziosa “Lo spero”
Lui sorrise. Poi avvicinò il suo viso al
suo e la baciò. Si sentì avvampare, le sue labbra calde e morbide premevano
contro le sue, si abbandonò alla sua dolcezza. Non aveva mai provato niente di
simile, era come se il paradiso fosse arrivato all’improvviso. Lo amava da
impazzire e voleva che quell’istante non finisse mai. Dischiuse le labbra
ricambiando il bacio con più foga e volle che lui la stringesse più forte nel
suo abbraccio. Esistevano solo loro due, tutto il resto era scomparso, riusciva
solo a sentire le labbra dello spadaccino sulle sue. Sentiva le guancie e la
gola in fiamme, le gambe la reggevano con fatica e il suo cuore sembrava
volesse scoppiare talmente batteva veloce. Era assurdo che provasse tante
sensazioni dopo che erano già andati a letto insieme.
Ma questo il bello dell’amore no?
Qualunque cosa si faccia con l’amato è sempre come la prima volta.
ANGOLO DELLA AUTRICE
Ciao a tutti!! Questa piccola storiella
l’ho scritta durante una convalescenza da febbre U.U fa brutti effetti la
malattia J
Spero comunque che vi sia piaciuta un
po’ ^^
Bye
Rogi