Il re degli zingari
Il re degli zingari è una donna enorme
e vecchissima.
Gli occhi verdi sono infossati in strati di pelle scura
e rugosa.
Hanno conosciuto la dolcezza
ma l’hanno dimenticata da tempo.
Il re degli zingari aveva una corte di anime
e vedeva il futuro ed il passato
nelle notti terse
in cui si respira bene.
Il re degli zingari aveva un amore
che si è perso nell’oceano
ed ora è incastrato nelle profondità
e negli scogli,
circondato dalla bellezza
e dall’acqua scura.
Con la luna piena il re metteva una coda da sirena
e nuotava sempre più giù,
per stare con lui,
almeno un paio d’ore.
Ed era stupenda, morbida ed impalpabile
come un velo nuziale
di alghe e disperazione.
Ma era secoli fa
e forse non lo ricorda più nemmeno lei.
Il re degli zingari era una donna misteriosa
dei sobborghi parigini,
con i capelli neri,
guanti di pizzo tatuati sulla pelle scura,
rossetto sangue.
Era circondata da artisti,
poeti e forse ragionieri
che pensavano di averla capita,
-illusi!-
ma ne venivano schiacciati
e ciò che rimaneva di loro era solo
l’involucro
e le prime note di un tango
ballato troppo in fretta,
sulle rive della Senna.
Il re degli zingari era una strega bretone,
che gelava gli stagni
e guastava i raccolti,
ed era seguita da un branco di cani randagi,
volpi e corvi,
che di giorno non si trovavano più.
Venne impiccata tre volte
e bruciata forse quattro,
nella piazza ghermita di gente stanca
che cercava un pretesto per scaldarsi,
per sfogare la fame
e la paura attraverso un pubblico esempio
di cristiano perdono.
i testimoni si trovano facilmente,
ma non danno mai versioni coincidenti.
Il re degli zingari aveva una figlia
che nacque con i capelli biondi e serici,
senza una macchia di sangue
o un gemito.
Veniva da un mondo fatto di acqua ed echi:
troppo preziosa e bella,
come tutte le cose fuggevoli del mondo
che, è noto,
non sopportano le difficoltà e le inezie terrene.
Ad esempio respirare.
Era bianca e fredda
come un sogno di neve.
Venne seppellita in una radura
vegliata dalle rocce e dal muschio.
C’era un profumo di legna tagliata quella notte.
Il re degli zingari era a capo di una carovana nel deserto.
Erano ballerine, flautisti
e violinisti, acrobati e giocolieri.
Si fermavano nelle oasi
e nelle città di fango
a fare festa e vivere le sere.
Il pubblico era sempre numeroso
e avvolto nel caldo fumo.
Si esibirono per la principessa d’Arabia
- occhi erano di perle e sorriso mai schiuso,
fino ad allora.-
Ma non era ancora il momento
e dovettero correre veloci
come sabbia nel vento
per sfuggire alle guardie del sultano.
Il re degli zingari ha un sacchetto di plastica e due denti d’oro
Ora chiede l’elemosina di fronte alla stazione
ed ai centri commerciali,
nel suo guscio di stracci e tanfo di nicotina.
Il re degli zingari
-si può pensare-
era solo una vecchia ubriacona e bugiarda
che inventava per scaldarsi
e beveva per non rimanere sola.
Ha occhi verdi
infossati in strati di pelle scura e rugosa,
che forse hanno dimenticato la dolcezza
ma riflettono ancora tutte le vite che non ci si spiega.