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Autore: OnceUponADream    22/12/2009    2 recensioni
“Non riesco a capire cosa ho. E come se avessi un vuoto dentro di me, che mi risucchia al suo interno, e mi spingesse in un baratro senza fondo, che non mi lascia via di scampo. E così continuo a cadere, sempre più giù. E sono sola, terribilmente sola. Quando finisce questo baratro? Quando rivedrò finalmente la luce?” Una ragazzina con un problema, un ragazzo che non si sa bene chi è, e una gioranta tutta da scoprire
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Non riesco a capire cosa ho. E come se avessi un vuoto dentro di me, che mi risucchia al suo interno, e mi spingesse in un baratro senza fondo, che non mi lascia via di scampo. E così continuo a cadere, sempre più giù. E sono sola, terribilmente sola. Quando finisce questo baratro? Quando rivedrò finalmente la luce?”

Erano questi i pensieri di Azzurra, in quella fredda mattinata di fine novembre. Il parco sembrava morto; non c'era nessuno. Solo lei, il vento e gli alberi. Li guardò e vedendoli così spogli si sentì invadere dalla tristezza. Si strinse nel suo cappotto grigio, mentre il vento le sferzava il viso e le scompigliava i capelli. Si sedette sotto a un pino, una delle poche piante ancora verdi. Appoggiò la testa contro il tronco e chiuse gli occhi riflettendo. Si era cacciata nei guai; in quel periodo accadeva spesso. Aveva saltato per l'ennesima volta scuola, non aveva mantenuto la promessa fatta ai suoi, e questa volta si sarebbero arrabbiati sul serio. Ma non era proprio riuscita ad entrare. Arrivata davanti al portone si era fatta invadere dall'ansia ed era scappata. Era fuggita via, ma qualcuno l'aveva sicuramente vista.

Il problema era che non capiva nemmeno lei perché fuggisse. Per cui non aveva una scusa plausibile con i suoi.

Osservava la natura addormentata intorno a se non sapendo bene che fare. Se avesse avuto lacrime da versare avrebbe pianto, ma ormai non aveva più la forza di fare nemmeno quello. Era così stanca; non era riuscita a dormire nemmeno quella notte. Chiuse gli occhi, anche se sapeva che non sarebbe mai riuscita ad addormentarsi, però le piaceva ascoltare il rumore del vento. Era rilassante, calmante, le faceva dimenticare per un po' i suoi pensieri.

-Ehi tutto bene?- una voce a lei sconosciuta interruppe i suoi pensieri. Aprì gli occhi e si trovò immersa in un mare grigio. Scosse un poco la testa per rischiarare le idee e fissò il ragazzo che aveva di fronte. Aveva i capelli mori, lisci che gli arrivavano quasi alle spalle, e la frangia che copriva quasi un occhio. Non riusciva a capire quanto era alto poiché era accucciato accanto a lei. Cercò di alzarsi, ma cadde addosso al giovane.

-Ehi attenta.- disse sorridendo. L'aiutò a mettersi in piedi tenendola per un braccio. Quando fu di nuovo in piedi si voltò a fissare il ragazzo. Doveva avere all'incirca la sua età ma la sovrastava di almeno una ventina di cm. Fece una smorfia mettendosi ad osservare una foglia.

-Ripeto; va tutto bene?- chiese apprensivo. Seccata rispose:

-Si va tutto bene, e poi a te che frega scusa?- Lui piegò la testa per osservarla meglio, ma lei continuava a tenere la testa bassa.

-A me non sembra che vada tutto bene. Sennò una quindicenne come te a quest'ora sarebbe a scuola, non in un parco.- disse lui, serio. Lei sbuffò e sibilò:

-Uno, ho diciassette anni, due, cosa ti importa se non sto bene?- Lui la guardò un attimo confuso poi chiese:

-Hai davvero diciassette anni? Non sembri così grande. -

-Ma si può sapere che cavolo vuoi da me? E poi perché non sei a scuola tu?- domandò Azzurra arrabbiata. Per colpa di quel ragazzo era andata in fumo la sua mattinata di solitudine.

-Ehi ragazzina abbassa i toni. Io ero solo preoccupato per te, non c'è bisogno di scaldarsi. - Lo guardò esterrefatta poi gli diede le spalle e iniziò a camminare sul sentiero. Se rimaneva vicino a lui andava a finire che lo prendeva a schiaffi.

-E comunque non sono andato a scuola perché mi annoio. Sono arrivato da poco e sono più a vanti. Alla scuola dove ero prima andavano molto più veloci con il programma. E poi non sono ancora riuscito a farmi amici.- il ragazzo l'aveva raggiunta e le camminava accanto.

-Bravo, e tu vai a scegliere la pazza di turno come prima amica?- gli chiese sorridendo la ragazza.

-Nah- disse lui -Tu non sarai mia amica. L'amicizia tra uomo e donna non esiste. Tu sarai la mia prima conquista nonché prima ragazza.- Azzurra lo fissò strabiliata. Chi si credeva di essere per dire cose del genere? Era del tutto impazzito? Era indecisa se prenderlo a schiaffi o ignorarlo. Considerando la statura e la sua forza con molta probabilità l’avrebbe bloccata in pochi secondi; quindi optò per la seconda. Continuava a camminare cercando di dimenticare le cose che aveva detto. Lui però non demordeva, anzi sembrava insistere su queste cose. Infatti, dopo qualche minuto di silenzio, vedendo che non rispondeva le chiese:

-Allora? Sei d’accordo con quello che dico no? Perché si sa, chi tace acconsente. - Lei esplose e disse:

-Ma chi cazzo ti credi di essere scusa? Come ti permetti di dire una cosa del genere? Non sarò mai, e ripeto mai, la ragazza di uno come te?- lui scoppiò a ridere mentre Azzurra si infuriava ancora di più.

-Facciamo così piccolina, facciamo una scommessa. Io sono assolutamente certo che entro stasera tu cadrai ai miei piedi e sarei la mia ragazza ci stai?- chiese in un misto tra l'ironico e il serio. Lei lo fissò un attimo senza dire nulla poi domandò:

-Allora se io perdo divento la tua ragazza e tu guadagni quello no? Ma se invece fossi tu a perdere? Cosa ci guadagno io?- Lui rifletté un attimo poi disse:

-Sarò il tuo schiavo per un anno, farò tutto quello che vuoi tu, te lo prometto. - Azzurra ci pensò un attimo poi tese una mano sorridendo. Lui la strinse e disse:

-Bene, ora possiamo presentarci che ne dici? Io mi chiamo Luca e ho diciassette anni. Tu so già quanti anni hai, ma posso sapere come ti chiami?- ci pensò un attimo su poi sfilando la mano dalla sua stretta mormorò:

-Azzurra. - aveva un nome strano e se ne rendeva conto, ma in fondo le piaceva.

-Azzurra- sussurrò lui -Mi piace, è un nome particolare, adatto ad una ragazza particolare come te.- Lei arrossì, non si aspettava di certo una risposta del genere. Camminò accanto a lui in silenzio, non sapeva che dire; erano settimane che non aveva rapporti con un suo coetaneo solo con i suoi genitori e a volte i professori. E poi, in realtà non era mai stata brava a relazionarsi con gli altri, non sapeva come comportarsi, non era nella sua natura. Grazie al cielo Luca le venne in aiuto.

-Allora vuoi spiegarmi perché non sei andata a scuola?-

-Ho un piccolo problema con le persone, è in questo periodo è peggiorato, non riesco a trovare il coraggio di mettere piede a scuola. I miei genitori sono stati comprensivi per un po’, ma oggi dovevo tornare, solo che non sono riuscita, non ce l’ho fatta ad entrare. - Non sapeva nemmeno lei perché ma li aveva detto la verità. Era sconvolta, aveva faticato così tanto a dirla ai suoi, mentre invece a quello sconosciuto no. Scosse la testa confusa.

-Ho capito, però non riesco a capire come mai hai paura a relazionarti con i tuoi compagni, cioè cosa è che ti spaventa?- Lei sussultò. Aveva proprio centrato il punto, aveva paura. Si schiarì la gola poi disse:

-Non lo so in realtà, sono timida, mi imbarazzo a parlare, poi credo che gli altri mi trovino strana. -

-Ho capito, beh però questo non dovrebbe fermarti, dovresti provare a vincere la timidezza.- disse lui. Azzurra ci pensò un attimo poi mormorò:

-Non è così facile, io sono molto legata al parere della gente e ho paura di rimanere delusa, quindi preferisco non fare nulla, sono del parere che se hanno bisogno di me, si faranno avanti. - Abbassò nuovamente lo sguardo, non riusciva a credere di stare rivelando così tante cose di se, quando di solito non diceva nulla. Continuavano a camminare per il parco senza una meta precisa. Lei pensava a cosa facesse ancora con quel ragazzo, quando avrebbe potuto benissimo andarsene. Stava pensando di farlo quando Luca la prese per mano. Lei fissò le loro mani intrecciate e poi guardò lui confusa. Stava sorridendo, e lei non sapeva più che fare, era confusa, la testa le stava andando in tilt; era la prima volta che le accadeva una cosa del genere. Si sentì mancare per un attimo e dovette appoggiarsi a Luca. Lui la guardò preoccupato e disse:

-Azzurra ti senti bene? Sei pallidissima. - Lei annuii poco convinta cercando di ricordare l’ultima volta che aveva toccato cibo. Era stato circa due giorni prima; ecco spiegato il suo improvviso malessere. Cercando di mantenere la calma disse:

-Si, è solo un calo di zuccheri.-

-Solo?- chiese lui –Da quanto è che non mangi? Ora capisco perché sei così magra e piccola, forza andiamo a mangiare.- la trascinò con forza in un bar e ordinò due caffè e due brioche. Azzurra presa a giocare con la brioche, ma ne mangiò un pezzo. Con sua grande sorpresa non le venne da vomitare. Però il caffè non sarebbe mai riuscita a berlo. Le aveva sempre fatto venire la nausea, solo a sentire l’odore, e poi aveva scoperto di essere allergica alla caffeina. Guardò la tazza per un po’ in silenzio poi mormorò:

-Non posso berlo, mi dispiace.- le lanciò un occhiataccia quindi precisò –Sono allergica alla caffeina per questo non posso berlo.- abbassò lo sguardo mentre Luca sbuffava. Mangiò un altro pezzo di brioche mentre Lui le domandò:

-Vuoi prendere qualcos’altro?- Azzurra scosse la testa e rispose:

-No grazie, il latte non mi piace e non ho voglia di un succo, basta la brioche, tranquillo.-

-Tranquillo non lo sono per niente, vuoi dirmi da quanto è che non mangi?-

-Perché ti preoccupi per me?- chiese lei a bassa voce.

-Te l’ho già detto, voglio che tu diventi la mia ragazza, è normale preoccuparsi per la futura ragazza no?-

-Ma mi conosci a malapena!!- esclamò lei arrabbiata. Lui sorrise misterioso e mormorò:

-Questo lo dici tu.- Azzurra lo sentì a malapena, infatti, non ci pensò molto e finì di mangiare la sua brioche. Luca continuava a guardarla sorridendo e lei si chiedeva a cosa stesse pensando, ma era troppo timida per chiederlo.

-Vuoi sapere a cosa sto pensando vero?- le domandò improvvisamente. Lei sobbalzò e si voltò a guardarlo colpevole.

-Si nota così tanto?- chiese con tono lamentoso

-Si- rispose ridendo –Però mi dispiace non posso dirti niente, forse quando vincerò la scommessa, lo saprai.-

-Mi spieghi come mai sei così convinto di vincere?- chiese lei infastidita. Lui si sporse sul tavolo e le baciò piano il collo, in modo seducente. Si staccò da Azzurra e sorrise, lei aveva gli occhi da pesce lesso.

-Per questo.-

-Ehi, no, non vale, ma scusa chi ti ha dato il permesso di farlo?- disse lei scandalizzata.

-Suvvia, non dirmi che non ti è piaciuto.- disse lui ridendo. Offesa cercò di alzarsi, ma la trattenne per un braccio. La guardò con occhi da cucciolo bastonato che non seppe resistere e si sedette nuovamente. Luca sorrise e Azzurra sbuffò, quel ragazzo riusciva a farle fare tutto quello che voleva lui. Finì di mangiare e aspettò che finisse pure lui, ma sembrava metterci un’eternità. Stava per perdere la pazienza, ma cercava di non darlo a vedere, non voleva dargli questa soddisfazione. Finalmente lui finì di mangiare ma non sembrava intenzionato ad alzarsi. Lei lo guardò cercando di capire cosa volesse fare ma niente, continuava a fissarla in silenzio. Esasperata dalla situazione domandò:

-Ho qualcosa in faccia? Non riesco a capire il motivo per cui continui a fissarmi in silenzio senza dire niente!- Luca sorrise e disse:

-Preferisci fare qualcos’altro? Sai io non ho problemi-

-Idiota! Non intendevo quello, però smettila di fissarmi in quel modo, senza dire nulla, mi imbarazzo.- mormorò lei rossa come un peperone. Lui sorrise e si alzò. Azzurra, rallegrata, fece lo stesso e lo seguì fuori dal locale.

-Allora miss mi imbarazzo se mi fissate, cosa vuoi fare?- chiese con un tono divertito. Lei gli lanciò un’occhiataccia e cercò nuovamente di scappare, ma lui la bloccò nuovamente stringendola a se.

-Eh, no principessa, non ti lascio scappare, che ne dici di fare un giro per il centro facendo quattro chiacchiere per conoscerci meglio?- lei annuii contro voglia. In fondo non aveva niente di meglio da fare e dubitava che quel ragazzo l’avrebbe lasciata andare tanto facilmente. Luca intrecciò le dita con quelle di Azzurra e lei non disse niente, sapeva di non potersi ribellare, e in fondo, quel contatto le piaceva. Presero un autobus e si diressero verso il centro. Nel frattempo Luca aveva iniziato a subissarla di domanda. Azzurra confusa cercava di rispondere a tutte, non era mai stata abituata a parlare così tanto. Ogni  tanto quando lui si fermava a riprendere fiato lei gli faceva qualche timida domanda. Passarono così tutta la mattinata, tra domande del tipo: “Come è la tua famiglia?” “come è arredata camera tua?” “quale è il tuo colore preferito?” “libro e autore preferito?” eccetera. Azzurra si stava divertendo era questa la cosa strana. Arrivò mezzo giorno e Luca sorridendo le disse:

-Dai andiamo a pranzo, continueremo a parlare davanti a una pizza.- lei non era del tutto convinta, non aveva molta fame, ma dalla faccia che fece lui fu costretta ad annuire. La portò in una pizzeria quasi nascosta, che non aveva mai notato prima. Il posto era accogliente e caldo, si sentì quasi a casa, come non si sentiva da tempo. Insieme a quel ragazzo, si sentiva bene, tranquilla, come non lo era da tempo. Stava pian piano perdendo la scommessa e lo sapeva anche lei. Però fino alla fine della giornata non avrebbe detto nulla. Perché ormai sapeva che avrebbe passato la giornata con lui. Mangiò metà pizza e basta mentre Luca le lanciava un’occhiataccia. Lei alzò le spalle a mo di scusa e rispose:

-Te l’ho detto prima, non mi piace, mangiare. - Lui le lanciò un'altra occhiataccia e rispose:

-Lo so e questa cosa non mi piace per niente, devi mangiare. - lei sospirò: non c’era niente da fare, sotto quel punto di vista era irremovibile. Sapeva che era inutile discutere. Finirono di pranzare e uscirono dalla pizzeria.

-Bene e ora dove andiamo?- chiese lui prendendola nuovamente per mano.

-Che ne dici di andare in una zona che penso di conoscere solo io? È molto bella e ci vado quando ho bisogno di pensare. - Azzurra disse queste cose senza arrossire. Luca capì che le era costato molto quindi con un gesto tra il galante e l’ironico fece un gesto con la mano per farle capire di fare strada. Lei gli sorrise ironica percorrendo di nuovo le vie del centro. Poi prese un vicolo quasi nascosto ed iniziarono a salire. Per circa 15 minuti camminarono in silenzio. Luca guardava Azzurra un po’ preoccupato, ma lei era assolutamente convinta di quello che stava facendo. Ad un tratto si fermò e fece segno a Luca di procedere. Lui la guardò confuso ma fece quello che le aveva detto. E rimase stupito, di fronte a lui si stagliava uno degli spettacoli più belli che avesse mai visto. Una distesa di verde. Anche se erano a novembre l’erba di quel prato era verde smeraldo. Si voltò a guardare Azzurra che si era avvicinata a lui.

-È uno spettacolo stupendo vero?- lui si spostò un poco per poterla abbracciare da dietro e disse.

-Si, grazie Azzurra, per averlo condiviso con me, grazie di tutto davvero. - Le posò un leggero bacio sul collo facendola rabbrividire. Lei si girò e lo guardò negli occhi, poi alzandosi sulle punte gli sfiorò le labbra. Luca sorrise e domandò:

-Questo vuol dire che ho già vinto la scommessa?- la ragazza gli tirò un pugno leggero e disse:

-Non è detto. Bisogna vedere se riesci a prendermi. - e ridendo iniziò a scappare. Lui la guardò confuso mentre lei correva sul prato, però iniziò subito a rincorrerla. E passarono così tutto il pomeriggio; a ridere e scherzare come due bambini, giocando e parlando nelle pause. Ma si sa, l’ora di tornare a casa arriva per tutti, e per loro era la cosa più pesante da affrontare. Il tramonto si avvicinava, e bisognava vedere chi aveva vinto la scommessa. Però Azzurra non voleva discuterne. Non avevano parlato del dopo, e non sapeva cosa sarebbe successo una volta separati. Orami era chiaro come il sole. Lei gli era caduta tra le braccia. Lui l’aveva fatta innamorare.

-Ora che mi hai conquistato cosa farai? Vuoi spiegarmelo?- chiese con le lacrime agli occhi mentre lui la faceva salire sull’autobus.

-Domani vai a scuola. Avrai la tua risposta. Notte principessa.-

-Ma cosa vuoi dire…..- gli chiese mentre le porte si chiudevano. Lui la salutò sorridendo misterioso. A lei non restava che andare a scuola il giorno dopo. Si mise a guardare fuori dal finestrino scocciata; l’aveva proprio incastrata.

 

Arrivò davanti al portone. Tutti gli altri stavano entrando, ma lei era ancora ferma lì. La campanella stava suonando, e lei si mise coraggio. Entrò tremando, ma entrò. Cercando di non svenire arrivò fino alla sua aula. La porta era aperta, chiaro segno che il profe non era ancora arrivato. Respirò profondamente ed entrò. Si voltarono tutti a guardarla sconvolti: erano settimane che non si presentava a scuola, ma lei non si accorse di niente di tutto ciò. Il suo sguardo fu attirato da un ragazzo seduto sul davanzale della finestra con i piedi sulla sua sedia, c’era Luca. Lui la guardava sorridendo. Lei si avvicinò tremando e si sedette sulla sedia accanto, sui cui era posata la giacca di lui. Scese dal davanzale e sedendosi le accarezzò una guancia:

-Allora sei contenta di essere venuta a scuola?- Azzurra lo guardò spaesata e mormorò:
-Da quanto tempo?-

-Da quanto tempo cosa?-

-Da quanto tempo siamo compagni di classe?-

-Da quando mi sono trasferito qua.-

-Potevi dirmelo!-

-Mi avresti mai rivolto la parola sapendo che ero il tuo nuovo compagno di banco che ti aveva seguita?- chiese lui adirato. Lo fissò un attimo confusa poi chiese:

-M-mi hai seguita? Perché?- Luca abbassò lo sguardo e mormorò:

-Quando arrivai qua, non conoscevo nessuno, speravo di aver per compagno di banco una persona simpatica, invece la mia compagna di banco non c’è mai. Iniziai a chiedere agli altri, ma dissero che era normale, che tu a scuola ci venivi pochissimo. E questo fatto mi incuriosì. Come mai non venivi? Eri malata? Gli altri non sapevano dirmelo, così mi feci dare il tuo indirizzo dalla segreteria. I ragazzi mi avevano mostrato una foto di classe per farmi vedere come eri fatta. Ogni tanto passavo davanti a casa tua, ma non avevo il coraggio di entrare. Poi un giorno, ti vidi uscire di casa e senza volerlo ti seguii; andasti al parco dove ci siamo incontrati ieri. Eri così bella, così indifesa. Non so dirti se fosse amore a prima vista o no, però mi sei piaciuta subito, e volevo conoscerti. Continuai a venire a casa tua e a volte tu uscivi per andare al parco. E io ti seguivo, pian piano mi sono innamorato di te. Poi ieri quando ti ho vista scappare dalla scuola, beh ti ho seguita, pensavo fosse l’occasione giusta per conoscerci, e sapevo che se mi avessi dato l’opportunità di parlare ti sarei stato simpatico, e così e stato. Ora ti chiedo scusa per averti mentito, ma ero sincero quando ieri ho detto che saresti dovuta diventare la mia ragazza, però non voglio obbligarti, se a te sta bene, staremo insieme sennò possiamo rimanere solo amici. A te la scelta Azzurra. - Rifletté su quello che gli aveva detto poi lo baciò. Davanti a tutta la classe ma non se ne curò, per lei contava solo lui ora. Si staccò dopo qualche minuto e gli domandò:

-Ti basta questa come risposta?- Lui la fece sedere sulle sue gambe.

-Si mi basta, però devi farmi una promessa: da oggi in poi si viene a scuola; ci sono io con te.-

Lei sorrise e annuii. Si sarebbe potuta andare a scuola, se al suo fianco c’era Luca.

 
  
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