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Autore: Lamuchina    23/12/2009    1 recensioni
Jules Sullivan è una bella ragazza di 23 anni con una sfrenata passione per la musica, sin da bambina. Proprio questa sua passione la spingerà, da un giorno all'altro, ad abbandonare la tranquilla vita della sua cittadina, prendere un aereo e trasferirsi nella città degli Angeli, dove già abita il suo adorato fratello Michael, e realizzare il suo sogno di diventare una cantante vera. Il tutto con il benestare dei suoi adorati e svitati genitori. Fino a qui sembrerebbe tutto perfetto: ma cosa succederà una volta trasferitasi nel superlussuoso appartamento di Michael? Jules aveva scordato, poverella, che la sua convivenza sarà divisa, non solo con l'affermato fratellone medico, ma anche con il migliore amico di quest'ultimo, eterna nemesi della nostra protagonista sin dal primo momento che si sono incontrati, anni prima...Cris Thompson farà saltare i nervi alla nostra beniamina più di una volta ma come si sà, l'odio è un sentimento forte quanto l'Amore, e Jules lo scoprirà ben presto, anche grazie all'ausilio della sua coscienza in versione GRILLO PARLANTE PETULANTE! Citazione dall'introduzione: " Era inevitabile non guardarlo e pensare a qualcosa che non fosse: STUPIDO ARROGANTE IDIOTA: TI VOGLIO E TI DESIDERO FINO A STARNE MALE!"
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti!!! Mi chiamo Ilaria e finalmente ho deciso di pubblicare questa mia storia che è in cantiere da un bel paio di mesi...Ci tengo molto, è una storia che ho scritto divertendomi ed immedesimandomi dalla prima all'ultima parola fino ad adesso scritta...Spero possa riscuotere qualche recensione, positiva o negativa che sia...Quindi non abbiate paura, tartassatemi d'insulti, che tanto la sottoscritta immagazina tutto e mette sul groppone!! Vaaaaaaaa bene, bando alle ciance, pubblichiamo l'introduzione ed il primo capitolo, così entrate un poco nella storia e nella pazzia della nostra protagonista! Buona lettura, un bacio la vostra Lamuchina.

 

 

 

Introduzione

 

È difficile individuare con esatta precisione temporale il momento  in cui ogni cosa è cambiata.

D’altro canto, sarebbe alquanto sbagliato sminuire e ridurre il tutto ad una semplice individuazione dei minuti o delle ore fatidiche ed etichettare la questione in analisi con l’ironica frase: JULES è UMANA, NON è UN’ AUTOMA:  RINGRAZIAMO IL CIELO! Il tutto ovviamente accompagnato da una serie di simpatici, sonori ed intonati cori inneggianti all’avvenuto miracolo.

Posso solo dire, con la certezza matematica tipica di un Albert Einstein a caso, che fino a quei giorni, a quelle settimane, a quei primi quattro mesi di “ convivenza necessaria “, pensavo che la mia vita, fosse, nei limiti del possibile, perfetta nel suo insieme.

Una vita, la mia, programmata per bene in ogni istante, lineare come può esserla un’autostrada senza incroci, curve e deviazioni “ per lavori in corso “, “ studiata e calcolata meglio di un orologio svizzero “, come spesso accadeva di ripetere a me stessa praticando una sorta di mantra buddista, con una qualche funzione di auto-convincimento femminile : insomma una vita priva di grandi, devastanti ed estremi sconvolgimenti emotivi.

Proprio la personale consapevolezza di vivere in maniera giusta le giornate che mi si prospettavano davanti dal mattino alla sera, o meglio la consapevolezza di percorrere una quotidianità esemplare e perfettamente calzante, entro i miei di schemi ed entro le mie di esigenze, hanno spinto la sottoscritta a diventare una persona quadrata e talvolta rigida, ma allo stesso tempo pacata e disponibile: il tutto, ovviamente se le condizioni e le situazioni permettevano un siffatto comportamento della qui presente, piuttosto restia a cambiare opinione e prestarsi a risolvere delle cause perse in partenza.

L’opinione generale prospettava comunque una certa stima nei miei confronti.

Il mio migliore amico, Brian, era solito definirmi così: “ Com’è Jules? Una domanda di riserva? Mi assicurate che lei non è in ascolto? Mi assicura che lei stessa non sia Jules? Lo giurate su ciò a voi più caro? Scherzando, Jules è così come appare, senza fronzoli ed artifizi di alcun genere: avvolte troppo diretta e troppo sincera, in grado di smontare ogni tua idea o convinzione solo con una frase, od addirittura con solo uno sguardo raggelante e terrificante! Ma dentro nasconde un gran cuore, una generosità innata! È perfetta così com’è! Certo, non le farebbe male smussare un po’ del suo carattere: esageratamente pignola, precisa, spigolosa, petulante, saccente, sagace, noiosa in certe occasioni! Le si può perdonare quel suo caratteraccio solo perché quest’ultimo è racchiuso in un corpo favoloso, un volto strabiliante, interessante e pulito, con quegli occhi nocciola-verde espressivi ed intelligenti, quei capelli naturalmente e perfettamente mossi, quella bocca piccola come un bocciolo di rosa, che solo a guardarla ti verrebbe voglia di baciarla per ore ed ore, quel naso fine e deciso, quel corpo di un metro e settantasei snello, longilineo, tonico avvolto da una pelle morbida, pallida e liscia come la migliore delle qualità di porcellana, quelle gambe chilometriche, affusolate, infinite e quel fondoschiena?  Mhhhhh, tronchiamo sul nascere questa fantasia prima che sia troppo tardi! Elucubrazioni personali ed ormonali a parte, Jules, oltre ad essere bella all’inverosimile, è intelligente ed acuta: impossibile non amarla ed allo stesso tempo odiarla! Bisogna conoscerla e saperla prendere, tutto qui ! E questione non meno importante: averne il tempo, la voglia e la pazienza perché se Jules concede una seconda chance, e questa raramente viene concessa, beh, è necessario utilizzarla al meglio! A voi la scelta!

Proprio con queste convinzioni ho vissuto i primi 23 anni della mia esistenza.

Ma, come sempre accade nei migliori film, il colpo di scena volto a sconvolgere l’intera trama della pellicola, si nasconde abilmente dietro l’angolo più nascosto sotto mentite spoglie, anche se nel caso in esame le “ mentite spoglie “ risultavano, da un’analisi ottica, tattile, uditiva, olfattiva, e papillar gustativa particolarmente attenta, piacevolmente godibile.

Fidatevi.

Quel qualcosa, o meglio, quel “ qualcuno “, inutile girarci intorno, ha stravolto completamente ogni mia convinzione, con una forza ed una potenza sismografica pari soltanto ad un terremoto del decimo grado della scala Richter.

Un terremoto, riflettendoci su un secondo, non di più, alquanto “ stuzzicante “.

Disquisizioni a parte, il “ qualcuno “ in questione, ritornato dal passato, dopo sporadiche ed antecedenti apparizioni, era riuscito ad insinuarsi a piccoli, ma decisivi passi, nel mio mondo apparentemente perfetto, costruito ad hoc con anni ed anni di fatica e sudore della fronte.

Con coscienza oppure no, e non spetta a me stabilirlo data la mia scarsa obiettività, il soggetto maschile di cui si discute lo considero, ancor oggi, totalmente inconsapevole della portata devastante di sentimenti e sensazioni che la sola presenza era in grado di scatenare con una misera comparsata passeggera: rabbia, felicità, dolcezza infinita, voglia di appartenersi totalmente l’un l’altro mascherata da “ odio reciproco “, furia, gelosia, testardaggine, sesso, sano, sensuale, passionale ed appagante.

Quest’ultimo aspetto per nulla trascurabile, oserei dire.

Nel suo semplice esistere, nel suo semplice alzarsi la mattina dal letto,  rappresentava un concentrato assurdo di sensualità e malizia a cui era difficile resistere: anche nelle piccole cose, dall’avvitare la caffettiera  dove aggrottava la fronte come a concentrarsi, al modo in cui insinuava una mano tra i capelli mediamente lunghi, di un color biondo scuro perennemente scombinati quando s’inalberava per qualcosa ( solitamente la causa era io  ) come per calmarsi, suscitavano un unico desiderio: sorvolare sul motivo occultato da quei suoi gesti, e dedicare la propria attenzione verso passatempi assolutamente più piacevoli.

Era inevitabile non guardarlo e pensare a qualcosa che non fosse: STUPIDO ARROGANTE IDIOTA: TI VOGLIO E TI DESIDERO FINO A STARNE MALE.

Sicuramente non aiutava a mantenere un qualche barlume di lucidità osservarlo nel suo tutto: un viso dolce ma allo stesso tempo dai lineamenti decisi, dal profilo forte e squadrato, talvolta incorniciato da una leggera e sottile barba incolta che gli donava un aspetto assurdamente provocante ed assurdamente desiderabile; una bocca rossa, carnosa soprattutto nel labbro inferiore; occhi scintillanti, vispi, acuti di un magnetico ed ipnotico verde scuro; un sorriso talvolta sincero e vero, talvolta duro, sarcastico, freddo; quelle due adorabili fossette agli angoli della bocca, che ispiravano solo ed unicamente la voglia di toccarle con un dito; una pelle bianca, quasi cadaverica, con un profumo, il suo profumo: indescrivibile, inclassificabile, un misto di menta, cioccolato fondente, muschio bianco e fumo di sigaretta: l’aroma della sua pelle era qualcosa di veramente irrinunciabile per un qualsiasi olfatto, una volta solo dopo averne sentito la fragranza; a coronare il tutto un corpo disegnato a regola d’arte: alto, muscoloso nella maniera giusta, slanciato e perfetto nella sua imperfezione!

Prima di rincontrarlo, mai avrei immaginato, neppure nelle più rosee aspettative, che sarebbe stato proprio Lui in grado di apporre quel piccolo seme che germogliando, col tempo, sarebbe sbocciato ed avrebbe portato alla luce quello strano ed allora sconosciuto sentimento chiamato Amore, riassumibile in poche parole: passione, attrazione fisica elevata all’ennesima potenza, attrazione talmente forte da spaventare ed eccitare nella stessa maniera, da farti sentire il desiderio per l’altro anche solo con un’occhiata furtiva, uno sfiorarsi di mani, un contatto casuale, e per concludere, ma non meno importante,  un’affinità intellettuale e mentale.

Tutte queste parole, alla fin fine, per riassumere quella parte della mia vita, caratterizzata dall’allora assurda decisione di seguire il sogno di essere una cantante, con conseguente trasferimento dalla tranquilla e pacifica Providence alla soleggiata ed afosa Los Angeles, il tutto accompagnato da una convivenza come dire,“ forzata “ nell’appartamento di mio fratello Michael, trasferitosi anni addietro per motivi lavorativi, ed il suo inseparabile compagno di avventure e di lavoro nonchè  migliore amico, la fonte di tutti i miei apparenti guai: Cristopher, “ Cris “ per gli amici detto anche “ Cris faccia da schiaffi Thompson “ dalla sottoscritta Jules Sullivan!

Da qui ha inizio la mia contorta e travagliata storia.

  
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