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Autore: Marta2020    23/12/2009    2 recensioni
E, all'improvviso, in tutto quel buio scarlatto, una luce risplende.
Favoletta vagamente assurda, scritta di getto dopo averla sognata (e non è neanche uno dei sogni più strambi, fra quelli che mi capitano...). E' la prima fic che pubblico in assoluto, perciò spero in qualche commentino, positivo o negativo che sia. Fareste felice una matricola :)
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Tom Riddle/Voldermort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Backstage

Vede quella che fu la sua Sala Grande distrutta dalla violenza delle maledizioni che ancora sfrecciano da una fazione all'altra. Vede i cadaveri dei suoi ammucchiarsi l'uno sopra l'altro, e Ninfadora Tonks che giace addossata a Remus Lupin. Vede Bellatrix Black soccombere sotto i colpi di Molly Weasley.

Non doveva finire così. Non per lui. Ma a questo punto, si sarebbe battuto fino alla fine.

"Expelliarmus!".

Può essere questa la fine dell'Oscuro Signore?

*

Riprende coscienza a poco a poco. Il terreno sembra tremare sotto di lui, i suoi ricordi si fermano all'urlo del ragazzo; cos'era successo poi? Rigirandosi sulla schiena, si accorge di essere sdraiato su qualcosa di morbido: è in un letto, ma...  perchè?

Incuriosito, apre gli occhi, e ha tutta l'intenzione di ricompensare chiunque trovi davanti a sé. Ma il buio attorno a lui è dei più impenetrabili, ancora più scuro di quello delle sue stanze, a Little Hangleton. Lentamente nota il gran fracasso ritmico attorno a sè, e  una strana sensazione di movimento: non saliva su un treno dagli anni dell'Espresso,all'epoca in cui era ancora un nessuno come tanti. Quanta strada aveva fatto, da allora... troppa, per potersi permettere di tornare indietro. 

E si chiede cosa ci faccia lì, e dove stia andando. Per Salazar, lui non ci voleva salire!

Si alza a sedere, rabbrividisce al freddo della notte, posa i piedi a terra e scivola fuori dal letto. Il pavimento è ruvido sotto di lui, e i lievi scossoni minano il suo equilibrio. Alla sua sinistra, in alto, vede un quadratino di fievole chiarore, e barcollando, a tentoni, lo raggiunge; palpa la parete fino a trovare una sporgenza che ha tutta l'aria di una maniglia. La spinge.

Il luogo che gli si presenta è tale e quale il corridoio di un treno, e l'illuminazione tenue filtra tutta dal vagone vicino. Le poche finestre appannate si aprono su un paesaggio nero uniforme. La notte non ha stelle, ma chi gli assicura che sia la notte, quella là fuori? Che strana sensazione... Evitando di guardare all'esterno si dirige verso il traballante corridoio di collegamento, verso l'unico luogo illuminato; dietro di lui è il buio più completo.

Il secondo vagone è molto più spazioso del primo, o forse è solo l'effetto dei neon. Lì l'oscurità esterna è meno incombente, e il Lord può tirare un sospiro di sollievo.

Poi osserva il vetro. E lo osserva ancora, con più attenzione, stavolta. Chi è quel ragazzo riflesso? E' vero, ha il suo steso volto pallidissimo, i capelli neri e l'espressione spaventata che lui stesso si sente addosso. Eppure gli occhi non sono scarlatti, sono neri come la brace, e il naso dritto e bello, e i tratti più giovani e avvenenti: Tom Orvoloson Riddle rimanda il suo sguardo, allibito. 

Ma per una mente avvezza agli inganni è facile reprimere un'emozione patetica come lo stupore e sostituirla con qualcosa di più forte. Rabbia. 

No, quello non è lui, non può esserlo, Tom è morto con suo padre molto, molto tempo fa. Da allora aveva lavorato duramente, aveva usato tutto il suo genio per diventare ciò che aveva sempre sognato: immortale e potentissimo, temuto da chiunque. Non può essere tornato indietro, non può aver sognato...

Dov'è Potter? Lo deve trovare, lo deve uccidere, e allora potrà essere tutto ciò che ha sempre voluto. Dov'è Potter?

Furente setaccia quel vagone che sembra non finire mai, e controlla ogni cabina e sembra un lupo assetato di sangue, e impallidisce a ogni porta che spalanca. Perchè un'idea comincia già a farsi strada nella sua mente crudelmente intelligente, e di cabina in cabina si fa sempre sempre più autoritaria; ma può accetarla il Signore Oscuro? Gli stessi volti che solo poco tempo prima si deformavano dei toni della battaglia, e urlavano maledizioni e morivano in agonia o uccisi sul colpo, e quella smorfia si freddava con loro, gli stessi volti che egli stesso si era più volte divertito a torturare e umiliare, quegli stessi ora dormono quieti, e pare che neppure la furia del loro padrone possa svegliarli, o il clangore di un treno che corre verso chissà dove.

Rabbia. Cos'altro potrebbe sostenerlo? Un sentimento abbastanza intenso da sovrastare emozioni patetiche come lo stupore, il dolore, la paura. Solo un'immensa rabbia che gli si agita nel petto, e chiede con voce imperiosa: è forse questa la fine di Lord Voldemort? Aveva lavorato duramente, aveva  usato tutto il suo genio per diventare ciò che aveva sempre sognato: immortale e potentissimo, temuto da chiunque. Come può finire così?

Furente setaccia quel vagone che sembra non finire mai, e controlla ogni cabina e sembra un lupo assetato di sangue, e impallidisce a ogni porta che spalanca. Perchè un'idea comincia già a farsi strada nella sua mente crudelmente intelligente, e di cabina in cabina si fa sempre sempre più autoritaria; ma può accetarla il Signore Oscuro? Gli stessi volti che solo poco tempo prima si deformavano dei toni della battaglia, e urlavano maledizioni e morivano in agonia o uccisi sul colpo, e quella smorfia si freddava con loro, gli stessi volti che egli stesso si era più volte divertito a torturare e umiliare, quegli stessi ora dormono quieti, e pare che neppure la furia del loro padrone possa svegliarli, o il clangore di un treno che corre verso chissà dove.

Rabbia. Cos'altro potrebbe sostenerlo? Un sentimento abbastanza intenso da sovrastare emozioni patetiche come lo stupore, il dolore, la paura. Solo un'immensa rabbia che gli si agita nel petto, e chiede con voce imperiosa: è forse questa la fine di Lord Voldemort? Aveva lavorato duramente, aveva  usato tutto il suo genio per diventare ciò che aveva sempre sognato: immortale e potentissimo, temuto da chiunque. Come può finire così?E, all'improvviso, in tutto quel buio scarlatto, una luce risplende.

*

La mano fredda posata sul vetro ancora più gelido, l'alito che appanna piano la superficie e nasconde, a poco a poco, il riflesso degli occhi sbarrati e scurissimi. Fuori è solo il nulla.

Non ha idea di tutto il tempo passato così, a respirare piano, cercando di dare un senso a tutto quello che le succede. Il suo ultimo ricordo è il viso furente di Molly Weasley, e quegli insulti, a cui  non aveva dato troppo peso. Un'unica persona, per lei, in quel momento, aveva avuto peso. Poi il vuoto.

Si era risvegliata sul treno; intorno a lei dei perfetti sconosciuti dormivano, in perfetto silenzio, con un perfetto sorriso sulle labbra. Bellatrix si era stupita di come lo sferragliare fragoroso di quel vagone non disturbasse minimamente il loro sonno. Tentando di guadagnare un minimo d'equilibrio per camminare, si era diretta verso il corridoio. Buio. Ma le era bastato palpare un attimo il muro per trovare l'interruttore. 

Forse allora aveva cominciato a guardare fuori dal finestrino, così, per curiosità. O forse allora aveva cominciato a chiedersi del suo solo e unico Signore, e per una qualche infantile ricerca aveva preso a sondare le tenebre densissime, sperando di vederlo emergere dal buio, come era emerso molte altre volte. In ogni caso la sua parte razionale si era data ben poche speranze di cogliere qualsivoglia figura nel paesaggio impenetrabile.

Ben poche volte la sua parte razionale era stata zittita così clamorosamente.

Tutto a un tratto aveva rivisto il cimitero di Little Hangleton. In alto, nel cielo, il suo Signore e il ragazzo combattevano sospesi in una bolla dorata, proprio come quella notte, tre anni fa. Poco più sotto, il loro riflesso danzante pareva un piccolo sole.

Riflesso?

Bella aveva dovuto sbattere le palpebre. Guardando meglio si era resa conto che il paesaggio non poteva essere quello del un cimitero, dato che c'era un lago. Un lago grande, e nerissimo. Proprio sotto il treno poteva anche distinguere l'erba scura, e oltre la sagoma dei duellanti quella ben più massiccia di un castello. Le ricordava qualcosa...

Forse avrebbe capito anche cosa, se un'improvvisa esplosione non avesse colorato la visuale di luci rosse e verdi. Quando infine sparì l'ultimo bagliore, con un lampo intensissimo color smeraldo, l'immagine era svanita. Al suo posto aveva ritrovato solo il suo stesso riflesso, ma così come non ricordava di averlo mai visto da molto tempo.

Timidamente, temendo ogni secondo che svanisse, lo aveva sfiorato, si era sfiorata. E quando l'immagine era rimasta nitida, si era abbandonata contro il vetro con la testa, pigiando forte la fronte per sentire il freddo. Credeva di aver capito. Ha capito.

E rimane ancora un po' in quella posizione scomoda, a riempirsi gli occhi di quel nulla che ingigantisce fuori, la voce della Weasley nelle orecchie. Istanti, secondi, minuti, ore... Un'improvviso spostamento d'aria la fa sussultare. Si volta giusto in tempo per scorgere un ragazzo che scompare in un cubicolo. Ha un che di famigliare... Lo segue.

*

Preso dalla sua inutile ricerca, l'Oscuro non si accorge della figura presso il finestrino, ne' del rumore di passi -passi nudi- proprio dietro di lui. Una mano sulla spalla lo fa sussultare. Si volta.

Bellatrix ha conservato tutto lo splendore della prima giovinezza, quando anche le palpebre pesanti le davano un aspetto avvenente. Indossa una camicia da notte candida, la stessa che usava da bambina, e i capelli scuri le ricadono in una morbida treccia. Decisamente non assomiglia a Potter.

Eppure Lord Voldemort si ferma, e tutta la sua rabbia scema in un istante. Cos'è quella strana sensazione? Stanchezza? E' sfinito, Lord Voldemort, sfiancato da tutta la rabbia e la sete di potere. Aveva inseguito la fame di Salazar, ci aveva creduto fino alla fine, si era sentito qualcuno, almeno finchè...

Che momenti! Si è accorto troppo tardi che Harry Potter non è più un moccioso, e quando l'ha visto arrivargli incontro, meravigliosamente deciso, ogni sua realtà è svanita. Ma se solo lo trovasse, se solo lo uccidesse, forse ancora... Forse.

Fa per avviarsi.

"Non lo troverà". La voce di Bellatrix è autoritaria e dolce, così diversa... Non c'è odio, ne' paura, ne' fedeltà ostentata, solo un quieto rispetto.

"Come puoi dirlo". E quando Voldemort si volta, la disperazione è ormai entrata in lui. Un'emozione nuova, a dir poco frustrante.

"Non capisce forse dove ci troviamo?". Bellatrix, lei si è accorta di tutto. Chissà poi come ha fatto a riconoscere Voldemort dietro gli occhi di Tom.

"Lo so...". Lo sai, Nero Lord? E allora perché ostinarsi a volere il potere? E' inutile: la stessa Morte, che hai sempre fuggito, ora ti sorride al di là dei finestrini. Lo capisci, Lord Voldemort? Non hai più ragione di essere te.

"E' tutto finito, Bellatrix. Tutti i nostri sogni se ne sono andati".

"Ma noi siamo qui, no? Stiamo parlando. Non può essere tutto finito, se noi siamo qui".

"Come puoi dire una cosa del genere? Ci credevi quanto me!"

"Io credevo in voi, mio Lord, esattamente come credo in voi adesso".

Sgrana gli occhi, Lord Voldemort. E, per la prima volta, si trova perso nell'immensità."Cosa devo fare ora, Bellatrix?". Vergogna. Vergogna!

Lei fa spallucce: "Viva".

Che ordine semplice da impartire a un morto! Ma l'Oscuro non si sarebbe mai aspettato in vita che morire potesse essere così, quasi piacevole, se solo non fosse per quel buio, un'oscurità molto diversa da quella in cui aveva vissuto per tanto, troppo tempo. Credeva di avere ormai sconfitto la Morte, e invece Lei l'ha prima reso succube e poi portato via. Ha perso, perso senza riserve, ed è morto...

"Non dire sciocchezze, Bellatrix. Non vivo più".

E Bella accompagna con gli occhi quel Lord non più nobile per fama e per terrore, lo accompagna finché non se ne va, alla volta della sua ricerca vana. E decide di seguirlo ora, così come l'ha sempre seguito in vita. Il cuore di un Black è da sempre fiero della propria fedeltà: non esistono scappatoie.

Così si volta, percorre i corridoi deserti, trova la cuccetta: basta un colpo di bacchetta.

La porta si apre, con più fracasso del dovuto; il Signore è stanco, vuole dormire. Si sente come se avesse camminato per anni, senza aver neppure intravisto quel paio di occhi verdi; questa volta, quest'unica volta, avrebbero portato un po' di speranza perfino a lui. Ma così va la vita, dicono.

Sul suo cuscino c'è un orsetto. Sì,  proprio uno di quegli orsacchiotti di peluche che da piccolo si divertiva a bruciare. E' seduto lì,  e gli sorride dall'alto della sua tenerezza.

Da una parte il Lord è perplesso, dall'altra, seriamente scocciato: quale mente bacata può anche solo pesare che lui, Lord Voldemort, terrore di grandi e piccini, possa dormire abbracciato a un orsetto? Non siamo ridicoli! Resta pur sempre il Mago Oscuro più potente di tutti i tempi.

Eppure, un altro pensiero si fa strada nella mente stanca: ora che è morto, ora che non ha più un orgoglio da difendere, una fama da raggiungere, un sogno da inseguire, può anche lasciarsi trasportare dagli eventi, e cedere per una volta, un'unica volta, alla dolcezza dell'esistere, senza cercarla nel dolore altrui.

Così, quella notte, una notte sola, Tom Orvoloson Riddle dimentica di essere Lord Voldemort, e stringendo un pupazzo al petto dorme come dormono i bambini. Trasfigurata in orso, Bellatrix Black sa di aver fatto la cosa giusta.

Nota dell'autrice: Questa è la seconda stesura della storia, che in origine era molto più breve. In effetti credo di essere stata un po' prolissa... Oh beh, ricordate che questa è la prima fic che pubblico e che quindi una recensioncina sarebbe assai gradita ^^. Per favore... ciaooooo
  
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