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Autore: Dira_    24/12/2009    20 recensioni
10 songs Challenge.
Sfida:
1. Scegli un personaggio, una coppia o un fandom.
2. Apri la tua cartella di musica e seleziona la modalità di riproduzione casuale e fai partire.
3. Scrivi una drabble-flashfic che sia collegata alla canzone che sta andando. Hai tempo fino al termine della canzone per terminare la drabble: inizi con l’inizio della canzone e finisci quando finisce, niente esitazioni! Non importa quanto scombussolata è la tua drabble.
4. Scrivine 10, poi pubblicale.
Genere: Commedia, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Victorie Weasley
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
- Questa storia fa parte della serie 'Doppelgaenger's Saga'
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Sfida:

1. Scegli un personaggio, una coppia o un fandom.
2. Apri la tua cartella di musica e seleziona la modalità di riproduzione casuale e fai partire.
3. Scrivi una drabble-flashfic che sia collegata alla canzone che sta andando. Hai tempo fino al termine della canzone per terminare la drabble: inizi con l’inizio della canzone e finisci quando finisce, niente esitazioni! Non importa quanto scombussolata è la tua drabble.
4. Scrivine 10, poi pubblicale.
 
Questo è un piccolo regalino di Natale per chi segue quella gran bagatella di Doppelgaenger, visto che con il capitolo sono ancora in corso d’opera. È una specie di raccolta di missing moments e introspezioni varie. ;)
Questa è la playlist. Caricata su youtube con il sudore della fronte.
 
Messaggio per chi non ha idea di che cavolo sto dicendo: questa raccolta di Drabble si riferisce alla mia fan-fiction Doppelgaenger che potete trovare su EFP. I personaggi sono tutti della nuova generazione di HP, con l’aggiunta di tre pg originali. Sono incasinati anche nella storia, quindi tranquilli, è normale che vi chiediate qual è il loro problema. ;P
I fatti o le allusioni fanno riferimento alla storia. ^^
 


Bad Boyfriend – Garbage. (Teddy/Victoire)
Era sempre stato il fidanzato perfetto.
Era incredibile pensare che sarebbe potuta finire così.
“Mi dispiace Vic, non credo di farcela più…”
Una sera, davanti al portico di Villa Conchiglia, Ted Remus Lupin l’aveva lasciata.
Era sempre stato perfetto: sollecito, gentile, un amante delicato e attento.
Quante notti passate a parlare. Parlare, parlare, parlare.
Forse era proprio quello il punto. Lei parlava. Ma lo ascoltava?
Era certa che lui la ascoltasse. Con quel vago sorriso tenero e gentile, che l’aveva fatta innamorare, come le sue mani delicate, i suoi occhi miele in cui affogare, e i capelli blu come un favoloso principe azzurro.
Non ti ho mai ascoltato veramente, non è così Teddy?
Perché altrimenti avrebbe capito che c’era qualcosa che non andava. Che loro non andavano bene assieme. Che essere mostrato in giro come un trofeo, sentirsi dire che era il fidanzato perfetto, e pianificare il matrimonio nei dettagli non era quello che Teddy voleva.
L’aveva capito troppo tardi. Perché Teddy non parlava. Ascoltava, tutto lì.
Gli aveva gridato addosso, spronandolo a reagire. Quando ormai non c’era più niente da fare.
Teddy era partito, e lei era rimasta sola.
 
Knowledge – Green Day (James Sirius Potter)
Oh, sì. Era davvero un cattivo ragazzo.
Beveva e pure tanto, quando d’estate Fred lo portava in giro.
E non si era mai sentito tanto vivo.
Aveva sedici anni, troppe proibizioni e una gran voglia di infrangerle.
Quindi si era trovato su un palco in un sordido bar di Leeds a ululare ad un microfono, sbronzo fradicio. Aveva urlato al mondo che l’unica cosa che sapeva era di non sapere un dannato accidente.
Freddy rideva, suo personale Caronte in quel’estate rovente.
Ignorante e testardo come una capra. E gli andava bene così. Sedici anni e niente pensieri.
C’era tempo per crescere.
 
Prayer of the Refugee – Rise Against. (Thomas Dursley)
Diverso. Ecco cos’era.
Il mattino sarebbe arrivato presto, spazzando via quegli incubi, quei pensieri.
Non era facile, però, la notte. A volte voleva solo avvicinarsi al fuoco e lasciarsi scaldare.
Di notte aveva freddo. Era una sensazione nuova, per lui, che sempre si era sentito a casa tra le mura di Serpeverde. Non riusciva quasi più a sopportare la stessa terra su cui camminava a volte, quando i cattivi pensieri lo divoravano.
Ora tutti lo guardavano. Certo, probabilmente era solo un’impressione, ma si sentiva così.
Era diverso. Adesso lo sentiva finalmente. Doveva smetterla di illudersi che la sua diversità consisteva solo nel fatto di essere uno studente brillante.
Era Tom Dursley, il nato-babbano senza passato. Era Tom, il ragazzo a cui mancava un pezzo.
Poteva fingere di essere un bravo amico, un ottimo studente, un figlio rispettoso. Poteva fingere.
Ma era diverso. Come un pinocchio triste e pericoloso. Come in una brutta favola.
Solo che le favole finivano bene, c’era una morale e tutti alla fine imparavano qualcosa.
Lui non era certo che per lui sarebbe stato così.
Quindi chiudeva gli occhi e cercava di dormire.
Aspettando l’alba e pregando come un ridicolo rifugiato sotto le bombe.
 
Little House – The Fray (Lilian Luna Potter)
Tutti pensavano in fondo che fosse un po’ sciocca, un po’ frivola.
Tanto carina, ma anche tanto sciocchina.
Non che glielo dicessero apertamente, ovvio.
La piccola, dolce, Lilian Luna. Un nome musicale, rotondo, così adatto a lei.
Lei rideva, e gli veniva davvero da ridere quando Jordan Thomas le teneva la mano e le diceva quanto fosse tenera, baciandole la fronte.
La piccola e dolce Lily, che faceva arroventare il cuore dei maschietti con un sorriso.
Hugo sapeva, e scuoteva la testa, con quel suo sorriso storto e un po’ esasperato.
Doveva davvero trattenersi dal ridere a volte.
Perché davvero, lei giocava. Non si sentiva offesa dall’idea un po’ sciocca che gli altri, i ragazzi soprattutto, avevano di lei. Era esattamente quello che voleva dare ad intendere.
Lily giocava a nascondino con sé stessa.
Però, in fondo sperava che un giorno qualcuno la trovasse e desse tana libera tutti.
E aspettava, nascosta.
 
Indipendent Love Song – Scarlet. (Rose Weasley/Scorpius Malfoy)
Si era sempre ripromessa che non si sarebbe mai innamorata come un idiota.
Sì, come quelle cretine che perdevano completamente il senno, blaterando del proprio ragazzo, esaltandone le qualità fino al parossismo.
Ridicolo.Lei aveva un cervello.
Peccato non si fosse resa conto, o forse non lo sapeva proprio, che lì il cervello c’entrava poco.
Perché quando si era innamorata di lui se n’era andato allegramente a spasso.
Di lui, l’ultimo cavaliere della tavola rotonda. Quell’insopportabile biondino slavato.
Scorpius ‘sono un idiota ridanciano’ Hyperion Malfoy.
“Andiamo biscottino, potresti anche ammetterlo.”
“Ammettere cosa?”
“Che sei pazza di me!”
“Neanche nei tuoi sogni più reconditi, Malfoy.”
Perché anche se era innamorata (come una cretina) l’avrebbe fatto in modo diverso.
Perché se fosse stata canonica, banale, lui probabilmente l’avrebbe confusa alla massa.
Anche se a volte era difficile. Quando, per esempio, la baciava, come faceva a non sciogliersi come una di quelle oche idiote?
“Io sono diversa Malfoy, non sono una delle tue sciacquette.”
E Scorpius le aveva sorriso.
“Mi pare evidente, Rosie-Posey. Perché pensi che io sia pazzo di te?”
E aveva capito. Non era l’unica a volere una storia d’amore diversa.
 
Fascination Street – The Cure. (Michel Zabini)
Era il fascino in persona. Non era una mera sparata boriosa.
Era semplicemente la pura verità. Michel Zabini, nome francofono, cognome italiano, pelle scura e zigomi da orientale era la personificazione della bellezza maschile.
Sua madre era una ballerina classica, suo padre semplicemente Blaise Zabini.
E lui poteva forse essere da meno?
Ma la bellezza chiedeva un pegno: la solitudine.  
Uno Zabini era bello, ma di quella bellezza quasi intollerabile, che spingeva le ragazze ai suoi piedi e gli uomini a perdere la testa. Ma nessuno si spingeva oltre.
Perché cercare di rompere la sua corazza quando l’involucro era perfetto?
Uno spreco, ecco cosa sarebbe stato.
Solo due amici, al mondo. Scorpius Malfoy, il ragazzo che sorrideva sempre e come lui chiudeva tutto dentro. Era stato il suo primo amore, naturalmente non corrisposto.
E Loki Nott, compagno di scorribande, che con un lucidissimo nomen omen combinava più intrighi e imbrogli di quanto una mente comune riuscisse anche solo ad ideare.
Poi era arrivata Hogwarts, Serpeverde, la squadra, i risultati scolastici, e gli ammiratori erano decuplicati.
E poi era arrivato lui.
Albus Severus Potter, un ragazzino con natali ingombranti e un nome ridicolo. Apparentemente insignificante, sempre attaccato alle gonne del brillante nato-babbano Tom Dursley.
Aveva capito quanto non lo fosse, insignificante, quando si era reso conto che con lui il suo fascino non funzionava affatto.
Ed era andato tutto secondo un copione un po’ troppo abusato per i suoi canoni.
Si era preso una cotta proprio per chi, di fascino, non ne aveva affatto.
 
Gives You Hell – The All American Rejects (Scorpius Malfoy)
Sperava davvero gli andasse tutto di traverso.
Scorpius lo pensava guardando il grasso e grosso prefetto di Grifondoro, che con pomposa ostentazione gli spiegava come, anche se era un Malfoy, non doveva aspettarsi trattamenti di favore.
Soprattutto in quella casa.
“Hai capito Malfoy? Non voglio vedere roba non regolamentare come questo manico di scopa… Gli studenti del primo anno non possono avere manici di scopa personali. Quindi sono costretto a requisirtelo.”
Scorpius non aveva smesso di sorridere. Aveva capito, da quando aveva facoltà di pensiero, che spesso un sorriso era la soluzione più indicata.
Sia per irritare che per placare. Dipendeva dalla sfumatura che gli davi, ovvio.
E lui era bravissimo nelle sfumature.
“Sicuro che ho capito. Non lo farò mai più.”
“Bene. Ora va’ in camera.”
Scorpius aveva annuito, infilandosi le mani in tasca
“Ehi, prefetto!” Aveva gridato dalle scale. “Spero che quel volo ti vada tutto di traverso!”
Era scappato su per le scale prima che potesse togliergli punti o riempirlo di botte.
Il giorno dopo quando, durante la colazione in Sala Grande, aveva visto passare il prefetto con un braccio al collo e un occhio livido l’aveva fermato. Chiaro come il sole che la sua scopa l’avesse disarcionato.
Era stata un’idea geniale, quella di incantarla perché obbedisse solo a lui. 
“Ehi, signor prefetto!” Gli aveva fatto un gran sorriso. “Io te l’avevo detto che ti sarebbe andata di traverso!”
 
Natural Disaster – Plain White T’s. (Scorpius Malfoy/Rose Weasley)
Era totalmente assurda.
La prima volta che Scorpius aveva notato Rose Weasley stava redarguendo il cugino più grande, quell’idiota arruffato di Potter.
Aveva il viso arrossato, i capelli completamente in disordine e per giunta aveva della carta igienica attaccata alla scarpa destra.
Non aveva capito perché ma l’aveva trovata intollerabilmente carina.
Ma allora aveva dodici anni e non era indipendente dal trend di pensiero Malfoy.
Quindi aveva seppellito il pensiero con imbarazzo.
Poi un giorno ci aveva sbattuto letteralmente contro. Stava uscendo dalla biblioteca con il braccio attorno alla vita della Haggins, la sua prima ragazza. La trovava noiosa ma aveva già la tette grosse.
L’aveva mandata a gambe all’aria e libri e pergamene erano volate dappertutto.
“Malfoy, stai attento a dove guardi!” Aveva sbraitato, stavolta al suo indirizzo. Aveva raccolto tutto ed era filata via senza degnarlo di uno sguardo.
Alla fine, stesse lezioni, stesso anno, stessa Casa, avevano cominciato a ronzarsi intorno.
Erano cominciati i battibecchi, le prese in giro, le classifiche sui rispettivi risultati scolastici.
E un giorno, mentre le faceva notare quanto fosse un ‘disastro naturale’ beh…
Aveva capito che quel disastro in carne e ossa gli piaceva da morire.
 
I Don’t Care – Fall Out Boy (Loki Nott)
Lui se ne fregava. Davvero, non era tanto per dire.
Loki Nott se ne fregava delle regole, ma non in modo plateale e idiota come quel Potter e i suoi scagnozzi gemelli.
No, lui le aggirava. Perché dove c’era una regola, lo diceva sempre al paziente compare Zabini, c’era il modo per aggirarla.
Loki adorava il suo nome. Loki era un dio nordico (ed era figo avere un nome da pantheon), il dio delle burle e degli inganni. E mai nome era stato più azzeccato. Suo padre era un tipo cupo e vigliacco. Sua madre era scappata con un istruttore di scherma quando aveva sei anni. Lui? Aveva avuto come balia un folletto, buttato fuori dalla Gringott per appropriazione indebita..
Quindi non c’era da stupirsi se Loki Nott era il banco ufficiale, e assolutamente disonesto, di Hogwarts.
Loki aveva gli occhi bicolori, uno verde e uno marrone, e si diceva avesse uno sguardo inquietante. La gente diceva che fosse calcolatore, immorale, cinico e disonesto. E lui se la rideva.
Non gli importa di cosa diceva la gente, finché parlava di lui.
C’è una sola cosa peggiore del non far parlare di sé, citava Mastro Zabini, non far parlare di sé.
 
Whatever – Oasis (Albus Severus Potter)
"Sai Harry, amico… mi chiedo come diavolo abbia fatto Al a finire a Serpeverde. È un ragazzino così a posto…”
“Ron, guarda che c’è gente a posto a Serpeverde.”
“Fammi un nome allora!”
Harry aveva sospirato. “Beh. Mio figlio?”

Al aveva tirato lo stesso tipo di sospiro, nascosto dalla balaustra delle scale.
C’era rimasto male? Un po’, ma non tantissimo. Se l’era presa più per l’offesa implicita dello zio. Ma del resto era un Grifondoro.
Lui stava a Serpeverde perché cavolo, quella era la sua Casa. Semplice, no?
  
‘Vedo doti non indifferenti, dietro questa grossa insicurezza, signor Potter. Intelligenza, una certa predisposizione ad infrangere le regole, o reinterpretarle.’
Albus, con il cappello calato fin sotto alle orecchie (sentiva le risate di suo fratello, di sottofondo) aveva deglutito profondamente.
“Io signore?”
‘Ehy, ehy, so quel dico! Sai quanti ragazzi ho smistato signorino? Come dicevo… intelligenza, una certa dose di astuzia, vedo anche una certa predisposizione a seguire il cuore, più che il cervello. Potrebbe finire a Grifondoro… ma anche a Corvonero. O perché, no? Tassorosso…’

Albus sbuffò impaziente: praticamente tutte le case. Tranne Serpeverde.
 ‘…ma molta, molta insicurezza.’ Continuò il Cappello ‘Potrebbe diventare grande, come restare per sempre nella schiera degli ignoti. Le possibilità si equivalgono, direi. La scelta sta a lei’
Albus aveva deglutito.
“Io… ma scusi, Serpeverde? Non potrei finire là?”
Il cappello era rimasto in silenzio. L’undicenne aveva pensato di aver detto una grossa cretinata.
‘Direi che anche Serpeverde potrebbe essere una scelta. Non vedo ambizione, ma astuzia e intelligenza sì. Sprezzo delle regole anche… Perché no, perché no. Beh?’
Il Cappello stava chiedendo a lui. Ma era una cosa normale?
Grifondoro. Avrebbe detto Grifondoro, certo, fino a dieci minuti prima.
Ma non voleva separarsi da Tom. E Tom era solo. E suo padre gli aveva detto che non aveva importanza. E poi…
Inspirò forte.
“Voglio andare a Serpeverde.”
‘Ne sei sicuro? Sappi che poi non potrai tornare indietro.’
Al deglutì. Gli tremavano le mani, ma suo padre aveva detto che andava bene. E l’amicizia di Thomas valeva uno stupido cravattino verde-argento.
“Sono sicuro.”
‘E così sia. SERPEVERDE!’
 
Quello che un Grifondoro non avrebbero mai capito era che a Serpeverde si trovavano ‘ottimi amici, certo quelli astuti’. Non era solo una stupida filastrocca di un Cappello un po’ matto.
Infilò le lettere di Nott e Zabini in tasca e corse fuori, dove Tom lo aspettava per andare a caccia di urchin. Alla fine si trattava di essere sé stessi. E lui l’aveva fatto.
 
 
Bonus Track
Santa Claus Is Comin’ To Town - McFly (Al/Tom: spoiler!)
“Santa Claus sta arrivando in città… ” Canticchiava nonno Arthur facendolo ridere, mentre lo aiutava a decorare il grande abete in giardino. Nonna Molly era passata loro vicino, alzando gli occhi al cielo.
“Per Morgana, Al! Non fargli mai più ascoltare carole natalizie babbane!”
“Ma questa è una canzone nonna!” Si era difeso ridendo, mentre, con un colpo di bacchetta, spediva sull’albero un festone luminoso.
La Tana si addobbava a festa quando i figli tornavano all’ovile. Che fossero di quarta o quinta generazione, che fossero adottivi poco importava.
La Tana accoglieva sempre. O almeno così gli aveva detto sua madre, durante uno dei tanti natali. Allora non aveva capito, aveva solo sei anni e una voglia folle di aprire i regali.

“Al, non provarci!” L’aveva apostrofato la mamma, vedendolo per l’ennesima volta all’albero. Aveva fatto il broncio.   
“Sei un fesso…” Il tono era monocorde.
“Tom!”
Proprio lui, con un cardigan verde bottiglia e pettinato di fresco. Papà Harry, impegnato a spingere la moto dentro la rimessa, gli aveva sorriso complice.
“Sei venuto per Natale!”
“Zio ha chiesto a papà se potevo venire…” L’aveva squadrato. “Che è quella faccia?”
“Sono tanto, tanto, tanto super-contento!” Aveva fatto una pausa, guardando avidamente un grosso pacco che il cugino teneva sotto il braccio. “Mi hai fatto il regalo, Tom?”
Il bambino aveva fatto una smorfia imbarazzata. Era un sì, lo sapeva quello!
Aveva fatto un sorrisone. “Se mi dai il permesso… Il tuo lo posso scartare di regalo, Tom?”

Albus aveva sorriso, a diciassette inverni di età, mentre Tom era entrato dalla porta principale della Tana scrollandosi di dosso la neve.
“Zio ha convinto di nuovo mio padre a farmi venire.”
Ovviamente, solito tono monocorde. Come se non gliene fregasse nulla.
Tanto sapevano tutti e due che fosse vero il contrario.
Al aveva riso, avvicinandosi e abbracciandolo. “Sono tanto, tanto, tanto super contento…” Aveva cantilenato ironico, facendolo sogghignare. Se lo ricordava pure lui.
Mi hai fatto il regalo Tom?” Aveva replicato infatti, imitando la sua vocetta infantile, in maniera piuttosto convincente.
“Certo che me l’hai fatto. Sei qui.” Gli aveva stretto il braccio, mentre il sorriso prendeva una sfumatura maliziosa. “Che dici, se mi dai il permesso posso scartarlo?”

  
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