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Autore: Akemichan    27/06/2005    1 recensioni
Un triangolo a tre fra una famosa regina, il suo più fedele servitore e una pittrice... Ai tempi dell'antico Egitto!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Antichità
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Il cielo mattutino era terso e di un azzurro intenso, che si rifletteva nelle tranquille acque del calmo Nilo, in cui i pescat

L'aria era tersa, e il cielo azzurro intenso, che si rifletteva nelle tranquille acque del Nilo, in cui i pescatori erano già da lungo tempo indaffarati. La stagione della raccolta aumentava il calore di Ra1, il quale, navigando a bordo della sua nave dorata, illuminava i cuori e bruciava la pelle. Il solo refrigerio era offerto dalle alte palme, che proiettavano la loro ombra sulla sabbia rossa del deserto.

 

Un altro luogo in cui raramente penetravano i raggi del sole erano le ampie grotte scavate nella valle dei Re, destinate alla costruzione di tombe magnifiche per i signori dell’Egitto. Tuttavia, in quel momento, nella tomba destinata al riposo eterno e sicuro del Faraone Tuthmosis lavorava un’unica persona, poiché era l’Opet2, il giorno della festa del grande Amon3 e nessuno artigiano di Per-Maat4, a parte quella ragazza che dipingeva la parete a mani nude, sarebbe stato tanto indemoniato5 da mancare all’appuntamento, per vedere la statua del grande Dio uscire finalmente dal tempio. Era l’unico giorno dell’anno nel quale a tutti gli egiziani era concesso vedere la sua forma.

 

La ragazza si massaggiò le mani sporche di tintura azzurra, poi le immerse nella ciotola piena d’acqua che si trovava ai suoi piedi. Sentì dei passi venire nella sua direzione, perciò decise di interrompere il suo lavoro. Era sicura che fosse l’intendente ai lavori, il quale non sopportava la sua presenza, in quanto donna e in quanto miglior pittrice del villaggio, venuto a cacciarla via per condurla all’Opet. Lei non desiderava parteciparvi, poiché preferiva l’oscurità nascosta alla luce aperta, preferiva Anubi6 ad Amon.

 

Attraverso la luce flebile che proveniva dalla lontana entrata, una figura femminile si proiettò sulla parete di fronte a lei. Allora sorrise, agitando i lunghi capelli ricci, che raramente portava coperti dalla parrucca.

 

«Sei posseduta dalla spirito di Sekhmet7, oggi» disse, immergendo il dito ancora bagnato nella ciotola di ocra rossa. «Chi ha osato provocare la collera della principessa reale Hatshepsut, futura erede al trono?»

 

La nuova arrivata alzò fieramente la testa, facendo comparire due occhi neri e decisi da sotto le trecce della sua fine parrucca. «Riesci sempre a capire molto bene il mio stato d’animo, Teti»

 

«E’ solo perché ti conosco da quando camminavi ancora come i gatti» minimizzò la ragazza di nome Teti, spostandosi una ciocca dietro l’orecchio. «Allora, non vuoi dirmi cos’è accaduto?»

 

«Se fosse possibile, vorrei maledire colui che provoca in questo modo la mia collera» mormorò Hatshepsut, levandosi la parrucca e gettandola nella polvere con un gesto scocciato. «Ma non posso, poiché egli è il prediletto degli dei»

 

«Tuo padre è il signore dell’Egitto e la sua bocca parla per Maat8» sorrise Teti. «La Giustizia ha dunque offeso la tua maestà?»

 

Hatshepsut colpì la ciotola d’acqua con un calcio, facendola rompere contro la parete. «Non è Maat che mi offende, ma la regola! Mio padre desidera – anzi, ordina, poichè nessun desiderio del Faraone rimane incompiuto – che io sposi Tuthmosis, il mio fratellastro»

 

«Questo è ovvio, poiché lui non ha il sangue di Amosis, mentre tu si» Teti si chinò e raccolse lentamente tutti i cocci, posandoli dentro un’altra ciotola vuota. «Solo sposandoti potrà diventare Horus incarnato»

 

«E’ così ingiusto!» esclamò lei mentre si massaggiava i lunghi capelli neri, liberi dal peso opprimente della parrucca. «Il mio fratellastro non vale nulla! Ed è anche più piccolo di me! Potessi diventare io Faraone…!»

 

«Chissà che un giorno non accada…» Teti strofinò il dito rosso sulla parete bagnata e solo allora Hatshepsut notò che la sua collera aveva distrutto una parte della pittura murale della sua amica, amalgamando i colori in una sorta di caos informe simile al Nun primordiale.9

 

«Scusami, non volevo rovinare il tuo lavoro… Non è colpa tua»

 

Teti scosse la testa. «Lo ridisegnerò, e verrà ancora meglio» Incurante delle sue mani sporche di colore, afferrò il braccio pulito e ingioiellato della principessa, trascinandola fuori della grotta, sotto la luce calda e accecante del potente Ra. «Guarda!» Indicò le dune rossastre, il cielo terso e la grande città di Tebe in lontananza, al di là del Nilo, cuore e potenza dell’Egitto. «Questa è la nostra terra! La terra che tu, come regina, avrai in custodia! Non ti curar di Tuthmosis, regna le due terre con l’aiuto di Maat, perchè restino sempre così belle come le vedi ora»

 

Hatshepsut aspirò forte l’aria calda del mattino, per conservare in eterno quella sensazione di dolcezza. «Io, però… Volevo sposarmi con la persona che amavo…» Sul suo viso dai fini lineamenti, dolci come il viso della bella Iside, si dipinse un’espressione di disappunto.

 

«Mia nonna diceva che raramente, nelle famiglie reali, il matrimonio si identifica con l’amore» annuì convinta Teti.

 

«Stai incitando la tua principessa all’adulterio?»10 domandò di nuovo sorridente Hatshepsut, pizzicandole la pancia nuda.

 

«Non mi permetterei mai» sorrise Teti. «Dico solo che, se un Faraone può avere un harem, una regina potrebbe…» Non finì la frase, perché non desiderava spingersi troppo oltre. E Hatshepsut aveva abbastanza malizia da capire l’allusione.

 

«Va bene…» La principessa fece un giro su sé stessa, tintinnando come sistri11 i suoi numerosi ornamenti d’oro. «Ora mi sento meglio»

 

Teti rivolse lo sguardo in lontananza, verso la strada sterrata che portava al suo povero ma accogliente villaggio. Un ragazzo percorreva di corsa la strada, sollevando sbuffi di polvere rossa al suo passaggio. Pur da lontano, lei poteva notarne i vestiti di seta tanto puliti da sembrare luminosi, così differenti dalla sua corta gonna sempre macchiata, e i sandali che teneva appesi alla spalla. Non era l’intendente alla costruzione, ma chiaramente un nobile o un appartenente al clero.

 

«Sarà qualcuno venuto a chiamarmi» dedusse Hatshepsut massaggiandosi la lunga veste plissettata. «In fondo, a quest’ora dovrei essere alla cerimonia del mio Dio prediletto, Amon» Lasciò che alcune ciocche le scendessero sul petto. «Ma non potevo andarci con il cuore infiammato dai demoni di Sekhmet»

 

«Teti!» chiamò il ragazzo non appena le raggiunse, appoggiando le mani sulle ginocchia per riprendere fiato dopo la lunga corsa. «Ero sicuro di trovarti a lavorare»

 

La ragazza affondò i suoi occhi neri come la notte nel viso delicato di lui, scrutandolo come se fosse un antico papiro del quale non capiva alcuni geroglifici. «Scusa, chi sei?» disse infine, con tutta l’innocenza che riusciva ad avere.

 

«Eh?» Lui assunse un’espressione tra lo stupito e il demoralizzato, mentre alcuni ciuffi della sua parrucca nera gli si appiccicavano al viso a causa del sudore che scendeva dolcemente lungo le guance. «Ma… Come… Chi sono…»

 

Teti coprì un leggero risolino con la mano affusolata. «Sto scherzando» disse sorridendo. «Sei diventato veramente affascinante, Senmut. Vestito così sembri un giovane nobile»

 

«Sei sempre tu…» Lui tirò un sospiro di sollievo. «Sai, finalmente sono riuscito a farmi accettare come puro12 del clero di Amon…» Tentò, inutilmente, di staccarsi le ciocche appiccicate sul viso.

 

«Congratulazioni» mormorò dolcemente Teti. «Era il tuo sogno, vero? Sono sicuro che arriverai ad essere profeta, un giorno»

 

«Ti prego, non dirlo» sorrise Senmut. «Potrebbe essere un giorno infausto, per me» Spostò lo sguardo dalle forme semplici e scoperte della pittrice alle forme dolci e delicate della ragazza a fianco, messe ancora più in evidenza dall’elegante veste bianca. Capì subito di trovarsi di fronte ad una nobile. «Con chi ho il privilegio di parlare?»

 

Teti scoccò un’occhiata rapida alla sua amica da sotto le lunghe ciglia. Stranamente, Hatshepsut non aveva attirato la loro attenzione con leggeri colpi di tosse, com’era solita fare quando veniva ignorata anche per brevissimo tempo, che lei riteneva comunque abbastanza lungo, ma era rimasta ferma ad osservarli curiosamente, con la bocca leggermente aperta e gli occhi neri come il Nilo notturno brillanti d’interesse. «Hat, ti presento Sennenmut, un mio amico d’infanzia. Tu non l’hai mai incontrato, perché viaggia spesso ed è raro che sia a Per-Maat» Si rivolse nuovamente a lui. «Hai davanti a te nientemeno che la principessa reale Hatshepsut, figlia del signore delle due terre e discendente di Amosis»

 

La bocca carnosa di Sennenmut si piegò in un dolce sorriso. «Le storie che raccontano a Tebe sulla tua bellezza sono dunque vere, poiché io stesso credevo di trovarmi di fronte ad Hathor13 stessa» Fece una pausa, nella quale i suoi occhi azzurri saettarono velocemente dall’una all’altra ragazza. «Se posso osare, adesso che rimarrò a lungo a Tebe, spero avremo occasione di vederci più spesso»

 

«Certamente!» Il viso di Hatshepsut si illuminò. «Sapere che Teti ha un così buon amico riempie di gioia il mio cuore»

 

«E io che dea sonoTeti tirò leggermente una ciocca della parrucca. «Non è giusto che sia solo Hat a ricevere dei complimenti»

 

Senmut la guardò attentamente, come un paziente che cerca di individuare la causa della malattia. «Tu sei come Seshat, la bella e paziente patrona dei testi antichi»

 

«Grazie per avermi ricordato che non so scrivere» Teti si finse offesa.

 

«Se tu sapessi scrivere, saresti uno scriba geniale» intervenne Hatshepsut. «Ma l’Egitto avrebbe perso uno dei suoi migliori artisti»

 

«Sono d’accordo» aggiunse lui. Teti scosse la testa. Non era abituata ai complimenti.

 

«Adesso, però, dovrei davvero andare alla cerimonia dell’Opet…» mormorò annoiata Hatshepsut. «Vieni anche tu, amica mia?»

 

«No, grazie» respinse dolcemente l’invito lei. «Vorrei finire la parete entro oggi. Ma Senmut ti accompagnerà volentieri»

 

«Veramente, io volevo raccontarti un poco del mio viaggio… Ma ci sarà un’altra occasione» aggiunse, vedendo l’espressione severa di Teti.

 

«Allora, andiamo» Hatshepsut afferrò un braccio a Senmut e quasi si strusciò contro di lui. «A presto, Teti»

 

«E buon lavoro»

 

La ragazza annuì, vedendo la coppietta allontanarsi lentamente lungo il sentiero fumante per il caldo. L’aria stava diventato sempre più afosa, segno che si avvicinava l’ora di fusione di Amon con Ra. Il fresco della grotta le avrebbe portato un poco di consolazione, visto il leggero groppo che le andava man mano formandosi in gola. Un gatto tigrato iniziò a strusciarsi lungo le sue gambe nude. «Non è strano il destino, Miu? Appena Hat ha desiderato l’amore, lo ha trovato» Si chinò e lo prese in braccio. Lui le leccò il viso macchiato di azzurro, la tintura che stava usando prima. «Ma va bene così, Hat è il futuro delle due terre e ha bisogno di un ragazzo come Senmut» Respirò a fondo, lasciando che l’aria calda le sciogliesse la tristezza che provava nel cuore. Un soffio di vento leggero le scompigliò i lunghi capelli ricci, massaggiandoli morbidamente accanto alle sue guance, e le sollevò la colta gonna. Non vi erano motivi per essere tristi, vivendo in una terra così amata dagli dei. Lei, inoltre, aveva un motivo in più per essere felice, poiché Ptah14 le aveva consegnato il dono di una manualità straordinaria nel disegno. Mentre rientrava silenziosamente nella grotta solitaria, Miu miagolò, lasciando che quel triste suono si propagasse ad eco lungo il nero cunicolo.

 

 

Dizionario:

 

1.      Ra: dio del sole, si credeva attraversasse il cielo a bordo di una barca dorata.

2.      Festa annuale, nella quale la statua del dio attraversava il fiume e veniva trasferita dal santuario di Karnak a quello di Luxor. Era anche l’unico giorno in cui la statua del Dio, solitamente chiusa in una stanza accessibile solo al Faraone al capo del tempio, veniva mostrata al pubblico.

3.      Amon: Dio di Tebe e re degli dei

4.      Nome originale indicante il villaggio dove un tempo abitavano gli artigiani che lavoravano alle tombe reali, situato infatti vicino alla valle dei re

5.      Si credeva che la pazzia fosse provocata dai demoni (come in età cristiana, insomma^^’’)

6.      Dio dei morti, imbalsamava le anime dei defunti e assisteva gli altri dei durante la pesatura del cuore

7.      Sekhmet era la dea leonessa, giunta sulla terra a punire gli uomini. Qui rappresenta la rabbia.

8.      Maat: dea della giustizia, pesava i cuori sulla bilancia.

9.      Nun: massa informe e caotica, esistente prima del mondo, da cui si sarebbe generato per primo Amon e in seguito il resto del mondo

10.  In Egitto per la pena di adulterio vi era la pena di morte

11.  Il livello più basso della casta sacerdotale

12.  Sistri: strumento musicale composto da una serie di piccole lame di metallo non fisse assicurate ad un’asta; muovendo l’asta, le lame tintinnano l’una sull’altra

13.  Hathor: Qui, intesa come dea della bellezza, ma in generale anche del canto e della musica

14.  Ptah: Dio degli artigiani

 

   
 
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