Salve,
ho ritrovato questa storia in un documento del pc, l’ho
riletta e ho deciso di pubblicarla; che male poteva fare?!
Non ha tempo né precisa ambientazione, non l’ho corretta indi per cui la
pubblico esattamente come è stata scritta. Il pc mi dice data di creazione 3 luglio 2009, 23:26. In effetti è passato un po’ di tempo…
Come
al solito spero vi piaccia, prendetelo come un modesto
regalo che vi porta i miei auguri per un sereno Natale…
A
chi è al mio fianco anche se non è sempre facile,
a chi come me prova a non arrendersi,
a chi si sveglia con un buon pensiero,
a chi fa lo stupido per far ridere le persone a cui tiene,
a chi crede in me…
- capitolo unico -
I personaggi sono di esclusiva
proprietà di J. K. Rowling.
Mi hanno chiesto
spesso come ho fatto. I tuoi amici, i miei amici, tua madre ed
i miei genitori.
La verità è che non
lo so. Sapevo di amarti e che senza di te non avrei più potuto vivere.
Non so come ho
fatto ad innamorarmi di te.
Ma, anche secondo il tuo parere, questo è il
male minore.
Ciò che più vi
affligge a quanto ho capito, è il come io abbia potuto accettare quel marchio.
Non ho risposta precisa per voi, posso solo spiegarvi in che modo è
avvenuto, ma non so il come e il perché che voi volete in risposta.
Ricordo benissimo
il giorno in cui me lo mostrò. Ricordo che la prima stupida impressione fu che
mi sembrava piccolo, me lo ero sempre immaginato più grande. Ma a dispetto della effettiva grandezza poteva provocare più terrore di
quanto una umana mente normale possa concepire.
Dico normale perché
come sapete io non lo sono. Lo so, d’altronde come
potrebbe una donna accettare un segno del genere sul braccio dell’uomo che ama??
Forse è stato
proprio questo a darmi la forza, la consapevolezza che quel marchio era solo un
segno. Ciò che mi importava era il proprietario di
quel braccio. Se amare lui comportava accettare quel marchio allora l’ho
semplicemente fatto.
Vi racconterò cosa
è successo quando lo vidi per la prima volta.
Ricordo lui, nella
sua stanza a Malfoy Manor, credo sia stata l’unica volta che mi trovai in quel luogo prima della
fine della guerra.
Mi disse che doveva
mostrarmi una cosa, stese il braccio davanti a sé e sollevò l’orlo del mantello
scuro che indossava. E il marchio venne alla luce,
nella sua completa essenza. Intrinseca vi era la perversione di chi l’aveva
creato, la malvagità dell’intento per cui era stato originato, il potere che
era stato usato per imprimerlo sulla sua pelle.
Non so per quanto
tempo rimasi ad osservarlo, ero come ipnotizzata da
lui. Provavo repulsione e attrazione allo stesso tempo.
Poi alzai gli occhi
ed incontrai l’argento dei suoi. Anche se lui tentava
di nasconderlo vi potei scorgere la repulsione che
egli provava nei confronti di quell’impronta di malvagità impressa sulla sua
pelle. Vi era poi l’odio verso coloro che avevano
deciso che quello sarebbe stato il suo destino sin da quando era piccolo,
potevo vedere che lui non lo avrebbe voluto, anche se tutti gli altri pensavano
che sarebbe stato fiero, forse addirittura impaziente, di seguire le orme del
padre. Probabilmente in quegli occhi c’era anche il timore che io non lo avrei
mai accettato, che io mi fossi alzata e una volta presa la porta, uscita dalla
sua vita. In quel momento non potei vederlo, o forse non volli, troppo
impegnata a trovare un modo per capire cosa stava provando, e, poi, per
controllare tutto ciò che stava accadendo dentro di me.
Ricordo che mi
alzai, presi il suo braccio e vi passai sopra l’indice.
Era ancora la sua
pelle, niente era cambiato, a parte quel distintivo segno scuro che non era
parte di Draco Malfoy.
Lui mi guardò quasi
incredulo. E parlò.
“Perché non te ne
sei andata?” chiese. Ripensandoci ora avrebbe potuto
sembrarmi come un bambino che aspetta che la propria madre lo abbandoni da un
momento all’altro per una marachella. No, so benissimo che non era solo una
marachella, sapevo anche che non era colpa sua. Ma ero
ancor più certa di un’altra cosa. Non me ne sarei andata, non l’avrei
abbandonato.
È
per questo che risposi
“Non è così che sono abituata ad affrontare le cose”.
Fissò le sue iridi
nelle mie. Ma
non pronunciò parola, così continuai.
“Non è quello che
voglio andarmene Draco – probabilmente anche una delle prime volte che usavo il
suo nome – se neanche tu vuoi che io me ne vada sono disposta a restare”
Rimase zitto per
qualche secondo, o forse minuto mantenendo le sue iridi nelle mie.
“Lo sai che non lo
voglio Granger” disse poi.
Senza accorgermene
mi ritrovai a pochi centimetri da lui, ebbi la certezza che questa volta ero
stata io ad avvicinarmi.
Dopo qualche
secondo annullai la distanza fra le nostre labbra, in un bacio dolce e
rassicurante, spero.
In quel momento
Draco capì che l’avevo accettato; avevo accettato di
vedere quel marchio sul suo braccio, totalmente accettai così la sua parte
malvagia.
Quando poi si tolse
il mantello e mi trascinò in uno dei suoi soliti baci violenti
seppi che anche lui aveva accettato ciò che si ritrovava sul braccio.
Ma non voglio vantarmi dicendo che è stato merito
mio, so bene che non è così.
L’aveva già
accettato da tempo, da ancor prima di averlo, il suo
timore era che gli altri non lo avrebbero più accettato, e lo shock era
arrivato quando se l’era visto definitivamente sul braccio.
L’accettazione di
un estraneo – si, perché io non sono altro che questo
– l’aveva aiutato a portare a termine un percorso che aveva già brillantemente
intrapreso da solo.
Fu così che
avvenne. Di quel che successe dopo ricordo solo che ci addormentammo sul suo
letto. Poche parole intercorsero fra di noi dopo
quella conversazione, il silenzio era più carico di parole di quanto non lo
fossero i nostri discorsi.
La capacità di
ascoltare è uno dei beni più preziosi che possediamo, sfruttiamolo. Anche i
silenzi hanno bisogno di essere ascoltati…
Forse è giunto il
momento di dirvi una cosa, ora che voi siete a conoscenza di tutto quello che
ho appena detto. Ci fu un momento legato al destino di Mangiamorte di Draco
Malfoy in cu ebbi paura sul serio.
La presenza del
marchio sul suo braccio implicava direttamente la sua effettiva entrata nel
mondo dei Mangiamorte. Conseguentemente comportava che gli venisse
assegnata la maschera bianca che contraddistingue questo gruppo.
Nel momento in cui
la vidi aderire alle linee del suo volto nescondendolo completamente, un
brivido mi percorse ed avevo la consapevolezza che
quella era paura. Non
potei fare a meno di provarlo, in quella stanza al Quartier Generale
dell’Ordine.
Era contro il mio
volere, volevo farlo per lui, per me, per quel noi che allora stava appena
nascendo, ma non potei evitarlo e non so se riuscii a nasconderlo alla vista di lui.
So che rimasi
silente, che non fui io ad interrompere il silenzio,
fu di nuovo lui a parlare.
“ Dì qualcosa, non
può essere peggio del marchio”
Non so perché, ma
la sua voce attraverso quella maschera chiara mi scosse, come se mi fossi
appena risvegliata da un sogno o da un incubo, a voi la scelta.
“Non ci giurerei,
guardati” la mia ultima parola risuonò come una preghiera probabilmente; lui si
guardò allo specchio che aveva di fronte. Vi distolse lo sguardo dopo alcuni
secondi per poi avvicinarsi a me che mi trovavo sul
letto.
Sedette sul letto e
prese la mia mano destra fra le sue, poi un mormorio prese
vita dalle sue labbra.
“Sai che questo non
sono io” amara consapevolezza di una situazione necessaria nella sua voce.
Un debole sorriso
percorse le mie labbra e vi rimase. “Si” mossi la mano
che teneva fra le sue così da ritrovarmela libera. Presi poi delicatamente la
maschera e la tolsi dal suo volto. La tenni in mano mentre parlavo “Questo sei
tu” risultai forse troppo romantica anche mentre gli
passavo una mano sul braccio.
Prese la maschera
dalla mia mano e mi coinvolse in un bacio casto a suo dire. Credo che la
maschera finì sul pavimento poco dopo.
Dunque, come mi sono innamorata di te?
Era questo che
volevi sapere all’inizio anche se poi ho cercato di
sviare il discorso. Ma ecco che tu, ora che siamo
soli, mi guardi e mi riponi la domanda.
Potrei farti la
stessa domanda ma so già che non mi risponderesti, nella migliore delle
ipotesi; nella peggiore, ti arrabbieresti. So che non è la stessa cosa e che
non posso permettermi di farti le stesse domande che tu fai
a me, spero che un giorno ne sarò ripagata e che tu decida di dirmi almeno la
metà di quello che ti ho rivelato io.
Non lo so, ma so
che si è trattato di qualcosa di inaspettato.
So che mi ha fatto
piacere saperti dalla “nostra” parte quando hai
parlato con Silente, so che quando ti sapevo in “missione” ero in pensiero per
te, so che per un po’ ho voluto nascondere tutto. So che dopo quella
chiacchierata in biblioteca non ho più saputo stare senza di te.
So già che cadrò
nello sdolcinato, per questo ti prego di scusarmi sin da ora.
Stavo bene solo
quando eri nel mio campo visivo, a pochi metri da me, dove sapevo
avrei potuto intervenire, forse è una cosa stupida. Abbasso la testa. Ma è la verità.
E ricordo. Ti ricordo seduto a fianco a me in biblioteca. Ad un certo punto chiudi il libro con un rumore sordo ed io
ti guardo, sorpresa.
“Malfoy, che hai?” probabilmente la mia voce sembrò un po’ troppo calda.
“Niente”
rispondesti secco tu. Mi sentii una stupida e ripresi a leggere.
Poi la tua voce
giunse di nuovo alle mie orecchie. “Non ce la faccio, non così, non da solo” ad ogni parola il tuo tono di voce calava così che a
malapena capii le ultime parole.
Ti guardai, avevi
la testa fra le mani, ma non mi mossi.
“Non
sei solo, molti credono in te ed esistono davvero anche le persone che ti
vogliono bene. Un giorno le riconoscerai veramente come tali, ci sono, sono
presenti al tuo fianco” feci una pausa durante la quale tu rimanesti immobile,
ma sapevo che stavi ascoltando, altrimenti non avresti detto cosa non andava.
Continuai.
“Ti dico una cosa
Malfoy, non commettere gli stessi errori del passato, non voltare le spalle al
mondo, non accontentarti – anche se so già che è raro che tu lo faccia -, non
perderti in litigi inutili, lascia che le persone non indispensabili proseguano
per la propria strada, non mettere limiti a te stesso e non lasciare mai che
altri si sentano in grado di distruggere la tua vita”.
Non so se siano
servite quelle parole, ma alzasti il capo e mi fissasti.
“Non hai centrato
il problema ma ci sei vicina” poi quel ghigno sul tuo volto.
“Bene” mi limitai a
dire tornando sui libri, mentre la mia mente veloce correva lontano temendo per
l’ennesima volta che in quel modo fossi diventata tua amica precludendomi la
possibilità di diventare qualcos’altro, come avevo già fatto spesso.
Scacciai quei
pensieri dalla testa ritenendo che fosse assurdo pensare che potesse un giorno
esistere un noi. Vedi? mi sbagliavo.
Ho sbagliato molte
volte e ci sono molte cose che cambierei ma di tutto
quello che ho vissuto con te cambierei davvero poco.
Ti alzasti, sentii
il rumore provocato dalla sedia. E poi i tuoi passi che si allontanavano.
Mi concentrai sui
libri per non pensare a quel Serpeverde che aveva appena abbandonato la sedia
accanto a me. Ma la tua voce mi impedì di realizzare
il mio proposito.
“Granger?”. Mi
voltai “Si Malfoy”. “Abbi fiducia in te stessa”
Quella notte si fece strada nella mia mente la consapevolezza che avrei
voluto rivivere quel momento all’infinito, che ti avrei voluto al mio fianco.
È per questo che
non rifiutai l’invito ad uscire.
Beh, sappiamo
entrambi che pur non volendolo tutto nacque quella sera…
Mai rimpiangerò
tutto questo Draco Lucius Malfoy. Ma lo so, so che è
giunto il momento di mettere la parola fine. La vedo nei miei occhi ogni volta
che mi guardo allo specchio, e nei tuoi ogni volta che mi ci rifletto.
Perché? Perché non
poteva continuare, durare all’infinito. Perché mai il mondo avrebbe potuto
accettare noi due insieme.
Perché ora è giunto
il momento che i nostri anulari indossino le fedi. Ma
non saremo noi. Saremo Hermione Jean Granger e Draco
Lucius Malfoy. Due persone separate e distinte. Diverse. Tu sposerai Astoria come era tuo destino ed io Weasley.
Da oggi per il
mondo non esisterà più Hermione Granger, si tramuterà in Weasley.
E sorrido mentre
vado all’altare, nessuno mai saprà che avrei voluto essere io a portarti
all’altare, sarei giunta persino a chiederti di sposarmi.
La vita non è
giusta, noi due lo sappiamo bene.
Ora ti ho spiegato
tutto. Ieri sera ho chiarito ed illustrato tutti i
perché che avevano costellato la nostra storia.
Ripenso a tutte le
nostre cazzate e so che le lacrime versate ieri sera non sono state del tutto
inutili.
E infine eccolo,
quel momento. Sento una voce quasi lontana, sebbene colui che
l’ha pronunciata sia a pochi metri da me. Nemmeno la ascolto, so bene quale è la parte che devo recitare.
E quella maledetta,
fatidica parole vibra sulle mie labbra “Si”.
Quelle labbra che
tutti pensano candide non hanno mai pronunciato bugia più sporca.
Ma non importa.
Draco avevi ragione
quando sei venuto alla mia porta e mi hai detto queste parole. Avevi ragione su
tante altre cose e torto su molte altre ancora.
Ma eri tu. Ormai ogni volta che Ronald parla
ha torto. Le nostre opinioni sono sempre divergenti. E quando sono nel nostro letto solo un pensiero mi culla, mi permette di sprofondare
nel mondo dei sogni.
Sempre lo stesso
pensiero da anni.
Quel pensiero di
cui mi vergogno ma che non posso non adorare. Quel pensiero sporco, infame e
turpe. Quel pensiero di cui so non mi libererò mai.
“Martedì sarò di
nuovo nel suo letto”
Elli:
Dunque? Vorrei sapere cosa ne pensate…
Della
storia, dell’inizio, del suo svolgimento e del finale…
Particolare
secondo me, quasi con una sfumatura di dolce-amaro.
Ci
terrei molto a sentire i vostri pareri, non credo costi troppo.
Saluti,
alla prossima se vorrete.