Epilogo
New
York, sei mesi dopo.
Il
tepore della
primavera aveva piacevolmente investito la città, liberando
finalmente i suoi
abitanti dal rigido inverno newyorkese.
Istintivamente
mi
ritrovai a pensare all’anno precedente, quando avevo ammirato
la bellezza della
fioritura dei ciliegi in Giappone.
Era
più forte di me,
per una ragione o per l’altra, volavo spesso con la mente
agli eventi che si
erano conclusi a novembre.
Avevo
sempre una
piccola scusa per pensare a lui.
A
Ryuzaki. Anzi, a
Lawliet, come mi sforzavo di chiamarlo nella mia mente.
Dopotutto
quello era il
suo vero nome, ma l’abitudine era dura da sopprimere.
Bastava
un dettaglio
insignificante come una zolletta di zucchero appoggiata su un piattino
da
caffè, a indurmi a frugare nella memoria, alla ricerca di un
qualsiasi aneddoto
che lo riguardasse.
A
volte mi limitavo a
chiudere gli occhi, per ricordare il suo volto nei minimi particolari.
Non
lo avrei mai
dimenticato.
Eppure
non riuscivo ad
essere triste.
Nemmeno
sull’aereo che mi riportava a casa, avevo
versato una lacrima.
Avevo
dormito per quasi l’intero tragitto sulla
spalla di Connor, esausta, sbavando sulla maglietta del malcapitato
che,
timoroso di ferirmi, non aveva nemmeno protestato. Tantomeno mi aveva
fatto
pesare il grosso bernoccolo sulla fronte, che indirettamente gli avevo
procurato.
Quando
mancava poco meno di un’ora all’arrivo a New
York, si era arrischiato ad azzardare un titubante:
“Come
stai?”
“Bene,
ho solo un po’ fame.” Avevo replicato io
concisa.
“Non
è normale che tu stia bene. Dovresti essere
distrutta.” Non era riuscito a trattenersi
dall’esclamare.
Tipico
da parte sua.
Io
mi ero stretta nelle spalle, poi avevo
ribattuto:
“
E’ vero, dovrebbe essere così, ma non importa.
Lui è vivo. Sono riuscita a salvarlo, quindi non posso stare
male.”
Ed
era la verità.
Il
mio amico mi aveva scrutata per un po’, quindi
aveva sentenziato:
“Lo
ami davvero.”
Era
addirittura riuscito a strapparmi una
frecciatina con quella considerazione ovvia:
“Però,
sei astuto Connor Reeves!” Lo avevo preso in
giro.
Lui
per tutta risposta mi aveva mostrato il dito
medio, per poi scoppiare a ridere.
In
aeroporto c’era Julia ad attenderci.
Era
ancora più carina dal vivo.
Quando
ci aveva scorti arrivare al terminal, era
corsa a perdifiato tra le braccia di Connor, con gli occhi verdi che
brillavano
per la gioia di rivederlo.
Mentre
si baciavano in mezzo all’andirivieni dei
passanti, mi ero sentita dannatamente in colpa per la lunga separazione
che
avevano subito a causa mia.
Dopo
un po’ si erano separati e lei, arrossendo, si
era presentata stringendomi calorosamente la mano, senza alcuna traccia
di
risentimento nello sguardo.
Connor
mi aveva guardata con aria colpevole, come a
volersi scusare dell’effusione cui avevo assistito.
Gli
avevo strizzato l’occhio per rassicurarlo. Non
pretendevo certo che gli innamorati cessassero di esistere, solo
perché a me
era andata male.
“Meglio
spicciarci! Ho lasciato l’auto in doppia
fila!” Era saltata su la ragazza all’improvviso,
affrettandosi verso l’uscita.
Si
era rivelata una guidatrice pessima.
Un
paio
di mesi dopo il mio ritorno, vicino a Natale, mi
avevano recapitato un misterioso pacco.
Conteneva
un bellissimo ricettario, tra le cui
pagine, avevo trovato un biglietto.
Lo
avevo aperto frettolosamente,
emozionata, indovinando chi
potesse essere il mittente.
Recava
le seguenti parole:
“Signorina
Miller, purtroppo non abbiamo avuto
occasione di salutarci in maniera decorosa. Le faccio questo piccolo
dono per
ringraziarla di tutto ciò che ha fatto per Ryuzaki.
E’ come un figlio per me e
non avrei potuto sopportare la sua perdita. Spero inoltre che
sfogliandolo,
possa pensare a me con lo stesso affetto con cui io penso a lei.
Le
auguro ogni bene.
Quillsh
Wammy”
Avevo
sentito formarsi un groppo in gola leggendo
la lettera di Watari. Era dispiaciuto anche me non potergli dire addio.
Dopo
aver sistemato il volume in bella mostra sullo
scaffale del mio soggiorno, non ero riuscita a resistere alla
curiosità e avevo
digitato su google il vero nome dell’anziano signore.
Scoprendo
così, che si trattava in realtà di un
inventore, il quale col ricavato dei brevetti delle sue creazioni,
aveva
fondato un orfanotrofio per bambini dotati di intelligenza fuori dalla
norma.
Il
luogo dove era cresciuto Lawliet.
Il
momento in cui ero stata più vicina a cedere
allo sconforto, si era manifestato in un contesto vagamente comico:
“Oddio
Audrey, leggi! LEGGI QUA!” Aveva strepitato
Connor come un invasato, sventolandomi sotto il naso una rivista per
adolescenti, appartenente a sua sorella Eleanor.
Il
trafiletto che tanto lo aveva allarmato,
riportava questa notizia:
“La
popolare idol giapponese Misa Amane, approderà
a New York la seconda settimana di febbraio, per promuovere il film
“ Le ali
dell’amore” di cui è protagonista
insieme al collega Ryuga Hideki. Secondo alcune
voci, pare che la bella Misa, sia da poco tornata single e a conferma
di tale
teoria, la stessa Amane ha rilasciato questa dichiarazione: “
Quella
sciacquetta bruna non l’avrà vinta! Lo
riconquisterò, sono certa che mi ama
ancora!” Augurandole di riprendersi presto dalla delusione
amorosa,
prepariamoci ad ammirare la sua bravura al cinema. E chissà
che non trovi il
vero amore proprio nella Grande Mela!”
“
Incredibile, Light è riuscito a sbolognarla.”
Avevo commentato io con la bocca piena di pringles.
Il
mio amico mi aveva scoccato un’occhiata di
rimprovero, come se non avessi afferrato il punto.
“Qual
è il problema?” Avevo bofonchiato, non
capendo il motivo della sua agitazione.
“Arriva
fra due giorni! Dobbiamo andarcene di qui!”
Era esploso quasi in preda al panico.
“Non
ti sembra di esagerare?” Avevo replicato perplessa.
“Non
voglio mai
più vedere quell’oca
finché campo!” Mi aveva incenerita con lo sguardo.
Poi,
mentre lo osservavo sconcertata, si era messo a
passeggiare nervosamente per la stanza borbottando tra sé e
sé.
“
Non possiamo andare nella casa dei tuoi ad
Aspen?” Aveva proposto speranzoso, come se ne andasse delle
nostre vite.
“Connor
cerca di calmarti ora. Non è il caso di saltare
la sessione d’esami, scappando dalla città come se
stesse arrivando un uragano
e poi le probabilità di incontrarla qui a New York sono solo
del… Due
percento.” Avevo concluso con un fil di voce.
Senza
una ragione particolare, parlare in
percentuali mi era risultato stranamente doloroso.
Lui
se n’era accorto subito e mi aveva abbracciata
forte.
Due
giorni dopo, con Julia e il resto della nostra
solita combriccola, eravamo partiti di gran carriera verso il Colorado
per una
vacanza improvvisata.
Il
vociare che seguì il
termine della lezione, mi riportò al presente.
Anche
l’ultimo corso
del pomeriggio, si era concluso.
Mi
stiracchiai
pigramente e infilai il blocco per gli appunti e la biro in borsa.
Non
vedevo l’ora di
uscire all’aria aperta.
“
Vieni a cena da Julia
questa sera?” Si informò Connor con studiata non
curanza, mentre scendevamo l’ampia
scalinata che conduceva all’esterno della Columbia.
Non
me la raccontava
giusta.
“Chi
c’è?” Chiesi di
rimando, con aria indifferente.
“Beh,
io, ovviamente Julia,
Dave, Lindsay, Megan, Mark.. I soliti…”
Tergiversò.
“E
poi?” Insistetti
sospettosa.
“Emh..
Erik.” Confessò.
“Connor,
sei peggio di
mia madre!” Proruppi esasperata, alzando gli occhi al cielo.
Nell’ultimo
mese le
cene con ospite a sorpresa erano diventate inopportunamente frequenti.
“E’
un ragazzo in gamba
e tu gli piaci!” Si accalorò.
“
Tu sei MOLTO peggio
di mia madre.” Ribadii.
“Potresti
dargli almeno
un’opportunità.” Quasi mi
implorò.
Erik
frequentava la
nostra stessa facoltà, un anno più avanti. Era
veramente carino e anche molto
simpatico, ma per me risultava intrigante quanto una teiera.
I
miei sentimenti non
erano cambiati di una virgola e a costo di peccare di
melodrammaticità, dubitavo
sarebbero mai mutati.
“Non
sono…Interessata.
Mi dispiace.” Rifiutai decisa.
“
Uff.. Come vuoi Aud.
Sbuffò il mio amico, contrariato.
“
Dai, in mia assenza
potrete darvi alla pazza gioia tirando a sorte per stabilire chi
potrete
tentare di propinarmi alla prossima occasione!” Ridacchiai.
“Contaci!”
Rise a sua
volta.
“A
domani!” Si
accomiatò poi, stampandomi un bacio sulla guancia.
“Buona
serata,
divertitevi!” Replicai con un sorriso.
“Beh
se cambi idea…”
“CIAO
CONNOR.” Tagliai
corto.
Se
ne andò via
sghignazzando.
Rimasta
sola, scelsi
una panchina dove spaparanzarmi e, estraendo il quotidiano che avevo
acquistato
quella mattina appena uscita di casa, potei gustarmi il momento che
avevo
atteso da tutto il giorno.
Mi
tuffai letteralmente
dentro il giornale, alla ricerca dell’articolo che aveva
attirato la mia
attenzione.
Lo
trovai
immediatamente, occupava un’intera facciata:
“Sventato
un attentato da parte di un gruppo di
bioterroristi in Thailandia. L dà l’ennesimo
scaccomatto al crimine”
Mi
immersi avidamente
nella lettura, mentre il tiepido sole primaverile mi scaldava
piacevolmente la
pelle.
Vi
era una prolissa
introduzione che faceva riferimento al caso Kira.
La
saltai.
Non
mi faceva piacere
pensare a quanto le lodi intessute al detective per la cattura di
Higuchi, dovessero
bruciargli, siccome i principali responsabili erano rimasti a piede
libero e
quel caso, che in tutto il mondo era stato festeggiato come uno
strepitoso
successo, costituiva in realtà l’unica sconfitta
che avesse mai subito.
A
causa mia.
Tuttavia
non avevo mai
provato un briciolo di rimpianto per le mie azioni.
Proseguii
a leggere.
Per merito di Ryuzaki, erano state salvate molte vite.
Un
motivo in più per
non pentirmi di nulla.
Non
riguardava soltanto
me, nel mondo c’era realmente bisogno di lui.
Sorrisi
a quel
pensiero.
“Audrey?”
Sentii
mormorare all’improvviso.
Sussultai.
Avrei
riconosciuto
quella voce tra mille.
Non
poteva essere vero,
dovevo per forza essermi sbagliata.
Lentamente,
imponendo
al mio cuore impazzito di rallentare, visto che avevo senza ombra di
dubbio
preso un abbaglio e sarei rimasta sicuramente delusa, abbassai la
rivista.
Invece
lui era davvero
là, in piedi di fronte a me, con addosso gli immancabili
jeans sbiaditi e la
t-shirt candida. I capelli scarmigliati neri come
l’inchiostro, gli occhi
altrettanto scuri, enormi e imperscrutabili. Indiscutibilmente lui. In
carne e
ossa.
“In
ossa e basta vorrai
dire.” Mi contraddisse la vocina.
Se
temevate fosse
scomparsa, purtroppo per la sottoscritta, non è accaduto.
Scattai
in piedi,
facendo finire il quotidiano per terra, con l’articolo
riguardante la persona
che avevo davanti, in bella mostra.
“
Bravissima, ti
denuncerà per stalking dopo
questa scena
pietosa!” Intervenne di nuovo la mia impestante coscienza.
“Ryu…Cioè
Law..”
Farfugliai confusa, arrossendo violentemente.
“Ciao.”
Esordì Ryuzaki,
o meglio, Lawliet, loquace come al solito.
“
C-come mai da queste
parti?” Boccheggiai.
Il
mio povero cervello
tentava di elaborare mille pensieri al secondo, col risultato che non
mi
trovavo in grado di formulare un solo ragionamento coerente.
Figuriamoci
una frase.
Il
ragazzo mi scrutò
intensamente, in quella maniera che mi faceva letteralmente mancare il
terreno
sotto i piedi.
“Ti
cercavo.” Mi
spiegò, stropicciando un lembo dei pantaloni con le dita.
Un
gesto così familiare,
che mi fece rendere conto di quanto avevo sentito la sua mancanza.
“Perché?”
Sussurrai in
preda alla confusione più totale.
Gli
ci volle qualche
istante per rispondere.
“
Non ti ho mai
ringraziata per avermi salvato la vita.”
Lo
osservai, incapace
di spiccicare una sillaba.
“Grazie.”
Esclamò poi,
gli occhi tondi sgranati.
“Prego.”
Dissi io
stupidamente.
“Che
dialogo
avvincente.” Commentò la vocina.
“Ma
non è tutto..”
Aggiunse lasciandosi sfuggire un piccolo sospiro.
Lo
invitai a proseguire
con un cenno del capo.
Versavo
ancora in stato
catatonico.
“
Ci ho pensato e
ripensato in questi mesi… E sono giunto a una
conclusione.” Affermò portandosi
l’indice sulle labbra.
“Che
conclusione?” Lo
imbeccai, recuperando finalmente l’uso della parola.
“Non
riesco a stare
senza di te.”
Per
un brevissimo
istante mi parve di vedere le sue guance tingersi di una delicata tinta
rosata,
ma fu talmente fugace che probabilmente me l’ero immaginato.
“Come
coi.. Dolci?” Gli
domandai, prima di rendermi conto di ciò che stava uscendo
dalla mia bocca e
mordermi la lingua.
Lui
mi osservò
cogitabondo, mordicchiandosi un pollice.
“Qualcosa
del genere.”
Concesse infine.
In
quel momento una
campana in lontananza suonò le quattro e mezza.
Era
bello non dover più
associare quel suono a nefasti presagi.
Per
me quel rumore
significava solo una cosa.
“E’
ora di merenda.”
Constatai.
“Andiamo
a mangiare una
fetta di cheesecake alle
fragole?” Propose Ryuzaki.
A
chiamarlo Lawliet, mi
ci devo abituare ancora adesso.
Fine
Ringraziamenti,
sproloqui e saluti dell’autrice:
Eccoci
alla fine,
quella vera! Non potevo resistere alla tentazione dello scontato,
banale e
prevedibilissimo “happy ending” di cui sono una
smodata fan… Sperando di non
avervi deluso, torno a ringraziare tutti coloro che hanno letto
“I’m with you”
e che hanno tenuto compagnia a me, Audrey, Connor, la vocina per
più di un
anno! Mi mancherete davvero moltissimo e… Davvero non ho
più parole per
esprimere quanto sia stata contenta di condividere questa storia con
voi! Ora
basta che sennò mi commuovo T_T
Passiamo
alle
recensioni ^_^
_NeMeSiS_:
Confermo che sei stata la
prima
tesoro!!! Non sai quanto mi abbia fatto piacere che ti sia piaciuta la
frase
finale (oltre tutto il resto ovviamente), perché quella
battuta mi frullava
nella mente da moltissimo tempo, aveva un significato speciale e non
vedevo
proprio l’ora di scriverla!!! Sono anche molto soddisfatta di
aver reso Light
in maniera convincente, trattandosi di un personaggio che non amo
affatto (per
ovvie ragioni >.<) Spero moltissimo che questo epilogo
non ti abbia
delusa e ti ringrazio moltissimo per gli auguri di Natale, che
ricambio! PS: certo
che ho msn, eccolo: ciper84@hotmail.it bacioni!!!
Neko88:
“Eppure
era la parte
più interessante del capitolo e serviva un attimo di decenza
U_U” Ho dovuto
citare questa parte della tua recensione perché
assolutamente non devi sentirti
in colpa!!! La decenza doveva mettercela l’autrice, ma
sfortunatamente ne è
sprovvista..XD Mi fa molto piacere che ti sia piaciuto il capitolo e
che tu
abbia apprezzato sia la rissa con Misa, che il contesto in cui ho
inserito Rem
(su cui mi trovo perfettamente d’accordo con te). Infine
spero che questo
epilogo non ti faccia piangere, ma sorridere ^_^
Lucia_Elric:
Non
devi assolutamente scusarti per le recensioni, ci mancherebbe!
Ognuno hai i suoi impegni e quelli scolastici, per esperienza sono
molto
onerosi >-< Sono contentissima che tu abbia gradito gli
ultimi capitoli e
in particolare quello scorso, perché mi ci sono impegnata
davvero al massimo! Con
questo epilogo mi auguro di essermi fatta
perdonare per le lacrimucce!
Myrose:
Quanti
complimenti ^/////^ come ti dicevo oggi su msn non credo di
meritarne così tanti, ma ti ringrazio davvero di cuore,
anche per l’email, che è
stata dolcissima mia cara!!! Spero di aver pubblicato
l’epilogo in tempo
affinché tu possa leggerlo prima di partire!!! Ti mando un
mega abbraccio,
aspettando di risentirti prestissimo …SMACK Ps: In bocca al lupo per la
preparazione di
quell’esame, che dal nome non sembra affatto simpatico
>_< PPS Mi rende
davvero contenta esserti stata un po’ d’aiuto nei
tuoi momenti no…E ora ti
saluto davvero, ancora un bacione!
Hope87: Ti
ringrazio infinitamente per questa recensione,
quando ho letto “oltre le mie aspettative” ci sono
rimasta veramente di stucco
*_* Mi sono impegnata davvero moltissimo per lo scorso aggiornamento,
ma non
pensavo di riuscire così nel mio intento ^//^ Mi auguro che
questo epilogo,
forse un po’ scontato, non abbia alterato la tua opinione su
questa storia e
circa le tue impressioni su Rem e Light.. Le tue parole rispecchiano
perfettamente il mio pensiero e ciò che ho cercato di
trasmettere in quel
capitolo…Grazie ancora!! PS Ce l’ho fatta! Ho
mantenuto la promessa, niente
meteorite XD
La
gre: Oh
Gre, sei stata tu a fare emozionare me con le tue parole dolcissime,
non trovo davvero il modo di dirti grazie! Scrivendo questa storia mi
sono
sempre prefissata di cercare di coinvolgervi, di farvi ridere e a volte
confesso anche piangere è vero. Ma da qui al riuscire a fare
provare queste
sensazioni a chi legge, è un altro paio di maniche, insomma
quello che sto
cercando di dire e che averti fatta emozionare fa emozionare me, ecco.
Però ora
davvero non piangere. Spero che questa conclusione ti tiri un
po’ su il morale,
e che il distacco da L e Audrey, sia meno traumatico! Ti mando un
grossissimo
abbraccio e spero ci risentiremo presto. Appena mi verrà in
mente qualche altra
storia sarai la prima a saperlo, contaci! ^^
E
questa è veramente l’ultima
volta che vi ammorbo con i miei deliri…Non
mi sembra proprio
vero…ç_ç.. Prima di dimenticarmi, vi faccio tantissimi auguri
di buon Natale e felice
anno nuovo e se aveste domande da farmi, delucidazioni sul finale o se
semplicemente
volete farmi un saluto, scrivetemi, mi farebbe davvero molto piacere!!!
Detto
ciò mi auguro che abbiate gradito questa fan fiction nella
sua interezza, ora
che è giunta alla conclusione e ripeto, mi auguro di non
averla rovinata con l’epilogo
*bieco terrore*… Riguardo il dialogo tra Audrey e L, non ho
volutamente
approfondito in troppe spiegazioni tra i due, perché sempre
di L si tratta e
inoltre ho voluto
ricreare l’atmosfera “leggera”
che c’era all’inizio della storia, con la
consapevolezza però, che rimarranno
insieme. Ma ora la smetto di blaterare e vi mando un grossissimo
abbraccio!!!!!!
Alice