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Autore: AliceRose    24/12/2009    22 recensioni
Il racconto inizia a New York,qualche mese prima dello scoppio del caso Kira in Giappone. Principalmente si tratta di una storia d'amore, ma in seguito si riallaccerà con le vicende dell' anime,modificandole in parte. Come capirete dal titolo mi è stata ispirata da una canzone secondo me molto azzeccata. Buona lettura!
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri personaggi, L
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Epilogo

 

New York, sei mesi dopo.

 

Il tepore della primavera aveva piacevolmente investito la città, liberando finalmente i suoi abitanti dal rigido inverno newyorkese.

Istintivamente mi ritrovai a pensare all’anno precedente, quando avevo ammirato la bellezza della fioritura dei ciliegi in Giappone.

Era più forte di me, per una ragione o per l’altra, volavo spesso con la mente agli eventi che si erano conclusi a novembre.

Avevo sempre una piccola scusa per pensare a lui.

A Ryuzaki. Anzi, a Lawliet, come mi sforzavo di chiamarlo nella mia mente.

Dopotutto quello era il suo vero nome, ma l’abitudine era dura da sopprimere.

Bastava un dettaglio insignificante come una zolletta di zucchero appoggiata su un piattino da caffè, a indurmi a frugare nella memoria, alla ricerca di un qualsiasi aneddoto che lo riguardasse.

A volte mi limitavo a chiudere gli occhi, per ricordare il suo volto nei minimi particolari.

Non lo avrei mai dimenticato.

Eppure non riuscivo ad essere triste.

Nemmeno sull’aereo che mi riportava a casa, avevo versato una lacrima.

Avevo dormito per quasi l’intero tragitto sulla spalla di Connor, esausta, sbavando sulla maglietta del malcapitato che, timoroso di ferirmi, non aveva nemmeno protestato. Tantomeno mi aveva fatto pesare il grosso bernoccolo sulla fronte, che indirettamente gli avevo procurato.

Quando mancava poco meno di un’ora all’arrivo a New York, si era arrischiato ad azzardare un titubante:

“Come stai?”

“Bene, ho solo un po’ fame.” Avevo replicato io concisa.

“Non è normale che tu stia bene. Dovresti essere distrutta.” Non era riuscito a trattenersi dall’esclamare.

Tipico da parte sua.

Io mi ero stretta nelle spalle, poi avevo ribattuto:

“ E’ vero, dovrebbe essere così, ma non importa. Lui è vivo. Sono riuscita a salvarlo, quindi non posso stare male.”

Ed era la verità.

Il mio amico mi aveva scrutata per un po’, quindi aveva sentenziato:

“Lo ami davvero.”

Era addirittura riuscito a strapparmi una frecciatina con quella considerazione ovvia:

“Però, sei astuto Connor Reeves!” Lo avevo preso in giro.

Lui per tutta risposta mi aveva mostrato il dito medio, per poi scoppiare a ridere.

 

 

In aeroporto c’era Julia ad attenderci.

Era ancora più carina dal vivo.

Quando ci aveva scorti arrivare al terminal, era corsa a perdifiato tra le braccia di Connor, con gli occhi verdi che brillavano per la gioia di rivederlo.

Mentre si baciavano in mezzo all’andirivieni dei passanti, mi ero sentita dannatamente in colpa per la lunga separazione che avevano subito a causa mia.

Dopo un po’ si erano separati e lei, arrossendo, si era presentata stringendomi calorosamente la mano, senza alcuna traccia di risentimento nello sguardo.

Connor mi aveva guardata con aria colpevole, come a volersi scusare dell’effusione cui avevo assistito.

Gli avevo strizzato l’occhio per rassicurarlo. Non pretendevo certo che gli innamorati cessassero di esistere, solo perché a me era andata male.

“Meglio spicciarci! Ho lasciato l’auto in doppia fila!” Era saltata su la ragazza all’improvviso, affrettandosi verso l’uscita.

Si era rivelata una guidatrice pessima.

 

 Un paio di mesi dopo il mio ritorno, vicino a Natale,  mi avevano recapitato un misterioso pacco.

Conteneva un bellissimo ricettario, tra le cui pagine, avevo trovato un biglietto.

Lo avevo aperto  frettolosamente, emozionata, indovinando chi potesse essere il mittente.

Recava le seguenti parole:

“Signorina Miller, purtroppo non abbiamo avuto occasione di salutarci in maniera decorosa. Le faccio questo piccolo dono per ringraziarla di tutto ciò che ha fatto per Ryuzaki. E’ come un figlio per me e non avrei potuto sopportare la sua perdita. Spero inoltre che sfogliandolo, possa pensare a me con lo stesso affetto con cui io penso a lei.

Le auguro ogni bene.

Quillsh Wammy”

Avevo sentito formarsi un groppo in gola leggendo la lettera di Watari. Era dispiaciuto anche me non potergli dire addio.

Dopo aver sistemato il volume in bella mostra sullo scaffale del mio soggiorno, non ero riuscita a resistere alla curiosità e avevo digitato su google il vero nome dell’anziano signore.

Scoprendo così, che si trattava in realtà di un inventore, il quale col ricavato dei brevetti delle sue creazioni, aveva fondato un orfanotrofio per bambini dotati di intelligenza fuori dalla norma.

Il luogo dove era cresciuto Lawliet.

Il momento in cui ero stata più vicina a cedere allo sconforto, si era manifestato in un contesto vagamente comico:

“Oddio Audrey, leggi! LEGGI QUA!” Aveva strepitato Connor come un invasato, sventolandomi sotto il naso una rivista per adolescenti, appartenente a sua sorella Eleanor.

Il trafiletto che tanto lo aveva allarmato, riportava questa notizia:

“La popolare idol giapponese Misa Amane, approderà a New York la seconda settimana di febbraio, per promuovere il film “ Le ali dell’amore” di cui è protagonista insieme al collega Ryuga Hideki. Secondo alcune voci, pare che la bella Misa, sia da poco tornata single e a conferma di tale teoria, la stessa Amane ha rilasciato questa dichiarazione: “ Quella sciacquetta bruna non l’avrà vinta! Lo riconquisterò, sono certa che mi ama ancora!” Augurandole di riprendersi presto dalla delusione amorosa, prepariamoci ad ammirare la sua bravura al cinema. E chissà che non trovi il vero amore proprio nella Grande Mela!”

“ Incredibile, Light è riuscito a sbolognarla.” Avevo commentato io con la bocca piena di pringles.

Il mio amico mi aveva scoccato un’occhiata di rimprovero, come se non avessi afferrato il punto.

“Qual è il problema?” Avevo bofonchiato, non capendo il motivo della sua agitazione.

“Arriva fra due giorni! Dobbiamo andarcene di qui!” Era esploso quasi in preda al panico.

“Non ti sembra di esagerare?” Avevo replicato perplessa.

“Non voglio mai  più vedere quell’oca finché campo!” Mi aveva incenerita con lo sguardo.

Poi, mentre lo osservavo sconcertata, si era messo a passeggiare nervosamente per la stanza borbottando tra sé e sé.

“ Non possiamo andare nella casa dei tuoi ad Aspen?” Aveva proposto speranzoso, come se ne andasse delle nostre vite.

“Connor cerca di calmarti ora. Non è il caso di saltare la sessione d’esami, scappando dalla città come se stesse arrivando un uragano e poi le probabilità di incontrarla qui a New York sono solo del… Due percento.” Avevo concluso con un fil di voce.

Senza una ragione particolare, parlare in percentuali mi era risultato stranamente doloroso.

Lui se n’era accorto subito e mi aveva abbracciata forte.

Due giorni dopo, con Julia e il resto della nostra solita combriccola, eravamo partiti di gran carriera verso il Colorado per una vacanza improvvisata.

 

Il vociare che seguì il termine della lezione, mi riportò al presente.

Anche l’ultimo corso del pomeriggio, si era concluso.

Mi stiracchiai pigramente e infilai il blocco per gli appunti e la biro in borsa.

Non vedevo l’ora di uscire all’aria aperta.

“ Vieni a cena da Julia questa sera?” Si informò Connor con studiata non curanza, mentre scendevamo l’ampia scalinata che conduceva all’esterno della Columbia.

Non me la raccontava giusta.

“Chi c’è?” Chiesi di rimando, con aria indifferente.

“Beh, io, ovviamente Julia, Dave, Lindsay, Megan, Mark.. I soliti…” Tergiversò.

“E poi?” Insistetti sospettosa.

“Emh.. Erik.” Confessò.

“Connor, sei peggio di mia madre!” Proruppi esasperata, alzando gli occhi al cielo.

Nell’ultimo mese le cene con ospite a sorpresa erano diventate inopportunamente frequenti.

“E’ un ragazzo in gamba e tu gli piaci!” Si accalorò.

“ Tu sei MOLTO peggio di mia madre.” Ribadii.

“Potresti dargli almeno un’opportunità.” Quasi mi implorò.

Erik frequentava la nostra stessa facoltà, un anno più avanti. Era veramente carino e anche molto simpatico, ma per me risultava intrigante quanto una teiera.

I miei sentimenti non erano cambiati di una virgola e a costo di peccare di melodrammaticità, dubitavo sarebbero mai mutati.

“Non sono…Interessata. Mi dispiace.” Rifiutai decisa.

“ Uff.. Come vuoi Aud. Sbuffò il mio amico, contrariato.

“ Dai, in mia assenza potrete darvi alla pazza gioia tirando a sorte per stabilire chi potrete tentare di propinarmi alla prossima occasione!” Ridacchiai.

“Contaci!” Rise a sua volta.

“A domani!” Si accomiatò poi, stampandomi un bacio sulla guancia.

“Buona serata, divertitevi!” Replicai con un sorriso.

“Beh se cambi idea…”

“CIAO CONNOR.” Tagliai corto.

Se ne andò via sghignazzando.

 

Rimasta sola, scelsi una panchina dove spaparanzarmi e, estraendo il quotidiano che avevo acquistato quella mattina appena uscita di casa, potei gustarmi il momento che avevo atteso da tutto il giorno.

Mi tuffai letteralmente dentro il giornale, alla ricerca dell’articolo che aveva attirato la mia attenzione.

Lo trovai immediatamente, occupava un’intera facciata:

“Sventato un attentato da parte di un gruppo di bioterroristi in Thailandia. L dà l’ennesimo scaccomatto al crimine”

Mi immersi avidamente nella lettura, mentre il tiepido sole primaverile mi scaldava piacevolmente la pelle.

Vi era una prolissa introduzione che faceva riferimento al caso Kira.

La saltai.

Non mi faceva piacere pensare a quanto le lodi intessute al detective per la cattura di Higuchi, dovessero bruciargli, siccome i principali responsabili erano rimasti a piede libero e quel caso, che in tutto il mondo era stato festeggiato come uno strepitoso successo, costituiva in realtà l’unica sconfitta che avesse mai subito.

A causa mia.

Tuttavia non avevo mai provato un briciolo di rimpianto per le mie azioni.

Proseguii a leggere. Per merito di Ryuzaki, erano state salvate molte vite.

Un motivo in più per non pentirmi di nulla.

Non riguardava soltanto me, nel mondo c’era realmente bisogno di lui.

Sorrisi a quel pensiero.

“Audrey?” Sentii mormorare all’improvviso.

Sussultai.

Avrei riconosciuto quella voce tra mille.

Non poteva essere vero, dovevo per forza essermi sbagliata.

Lentamente, imponendo al mio cuore impazzito di rallentare, visto che avevo senza ombra di dubbio preso un abbaglio e sarei rimasta sicuramente delusa, abbassai la rivista.

Invece lui era davvero là, in piedi di fronte a me, con addosso gli immancabili jeans sbiaditi e la t-shirt candida. I capelli scarmigliati neri come l’inchiostro, gli occhi altrettanto scuri, enormi e imperscrutabili. Indiscutibilmente lui. In carne e ossa.

“In ossa e basta vorrai dire.” Mi contraddisse la vocina.

Se temevate fosse scomparsa, purtroppo per la sottoscritta, non è accaduto.

Scattai in piedi, facendo finire il quotidiano per terra, con l’articolo riguardante la persona che avevo davanti, in bella mostra.

“ Bravissima, ti denuncerà per stalking  dopo questa scena pietosa!” Intervenne di nuovo la mia impestante coscienza.

“Ryu…Cioè Law..” Farfugliai confusa, arrossendo violentemente.

“Ciao.” Esordì Ryuzaki, o meglio, Lawliet, loquace come al solito.

“ C-come mai da queste parti?” Boccheggiai.

Il mio povero cervello tentava di elaborare mille pensieri al secondo, col risultato che non mi trovavo in grado di formulare un solo ragionamento coerente.

Figuriamoci una frase.

Il ragazzo mi scrutò intensamente, in quella maniera che mi faceva letteralmente mancare il terreno sotto i piedi.

“Ti cercavo.” Mi spiegò, stropicciando un lembo dei pantaloni con le dita.

Un gesto così familiare, che mi fece rendere conto di quanto avevo sentito la sua mancanza.

“Perché?” Sussurrai in preda alla confusione più totale.

Gli ci volle qualche istante per rispondere.

“ Non ti ho mai ringraziata per avermi salvato la vita.”

Lo osservai, incapace di spiccicare una sillaba.

“Grazie.” Esclamò poi, gli occhi tondi sgranati.

“Prego.” Dissi io stupidamente.

“Che dialogo avvincente.” Commentò la vocina.

“Ma non è tutto..” Aggiunse lasciandosi sfuggire un piccolo sospiro.

Lo invitai a proseguire con un cenno del capo.

Versavo ancora in stato catatonico.

“ Ci ho pensato e ripensato in questi mesi… E sono giunto a una conclusione.” Affermò portandosi l’indice sulle labbra.

“Che conclusione?” Lo imbeccai, recuperando finalmente l’uso della parola.

“Non riesco a stare senza di te.”

Per un brevissimo istante mi parve di vedere le sue guance tingersi di una delicata tinta rosata, ma fu talmente fugace che probabilmente me l’ero immaginato.

“Come coi.. Dolci?” Gli domandai, prima di rendermi conto di ciò che stava uscendo dalla mia bocca e mordermi la lingua.

Lui mi osservò cogitabondo, mordicchiandosi un pollice.

“Qualcosa del genere.” Concesse infine.

In quel momento una campana in lontananza suonò le quattro e mezza.

Era bello non dover più associare quel suono a nefasti presagi.

Per me quel rumore significava solo una cosa.

“E’ ora di merenda.” Constatai.

“Andiamo a  mangiare una fetta di cheesecake alle fragole?” Propose Ryuzaki.

A chiamarlo Lawliet, mi ci devo abituare ancora adesso.

 

 

Fine

 

Ringraziamenti, sproloqui e saluti dell’autrice:

Eccoci alla fine, quella vera! Non potevo resistere alla tentazione dello scontato, banale e prevedibilissimo “happy ending” di cui sono una smodata fan… Sperando di non avervi deluso, torno a ringraziare tutti coloro che hanno letto “I’m with you” e che hanno tenuto compagnia a me, Audrey, Connor, la vocina per più di un anno! Mi mancherete davvero moltissimo e… Davvero non ho più parole per esprimere quanto sia stata contenta di condividere questa storia con voi! Ora basta che sennò mi commuovo T_T

Passiamo alle recensioni ^_^

_NeMeSiS_:  Confermo che sei stata la prima tesoro!!! Non sai quanto mi abbia fatto piacere che ti sia piaciuta la frase finale (oltre tutto il resto ovviamente), perché quella battuta mi frullava nella mente da moltissimo tempo, aveva un significato speciale e non vedevo proprio l’ora di scriverla!!! Sono anche molto soddisfatta di aver reso Light in maniera convincente, trattandosi di un personaggio che non amo affatto (per ovvie ragioni >.<) Spero moltissimo che questo epilogo non ti abbia delusa e ti ringrazio moltissimo per gli auguri di Natale, che ricambio! PS: certo che ho msn, eccolo: ciper84@hotmail.it  bacioni!!!

Neko88: “Eppure era la parte più interessante del capitolo e serviva un attimo di decenza U_U” Ho dovuto citare questa parte della tua recensione perché assolutamente non devi sentirti in colpa!!! La decenza doveva mettercela l’autrice, ma sfortunatamente ne è sprovvista..XD Mi fa molto piacere che ti sia piaciuto il capitolo e che tu abbia apprezzato sia la rissa con Misa, che il contesto in cui ho inserito Rem (su cui mi trovo perfettamente d’accordo con te). Infine spero che questo epilogo non ti faccia piangere, ma sorridere ^_^

Lucia_Elric: Non devi assolutamente scusarti per le recensioni, ci mancherebbe! Ognuno hai i suoi impegni e quelli scolastici, per esperienza sono molto onerosi >-< Sono contentissima che tu abbia gradito gli ultimi capitoli e in particolare quello scorso, perché mi ci sono impegnata davvero al massimo!  Con questo epilogo mi auguro di essermi fatta perdonare per le lacrimucce!

Myrose: Quanti complimenti ^/////^ come ti dicevo oggi su msn non credo di meritarne così tanti, ma ti ringrazio davvero di cuore, anche per l’email, che è stata dolcissima mia cara!!! Spero di aver pubblicato l’epilogo in tempo affinché tu possa leggerlo prima di partire!!! Ti mando un mega abbraccio, aspettando di risentirti prestissimo …SMACK  Ps: In bocca al lupo per la preparazione di quell’esame, che dal nome non sembra affatto simpatico >_< PPS Mi rende davvero contenta esserti stata un po’ d’aiuto nei tuoi momenti no…E ora ti saluto davvero, ancora un bacione!

Hope87:  Ti ringrazio infinitamente per questa recensione, quando ho letto “oltre le mie aspettative” ci sono rimasta veramente di stucco *_* Mi sono impegnata davvero moltissimo per lo scorso aggiornamento, ma non pensavo di riuscire così nel mio intento ^//^ Mi auguro che questo epilogo, forse un po’ scontato, non abbia alterato la tua opinione su questa storia e circa le tue impressioni su Rem e Light.. Le tue parole rispecchiano perfettamente il mio pensiero e ciò che ho cercato di trasmettere in quel capitolo…Grazie ancora!! PS Ce l’ho fatta! Ho mantenuto la promessa, niente meteorite XD

La gre: Oh Gre, sei stata tu a fare emozionare me con le tue parole dolcissime, non trovo davvero il modo di dirti grazie! Scrivendo questa storia mi sono sempre prefissata di cercare di coinvolgervi, di farvi ridere e a volte confesso anche piangere è vero. Ma da qui al riuscire a fare provare queste sensazioni a chi legge, è un altro paio di maniche, insomma quello che sto cercando di dire e che averti fatta emozionare fa emozionare me, ecco. Però ora davvero non piangere. Spero che questa conclusione ti tiri un po’ su il morale, e che il distacco da L e Audrey, sia meno traumatico! Ti mando un grossissimo abbraccio e spero ci risentiremo presto. Appena mi verrà in mente qualche altra storia sarai la prima a saperlo, contaci! ^^

 

E questa è veramente l’ultima volta che vi ammorbo con i miei deliri…Non  mi sembra proprio vero…ç_ç.. Prima di dimenticarmi,  vi faccio tantissimi auguri di buon Natale e felice anno nuovo e se aveste domande da farmi, delucidazioni sul finale o se semplicemente volete farmi un saluto, scrivetemi, mi farebbe davvero molto piacere!!! Detto ciò mi auguro che abbiate gradito questa fan fiction nella sua interezza, ora che è giunta alla conclusione e ripeto, mi auguro di non averla rovinata con l’epilogo *bieco terrore*… Riguardo il dialogo tra Audrey e L, non ho volutamente approfondito in troppe spiegazioni tra i due, perché sempre di L si tratta e inoltre  ho voluto ricreare l’atmosfera “leggera” che c’era all’inizio della storia, con la consapevolezza però, che rimarranno insieme. Ma ora la smetto di blaterare e vi mando un grossissimo abbraccio!!!!!!

Alice

  
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