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Autore: Victoire    25/12/2009    1 recensioni
L’aggirarsi per le strade una volta conosciute stava tornando ad essere un’abitudine.
Quell’aria satura di vapori flatulenti gli era mancata in modo indicibile.
Si trovò, come quasi ogni giorno ormai, a passare nei pressi di una casa fin troppo conosciuta, a fissare una finestra nella speranza di poter scorgere i lineamenti di sua figlia.
Di quella figlia che anche se l’avesse visto non avrebbe di certo potuto riconoscerlo.
Erano passati quindici anni ormai.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa, Sweeney Todd
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Era a Londra da più di un mese ormai.
L’aggirarsi per le strade una volta conosciute stava tornando ad essere un’abitudine.
Quell’aria satura di vapori flatulenti gli era mancata in modo indicibile.
Si trovò, come quasi ogni giorno ormai, a passare nei pressi di una casa fin troppo conosciuta, a fissare una finestra nella speranza di poter scorgere i lineamenti di sua figlia.
Di quella figlia che anche se l’avesse visto non avrebbe di certo potuto riconoscerlo.
Erano passati quindici anni ormai.
Si passò una mano fra i capelli e abbassò lo sguardo puntandolo sull’acciottolato. Flesse le gambe e tese la mano, attirato da qualcosa di luccicante e trasparente.
Prese il frammento di vetro tra pollice e indice e lo sollevò verso il cielo, alla ricerca di un raggio di sole che, come quasi sempre a Londra, si faceva attendere. Una coltre di nubi nascondeva l’azzurro.
Todd storse appena il labbro e infilò il frammento nella tasca destra dei calzoni, incurante del fatto che se avesse compiuto un movimento brusco avrebbe potuto ferirsi.
Non era certo il dolore fisico a spaventarlo.
Fece dietrofront e virò verso casa con andatura decisa, senza voltarsi indietro.

Le sensazioni che si erano succedutesi durante l’esilio erano per lui impossibili da quantificare esattamente come lo erano i giorni.
Il tempo aveva preso ad attraversare ogni angolo del suo corpo, a scuoterlo, a trascinarlo con sé.
Era divenuto schiavo di quelli che la gente è solita chiamare ricordi prima di riuscire a chiuderli in uno dei cassetti della memoria a doppia mandata.
Il desiderio di tornare a casa lo stava consumando lentamente, portandolo ad essere soltanto il fantasma di quello che un tempo era stato.
Probabilmente se sua madre fosse stata ancora viva non l’avrebbe riconosciuto.
Neppure colei la quale l’aveva messo al mondo sarebbe riuscita a sollevare il velo cupo che gli aveva oscurato lo sguardo solitamente luminoso.

Poggiò la schiena ad un albero, in uno dei luoghi nei quali si era imbattuto vagando per caso tra le strade della sua città, incurante dello sguardo bieco dei passanti.
Chiuse gli occhi e afferrò la chiave dei ricordi provando una sorta di dolorosa stretta allo stomaco.
La infilò nella serratura.
Uno schiocco secco.
Non successe nulla.
Spalancò istantaneamente gli occhi, smarrito.
Come era possibile che avesse dimenticato tutto?
Non poteva essere successo.
Non a lui che per anni, nei momenti peggiori, si era nutrito di quelle immagine succhiandone avidamente il nettare.

Si passò una mano tra i capelli cercando di recuperare la calma.
E la calma giunse, placidamente guidata dalla brezza che scuoteva le fronde.
Niente più dolore per lui adesso, solo un’insana voglia.
Quella di riprendersi tutto ciò che gli spettava, a cominciare da sua figlia e sua moglie.
Le due donne che l’avevano spinto a lottare per sopravvivere.
Le sue due uniche ragioni di vita ora accompagnate da un motivo nuovo, una ragione fino ad allora sconosciuta.
Vendetta.
  
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