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Autore: RobyLupin    25/12/2009    3 recensioni
[Mr. & Mrs. Hitachiin]
“Direi che, dato che è ormai passata la mezzanotte, posso anche darti il mio regalo di Natale.” Yuzuha spalancò la bocca in una ‘o’ silenziosa, e Shinichi dovette trattenersi dallo scoppiare a ridere apertamente. La prese per le spalle e la fece voltare, conducendola attraverso il parco incurante delle sue deboli proteste. Raggiunsero la loro auto in pochi minuti, quindi la fece salire velocemente e richiuse la portiera dietro di sé. E, finalmente partirono verso la sua sorpresa.
Genere: Romantico, Commedia, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A tutte voi che sopportate i miei sproloqui ogni volta che scrivo su questo fandom e che mi date puntualmente la carica con i vostri commenti, augurandovi un meraviglioso Natale. ^^

 

 

 

Christmas’ Presents

 

Yuzuha si lasciò cadere pesantemente sul divano, affondando il viso in uno dei morbidi cuscini di raso, quindi sospirò pesantemente.

Niente, nessuna reazione da lui.

Yuzuha alzò appena la testa in modo da poter sbirciare suo marito con un occhio; storse mentalmente il naso quando lo vide leggere assorto il suo giornale. No, dico, lei era in piena crisi esistenziale e lui leggeva il suo quotidiano preferito come se nulla fosse? Il suo orgoglio di moglie sofferente le impediva di lasciare che la ignorasse in un tal momento critico!

Tornò quindi alla posizione iniziale, sospirando di nuovo piuttosto rumorosamente e premurandosi di tirare su col naso ed emettere lievi mugolii afflitti degni di un povero cucciolo bastonato e deriso. Non demorse nemmeno quando constatò che il trucco non funzionava a dovere; persistette invece per lunghi, lunghissimi minuti, durante i quali l’intensità delle sue proteste aumentò considerevolmente. Era a dir poco certa che, di lì a poco, suo marito avrebbe finalmente ceduto, spostando la sua attenzione a chi, in quella casa, se la meritava davvero.

“Yuzuha…”

Lei sorrise di nascosto, smettendo subito di mugolare; sapeva che avrebbe vinto, ne era dannatamente certa…

“Sì, Shin-chan?” ribatté senza alzare la testa, mantenendo un tono il più possibile debole e demoralizzato.

“… Sai che oggi ho sentito Umi? Sembra che stia bene; il bambino è nato qualche giorno fa. Mi ha detto di averlo chiamato Kyouya, che stanno entrambi bene e che è così calmo e tranquillo che non le sembra nemmeno di averlo in casa. Decisamente diverso da Fuyumi. Spero solo che si fermi, ora; è già al quarto, e…”

Non aveva ancora finito di parlare che la moglie si alzò sulle braccia di scatto, scoccandogli un’occhiata furiosa.

“Shin-chan, io sto palesemente male e tu mi parli di Umi?!”

“Un po’ troppo palesemente, non trovi, Yuzuha?” rispose, abbassando il giornale e scoccandole un’occhiata divertita. Lei fece una smorfia, arrossendo appena. “Perché non provi a dirmi semplicemente che succede, invece di tentare di attirare la mia attenzione con trucchi datati?”

Beccata.

Yuzuha storse il naso, mettendosi a sedere con le mani sotto le gambe. Fece dondolare distrattamente i piedi mentre si voltava a guardare il marito: aveva poggiato il giornale sul tavolo davanti a lui e la guardava con un sorriso sghembo in volto. Sbuffò appena, spostando nello stesso momento un ciuffo ribelle che le era caduto sugli occhi. Dannati capelli, pure loro ci si mettevano, ora!

“È che sono… stanca, ecco,” annunciò, mettendo in mostra un broncio adorabile e fissando la parete davanti a lei. Sentì Shinichi ridacchiare e quindi alzarsi e avvicinarsi al divano.

“La sfilata della Vigilia?”

Lei annuì, stanca.

“Oggi c’è stata una mezza crisi internazionale perché la location è da cambiare,” annunciò, prendendosi la testa tra le mani e scuotendola, rassegnata. “A quanto pare in municipio c’è stato un intoppo con i documenti, quindi ora bisogna trasferirsi altrove,” si lasciò cadere sullo schienale del divano e sbuffò. “E non manca nemmeno un mese! Li odio!”

Shinichi passò dietro il divano, chinandosi su di lei e iniziando a massaggiarle le spalle. Yuzuha sbuffò, accarezzandogli una mano, leggermente rincuorata dal contatto.

“E ciò è grave?” chiese lui, sinceramente curioso. Yuzuha lo guardò quasi con pietà.

“Povero Shin-chan, così ingenuo…” disse, alzando una mano e accarezzandogli una guancia. Lui alzò un sopracciglio, e lei si affrettò a spiegare:

“Se la location cambia bisogna risistemare le luci, i fondi... Senza contare che, grazie a quei geni, dal nostro magnifico salone in villa stile Ottocento Europeo ci siamo dovuti spostare in un parco!”

“Ed è un male?”

Pareva sinceramente confuso, pensò Yuzuha. Sospirò, guardandolo con compassione.

“Shin-chan,” iniziò a spiegargli pazientemente, inginocchiandosi verso di lui. “Interno, esterno,” esclamò solenne, accompagnando le parole con dei gesti. “Direi che c’è una seppur minima differenza, non credi?”

Shinichi alzò di nuovo il sopracciglio, prendendole le mani tra le sue e bloccandogliele.

“Fin qui ci siamo entrambi, Yuzuha. Quello che intendevo era se come location è così orribile. In fondo, un parco ha sempre un che di scenico, non dovrebbe essere male. O sono di nuovo un povero ingenuo?” chiese, ironico. Yuzuha ridacchiò.

“No, stavolta no.” Lo abbracciò, continuando a ridacchiare nell’incavo del suo collo, quindi sospirò pesantemente.

“Effettivamente il parco è splendido; monteremo un gazebo o due e sarà perfetto, nonostante il periodo dell’anno. È solo che manca dannatamente poco! Sono certa che impazzirò!”

“Oh beh, questo non è poi tanto grave,” affermò il marito. Yuzuha indietreggiò con la testa, fissandolo confusa negli occhi. Shinichi sorrise. “Pazza lo sei da che ti conosco. Non cambierà poi granché.”

Rise, e Yuzuha gli diede uno scappellotto, gonfiando le guance indispettita.

Shinichi non smise di ridere, mentre lei si stiracchiò, sbadigliando enfaticamente.

“Credo che ora mi farò una lunga, lunghissima doccia e poi mi tufferò dritta nel letto. Giuro che non mi muoverò fino a domattina, cascasse il mondo.”

Shinichi sorrise malizioso.

“Sola?”

“Oh beh, la doccia è spaziosa…” rispose, ricambiando il sorriso.

Si avvicinarono lentamente, quando un imprevisto li interruppe. Yuzuha sospirò e poggiò la fronte sulla spalla del marito, demoralizzata.

“Ti prego, dimmi non è il mio cellulare che suona.”

Shinichi la allontanò, andando a recuperare l’oggetto e porgendoglielo.

“Temo che, invece, sia precisamente quello.”

Yuzuha guardò il cellulare con odio malcelato, quindi alzò verso il marito il suo migliore sguardo da cucciolo.

“Potrei sempre non rispondere.”

“E con che scusa?”

Lei alzò le spalle.

“Qualcosa troverò di certo. E poi, essere il capo ha i suoi vantaggi, no?”

Shinichi sorrise, allungandole il telefono.

“Su, fai il tuo dovere.”

Yuzuha sospirò rassegnata, afferrando il cellulare e rispondendo.

“Sì?”

Subito la sua espressione si fece seria; si alzò e iniziò a camminare per la stanza, massaggiandosi distrattamente il collo. Shinichi la osservò attentamente annuire diverse volte a nessuno in particolare, borbottare un “D’accordo, ho capito” e quindi chiudere la comunicazione. Si passò una mano tra i capelli, poi si avvicinò allo schienale del divano, dove giaceva abbandonato il suo cappotto. Lo afferrò e lo scrollò automaticamente.

“Era Yuri-chan,” lo informò.

“L’avevo vagamente intuito,” rispose. “Cos’è successo?”

“Un problema con il catering del rinfresco, a quanto pare.” Borbottò, sistemandosi il colletto e voltandosi verso di lui. “Non aspettarmi alzato, potrei tornare tardi.”

“Ti serve una mano, Yuzuha?”

Lei gli sorrise.

“No, Shin-chan. Ma grazie per avermelo chiesto.”

Si chinò, baciandolo velocemente, quindi uscì, seguita con gli occhi da Shinichi. Lui aspettò di sentire la macchina risalire il vialetto prima di avvicinarsi alla finestra, appena in tempo per vederla uscire dal cancello principale. Quindi sorrise, pensando che qualcosa che potesse fare effettivamente c’era.

 

Shinichi attraversò con calma il cortile addobbato: niente pioggia, serata perfetta. Rallentò il passo, soffermandosi ad ammirare le luci sistemate sapientemente. Si sedette nel posto a lui assegnato qualche momento prima che le luci si concentrassero tutte sulla passerella, mentre una presentatrice sulla quarantina annunciava la prima modella. Sentì con soddisfazione gli ospiti applaudire ad ogni abito e mormorare entusiasti ad ogni nuova creazione proposta. Alla fine, gli apparecchi posti ai lati del palco emisero del fumo bianco, accompagnando l’entrata in scena della stilista. Sorrise, vedendo il viso stanco ma entusiasta di Yuzuha, e si ritrovò ad applaudire con il resto degli invitati al suo inchino. La vide cercarlo con gli occhi e regalargli un sorriso che non poté definire altrimenti che splendente.

Poco dopo, la gente si alzò intorno a lui, dirigendosi in massa verso il rinfresco. Shinichi sorrise: la serata era stata un successo, gli ospiti erano entusiasti e, pensò con una punta di orgoglio, era stata sua moglie a far si che ciò accadesse.

Improvvisamente, sentì un lieve rumore di passi in avvicinamento. Rimase perfettamente immobile mentre Yuzuha lo abbracciava da dietro, posando il viso nell’incavo del collo e posandovi un bacio lieve.

“È stato meraviglioso, Yuzuha. Sei stata bravissima, complimenti.”

Lei ridacchiò.

“Tu dici? Nonostante abbia dovuto riparare uno degli abiti che si era strappato dieci minuti prima dell’entrata in passerella della modella? E nonostante il tacco rotto di un’altra, una luce che non funzionava bene e una mia mezza crisi nervosa dietro le quinte? Credo di aver traumatizzato Yuri-chan, povera cara. Dovrò darle qualche giorno di ferie. Se non mi manderà a quel paese, ovviamente.”

Voltò il busto e l’abbracciò, posando la nuca contro il suo ventre.

“Ogni abito è stato debitamente apprezzato dal pubblico, le luci erano perfette e la tua crisi isterica non è arrivata fin qui.” Sfregò la guancia contro di lei, mentre Yuzuha gli accarezzava la testa, sorridendo. “E Yuri non ti abbandonerà: oltre ad essere dotata di un grande spirito umanitario che non le permetterebbe di abbandonarti a te stessa e alla tua distrazione congenita,” un leggero scappellotto lo colpì con precisione alla testa, facendolo ridacchiare. “Resta il fatto che quella poveretta ti ammira in maniera quasi imbarazzante. Però sì, immagino che anche lei gradirebbe qualche giorno libero. Siamo a Natale in fondo; vorrà stare col suo fidanzato o i suoi amici, credo.”

“Oh, sai che stavo dimenticandomi che è quasi Natale?” disse lei dopo qualche secondo. “Sono stata così occupata che non ho più avuto il tempo di pensarci.” Gli baciò la testa e lo abbracciò con forza. “Scusami, Shin-chan! Non ti ho nemmeno comprato un regalo!”

Shinichi afferrò le braccia della moglie, allentando un poco la stretta micidiale che lo stava soffocando e allontanandosi in modo da poterla guardare in faccia. Il labbro di Yuzuha tremava, mentre gli occhi le si erano già riempiti di lacrime. Lui le sorrise, alzandosi e prendendole le mani tra le sue.

“Andiamo Yuzuha, reggerò il colpo, non temere,” si affrettò a dire, stupito che si lasciasse andare per così poco. Solitamente avrebbe iniziato a camminare avanti e indietro, iniziando a snocciolare possibili programmi dell’ultimo minuto e cercando una soluzione concreta. La sfilata doveva averla veramente distrutta.

“Piuttosto,” aggiunse. “I tuoi ospiti sono tutti al rinfresco ora, e…”

“Gli ospiti!” esclamò lei, riscuotendosi. “Me ne ero dimenticata!” Si voltò di scatto verso il gazebo adiacente, dove stava la zona ricevimento. “Devo raggiungerli subito, non c’è nessuno ad intrattenerli, e…” Si bloccò, sentendo il braccio trattenuto dalle mani del marito. Voltandosi, vide che sorrideva.

“Come stavo dicendo, Yuzuha,” disse. “I tuoi ospiti sono al rinfresco, e quell’anima candida di Yuri li sta debitamente intrattenendo. Quindi si può dire che tu qui abbia finito, per stasera.”

Shinichi ridacchiò interiormente nel vedere gli occhi della moglie spalancarsi di sorpresa.

“Ma…”

“Inoltre,” continuò lui come se niente fosse, gettando un’occhiata all’orologio. “Direi che, dato che è ormai passata la mezzanotte, posso anche darti il mio regalo di Natale.

Yuzuha spalancò la bocca in una ‘o’ silenziosa, e Shinichi dovette trattenersi dallo scoppiare a ridere apertamente. La prese per le spalle e la fece voltare, conducendola attraverso il parco incurante delle sue deboli proteste. Raggiunsero la loro auto in pochi minuti, quindi la fece salire velocemente e richiuse la portiera dietro di sé. E, finalmente partirono verso la sua sorpresa.

 

Yuzuha si svegliò lentamente, cercando di capire perché si sentisse così scomoda nel suo letto. Le bastarono pochi secondi per ricordarsi che, effettivamente, non era nel suo letto. Aprì piano gli occhi, sfregando il naso contro il torace del marito ancora addormentato, quindi si sollevò per guardare fuori dal finestrino della loro auto.

Stavano attraversando una zona montuosa. Yuzuha schiacciò il naso contro il vetro per osservare meglio le file di alberi che le passavano davanti, ridacchiando di piacere: lei amava la montagna; vi erano legati i ricordi migliori della sua infanzia con le sorelle minori e la madre. Fu felice che suo marito avesse pensato ad una rilassante gita in montagna come regalo di Natale.

Fu in quel momento che sentì distintamente i suoi occhi su di lei. Yuzuha sorrise senza muovere un solo muscolo, lasciandolo fare: sapeva che, se si fosse girata in quel momento, lui avrebbe molto probabilmente finto di dormire ancora; recitava dannatamente bene quando voleva. Certo, lo conosceva da abbastanza tempo, ormai, da non farsi più ingannare da una finta dormita, così come riusciva ad intuire quando la guardava di nascosto, ma le piaceva non darlo troppo a vedere. Era come un gioco, per certi versi, e lei amava giocare, nonostante i suoi ventuno anni.

Attese quindi pazientemente che fosse lui ad avvicinarsi, continuando a guardare fuori dal finestrino in silenzio. Non dovette aspettare a lungo, prima di sentire la sua mano intorno alla vita e la sua fronte poggiarsi tra le scapole.

“Buon Natale, Shin-chan.”

“Buongiorno, Yuzuha.”

Lei storse il naso.

“Si suppone tu debba rispondere augurandomelo a tua volta.”

Lui rimase in silenzio qualche secondo.

“Buongiorno, Yuzuha,” ribadì. “Dormito bene?”

“Splendidamente,” rispose lei rassegnata, voltandosi e regalandogli uno dei suoi sorrisi enormi.

Lanciò un’occhiata fuori dal finestrino, quindi strizzò gli occhi, entusiasta.

“Adoro il tuo regalo, Shin-chan!” Disse. “Avevo davvero voglia di andarmene per un po’ dalla città! Una gita fuori porta è un’idea adorabile!”

Shinichi non rispose, limitandosi a sorridere contro la sua schiena. Lei stava giusto chiedendosi se fosse questo il momento adatto per dargli il suo, di regalo, quando l’auto imboccò una stradina laterale che si inoltrava nel folto del bosco. Sbatté le palpebre un paio di volte, chiedendosi fin dove si sarebbero spinti: la curiosità, si sa, è donna, è Yuzuha Hitachiin era sempre stata un ottimo esempio pratico di tale detto. Le calzava così a pennello che, in preda ad uno dei suoi attacchi di curiosità acuta, le capitava spesso di dimenticare ciò che stava pensando fino a pochi attimi prima, perciò non bisogna stupirsi se, in quel preciso caso, smise di pensare al suo regalo per concentrarsi sulla strada che stavano percorrendo.

Trascorsero il resto del viaggio in silenzio. Yuzuha poteva sentire distintamente le occhiate divertite che a volte Shinichi le lanciava, ma non gli dette mai la soddisfazione di voltarsi per chiedergli spiegazioni, né sbuffò mai per la noia.

Alla fine, sentì le sue mani posarsi sui suoi occhi da dietro, e sobbalzò leggermente.

“Non voglio che tu ti possa rovinare la sorpresa, Yuzuha.” Spiegò. Lei non protestò, e attese con malcelata impazienza di capire che ci fosse ancora che avrebbe dovuto sorprenderla.

Pochi minuti dopo avvertì l’auto fermarsi e l’autista scendere per aprire loro la portiera. Facendo attenzione a non farla inciampare, Shinichi l’aiutò ad uscire, riuscendo nel contempo a non staccarle mai le mani dagli occhi. Un giorno, decise Yuzuha, avrebbe dovuto farsi spigare come ciò fosse stato possibile senza procurare danni semi-permanenti a nessuno dei due.

Le fece fare qualche passo in avanti, mentre sentiva la portiera chiudersi dietro di loro. Istintivamente, Yuzuha registrò il rumore dei suoi passi sulla neve alta, così come il vento leggero che le scompigliava  capelli: probabilmente si trovavano in un luogo aperto, magari in una piccola radura.

Stava ancora chiedendosi che ci facessero lì – d’accordo, il pensiero era romantico e tutto il resto, ma un pic-nic all’aperto in quelle condizioni climatiche non era esattamente salutare – quando Shinichi la fece fermare.

“Che stai facendo?” chiese, notando i leggeri spostamenti a destra e sinistra che la costringeva a fare alla cieca.

“Ti posiziono,” rispose, come se fosse una cosa scontata.

“Mi posizioni?”

“Esatto.”

“Oh. E per cosa, esattamente?”

“Per la sorpresa.”

Yuzuha tentò di staccare le mani dagli occhi, in modo da potersi voltare, ma lui la tenne bloccata.

“Non ancora, Yuzuha. Voglio la visuale migliore.”

“Ma la sorpresa non era la gita?”

“Mai detto,” ribatté lui, paziente. “Tu hai tratto le tue conclusioni, e io mi sono limitato a non dire che, in effetti, erano errate. Un passo a destra, per piacere.”

Lei obbedì.

“Ma… Ma…”

“Appena più avanti Yuzuha, per favore.”

Obbedì di nuovo, continuando a chiedersi che avesse in mente con esattezza. Lo sentì mugugnare qualcosa che lei non capì, poi bloccarsi e emettere un sospiro esultante.

“Perfetto.” Annunciò. Lo sentì spostarsi di lato, quindi liberarle gli occhi. Sbatté le palpebre un paio di volte per abituarli al cambiamento, mettendo a fuoco il viso del marito a pochi centimetri dalla sua faccia. Shinichi sorrise apertamente, ma Yuzuha fece appena in tempo a vederlo che si era già spostato dalla sua visuale, rivelando la sua sorpresa.

E, per una volta, rimase veramente senza parole.

Certo, essendo Yuzuha Hitachiin quella di cui si sta parlando, non si può certo pensare che rimase a lungo in questo nello stato.

Boccheggiò un paio di volte, gli occhi sbarrati, quindi si voltò verso il marito, che la guardava col sorriso sghembo che lei collegava ad un affare particolarmente ben riuscito.

“È…”

“Una villa.” Confermò lui, guardandola divertito. “A voler essere precisi, una baita di tre piani più mansarda. Ho pensato potesse tornare utile per quando vogliamo staccare la spina alcuni giorni.”

Lei si voltò di nuovo, stranita, prendendo a fissare quella casa di legno e pietra al centro della piccola radura in cui si trovavano, suggestivamente coperta di neve. Sentì Shinichi che l’abbracciava da dietro e le baciava una tempia.

“Buon Natale, Yuzuha.”

 

Pochi attimi dopo si trovavano entrambi dentro. Mentre l’autista poggiava le loro valige nell’ingresso, Yuzuha si dette ad un’impaziente esplorazione della casa. Impiegò circa mezz’ora per essere almeno momentaneamente soddisfatta, quindi si precipitò all’ingresso, volando letteralmente al collo del marito.

“È meravigliosa, Shin-chan!”

Lui ridacchiò, divertito, sistemandosela meglio in braccio.

“Contento che ti piaccia, Yuzuha.” Rispose.

“Già l’adoro!” confermò lei.

“Bene allora, dato che passeremo qui i prossimi due giorni. Da soli.”

Lei spalancò gli occhi, sorpresa.

“Soli?”

Lui annuì.

“Niente cameriere?”

Scosse la testa.

“Cuochi?”

La scosse nuovamente.

“Yuki-chan?”

Di nuovo.

“Nessuno, nessuno?”

“Il concetto è quello, sì.” Confermò. “Yukito ha provveduto a inviare qui il necessario per il sostentamento. Ho preferito evitare il rischio di una lavanda gastrica fuori programma proprio a Natale.”

Yuzuha storse il naso.

“Insinui forse che non sappia cucinare?”

“Io non insinuo mai, Yuzuha.” Ribatté lui senza scomporsi. “Io muovo accuse precise.”

Lei mise il broncio.

“Lo vedremo.”

“Non oggi, però. Non voglio che la casa prenda fuoco già dal primo giorno.” Yuzuha aggrottò la fronte, pronta a dare battaglia, ma Shinichi non la lasciò continuare. “Oggi bisogna festeggiare, non trovi?”

Lei sorrise sorniona.

“A cosa pensavi esattamente?”

“Beh, è quasi ora di pranzo, ormai. Vuoi mangiare?”

Il sorriso sornione di lei si accentuò: si divertiva quando lui faceva il vago. Strinse meglio le mano attorno al collo.

“Più tardi, magari.” Rispose.

“Come vuole lei, signora. Cosa preferisce fare, allora?”

“Mmmh, non saprei. Lei cosa mi consiglia, signore? ”

“Una passeggiata nel bosco?”

“Troppa neve.”

“Una dormita ristoratrice?”

“Ho dormito meravigliosamente stanotte. Altre proposte?”

Il sorriso non esattamente innocente che le lanciò la fece ridere.

“Mi pare una proposta interessante,” disse infine, tentando di fare la seria.

“Chissà perché non avevo dubbi.” Fu il suo unico commento, prima di chinarsi appena per baciarla.

Improvvisamente, Yuzuha non poté trattenersi dal ridacchiare di nuovo, chinando la testa sulla sua camicia.

“Yuzuha… ?”

“Scu… Scusa, Shin-chan…” balbettò tra una risata e l’altra. “È… È solo che è tremendamente buffo…”

Cosa è buffo, esattamente?” chiese lui, alzando un sopracciglio, visibilmente preoccupato per la sua stabilità mentale. Lei lo guardò negli occhi, cercando di riprendere il controllo. Si asciugò un paio di lacrime che le erano sfuggite e inspirò profondamente, calmandosi.

“Mi stavo dimenticando del mio regalo, Shin-chan.” Disse infine.

Lui alzò anche l’altro sopracciglio.

“E ciò è divertente?”

“Un po’,” rispose lei. “Più che altro perché è una cosa un po’ difficile da dimenticare. Certo, la colpa  anche tua: questo fuori programma non me lo aspettavo proprio. Decisamente sai come sorprendermi.”

Shinichi alzò gli occhi al cielo.

“Ora sarebbe colpa mia, quindi?”

“Esattamente,” confermò.

Lui la guardò scettico, lei lo ignorò.

“Pensavo avessi detto di non aver nulla per me, ieri sera.”

“Errore!” ribatté Yuzuha, picchiettandogli il naso con l’indice. “Ho detto di non averti comprato nulla. È ben diverso, Shin-chan.”

La guardò allarmato.

“Non hai cucinato, vero?”

Yuzuha gli scoccò un’occhiataccia, rifilandogli uno scappellotto.

“Credo sia un no,” rise lui.

“Ignorerò di nuovo questa tua assoluta mancanza di fiducia nelle mie capacità di cuoca, ma solo perché ho un annuncio importante da fare, sia chiaro.” Disse, indignata.

“È l’annuncio, il tuo regalo?”

“In un certo senso.”

La guardò interrogativo.

“Devo aver paura?”

“Solo se non ti piacciono i bambini.”

Shinichi spalancò gli occhi, mentre Yuzuha lo guardava con un sorriso soddisfatto: sapeva che, una volta tanto, sarebbe riuscita a sorprenderlo per davvero.

“Bambini?” balbettò “Intendi dire che… ?”

“Uh uh,” fece lei, con un certo orgoglio. “E di sei settimane, più o meno.”

Sobbalzò leggermente sentendo il marito scivolare lentamente sulla gambe fino a terra, mentre anche le braccia che la sostenevano perdevano forza. Scese velocemente sul pavimento, inginocchiandosi davanti a lui, che fissava imbambolato un punto non identificato della parete.

“Shin-chan?” Lo chiamò, preoccupata. “Shin-chan? Stai male?” Nessuna risposta. Yuzuha si spaventò seriamente. “Shin-chan? Andiamo, non volevo spaventarti! Pensavo saresti stato contento! Io…”

Si dovette interrompere davanti al tremore che iniziò improvvisamente a scuoterlo, mentre si chinava in avanti. Ormai era terrorizzata.

“Shin-chan?!”

“Pff… Pff…”

“Shin-chan, che ti prend… ?”

La forte risata in cui proruppe l’uomo impedì a Yuzuha di completare la frase. Rise profondamente e a lungo, sotto lo sguardo scioccato della moglie: per gli dei, se anche lui era uscito completamente di testa, che ne sarebbe stato di quel povero bambino?

“Shin-chan? Ti senti male?”

“Un bam… Un bambino, eh?” disse, senza smettere di ridere.

“Sì,” rispose, incerta.

“Un… Un bambino… nostro…”

“Sì Shin-chan, direi di sì…” confermò, leggermente confusa. Forse, lo shock aveva fatto più danni del previsto.

“Forse è il caso che chiami Yuki-chan al telefono, Shin-chan,” iniziò a dire. “Lui saprà meglio di me come fare per calmart…”

Di nuovo, non riuscì a finire di parlare: Shinichi si era sporto verso di lei, baciandola di slancio, sorprendendola.

“Quindi non sei arrabbiato?” chiese lei, qualche secondo dopo. Lui le baciò la punta del naso.

“Non dire idiozia, Yuzuha.”

“E sei contento?”

“Non esattamente,” rispose, scendendo sul collo. “Effettivamente, direi che il termine ‘euforico’ renda decisamente meglio l’idea.”

Lei ridacchiò, mentre Shinichi le passava una mano sul ventre e lo fissava, assorto.

“Cosa pensi?” chiese, qualche secondo dopo.

“Che è strano. Entusiasmante, ma strano.” Rispose, senza spostare lo sguardo; Yuzuha rise.

“Altro?”

La guardò malizioso con il suo sorriso sghembo, e Yuzuha seppe quel che voleva dirle prima ancora che parlasse.

“Che dovremmo festeggiare.”

 

 

 

 

 

 

Piccola confessione: ho scritto questa storia secoli fa, ma dato il tema natalizio (un po’ fuori contesto a giugno, ne converrete XD) è restata chiusa in un cassettino fino ad ora che è finalmente Natale. Non sono granché con il romanticismo, lo ammetto tranquillamente, tuttavia sono affezionata a questo primo tentativo di shot incentrata completamente su Yuzuha e marito, tanto da decidere di pubblicarla come regalo. Spero solo non sia un totale disastro. XD

 

Grazie in anticipo a chi leggerà e a chi si fermerà a commentare. ^^

E, di nuovo, Buon Natale! X3

 

Roby

  
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