Non ho seguito il manga, per
ora, e nell’anime non ricordo che si parli di
come arrivano a diventare Shinigami: una motivazione interna li spinge,
però
questa può anche venire vista come un involontario desiderio
di «insorgere» nei
confronti di qualcuno nel momento della morte. Contro il nemico o
contro sé
stessi.
Secondo capitolo,
prompt: nascita.
Asato Tsuzuki centric.
Inaccettabile.
Quel discorso era a dir poco senza senso. Senza
senso.
Impossibile realtà ai suoi occhi, additava come privo di
fondamenta le
spiegazioni dategli da Konoe.
«Capufficio Konoe», la ricorrente correzione.
«Capufficio Konoe...»
China la testa di lato, lo sguardo perso nel vuoto. Rielabora fra
sé quelle
parole, le assapora l’una dopo l’altra per
l’ennesima volta; cerca una
qualsiasi crepa all’interno di quella tesi, «una
bugia costruita egregiamente»,
«una bugia cattiva».
Perché di un’azione incredibilmente crudele si
tratta, quando si pone una persona
spaccata da sentimenti devastanti quali il senso di colpa di fronte
alle
proprie azioni, prospettandogli un infinito tempo di supplizio
interiore.
«Entra, Tsuzuki». La voce dell’uomo non
suona autoritaria: una gentile
esortazione mentre si fa da parte, la porta dell’Ufficio che
si apre di fronte
a loro.
Un attimo ancora.
«Allora», oltrepassa la soglia con il piede
sinistro, «dov’è la
caffetteria?»