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Autore: purpleblow    27/12/2009    2 recensioni
"Hisoka... perchè ti comporti così?" domandò improvvisamente Tsuzuki, indurendo di proposito il tono. Sapeva che per smuovere la testardaggine del ragazzo era opportuno ripagarlo con la stessa moneta ogni tanto. Kurosaki incassò il colpo, non poteva biasimare quell'uomo dalla pazienza smisurata; era logico che ogni tanto la perdesse e anzi, gli pareva strano succedesse così di rado.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Asato Tsuzuki, Hisoka Kurosaki
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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I'll let you live


Un giovane uomo teneva fra le braccia il corpo senza vita di una fanciulla.
Era lui l'assassino, lo si capiva dal folle ghigno presente sul volto di lui, che accarezzava la candida guancia della donna. I vestiti di entrambi erano macchiati di sangue, simbolo di sacrificio e follia.
E l'attenzione del carnefice si sposta, attratto dalla carne di una nuova preda: un ragazzino.
Non avrebbe dovuto trovarsi lì, non avrebbe dovuto assistere a quella follia.
La sua vita sarebbe terminata quel giorno; così aveva deciso l'assassino, mentre si avvicinava al giovane con occhi intrisi di follia, mista a malizia.
Tutto avvenne in breve tempo: i vestiti cadono al suolo, sfilati con studiata lentezza. Le mani scorrono sulla candida pelle della nuova vittima che, impietrito dagli eventi non aveva la forza di liberarsi da quella presa.
Paura, dolore, umiliazione.
Follia, desiderio, odio.
Emozioni fuse in un unico corpo, emozioni contrastanti fra loro che si propagano nell'aria circostante.


Hisoka spalancò gli occhi e con uno scatto si ritrovò seduto sul letto, col lenzuolo stropicciato ai suoi piedi. Si portò lentamente una mano alla gola, cercando di reprimere il fastidio alla gola, provocato dal respiro affannoso.
Nel silenzio della stanza si poteva udire l'incessante battito del suo cuore che, come impazzito sembrava volergli uscire dal petto.
Un incubo. Sempre il solito, orribile incubo.
Muraki ce lo aveva in pugno da almeno tre anni, ma solo pochi mesi prima lo aveva ricordato. Aveva vissuto sino a quel momento con la convinzione di essere morto a causa di una malattia e invece... era stato quel folle dottore ad ammazzarlo come un cane, abusare del suo corpo iscrivendovi una maledizione e infine, rubargli i ricordi.
Aveva potuto ricordare ogni cosa durante la missione a Nagasaki, quando Kazutaka Muraki lo aveva rapito, con l'intento di attirare il suo partner, Tsuzuki, sapendo benissimo che sarebbe corso a salvarlo.
Da quel giorno, le sue notti erano tormentate dalle oscure memorie, tramutate nel ricorrente incubo. Non riusciva più a dormire sonno tranquilli, spesso aveva persino paura di addormentarsi, ma non poteva certo impedirsi di riposare.
Tornatogli respiro e battito regolari, istintivamente alzò la manica sinistra della veste fino al gomito, notando l'iscrizione della maledizione che spiccava sulla candida pelle del braccio. Succedeva ogni volta che riviveva quella notte.
Con un sospiro si alzò dal letto e decise di uscire per prendere una boccata d'aria, facendo attenzione a non svegliare Tsuzuki che dormiva profondamente nel letto vicino al suo.
Lo invidiava: quel ragazzo riusciva sempre a riposare indisturbato, avrebbe tanto voluto riuscirci anche lui.
I passi lo portarono nel cortile al di fuori dell'Enma-Cho, si sedette distrattamente ai piedi di un ciliegio e socchiuse gli occhi nel tentativo di rilassarsi.
Gli venne spontaneo chiedersi se un giorno sarebbe riuscito a seppellire quei ricordi, per quale motivo Muraki aveva voluto restituirglieli? Almeno prima, non era costretto a rivivere quella sofferenza.
Pensandoci bene però, quando mai Hisoka non aveva sofferto? Che fosse per via del dottore, o per via dei genitori che lo avevano ripudiato per la sua empatia, non aveva mai avuto un momento di pura felicità.
Era morto giovane, ma nonostante tutto non aveva mai sentito su di sé l'adolescenza: era come se dopo l'infanzia avesse saltato quella fase, divenendo immediatamente adulto.
Ne aveva passate troppe per potersi ritenere tale, infatti spesso si mostrava molto più maturo di altri, senza contare Tsuzuki che pareva essere rimasto un eterno bambino.
Che fosse per quel motivo che lo trovasse fastidioso? Lui, che aveva un comportamento infantile per ogni occasione e Hisoka, nonostante la giovane età non era mai riuscito ad essere. Si erano scambiati i ruoli.
Forse era anche quello uno dei motivi per cui Konoe li aveva messi in squadra insieme: per soppesare i due caratteri e in effetti in parte ci era riuscito.
Ultimamente Tsuzuki riusciva a comportarsi un po' più seriamente, se non lo avesse fatto avrebbe fatto scatenare le ire del più giovane Shinigami. Sembrava tenere molto di conto le parole di Hisoka, cosa che non faceva quando era in squadra con Tatsumi, che ascoltava molto di rado.
Mentre il ragazzino, certo non si era mai azzardato a mostrare atteggiamenti infantili, ma almeno a poco a poco riusciva ad aprire il suo cuore al compagno di squadra.
Era un procedimento lento, ma i risultati -seppur minimi- si notavano: grazie all'esuberanza di Tsuzuki riusciva a fare qualche passo avanti; qualcosa in lui si stava lentamente smuovendo.
"Hisoka, che ci fai qua fuori?" il ragazzino sbuffò, riconoscendo quella voce. Era impossibile, ma ogni volta che riusciva a ritrovare un minimo di pace interiore, ecco che sbucava quell'incapace dal nulla.
"Tu piuttosto?" domando atono, ignorando del tutto la domanda dell'altro, senza mai voltarsi a guardarlo negli occhi.
Tsuzuki sospirò, dispiaciuto dal fatto che ancora non era riuscito a tirare giù quel fastidioso muro che il ragazzo si era eretto di fronte a sè. Lavoravano insieme da qualche mese ormai, però ancora non vedeva progressi.
Eppure lo aveva avvertito che in quelle condizioni non potevano andare avanti: dovendo lavorare in squadra insieme, il comportamento di Hisoka rendeva la convivenza difficile.
Di certo, non gli dava alcuna colpa, conosceva i motivi della sua sfiducia e non lo biasimava affatto ma... almeno poteva fare qualche tentativo, poiché lui, al contrario ce la stava mettendo tutta.
"Siccome ho visto il letto vuoto, mi sono preoccupato e sono venuto a cercarti." disse sedendosi accanto a lui.
"Non ce n'era affatto bisogno." sbottò lo Shinigami più giovane, rivolgendo un'occhiata indispettita all'altro, guardandolo per la prima volta negli occhi. Errore. Ogni volta che incontrava quelle iridi color ametista sentiva una sensazione strana dentro di sé e no, la sua empatia non c'entrava niente.
Hisoka notò l'espressione affranta dell'altro e se ne dispiacque, sapendo perfettamente che la colpa era del suo fare scontroso, ma non lo faceva con cattiveria.
Nonostante tutto però, se ne stette in silenzio, senza la minima intenzione di scusarsi. Alzò lo sguardo e strinse i pugni alla vista della luna: era rossa, proprio come quella notte.
Possibile che tutto lo riportasse al passato?
"Hisoka... perchè ti comporti così?" domandò improvvisamente Tsuzuki, indurendo di proposito il tono. Sapeva che per smuovere la testardaggine del ragazzo era opportuno ripagarlo con la stessa moneta ogni tanto.
Kurosaki incassò il colpo, non poteva biasimare quell'uomo dalla pazienza smisurata; era logico che ogni tanto la perdesse e anzi, gli pareva strano succedesse così di rado.
Senza rispondere alla domanda di Asato, il giovane mostrò i segni della maledizione che spiccavano sul suo braccio. Bastava quello per far capire cosa gli stesse passando per la testa ed era già abbastanza che avesse fatto anche solamente quel gesto.
Tsuzuki fece per stringergli la mano, nel tentativo di confortarlo ma il ragazzino lo respinse, rivolgendogli un'occhiata di fuoco.
"Non ho bisogno della tua compassione, grazie!" esclamò adirato, rifiutandosi di accettare che quella di Tsuzuki non era affatto pietà, ma ben altro.
"Hisoka, perché non capisci? Io non-" ma venne interrotto dalle parole del giovane Shinigami, che era esploso in un impeto di rabbia.
"Capisco benissimo invece. Piantala di comportarti come un cretino e di trattarmi come un bambino! È da quando ci siamo incontrati che lo fai, non ho bisogno della tua stupida pietà." gridò in preda alla rabbia, cercando di intimidire Asato e nel tentativo di essere lasciato in pace.
"Smettila Hisoka! Vuoi capire che la mia non è pietà? Se agisco così, è semplicemente perché voglio aiutarti." il tono della sua voce, da prima duro, andava scemando, ritrovando la gentilezza di sempre.
Tsuzuki non era capace di mantenere la rabbia, soprattutto nei confronti di Hisoka, che gli stava particolarmente a cuore.
"Ma tu mi lasci neppure provare. Se ti ostini a racchiuderti nel tuo guscio, non andremo da nessuna parte. Lasciami fare un tentativo!" e nel finire la frase, afferrò gentilmente la mano del giovane, senza essere respinto come poco prima.
Quelle parole lo avevano colpito e il calore che sprigionava la mano di Tsuzuki, in qualche modo riusciva a rassicurarlo. Non era mai accaduta una cosa simile e si sentiva stranamente bene, con la sensazione di essere al sicuro.
Riusciva a percepire sentimenti tutt'altro che compassionevoli, provenienti dal partner e questi,  per la prima volta gli riscaldavano il cuore, che da sempre era avvolto dal gelo.
Sentendosi al sicuro, Hisoka si rilassò, appoggiandosi con la schiena al tronco dell'albero, che successivamente fu sostituito col petto di Tsuzuki, senza che il ragazzino se ne rendesse conto.
Era una situazione strana, ma oltremodo confortante per lui: mai nella sua vita -o morte, che dir si voglia- si era sentito così bene. Che stesse imparando a fidarsi del prossimo?
"Ho promesso che ti avrei sempre protetto, Hisoka. Io non mi rimangio la parola data." disse l'uomo, cominciando ad accarezzare i morbidi capelli del giovane, che restò in silenzio a godere la piacevolezza di quel tocco.
Era gentile e lo era stato dal primo momento nei suoi confronti, nonostante l'atteggiamento irruente con cui si mostrava.
Istintivamente gli venne da chiedere per quale motivo Tsuzuki fosse così gentile con lui; una persona normale avrebbe già perso la pazienza, mandandolo al diavolo senza pensarci due volte.
Si scostò dallo Shinigami per poterlo guardare negli occhi e gli fece la domanda che lo assillava.
"Perché sono gentile, dici?" il ragazzo annuì con il capo "Beh, perché sento di essere legato a te." spiegò, lasciando di proposito che la frase risultasse ambigua, ma Hisoka non demorse: voleva una risposta chiara.
"Perché sono il tuo partner, giusto?" gli chiese per avere una conferma.
"Direi di sì, ma non solo..." gli disse, sorridendo e accarezzandogli di nuovo i capelli dolcemente "Ma ora, andiamo a mangiare qualcosa. Ho fame!" così si alzò e aiutò l'altro a fare lo stesso.
Hisoka lo guardava sconcertato, non capiva cos'avesse voluto dire con quelle parole. Era rimasto immobile, osservando la schiena di Tsuzuki che si stava dirigendo all'interno dell'Enma-Cho.
"Ma che vuol dire?" gridò in direzione dello Shinigami più adulto, raggiungendolo a corsa.
"Come che vuol dire? Ho fame. Cosa non ti è chiaro in questo?" domandò l'uomo, fingendo di non capire a cosa si riferisse Kurosaki.
"Non quello, idiota! Intendevo-" non finì la frase, venendo interrotto.
"Mi hai chiamato idiota!" esclamò Tsuzuki con tono offeso, cercando di sviare Hisoka dal discorso che gli premeva.
Alla fine il ragazzino non riuscì ad ottenere le sue risposte, non in quel momento almeno. Prima o poi avrebbe capito a cosa si riferisse Asato, ma lo avrebbe compreso da solo.
E chissà, forse si sarebbe accorto di sentire le stesse cose nei suoi confronti. Ma ora, era troppo presto per dirlo, ce ne sarebbe voluto di tempo prima che accadesse.

[Fine.]


Angolino di Cami:
Ce l'ho fatta! Sono riuscita a finire la mia prima Fan Fiction su Yami no Mtasuei e non sarà nemmeno l'ultima.
Giuro che, mi sono innamorata di nuovo di Tsuzuki e Hisoka, perchè già li amavo ma non abbastanza per scriverci su. Rivedendo l'anime, è accaduto di nuovo.
E l'ispirazione è venuta.
Spero vi piaccia e a presto!
   
 
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