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Autore: miseichan    28/12/2009    6 recensioni
L'amore: libero, bello, entusiasmante, eccitante, e chi più ne ha più ne metta. Esiste però anche l'amore colpevole: quello che allo stesso tempo ti logora e ti rapisce, quello che nessuno crederebbe mai di voler provare e che rapisce involontariamente ed irrecuperabilmente. L'amore che, se possibile, rende la persona amata irresistibile per l'aggettivo che vi si associa: proibito.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1 colpevoli

 

Colpevoli amanti

 

 

Erano le undici e quaranta e lei era seduta sul letto, a gambe incrociate, e si stava passando la crema sulle mani.

Aveva sempre voluto mani più morbide e lisce e la commessa del negozio le aveva assicurato che quella crema faceva miracoli.

Si sarebbe accorta solo la mattina successiva se era vero o no, ma lì per lì nel negozio aveva creduto ciecamente alla signorina, forse incoscientemente: era fatta così, troppo credulona come diceva sua madre. Continuava a strofinarsi le mani cercando di far assorbire la crema ma ne aveva messa troppa, stava per passarsela anche sulle gambe quando sentì un leggero bussare alla porta.
Si bloccò con le mani a mezz’aria: non era possibile.
No, non poteva essere.
Si alzò veloce e corse alla porta, la aprì quel tanto che bastava a vedere chi ci fosse in corridoio e si ritrovò a fissare con tanto d’occhi un giubbino di pelle.

Sollevò gli occhi per guardare in viso il ragazzo che si era piegato su di lei. Era lui.

Ma era forse impazzito?
- Stef! Che diavolo ci fai qui?! -
La sua voce non era stata altro che un sussurro ma l’ansia e la tensione erano state chiarissime.

Lui sorrise passandosi una mano fra i capelli e mettendole un dito sotto il mento bisbigliò:
- Non mi fai entrare? -
Il cuore di Elisa iniziò ad aumentare i battiti: desiderava con tutto il cuore ma non poteva, decisamente non poteva.

Lui non aspettò una sua risposta e spingendo la porta con una spalla la aprì senza sforzo. Se la richiuse veloce dietro e si avvicinò ad Elisa.

Lei arretrò di qualche passo e scuotendo la testa, con lo sguardo basso disse:
- No, Stef. Devi andare via. Tu… noi… non puoi stare qui ora! Lei è… -
Stefano era fermo davanti a lei e la guardava incantato: adorava quando si comportava come una bambina impaurita.

Non gli piaceva però che fosse per via sua che era tanto preoccupata.

In un attimo coprì la distanza che li divideva e la prese tra le braccia.

Abbassando la testa, avvicinò le labbra al suo orecchio e dopo aver preso un bel respiro sussurrò:
- Davvero vuoi che me ne vada? Perché se è così io sparisco subito. Devi solo ripeterlo -
Rimasero immobili per qualche minuto.
Abbracciati, lei incapace di pronunciare le parole che lo avrebbero fatto allontanare e lui in trepidante attesa, terrorizzato dall’idea di doversene andare.

Ma lei non disse niente e gli occhi di lui brillarono dalla contentezza.
Stefano si piegò di colpo, afferrandola, e prendendola in braccio.

Lei non oppose alcuna resistenza e gli si avvinghiò addosso, stringendo le gambe attorno ai suoi fianchi.
Gli poggiò le braccia sulle spalle e lasciò andare il viso vicino al collo di lui.

Sentiva le sue mani sotto le cosce, risalire piano sui fianchi e fermarsi lì incerte, quasi timorose.

Ma lei non voleva che si fermasse: lui era lì e non desiderava altro che il suo corpo.
Com’era possibile? Non ragionava più, totalmente inebriata dal bisogno di lui.
Lo strinse a sé ancora più forte ed iniziò a giocare con il lobo del suo orecchio, mordendolo dolcemente.

A Stefano sfuggì un gemito di piacere ed Elisa sorrise, gioendo con lui. Lasciò stare l’orecchio e lentamente iniziò a scendere lungo il collo baciandolo con foga, mordicchiandogli ogni tanto un lembo di pelle. Quando lui sospirando infilò piano le mani sotto la sua maglietta le sfuggì una risatina nervosa.

Le mani di lui iniziarono a risalire piano il contorno della sua schiena, solleticandola ed accarezzandola, facendole venire la pelle d’oca.
Elisa strinse ancora di più la presa sulle sue spalle, con il cuore che batteva a mille soffocò un respiro e bisbigliò il suo nome.

Le dita di lui avevano raggiunto il gancetto del reggiseno, ma sentendosi chiamare si fermò e aprì gli occhi, incontrando quelli di lei.

Temette di leggervi paura e quindi di doversi interrompere, ma lei sorrideva dolce, mordendosi il labbro inferiore.
Stefano sentì crescere ancora il desiderio di lei e non riuscì più a frenarsi: sempre tenendola stretta a sé si buttò all’indietro sul letto, completamente conquistato da lei.

Elisa si sollevò un po’, facendo leva sulle braccia, per poterlo guardare meglio.
Era a cavalcioni su di lui, nella sua camera, a mezzanotte.
Non avrebbe mai pensato che sarebbe successo: non poteva succedere, ma ora era lì, sopra di lui, incantata dal suo sorriso, dai suoi denti bianchi, dal suo naso forse un po’ storto ma perfetto in quel viso, dalla piccola cicatrice bianca che aveva sotto il sopracciglio destro, da lui.
E senza rendersene conto lo stava baciando appassionatamente, completamente abbandonata a lui, completamente sua.
Stefano le circondò i fianchi con le braccia e si lasciò andare: era lei che voleva.
La strinse di più e si girò, invertendo le posizioni, passando sopra di lei, continuando a baciarla con ardore.

Lentamente fece scorrere le dita lungo i fianchi di lei, scendendo pian piano fin sotto i pantaloni, raggiungendo il contorno degli slip, soffermandosi in quel punto, sfiorandone dolcemente il profilo.
Sentì il fremito di lei e i suoi movimenti divennero ancora più dolci e delicati.
Elisa dischiuse le labbra in un gemito e lasciò entrare la lingua di lui. Giocò con le sue labbra, stuzzicandolo con i denti.
Gli tolse la giacca con un gesto veloce ed iniziò a sbottonargli i bottoni della camicia.

Si bloccò sul penultimo bottone e Stefano accorse veloce ad aiutarla divertito dalla sua impazienza.
Lei gli strusciò il piede contro la gamba e si aggrappò alla sua schiena, spostando le labbra sul suo mento e poi sempre più giù lungo il torace, accarezzandogli gli addominali, sentendoli uno ad uno, togliendogli definitivamente la camicia e studiando il suo corpo.
Lui aveva gli occhi chiusi, le dita ancora stretta ai fianchi di lei.
Quando sentì il caldo respiro di Elisa sulla spalla, fece risalire veloci le mani, e afferrò la maglietta, sollevandola con calma.

Fece scorrere piano  le labbra lungo la sua pancia, sulle costole, salendo pian piano, rendendo unico ed infinito ogni singolo bacio.

Sentì le unghia di Elisa conficcarglisi nella schiena, ma non provò dolore: lei non avrebbe mai potuto farlo soffrire.
Spostò di nuovo le mani dietro la schiena, sganciando il gancetto del reggiseno, sorrise sentendo il fremito che lei aveva avuto.
Poggiò la bocca sull’incavo del collo di lei e divertito sussurrò con voce affannata:
- Ho le mani fredde? -
Ma lei non rise né reagì in alcun modo.
Stefano la sentì irrigidirsi ed aprì gli occhi, preoccupato, cercando di capire cosa le fosse successo.
Vide Elisa sbiancare di colpo e solo in quel momento udì il bussare insistente alla porta.
Cazzo.
Elisa lo spinse via e lui non oppose resistenza.
Perché?
Come aveva potuto lasciarlo entrare?
Come erano arrivati a tutto questo?!
Iniziò ad imprecare mentalmente e si alzò dal letto. Cercando di rispondere con voce più calma possibile gridò:
- Arrivo. Un attimo! -
Nonostante i suoi sforzi le uscì un tono quasi isterico: era tutta colpa sua, era lei che aveva permesso si giungesse a questo!

Afferrò una vestaglia dall’anta dell’armadio e si coprì alla meglio. Con la coda dell’occhio vide Stefano indossare in fretta e furia la camicia ed il giubbino.

Lo guardò sconvolta e lui ricambiò lo sguardo con aria rammaricata.

Come un fulmine le passò vicino e dopo averle scoccato un bacio sulla guancia sparì fuori dalla finestra.

Fortuna che erano al primo piano.
Elisa corse alla porta e la aprì a testa bassa.
- Finalmente! Ma che stavi facendo? -
Elisa seguì con gli occhi la sorella che si sedeva sul tappeto: aveva la faccia tutta impiastricciata da una maschera di bellezza ma riuscì lo stesso ad individuare la sorpresa e lo scetticismo sul viso di lei. Scosse la testa con aria indifferente e si morse il labbro, sedendosi sul letto.

Senza farsi vedere cercò di sistemare un po’ le coperte ma era inutile.
Viviana la fissava, cercando di capire cosa avesse:
- Sei tutta arrossata, e hai i capelli che sono… indescrivibili! -
Elisa si sentì infiammare e coprendosi meglio con la vestaglia biascicò:
- No, io stavo facendo un po’ di ginnastica: addominali. Sai come siano stancanti. Sono esausta! Vivi sono davvero stanca, non è che possiamo parlare domani mattina? -
Viviana strinse gli occhi ancora diffidente, poi fece spallucce e si alzò:
- Come vuoi. Non volevo disturbarti ma ho visto la luce accesa e… aspettavo Stefano, ma non si è fatto vivo. Peccato -
Strinse la maniglia della porta e prima di uscire si girò un’ultima volta, sorridendo ammiccante:
- Anzi no,  meglio così, ci pensi se mi vedeva con questa maschera? -
Elisa la sentì ridere mentre tornava verso la sua camera, si buttò di nuovo sul letto ed abbracciò forte il cuscino.

Subito dopo lo gettò lontano: il profumo di Stefano lo copriva tutto e ora non voleva pensare a lui. Questo era il suo proposito, eppure sapeva che non avrebbe dormito quella notte.
Allungò il braccio e prese di nuovo il cuscino, stringendolo fra le braccia: decisamente non avrebbe chiuso occhio, perché non soffrire alla grande allora?

 

*

 

 

   
 
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