INTRODUZIONE
Diomede, figlio di
Tideo e di Deifile nacque ad Argo, e dopo la prematura morte dei suoi genitori
a causa dell’assalto di Tebe, fu affidato alle cure di suo nonno Eneo, ex
governatore della città di Calidone posta all’imbocco del Golfo di Corinto.
All’età gloriosa di
vent’anni egli dopo aver passato l’intera giovinezza ad affinare la propria
arte bellica, dopo aver riunito i suoi compagni d’arme e avendo ottenuto il
consenso del re di Argo, partì per una spedizione contro Tebe.
Dopo vari tentativi,
espugnò la città, e infervorato dalla vittoria, marciò verso Calidone e
spodestò gli usurpatori della sua Dinastia, collocando di nuovo suo nonno Eneo come Re.
Dunque ritornò ad Argo
dove sposò la figlia del re -che era defunto durante la guerra contro Tebe- che
portava il nome di Egialea.
Cinque anni dopo il
risveglio di Diomede fu turbato.
“Amore..Amore mio signore..”
Lentamente Diomede aprì gli occhi.
Ancora con lo sguardo offuscato riconobbe la figura di fronte a lui; era magra,
alta e con un portamento fiero, portava i suoi capelli ricci legati con due
trecce che le incorniciavano il viso rendendolo simile ad una dea.
Il suo sguardo si concentrò poi su quegli
occhi, neri come l’oscurità che potevano donare amore o odio a seconda della
volontà di quella donna splendida: Egialea.
“Egialea” disse “la tua bellezza è
in grado di risvegliarmi totalmente anche dopo una nottata come questa”.
Egialea arrossì un poco ma al
debole sorriso che l’accompagnava, si susseguì un leggero singhiozzo.
Diomede accortosi dello stato
d’animo di sua moglie la abbracciò e le chiese: “Cosa turba il tuo animo luce
divina? Ancora a pensare a quella stupida profezia?”.
“Si” rispose lei “l’indovino Caìmene
non ha mai sbagliato in questi cinque anni, né sbagliò mai durante il regno di
mio padre.. Il giorno è questo Diomede, è arrivato, e lo sai cosa ha detto lui:
<< Nel giorno di inizio estate..>>”.
“<< .. quando il sole sarà
più alto ti separerai per sempre dalla tua amata>>” completò Diomede. “E’
una frase senza senso mia cara moglie, lo sai che sono ben voluto da tutto il
popolo e nessuno trama in segreto di uccidere me o te”.
Ma lei lo fermò: “ E’ arrivato
Ulisse stamattina, il tuo caro amico, aveva una faccia strana, come se avesse
appena perso Penelope..”.
“Lo sai bene che Ulisse non
lascerebbe
Detto questo Diomede si alzò dal
suo giaciglio e mandò Egialea a prepararsi all’incontro con Ulisse.
Mentre indossava la sua armatura
per potere accogliere il compagno d’armi, sentì nel profondo che l’indovino
Caìmene aveva ragione; una visita di Ulisse senza nessun messaggero che lo
precedesse voleva significare solo una cosa: guerra.
Uscì in fretta dalla camera
nuziale e si avviò verso il cortile sottostante. Proseguì lungo il portico dove
vide sua moglie in compagnia di un uomo alto più di lui di almeno venti
centimetri, con spalle larghe e braccia muscolose, una folta barba bruna che
gli nascondeva labbra carnose e zigomi pronunciati: Ulisse.
“Non credevo che il nostro
marinaio sarebbe mai venuto a farci visita, di solito siamo io e la mia corte a
venire da te!” disse Diomede sfoggiando un sorriso entusiasta.
“Il Fato ha voluto che io fossi
qui a quanto pare” ribatte l’ospite, “ma non sono in un viaggio di piacere
Diomede, ti devo parlare”.
“Lascia almeno che ti abbracci,
mio caro amico” protestò Diomede.
Detto questo i due compagni si
abbracciarono e con un cenno il padrone di casa fece capire alla moglie Egialea
di lasciarli soli. Lei comprese e lentamente tornò nel palazzo reale.
“Forza facciamo quattro passi”
disse Diomede al re di Itaca.
Percorsero il portico e si
diressero verso la piazza principale di Argo.
“Cosa devi dirmi Ulisse?” fece
lui.
“Brutte notizie amico mio” rispose
“davvero brutte notizie… Sai chi è Menelao?”
“Certo che lo so, che domande! E’
il fratello del capo di tutto gli Achei, il signore Agamennone! Menelao è
famoso per la sua forza bruta e il suo sangue freddo, proprio del popolo di
Sparta. Perché mi fai una simile domanda?” chiese Diomede incuriosito.
“Sai chi è la moglie di Menelao?”
fece Ulisse abbassando lo sguardo a terra.
“Elena certo! Si dice che sia la
più bella donna della Terra, uno spreco secondo me per quel vecchio…”
“Spreco o no, è la causa di una
nuova guerra” disse.
Diomede fu colpito nel profondo.
“Una nuova guerra?” chiese.
“Si, sai i principi troiani erano
andati a Sparta per sancire una nuova
alleanza che avrebbe giovato ad entrambe le nazioni, ma pare che Paride il
fratello minore di Ettore, figlio di Priamo, abbia rapito Elena e l’abbia
portata a Troia” spiegò Ulisse.
“Puoi immaginare cosa sia
successo” proseguì “ Menelao furioso è andato dal fratello per chiedere
vendetta e puoi immaginare che cosa abbia deciso Agamennone… Lui smania per
Troia! La vuole da molto tempo, e non vedeva l’ora di cogliere un’occasione
tanto fortunata! Ha convocato vari Re, tra cui me che hanno il dovere di
convincere altri a seguirlo nella spedizione verso Ilio.
“ Per l’appunto io devo convincere
te e Achille.. Sono passato prima ad Argo perché so che te non lascerai mai
Tutte queste informazioni
colpirono a fondo l’animo di Diomede, che alzò gli occhi al cielo e notò che il
Sole era nel punto più alto della giornata. Guardò poi il viso di Ulisse e notò
in lui la stessa tristezza che lo attanagliava, lo stesso dolore per aver
dovuto abbandonare la moglie e il figlio in fasce.
“Va bene” disse Diomede “dammi un
mese e partiremo alla volta di Ftia, verso Achille”.