«Odio i traslochi! Poi sono sicura che in questa cittadina non ci sarà
niente di speciale. Perché abbiamo dovuto lasciare New York mamma? Perché mi
hai allontanato da tutti i miei amici?» chiese Morgana con voce lamentosa alla
madre mentre erano impegnate a scaricare gli scatoloni e a trasferirli nella
nuova casa.
«Lo sai
benissimo che ho ricevuto un’allettante proposta di lavoro qui. Da quando tuo
padre è morto i soldi scarseggiano e non me la sono proprio sentita di
rifiutare. Sono sicura, però, che finirai per ambientarti anche qui, vedrai!»
rispose la madre spazientita «Perché
non approfitti di questa bella giornata di sole e non vai a fare un giro al
parco? Agli scatoloni ci penso io» aggiunse poi Igraine rivolta alla figlia.
Così, pensando che in fondo non sarebbe stato male schivarsi un po’ di
lavoro, seguì il consiglio di sua madre e si avviò verso il parco di Bradley
Hills, la sua nuova città.
Non appena mise piede nel parco, Morgana vide alcuni ragazzi impegnati in
una partita di Street Hockey e, siccome era il suo sport preferito, si fermò a
guardare.
Un ragazzo, che si trovava vicino a lei, le spiegò che quelli erano i
componenti del Pendragon’s Team, la locale squadra di hockey su ghiaccio, che
si stavano allenando sul cemento in attesa che fosse sistemata la nuova pista
del ghiaccio.
Sono davvero bravi! pensò Morgana guardandoli giocare.
Alla fine della partita, ricominciò a girovagare per il parco leggendo un
libro e, assorta com’era, si scontrò, senza rendersene conto, con un giocatore dei
Pendragon’s che, insieme ai suoi due più cari amici e compagni di squadra,
stava attraversando il parco per tornare a casa.
Morgana si scusò imbarazzata ed il ragazzo, alto, biondo e con gli occhi
azzurri, le sorrise. «Il mio nome é
Gwydion, ma tutti mi chiamano Artù» aggiunse poi, stringendole la mano.
Accanto a lui c’erano Galahad, detto Lancillotto, e Cai.
Morgana si presentò a sua volta, prima di fuggire via imbarazzata.
Quando arrivò a casa, la ragazza si rifugiò in camera sua per ripensare a
Galahad che, con i suoi meravigliosi occhi verdi ed i capelli scuri aveva fatto
breccia nel suo cuore. In fondo, rifletteva,
non é poi così male questa città…
Durante la cena però, si accorse che la madre era strana, pallida e
taciturna e si rifiutava di rispondere alle sue domande.
Sarà preoccupata per il nuovo lavoro!
pensò allora Morgana, senza dare
troppo peso alla cosa.
Una volta terminato di mangiare, Morgana prese dalla borsa il suo libro ed
andò a sedersi sul balcone, immergendosi nuovamente nella lettura. Ad un tratto
qualcuno la chiamò per nome. Alzò gli occhi dalla pagina e vide Gwydion, che le
sorrideva dal balcone accanto.
«E cosi
vivi qui?» chiese lui
«Già, proprio
così» rispose lei.
«A
quanto pare siamo vicini di casa allora!» esclamò poi Artù sorridendo.
Proprio in quel momento, il padre richiamò il ragazzo in casa dicendogli
che Cai voleva parlare con lui al telefono, quindi Morgana si rituffò nel suo
libro.
«Vi
siete appena trasferite qui, vero?» chiese un’altra voce dopo qualche minuto.
La ragazza alzò nuovamente gli occhi, si guardò intorno e vide un uomo intento
a fumare una sigaretta sul balcone accanto.
«Sì,
siamo arrivate proprio oggi, io e mia madre. Mi chiamo Morgana» rispose.
«Piacere
Morgana, il mio nome è Uter e sono il sindaco di questa città, spero che vi
troverete bene qui» disse lui. «Credo
che tu abbia già conosciuto mio figlio, Gwydion!»
Detto questo, l’uomo rientrò in casa e la ragazza cominciò a pensare al
proprio padre, morto quando lei era ancora bambina. Si chiamava Gorlois, e morì
durante una missione di pace in Medio Oriente. Morgana non ricordava altro e,
tutte le volte che chiedeva a sua madre qualcosa di più, Igraine cambiava subito
discorso, infastidita.
«Morgana»
le disse un giorno, un paio di settimane dopo il loro arrivo a Bradley Hills,
la madre «zia Viviana mi ha
appena spedito un email, dove dice che lei e la zia Morgause verranno a farci
visita in occasione della Festa del Raccolto, per celebrarla con noi. Forse ci
sarà anche tuo nonno, Taliesin»
«Dici
sul serio mamma? Verranno a trovarci? Non vedo l’ora!» rispose lei felice.
Viviana e Morgause, le sorelle della madre, erano le zie preferite di
Morgana.
Per quanto riguarda il nonno, Taliesin, lei lo conosceva poco, ma la madre
le aveva raccontato che era nato in Inghilterra, in una famiglia di fede pagana
e, per questo, una volta raggiunta l’età adatta, fu mandato a studiare in una
comunità di druidi, una delle ultime esistenti al mondo. Terminati gli studi, all’età
di trenta anni, si era poi sposato con una sacerdotessa di nome Nuala, la nonna
di Morgana, che morì poi nel dare alla luce Morgause, la sorella più piccola
della madre. Il nonno allora, rimasto solo, si trasferì in America e crebbe le
sue tre figlie nel culto della Dea, insegnando loro anche alcuni segreti della
magia che aveva appreso durante i suoi studi druidici.
Igraine aveva continuato la tradizione facendo lo stesso con Morgana. La
donna aveva, infatti, trasmesso alla ragazza l’amore per
Una volta che le sue tre figlie furono grandi a sufficienza per badare a
loro stesse, Taliesin ritornò a vivere nella sua amata Inghilterra, più
precisamente nel castello di Camelot, in Cornovaglia, proprietà della sua
famiglia da generazioni. Lì, l’anziano signore trascorreva tranquillamente gli ultimi
anni della sua esistenza in compagnia dell’amato gatto Claddagh.
I giorni che mancavano alla Festa del Raccolto trascorsero tranquillamente
e Morgana li impiegò in gran parte per disfare gli scatoloni e sistemare tutte
le sue cose nella nuova casa. Al pomeriggio però era solita andare a fare un
giro nel parco, con la speranza di incontrare Galahad, cosa che accadeva
piuttosto di frequente poiché lui si allenava quasi quotidianamente con la sua
squadra.
Egli però non diede mai segno di accorgersi di lei, al contrario di
Gwydion, che la trattava con particolare gentilezza ed aveva sempre un sorriso
in serbo per lei.
Essendo vicini di casa poi, non era raro che alla sera si incontrassero nel
giardino di una o dell’altro per chiacchierare o ascoltare musica. L’interesse
di Artù per lei era chiaro ma non corrisposto, in quanto nel cuore di Morgana
vi era posto solo per Lancillotto.
Finalmente arrivò il primo giorno d'agosto. Morgana e la madre stavano
ancora dormendo quando il campanello le fece sobbalzare.
«Mamma,
mamma sono loro! Sono qui!» gridò Morgana scendendo di corsa le scale. «Certo, va tu ad aprire» rispose
Igraine, sorridendo per l’impazienza della figlia.
Sull’uscio, infatti, vi erano Viviana, Morgause, Taliesin ed anche uno
stralunato Claddagh, tra le braccia del suo padrone.
«Vieni qua
piccola Morgana, come sei cresciuta! » le disse il nonno, non appena la vide.
Ricevette poi lo stesso trattamento affettuoso dalle zie.
Igraine abbracciò le sorelle ed il padre a sua volta, li fece accomodare in
cucina e servì loro la colazione.
Una volta finito di mangiare, Igraine chiese alla figlia di mostrare la
cittadina a Morgause, la zia più giovane.
«Vogliono
sbarazzarsi di noi!» esclamò Morgana imbronciata quando si fu chiusa la porta
di casa alle spalle.
«Non
preoccuparti nipotina, avranno molte cose da dirsi. Poi io non vedo l’ora di
visitare Bradley Hills! Allora, andiamo? » la esortò Morgause sorridendo.
Nel frattempo, in cucina, l’atmosfera si fece pesante.
«Gliel’hai
detto, Igraine?» chiese Viviana alla sorella.
«No,
non ancora… non ne ho avuto il coraggio!» rispose lei intimorita.
«Devi
farlo figlia mia, Morgana ha il diritto di sapere. Ed anche il ragazzo»
Intervenne Taliesin con un tono che non ammetteva repliche.
Claddagh, che stava bevendo il latte da una ciotola sul pavimento, miagolò,
come per mostrarsi d’accordo con quanto il suo padrone aveva appena detto.
«Sentite,
ho avuto un’idea che potrebbe rendere le cose più facili…» esclamò d’un tratto
Viviana.
Igraine e Taliesin stettero a sentire quanto la donna aveva da dire e, alla
fine, seppur riluttante, la madre di Morgana acconsentì a fare quello che la
sorella aveva appena suggerito.
In quello stesso istante, Morgause e la nipote stavano passeggiando nel
parco, chiacchierando del più e del meno. Avevano così tante cose da dirsi!
La zia, di poco più grande di Morgana, era molto bella con i suoi lunghi
capelli color rame e grandi occhi castani, un viso dolce, che nascondeva alla
perfezione il suo carattere grintoso e, a tratti, egoista.
Quanto siamo diverse pensò Morgana, un po’ invidiosa dell’avvenenza
della sorella di sua madre. Se solo
avessi i suoi capelli, al posto della selva di riccioli neri che mi ritrovo in
testa, se solo avessi i suoi bellissimi occhi espressivi, invece dei miei, così
banali, se solo fossi alta quanto lei, ed invece non le arrivo neppure alle
spalle.
Morgana era immersa in questi pensieri, tanto da non accorgersi neppure che
Gwydion, Galahad e Cai, con un loro amico che lei non aveva mai visto, stavano
camminando verso di loro.
«Ciao
Morgana!» esclamò felice Gwydion!
«Ciao!»
si aggiunse Cai
«Ciao…»
fece eco svogliatamente Galahad.
«Ciao,
ancora non ci conosciamo, io mi chiamo Lot» disse poi il ragazzo sconosciuto.
«Ciao a
tutti! » rispose Morgana arrossendo, mentre cercava di distogliere lo sguardo
dal viso di Galahad. «Vi
presento mia zia, il suo nome è Morgause» continuò.
Dopo che tutte le presentazioni furono fatte, Lot, che non aveva tolto gli
occhi di dosso a Morgause nemmeno per un attimo, disse «Domani sera avremmo in programma di andare al cinema con alcuni amici,
vi andrebbe di venire con noi, ragazze? »
Artù guardò l’amica speranzoso, ma lei non si accorse di nulla in quanto la
sua attenzione era, come al solito, catturata da Lancillotto.
«Penso
che non ci siano problemi, che ne dici zia?» chiese Morgana
«Mi
piacerebbe davvero molto vedere quel film, grazie dell’invito ragazzi! Verremo
sicuramente!»
«Perfetto!
Allora a domani» concluse Lot sorridendo.
Così, dopo essersi salutati, si incamminarono ognuno per la propria strada.
«Simpatici
i tuoi amici!» disse Morgause dopo un po’ «Soprattutto Lot! » aggiunse arrossendo.
Morgana annuì e, facendosi coraggio, confessò alla zia il proprio interesse
per Galahad, la quale approvò la scelta della nipote e le promise che l’avrebbe
aiutata a conquistarlo.
Una volta giunte a casa, le due ragazze trovarono Igraine, Viviana e
Taliesin impegnati nei preparativi per la festa di quella sera e si
precipitarono a dar loro una mano.
«Morgana,
ho pensato che sarebbe gentile invitare qui i nostri vicini di casa uno di
questi giorni, che ne dici?» chiese Igraine alla figlia durante la cena.
«Vuoi
dire Artù… ehm… Gwydion e suo padre Uter? Per me va bene!» rispose lei.
«Benissimo
allora!» si intromise Viviana e poi tutti ricominciarono a mangiare.
Dopo la cena, Taliesin li guidò in canti, balli e giochi in onore delle
divinità fino a quando, ormai a notte fonda, andarono tutti a dormire.
«Zia
Morgause! Zia Morgause» urlava Morgana dalla sua stanza, il pomeriggio del
giorno seguente.
«Che
c’è Morgana? Che succede?» domandò, precipitandosi da lei.
«Tra
poche ore andremo al cinema con i ragazzi e ci sarà anche Lancillotto…» sospirò
la ragazza prima di continuare «…
e io non so proprio cosa mettermi! Ti prego, aiutami!»
«Su,
su, non preoccuparti, ho la soluzione al tuo problema! Andiamo a fare compere,
ti va?» chiese sorridendo la zia
E così uscirono alla ricerca del vestito perfetto per la serata.
Ad un tratto, dopo tanto girovagare, Morgause individuò, esposto in una
vetrina, quello che le sembrava l’abbigliamento perfetto per la nipote. Glielo
mostrò, ma Morgana non era convinta.
«La
gonna è troppo corta e la maglia troppo strana, non credo sia il caso…» obiettò
la ragazza
«Dai!
provalo almeno!» le intimò la zia.
Dopo averlo indossato, Morgana si guardò allo specchio e a stento riuscì a
credere ai suoi occhi! La maglia le stava a pennello e le evidenziava la vita
sottile, le maniche larghe avevano un tocco romantico ed antico. Il colore poi,
un turchese delicato, sembrava studiato apposta per valorizzarle il viso. La
gonna abbinata non era da meno, perfetta su di lei! Acquistò entrambi i capi e,
felice, ringraziò la zia. Senza di lei non avrebbe mai avuto nemmeno il
coraggio di provare un completo simile!
Poi tornarono a casa e, dopo aver cenato velocemente, si aiutarono a
vicenda a prepararsi. Morgause era splendida nel suo vestito color zafferano
con i lunghi capelli raccolti in una treccia ed un filo di make up. Anche
Morgana però non era da meno.
Arrivate al luogo dell’appuntamento, videro che gli altri le stavano già
aspettando.
C’erano tutti: Gwydion, Cai, Lot, Galahad ed anche una ragazza che loro
ancora non conoscevano.
«Eccovi!»
esclamò Lot fissando Morgause «Ora
che ci siamo tutti possiamo entrare, il film comincerà tra poco!» e, così
dicendo, si incamminò verso l’entrata.
«Aspetta
Lot, non abbiamo fatto le presentazioni! Poi manca ancora qualcuno…» disse la ragazza
«Io sono Elaine» continuò poi
rivolgendosi a Morgana ed a Morgause «…
sono la ragazza di Lancillotto…» precisò, essendosi accorta di come Morgana
guardava Galahad.
In quel preciso istante un’altra ragazza, dai capelli biondi e dagli occhi
verdi, si unì al gruppo.
«Eccoti
finalmente, ti stavo aspettando!» esclamò Elaine rivolta alla nuova arrivata. «Lei è mia cugina, Ginevra, ed è
venuta a farci visita per qualche settimana.» disse, rivolgendosi agli amici.
Poi, finalmente al completo, entrarono nella sala cinematografica.
Artù insistette per sedere vicino a Morgana che, ancora scossa dal fatto
che Lancillotto avesse una ragazza, lo lasciò fare senza protestare.
Lot si sistemò accanto a Morgause, cosa che quest’ultima dimostrò di
gradire molto, mentre Galahad e Elaine stavano seduti vicini tenendosi la mano.
Ginevra, seduta accanto quest’ultima, non staccava gli occhi di dosso a
Lancillotto e avrebbe dato chissà cosa per essere al posto della cugina.
Anche lei infatti era rimasta subito incantata dal fascino di Galahad.
Approfittando dell’oscurità della sala, Gwydion si fece coraggio e prese la
mano di Morgana tra le sue, dichiarandole di essere innamorato di lei.
«Mi sei
piaciuta subito! Mi innamorai di te quel giorno al parco, quando ci scontrammo
per caso.» le disse il ragazzo nervosamente.
Lei, imbarazzata, non seppe cosa rispondere anche se, in cuor suo, si
sentiva lusingata da quelle parole. Tuttavia sapeva che nel suo cuore vi era
posto soltanto per Lancillotto.
«Capisco
che tu non voglia rispondermi subito…» le sussurrò ad un tratto Artù «sono disposto ad attendere quanto
vuoi, il tempo necessario perché tu prenda una decisione! » continuò «O forse c’è già qualcun altro nel tuo
cuore?» aggiunse poi tristemente, rendendosi conto del fatto che lei, anche al
buio, non riusciva a staccare gli occhi da Elaine e Galahad.
Morgana non rispose e, a fatica, cercò di concentrarsi sul film. Dentro di
lei stavano lottando così tante sensazioni contrastanti! Cosa avrebbe dovuto
fare? Non lo sapeva.
Intanto Lot e Morgause avevano l’aria di andare molto d’accordo, infatti
anche loro si tenevano per mano e ridevano scambiandosi chissà quali confidenze
a bassa voce.
«Quasi
dimenticavo!» esclamò d’un tratto Artù sottovoce «oggi tua madre è venuta a parlare con mio padre, ci ha invitati
da voi per una cena, domani sera. Papà era felice ed anch’io lo sono…»
«Domani
sera?» domandò sorpresa Morgana.
La madre le aveva parlato di questa sua intenzione, ma lei non avrebbe mai
immaginato che Igraine avesse voluto organizzare la cena quando il nonno e le
zie stavano ancora da loro. Dopo il film si salutarono ed andarono ognuno nelle
rispettive case.
Visto che nella stanza di Morgana vi era un letto libero, letto che la
ragazza aveva pensato di aggiungere nel caso qualche sua vecchia amica avesse
voluto venire a farle visita nella nuova città, chiese alla zia di trasferirsi
lì a dormire, invece che nella stanza che le aveva preparato Igraine, in modo
da poter continuare a parlare indisturbate fino ad addormentarsi.
«Lot è
proprio carino, vero? » disse Morgause mentre, distese ognuna nel proprio
letto, discutevano della serata appena trascorsa.
«Sì, è
vero. Poi ho visto come ti guardava, sembra proprio cotto di te!» ribatté
Morgana ridendo.
«Dici
davvero? Credi sia innamorato di me?» chiese la zia imbarazzata.
Morgana annuì e poi domandò a sua volta «Cosa ne pensi di Galahad? E della sua ragazza, quella Elaine…cosa
te ne pare?»
«Beh,
credo che Lancillotto ed Elaine siano davvero una coppia affiatata. Mi dispiace
nipotina, ma non penso che tu possa avere delle chances con quel ragazzo»
rispose Morgause.
Cercando di trattenere le lacrime per non dare a vedere la cocente
delusione che quelle parole le avevano provocato, Morgana raccontò poi alla zia
di come quella sera Gwydion le avesse dichiarato il proprio interesse, ma le
espose anche i propri dubbi.
«Prenditi
tempo per pensarci, come lui stesso ti ha suggerito» disse la sorella di
Igraine poi, dopo aver pronunciato quelle parole, si addormentò. Morgana invece
rimase a lungo sveglia quella notte, immersa nei suoi pensieri.
La mattina del giorno seguente trascorse tranquillamente, anche se Igraine
sembrava nervosa. Non faceva che girare per casa con uno sguardo spaventato, ma
Morgana non riusciva a comprenderne il motivo.
D’un tratto, nel pomeriggio,suonò il campanello ed il nonno, che era andato
ad aprire, chiamò Morgana, aveva visite! Lei, incuriosita, scese al piano di
sotto e si trovò di fronte Gwydion che le sorrideva. «Posso parlarti un attimo?» le chiese. Lei acconsentì ed uscì di
casa insieme a lui. Stettero un po’ in silenzio mentre percorrevano la strada
che portava al parco, poi lui disse «il
motivo per cui ti ho chiesto di venire a fare una passeggiata è che ho bisogno
di un consiglio e credo che tu possa aiutarmi a capire cosa fare in questa
situazione…»
Così le raccontò che quella mattina Lancillotto gli aveva confessato di
avere un problema e di non sapere come risolverlo. Il ragazzo infatti si era perdutamente
innamorato di Ginevra, la cugina di Elaine, la sua ragazza. Era una situazione
bizzarra, in quanto i due si erano conosciuti soltanto la sera precedente ma
Galahad era convinto dei sentimenti che provava. Quindi, non sapendo come
affrontare la situazione, era andato a chiedere consiglio al suo migliore
amico, ma nemmeno Gwydion aveva saputo consigliarlo. Ora questi chiedeva un
parere proprio a Morgana che, sentendosi beffata dal destino, aveva il cuore a
pezzi. Cosa poteva fare? La ragazza, trattenendo le lacrime, affermò che, se
Galahad era sicuro dei suoi sentimenti per Ginevra, doveva assolutamente
parlarne con Elaine perché fosse al corrente della situazione. Apparentemente,
tra Galahad e la nuova arrivata, era scoccato un vero e proprio colpo di
fulmine!
«…ed i
colpi di fulmine esistono eccome…» concluse amaramente, pensando a cosa le era
successo la prima volta che i suoi occhi avevano incrociato quelli di
Lancillotto.
I due ragazzi continuarono a camminare nel parco in silenzio per un po’ e poi,
d’un tratto, Morgana si fermò e baciò Gwydion, che rimase sorpreso ma felice di
quel gesto.
«Allora
è un si? » le chiese poi lui speranzoso.
«Penso
proprio di si» rispose lei mestamente. Ma Artù non sembrava aver fatto caso
alla tristezza della sua voce e la prese per mano felice.
Una volta giunti a casa, Gwydion e Morgana videro che Uter era già arrivato
e che la tavola era apparecchiata. Tutto sembrava pronto per la cena, ma in
casa si respirava un’atmosfera strana. Anche il nonno e le zie erano taciturni.
Mangiarono tutti in silenzio, tranne i due ragazzi che, di tanto in tanto,
si scambiavano qualche battuta e si tenevano per mano.
Quando anche il dolce fu terminato, Taliesin e le sorelle di Igraine
trovarono un pretesto per abbandonare la cucina, lasciando così i ragazzi soli
con i rispettivi genitori.
«Ragazzi,
dobbiamo parlarvi…» dissero poi improvvisamente Uter ed Igraine, visibilmente
pallidi e nervosi.
E così, quella sera, raccontarono tutta la storia - la loro storia -
facendo venire a galla realtà rimaste nascoste per molti anni.
Come prima cosa, i due confessarono di essere stati amanti. Il tutto
accadde quando Igraine era ancora sposata con Gorlois. La madre raccontò di
quanto quel matrimonio, combinato da Taliesin, l’avesse fatta soffrire e di
come Uter, suo compagno di studi, rappresentasse per lei la via di fuga ad un
rapporto, quello col marito, oppressivo e mortificante. Questo sconvolse i
ragazzi, che tuttavia continuarono ad ascoltare.
«Ma non
è tutto…» aggiunse ad un tratto Uter, sostenendo Igraine che era scoppiata in
lacrime. «Su tesoro, va avanti…»
la esortò.
Così lei, a fatica, raccontò di quando si accorse di aspettare un bambino,
un figlio che però non apparteneva a Gorlois, bensì ad Uter. Per nascondere al
marito la gravidanza, finse di essere malata e lo convinse a mandarla per un
po’ di tempo in convalescenza presso sua sorella Viviana, nel Vermont, dove,
nove mesi più tardi diede alla luce un bambino. Poco dopo il parto, lei tornò
dal marito, lasciando il bambino alle cure della sorella, che se ne occupò fino
a quando questi ebbe compiuto due anni. Dopodiché il bimbo fu portato a casa
del padre, dove viveva ancora oggi.
Qualche tempo dopo essere tornata da Gorlois, Igraine si accorse di essere
di nuovo incinta. Questa volta però era consapevole che il padre non potesse
essere che Gorlois, quindi portò tranquillamente a termine la gravidanza dalla
quale nacque Morgana.
«Sì,
figlio mio, quello a cui stai pensando è esatto…» disse Igraine tra le lacrime
alla fine del racconto «La madre
che non hai mai conosciuto sono io. Non sai quanto mi senta in colpa di averti
abbandonato per tutti questi anni. Ho sempre sognato di starti vicino e l’ho
fatto ora, appena me ne si è presentata l’occasione. Potrai mai perdonarmi?»
Gwydion non rispose ma, piangendo, strinse più forte la mano di Morgana.
«Quindi,
se ho ben capito…» sbotto d’un tratto Morgana «…Artù è mio fratello, almeno per metà»
Uter ed Igraine annuirono mentre i due ragazzi, sconvolti, uscirono
correndo dalla cucina, sempre tenendosi per mano. Dopo aver corso fino al parco
si sedettero su una panchina. «Morgana,
amore mio, come posso accettare che tu sia mia sorella? Sono innamorato di te,
questo non cambierà mai, credimi. Ma come potremo fare?»
«Non lo
so Artù, non lo so.» Rispose la ragazza piangendo mentre pensava che, in fondo,
anche lei stava cominciando ad innamorarsi di quello che aveva appena scoperto
essere il suo fratellastro.
D’un tratto videro che qualcuno si stava avvicinando a loro correndo
velocemente. Si trattava di Galahad e, quando si avvicinò, Morgana ed Artù si
accorsero che stava piangendo. Lo chiamarono e lui, non appena fece caso a
loro, si sedette sulla panchina e scoppiò in lacrime.
«Cosa
ti succede? » chiese Gwydion allarmato, anch’egli con le lacrime che ancora gli
solcavano il viso. Lancillotto raccontò così ai due amici che quella sera
Elaine si era presentata a casa sua e che, piangendo, gli aveva comunicato di
aspettare un figlio. Figlio del quale lui era naturalmente il padre.
«E ora,
cosa devo fare?» domandò loro Galahad, disperato. «Io mi sono accorto di amare Ginevra, le ho parlato, dichiarandomi
con sincerità questo pomeriggio, ed ho scoperto che anche lei ricambia i miei
sentimenti. Avevamo pensato di parlare chiaramente ad Elaine, spiegandole che
quello che ci lega è un sentimento così forte ed improvviso che non siamo
capaci di contrastarlo. Ma ora tutto è cambiato… c’è il bambino.» continuò
Galahad tra le lacrime.
Morgana, che si sentiva rodere dalla gelosia, ebbe l’impulso di alzarsi ed
andarsene lontano, tuttavia si costrinse a restare e parlò «Credo che l’unica cosa che tu possa
fare sia parlare a Ginevra di questo grande cambiamento e stare a sentire cosa
ne pensa».
«Ha
ragione lei» le fece eco Artù «devi
parlarne con Ginevra, adesso!»
Così, seguendo i consigli degli amici, Galahad inviò un SMS alla ragazza,
chiedendole di raggiungerlo al parco il più presto possibile.
«Noi ti
lasciamo solo con lei allora» disse Morgana quando, una decina di minuti più
tardi, videro Ginevra venire verso di loro.
Dopo aver ripercorso in silenzio la strada che li portava alle loro case,
Gwydion salutò la sorellastra ed andò dritto dal padre, pronto ad affrontarlo.
«Come
hai potuto nascondermi questo per così tanto tempo?» chiese infuriato ad Uter. «Per diciassette anni sono cresciuto
credendo di avere soltanto te al mondo ed ora, in una sola sera, scopro di
avere non solo una madre, ma anche una sorellastra, un nonno e non so quanti
altri parenti! Come hai potuto papà?» continuò poi il ragazzo furioso.
«Figlio
mio hai ragione…» cominciò a ribattere Uter, ma invano, poiché Artù era già
corso a rifugiarsi in camera sua sbattendo la porta.
Una scena più o meno simile si svolgeva in quello stesso istante a casa di
Igraine, infatti anch’essa aveva dovuto subire le ire della figlia. A nulla
erano serviti i tentativi del nonno e delle zie per calmare la ragazza.
Nei giorni seguenti l’umore di Gwydion non accennava a migliorare, si
sentiva ferito nel profondo del cuore e, soprattutto, tentava di convincersi a
dimenticare Morgana, del tutto invano però. I rapporti con il padre erano ormai
inesistenti, si limitavano ad una convivenza forzata, anche se l’uomo aveva più
volte tentato di istaurare un dialogo con suo figlio.
Le cose tra Morgana e sua madre non andavano certo meglio, anche i
tentativi fatti da Igraine per riconquistare la fiducia della ragazza si erano
infatti dimostrati vani. A far soffrire ulteriormente Morgana poi era la vista
del fratellastro che soffriva per lei, a causa del sentimento che provava nei
suoi confronti.
«Dobbiamo
fare qualcosa!» disse quindi una sera a Morgause che, come al solito, si era
sistemata nella sua stanza. La zia più giovane era infatti l’unico membro della
famiglia con cui la ragazza accettava di parlare. «Artù sta sempre peggio e io so che, in parte, è anche colpa mia.
Ah, se solo lui riuscisse a dimenticarmi!»
«Un
modo ci sarebbe…» rispose misteriosamente la zia «…ma devi essere veramente sicura di volerlo fare, in quanto non
si possono prevedere le conseguenze…»
Morgana la guardò sorpresa «Di
cosa stai parlando?» chiese poi, un po’ intimorita.
«Un
filtro d’amore… Potrei aiutarti a prepararlo, se vuoi, poi tu dovresti
solamente fare in modo che Gwydion e la ragazza prescelta lo bevano» suggerì
Morgause maliziosamente.
«Non
sarà pericoloso?» chiese ansiosamente la ragazza.
«No,
non è pericoloso! Almeno, non credo… ma a questo punto é la sola cosa che ci
resta da fare!».
Rispose nervosamente.
«Già,
credo che tu abbia ragione zia…ora vediamo… chi potrebbe essere la ragazza
adatta a lui?» e, così dicendo, Morgana iniziò a riflettere. «Ginevra!» dissero, dopo qualche
minuto, all’unisono.
E così, una volta presa la decisione, cominciarono subito a darsi da fare.
Morgause, approfittando di un attimo di distrazione del padre, Taliesin, gli
sottrasse dalla sacca il libro degli incantesimi e sgattaiolò silenziosamente
al piano di sopra, dove Morgana la attendeva col cuore in gola. Sfogliando
velocemente il grosso volume, trovarono l’Incanto d’amore, ricopiarono gli
ingredienti necessari ed il procedimento per la preparazione e poi la zia lo
rimise furtivamente al suo posto, tra gli averi del mago.
La pozione era composta da cinque petali di rosa Amarilla, tre petali di
tulipano; due gocce di rugiada, venti fiori bocca di leone, un cucchiaio di
miele ed un pizzico di polvere di mandragola. Questi erano gli ingredienti
richiesti, il tutto da preparare in una notte di luna piena alla luce di cinque
candele rosa.
Dopo che l’ebbero preparata, Morgana invitò gli amici a casa propria a
vedere un film, facendo in modo che Artù e Ginevra sedessero uno accanto
all’altra. Durante la serata, Morgause servì le bibite a tutti, aggiungendo
qualche goccia di pozione a quelle dei due ragazzi. Dopo qualche ora si
accorsero che Gwydion stava tenendo la mano di Ginevra tra le sue e che lei lo
guardava dolcemente.
«Sta
funzionando!» bisbigliò Morgana alla zia, che annuì felice.
Quando tutti se ne furono andati, Morgana, che stava guardando fuori dalla
finestra della sua stanza, persa nei pensieri che le affollavano la mente, vide
Artù e Ginevra scambiarsi un tenero bacio, prima che quest’ultima si avviasse
verso la casa della cugina. Quella scena non la rese felice come invece si era
aspettata, bensì le lasciò una sensazione di vuoto nel cuore.
Il giorno seguente Morgause e Morgana andarono al parco e videro che tutti
i membri della squadra dei Pendragon’s si erano stretti intorno a Gwydion e
stavano ammirando qualcosa. «Ragazze,
guardate qui!» urlò Cai non appena le vide «oggi è il compleanno di Artù e suo padre gli ha regalato
Excalibur, il bastone da hockey più leggero, flessibile ed indistruttibile
presente sul mercato!» continuò. «Incredibile!»
disse qualcuno, «È davvero il
sogno di tutti noi!» aggiunse qualcun altro. «Con un bastone così non puoi che diventare il giocatore migliore
del campionato!» esclamò incredula Morgana, che aveva naturalmente già sentito
parlare del famosissimo Excalibur, senza però averne mai visto uno.
Un paio di giorni dopo, Viviana, la sorella minore, Taliesin e Claddagh
lasciarono la casa di Igraine con la promessa di rivedersi presto. Morgause se
ne andò, con gli occhi gonfi di pianto, poiché non avrebbe voluto lasciare Lot
per nulla al mondo. I due si scambiarono indirizzi e numeri di telefono,
promettendosi di non perdere i contatti. Avrebbe funzionato quella loro storia
a distanza? Solo il tempo aveva la risposta.
Intanto, rapporti tra madre e figlia non erano per niente migliorati ma
Igraine non perdeva le speranze.
Una settimana più tardi ricominciarono le lezioni e Morgana dovette
affrontare il primo giorno di scuola alla Tintagel School. Non fu così
terribile come si aspettava ed anche i compagni si rivelarono simpatici.
Durante l’intervallo stava spesso in compagnia di Galahad, Elaine e Cai. Più
raramente si aggiungevano a loro anche Gwydion e Ginevra, che ormai formavano
una coppia fissa. La ragazza aveva infatti deciso di stabilirsi a vivere a casa
della zia pur di rimanere al fianco di Artù. Con le lezioni ricominciò anche il
campionato di hockey su ghiaccio e le previsioni si rivelarono esatte, Gwydion
riuscì a diventare il giocatore migliore, un vero Top Scorer!
«Il
nonno mi ha inviato un’email stamattina nella quale chiede se tu e Gwydion
sareste d’accordo ad andare da lui per le prossime vacanze, in modo da
festeggiare insieme Yule, che ne dici? Ti piacerebbe?» chiese Igraine alla
figlia in un pomeriggio di novembre.
«Credo
di non avere scelta, no?» rispose lei scortesemente «E Artù cosa ne pensa? Verrà?» chiese poi, altrettanto
scortesemente.
«Ancora
non lo so, ho pregato Uter di chiederglielo quando rincasa da scuola» disse
Igraine tristemente.
Alla fine, dopo molte discussioni con il padre, anche Gwydion accettò
l’invito del nonno perché, in fondo, era curioso di conoscere meglio quello
strano vecchietto. E poi, chi sarebbe
così pazzo da rifiutare una vacanza in un castello inglese? Pensava il
ragazzo.
Così, il 19 dicembre, Morgana ed Artù partirono alla volta del castello di
Camelot, in Cornovaglia, dove Taliesin li stava attendendo con impazienza. Il
lungo viaggio, che li doveva portare dall’America all’Inghilterra, trascorse
tranquillamente. I ragazzi si raccontarono a vicenda aneddoti esilaranti della
loro infanzia, guardarono i filmati proposti sull’aereo e ascoltarono della
musica. All’aeroporto Heathrow di
Londra poi, i due giovani trovarono ad aspettarli una vettura, mandata dal
nonno, che li condusse fino al maniero in cui avrebbero trascorso le due
settimane seguenti. Non appena lo videro, i giovani rimasero a bocca aperta! Il
castello era fantastico. Proprio come
quelli che si vedevano nei film! Pensarono immediatamente.
Una volta entrati, un maggiordomo si precipitò a
dar loro il benvenuto e li condusse su per una grande scala ed attraverso
numerosi corridoi, fino a salone delle cerimonie, dove una tavola imbandita era
stata preparata apposta per loro. Non si erano ancora ripresi da tutto quel
lusso quando arrivò il nonno.
«Siete qui finalmente!» esclamò
felice abbracciandoli con tenerezza. «Su, su, ora mangiate e poi andate a
scegliervi una stanza. Sarete stanchi!» concluse poi.
Così fecero, dopo aver assaggiato le numerose
pietanze presenti, il maggiordomo li accompagnò al piano delle stanze e permise
loro di decidere quali occupare. La scelta ricadde su due camere adiacenti, che
comunicavano tra loro mediante una porta interna. Gwydion e Morgana disfecero
allora i bagagli e poi, stanchi a causa del viaggio, si addormentarono
profondamente, ognuno ben avvolto nelle pesanti coperte del proprio letto a
baldacchino.
Il giorno seguente, i ragazzi si svegliarono
quando il tiepido sole invernale brillava nel cielo già da molto tempo e,
grazie a quella giornata soleggiata, dopo aver fatto colazione, decisero di
approfittarne per girovagare nel grande parco che circondava il castello. Il
nonno poi li sorprese facendo preparare per loro dei cesti contenenti panini,
frutta ed un paio di fette di torta, tutto il necessario per un pic-nic! Così
trascorse la loro prima giornata di vacanza.
Quella sera, nelle loro stanze, tardarono ad
addormentarsi, immersi com’erano nei loro pensieri.
Al loro risveglio poi, si resero subito conto che
quel giorno era il 21 di dicembre, Yule, il solstizio d’inverno. Trascorsero
l’intera giornata a festeggiare insieme a Taliesin, che raccontò loro molte
antiche leggende, facendoli divertire. Pregarono
I ragazzi si trovavano a Camelot ormai da quattro
giorni quando, alzandosi, videro che nel cielo si ammassavano grandi nuvole
nere, segno che una pioggia insistente sarebbe presto caduta.
«Potreste approfittare di questa giornata grigia e piovosa, per esplorare
un po’ il castello, che ne dite?» chiese loro Taliesin mentre stavano facendo
colazione. «Io non ne ho voglia, credo che resterò nella mia stanza a fare i compiti per oggi» rispose
stancamente Artù. Morgana invece, entusiasta, seguì il consiglio del nonno e,
non appena ebbe finito di mangiare, si avventurò per il dedalo di corridoi,
scale, stanze e anfratti del maniero. Stava ormai girovagando da qualche ora e
cominciava ad essere stufa di tutti quei saloni pieni di polverose armature e
pomposi ritratti e di quelle stanze da letto tutte noiosamente simili, lussuose
certo, ma pur sempre quasi identiche le une alle altre. Credevo che nei castelli ci fossero passaggi segreti, corridoi
nascosti… insomma, cose di questo genere! A quanto vedo, però, qui non c’è
niente del genere, purtroppo. A questo pensava la ragazza mentre stava per
aprire l’ennesima porta di quel corridoio chilometrico. Oh guarda! Ho trovato la biblioteca! Questo si che è interessante! Disse
tra sé e sé mentre il suo sguardo si posava su centinaia e centinaia di volumi,
tutti rilegati in pelle e dall’aria antica. Tra i tanti libri presenti in
quella stanza, uno in particolare attirò quasi subito la sua attenzione. Si
trattava di un manoscritto rilegato anch’esso in pelle, che portava inciso
sulla copertina un simbolo argentato, si trattava di una falce di luna. Non
appena la ragazza lo sfiorò, con l’intenzione di prelevarlo dallo scaffale, si
udì uno scricchiolio ed il mobile si scostò un poco, quel tanto che bastava per
consentirle di passare. Dall’altra parte filtrava una luce. Non posso crederci! Ho scoperto un vero
passaggio segreto! Pensava Morgana mentre, con cautela, s’infilava
nell’apertura. In men che non si dica, si ritrovò in un piccolo stanzino quasi
vuoto, ad eccezione di una semplicissima sedia e di un altrettanto
semplicissimo tavolo, posti proprio al centro del locale. Avvicinatasi ai
modesti mobili, la ragazza si accorse che sul tavolo vi era posato anche un
piccolissimo quaderno dalla copertina azzurra, che recava sulla copertina lo
stesso simbolo argentato del libro presente nella biblioteca. Con cautela, e
col cuore che minacciava di saltarle fuori dal petto per l’emozione, Morgana si
sedette e, con mani tremanti, aprì il libricino. Che delusione! Tutte le pagine
erano bianche. Probabilmente si tratta di
uno scherzo del nonno! Pensò amaramente. In quello stesso istante però,
sfiorò accidentalmente la prima pagina con un dito e, come per magia, sul
foglio prima immacolato, apparvero le seguenti parole…
Cara
Morgana, il mio nome è Viviana, ma tutti mi conoscono come
Tu,
ragazza mia, proprio tu rappresenti l’ultima speranza di salvezza per Avalon,
l’Isola Sacra delle Sacerdotesse che, nel mio tempo, è sprofondata tra le
nebbie. Toccherà infatti a te, Morgana, cercare di riportarla alla luce perché
tu sei destinata ad essere la prossima Dama del Lago. Nel fare questo non sarai
sola, Taliesin, che dovrebbe vivere ancora nel tuo tempo e, se le mie visioni
non sono sbagliate, essere tuo nonno, ti aiuterà. Perché tu possa capire meglio
tutta la storia, troverai un manoscritto, leggilo e tutto ti sarà più chiaro.
Che la Dea
ti benedica! Viviana, La Dama del Lago
Dopo aver richiuso il quaderno, ancora incredula,
Morgana lo vide scomparire e poi si accorse con stupore che sul tavolo, dove
prima vi era solamente il piccolo diario, c’era ora un altro libro, intitolato
“LE NEBBIE DI AVALON”. Spaventata, corse via, stringendo il misterioso volume
al petto. Dopo aver percorso a ritroso numerose scale ed innumerevoli corridoi,
ritornò nella sua stanza. Senza fiato si sedette sul letto e, proprio mentre
stava per iniziare a leggere la prima pagina del libro, udì la voce del
maggiordomo che la chiamava per la cena. Sobbalzando, nascose il manoscritto
nel suo zaino e poi, chiudendosi la porta alle spalle, si avviò verso il salone,
dove gli altri la stavano aspettando per cominciare a mangiare. Durante
l’intero pasto la ragazza fu molto silenziosa. Non rispose alle domande del
nonno, che voleva sapere come avesse trascorso la giornata, e non rivolse
nemmeno uno sguardo a Gwydion, che le sedeva accanto. Appena ebbe finito di
cenare, Morgana dichiarò di essere molto stanca e si rifugiò in camera dove,
rintanata sotto le coperte, cominciò a leggere… Quella fu un’interminabile
notte insonne per lei. Stava ormai spuntando l’alba quando richiuse il
manoscritto, ancora più incredula e confusa. Si accostò alla porta che rendeva
la sua stanza comunicante con quella di Artù, tutto sembrava tranquillo,
probabilmente il ragazzo stava ancora dormendo. Approfittando di quella quiete,
Morgana decise di andare a cercare il nonno per porgli qualche domanda: aveva
bisogno di ricevere delle risposte, e subito! Attraversando il corridoio che
dalle stanze portava alla grande scalinata, la ragazza si accorse che da una
delle porte socchiuse filtrava una lamina di luce, si accostò silenziosamente
e, sbirciando con cautela, vide che Taliesin era proprio lì, intento a scrivere
qualcosa su quella che aveva tutta l’aria di essere una vecchia pergamena.
«Nonno, sei qui! Ho bisogno di parlarti, immediatamente!», disse
allora, facendolo sobbalzare per la sorpresa.
«Oh Morgana, bambina mia, ieri hai scoperto il Segreto vero? L’ho capito
dal tuo comportamento durante la cena, eri così silenziosa… Era ora che tu
venissi a conoscenza del tuo destino, era scritto, per questo ho invitato te e
Gwydion a passare qualche giorno qui. Immagino che nella tua testa ora vi siano
centinaia di domande ma non temere, piccola, risponderò a tutte quante. Se mi
starai a sentire, ti racconterò tutto…» rispose Taliesin.
E così, quella mattina, Morgana venne a
conoscenza di segreti rimasti occultati per secoli e secoli.
Taliesin le confidò infatti che quella di Avalon
non era solo una leggenda ma che l’Isola Sacra esisteva davvero, avvolta nelle
nebbie. Solo lei,
«Chi mi introdurrà ai misteri delle Arti, se tutte le Sacerdotesse
morirono secoli fa?» domandò d’un tratto Morgana dubbiosa.
«Vedi, bambina mia, quel compito spetterà a me. Per questo mi è stato
concesso di passare da una vita all’altra per centinaia di anni senza mai
dimenticare quanto avevo appreso nelle precedenti. In me è rimasto tutto
l’antico sapere ed i riti che dovrai conoscere. Io sarò il tuo maestro e,
quando sarai pronta, potrò finalmente morire e poi rinascere senza avere più
memoria di nulla.» le disse Taliesin. «Devi sapere
che io sono Merlino di Britannia, il mago che tutti credono sia esistito
soltanto nella leggenda» aggiunse poi, lasciando la nipote a bocca aperta. «Vieni ora! Abbiamo ancora un po’ di tempo prima che Gwydion si svegli,
voglio condurti là, dove dovrai provare ad aprire le nebbie!» esclamò infine.
Così, mentre i primi timidi raggi di sole illuminavano
il cielo in quella mattina di fine dicembre, Morgana e Merlino presero una
piccola barca che stava ormeggiata accanto al castello e, con quella, si
avventurarono nelle acque del lago lì vicino.
«Ora bambina, è il momento! Devi dire, con decisione, la parola che ti ho
sussurrato prima!» affermò il nonno, quando si trovarono nel bel mezzo del
lago. E Morgana così fece, pronunciandola con tutta la convinzione possibile.
D’un tratto videro la nebbia scendere sopra di loro e, quando questa si diradò,
apparvero i contorni di un’isola che fino a poco prima non esisteva. «Ha funzionato!» esclamò Taliesin con voce tremante dall’emozione. «Eccola, è proprio davanti a noi. Ecco Avalon, finalmente!» continuò poi,
sforzandosi di trattenere le lacrime. Si diressero verso di essa e, dopo aver
ormeggiato la barca, si precipitarono sull’isola che era, ovviamente, deserta.
Morgana restò stupita nel constatare però che le costruzioni erano ancora
intatte, come se il tempo per loro non fosse trascorso. Là vi era quella che
Taliesin le spiegò essere la “Casa delle Vergini”, laddove venivano addestrate
le giovani ragazze a diventare Sacerdotesse e, a poca distanza da essa, ecco
l’alloggio della Dama del Lago, quello che sarebbe un giorno diventato la sua
casa. Vi erano poi altre costruzioni, disseminate qua e là per tutta l’isola. «Questa è
Morgana seguì le indicazioni del nonno ed in
principio vide solo l’acqua immobile che rifletteva la luce del sole.
Lentamente però qualcosa cambiò e, dal lago, le giunse la sua immagine. Era
però più adulta e portava una mezza luna tatuata sulla fronte. Accanto a lei,
una ragazzina di dieci o undici anni, la ascoltava attentamente. Poi, così
com’era venuta, l’immagine scomparve e tornò ad esserci soltanto il placido
specchio d’acqua.
«La donna con la mezzaluna in fronte sei tu Morgana, diventata sacerdotessa.
La ragazzina invece è la tua prima allieva. Si chiama Nimue ed altri non è che
la figlia di Galahad ed Elaine. Come sai, non è ancora venuta al mondo ma,
anche per lei, è già tutto scritto…» le disse Taliesin, non appena ebbe udito
la descrizione della visione.
«La figlia di Galahad diventerà Sacerdotessa? Non sapevo che Elaine
praticasse il culto della Dea, la credevo cattolica!» ribatté Morgana stupita.
«Elaine è cattolica, certo, ma la madre di Galahad, proprio come la tua, in
passato fu una grande Sacerdotessa e, vita dopo vita, non ha mai dimenticato
l’amore per
Il giorno seguente sarebbe dovuto essere l’ultimo
di quella vacanza. Morgana però decise di restare, facendo partire soltanto uno
sconcertato Artù. Il ragazzo infatti non riusciva a capire perché la
sorellastra avesse deciso di restare a vivere col nonno e, un po’ tristemente,
la lasciò per tornare a casa.
Lui non poteva capire, ma la sorella aveva
un’importante compito da svolgere ed avrebbe dovuto cominciare il più presto
possibile…
Passò qualche mese e a Camelot giunse la notizia
che ben due matrimoni si sarebbero celebrati di lì a breve: Morgause stava per
sposare Lot e, ad una settimana di distanza, Igraine si preparava a convolare a
nozze con Uter, coronando così finalmente il loro sogno d’amore.
Qualche tempo dopo, Morgana venne a sapere che la
figlia di Elaine e Galahad era venuta alla luce. L’avevano chiamata Nimue…
La storia d’amore tra Gwydion e Ginevra sembrava
andare a gonfie vele, anche se, a volte, Artù pensava nostalgicamente alla
sorella lontana e Ginevra fantasticava su come sarebbe stata la sua vita se
avesse potuto amare Lancillotto.
Ma, si sa, ognuno ha il proprio destino, e non si
può fare nulla per sfuggirgli.