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Autore: veronicatodaro    29/12/2009    0 recensioni
Fanfiction ispirata al romanzo "Le Nebbie di Avalon" di Marion Zimmer Bradley. Ho trasportato la storia nel futuro, tenendo però gli stessi personaggi e cercando di essere il più fedele possibile alla trama originale. Infine mi sono ricollegata al libro.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Artù, Ginevra, Lancillotto, Morgana | Coppie: Nimue/Viviana
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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RITORNO AD AVALON

«Odio i traslochi! Poi sono sicura che in questa cittadina non ci sarà niente di speciale. Perché abbiamo dovuto lasciare New York mamma? Perché mi hai allontanato da tutti i miei amici?» chiese Morgana con voce lamentosa alla madre mentre erano impegnate a scaricare gli scatoloni e a trasferirli nella nuova casa.

«Lo sai benissimo che ho ricevuto un’allettante proposta di lavoro qui. Da quando tuo padre è morto i soldi scarseggiano e non me la sono proprio sentita di rifiutare. Sono sicura, però, che finirai per ambientarti anche qui, vedrai!» rispose la madre spazientita «Perché non approfitti di questa bella giornata di sole e non vai a fare un giro al parco? Agli scatoloni ci penso io» aggiunse poi Igraine rivolta alla figlia.

Così, pensando che in fondo non sarebbe stato male schivarsi un po’ di lavoro, seguì il consiglio di sua madre e si avviò verso il parco di Bradley Hills, la sua nuova città.

Non appena mise piede nel parco, Morgana vide alcuni ragazzi impegnati in una partita di Street Hockey e, siccome era il suo sport preferito, si fermò a guardare.

Un ragazzo, che si trovava vicino a lei, le spiegò che quelli erano i componenti del Pendragon’s Team, la locale squadra di hockey su ghiaccio, che si stavano allenando sul cemento in attesa che fosse sistemata la nuova pista del ghiaccio.

Sono davvero bravi! pensò Morgana guardandoli giocare.

Alla fine della partita, ricominciò a girovagare per il parco leggendo un libro e, assorta com’era, si scontrò, senza rendersene conto, con un giocatore dei Pendragon’s che, insieme ai suoi due più cari amici e compagni di squadra, stava attraversando il parco per tornare a casa.

Morgana si scusò imbarazzata ed il ragazzo, alto, biondo e con gli occhi azzurri, le sorrise. «Il mio nome é Gwydion, ma tutti mi chiamano Artù» aggiunse poi, stringendole la mano.

Accanto a lui c’erano Galahad, detto Lancillotto, e Cai.

Morgana si presentò a sua volta, prima di fuggire via imbarazzata.

Quando arrivò a casa, la ragazza si rifugiò in camera sua per ripensare a Galahad che, con i suoi meravigliosi occhi verdi ed i capelli scuri aveva fatto breccia nel suo cuore. In fondo, rifletteva, non é poi così male questa città…

Durante la cena però, si accorse che la madre era strana, pallida e taciturna e si rifiutava di rispondere alle sue domande.

Sarà preoccupata per il nuovo lavoro! pensò allora Morgana, senza dare troppo peso alla cosa.

Una volta terminato di mangiare, Morgana prese dalla borsa il suo libro ed andò a sedersi sul balcone, immergendosi nuovamente nella lettura. Ad un tratto qualcuno la chiamò per nome. Alzò gli occhi dalla pagina e vide Gwydion, che le sorrideva dal balcone accanto.

«E cosi vivi qui?» chiese lui

«Già, proprio così» rispose lei.

«A quanto pare siamo vicini di casa allora!» esclamò poi Artù sorridendo.

Proprio in quel momento, il padre richiamò il ragazzo in casa dicendogli che Cai voleva parlare con lui al telefono, quindi Morgana si rituffò nel suo libro.

«Vi siete appena trasferite qui, vero?» chiese un’altra voce dopo qualche minuto. La ragazza alzò nuovamente gli occhi, si guardò intorno e vide un uomo intento a fumare una sigaretta sul balcone accanto.

«Sì, siamo arrivate proprio oggi, io e mia madre. Mi chiamo Morgana» rispose.

«Piacere Morgana, il mio nome è Uter e sono il sindaco di questa città, spero che vi troverete bene qui» disse lui. «Credo che tu abbia già conosciuto mio figlio, Gwydion!»

Detto questo, l’uomo rientrò in casa e la ragazza cominciò a pensare al proprio padre, morto quando lei era ancora bambina. Si chiamava Gorlois, e morì durante una missione di pace in Medio Oriente. Morgana non ricordava altro e, tutte le volte che chiedeva a sua madre qualcosa di più, Igraine cambiava subito discorso, infastidita.

«Morgana» le disse un giorno, un paio di settimane dopo il loro arrivo a Bradley Hills, la madre «zia Viviana mi ha appena spedito un email, dove dice che lei e la zia Morgause verranno a farci visita in occasione della Festa del Raccolto, per celebrarla con noi. Forse ci sarà anche tuo nonno, Taliesin»

«Dici sul serio mamma? Verranno a trovarci? Non vedo l’ora!» rispose lei felice.

Viviana e Morgause, le sorelle della madre, erano le zie preferite di Morgana.

Per quanto riguarda il nonno, Taliesin, lei lo conosceva poco, ma la madre le aveva raccontato che era nato in Inghilterra, in una famiglia di fede pagana e, per questo, una volta raggiunta l’età adatta, fu mandato a studiare in una comunità di druidi, una delle ultime esistenti al mondo. Terminati gli studi, all’età di trenta anni, si era poi sposato con una sacerdotessa di nome Nuala, la nonna di Morgana, che morì poi nel dare alla luce Morgause, la sorella più piccola della madre. Il nonno allora, rimasto solo, si trasferì in America e crebbe le sue tre figlie nel culto della Dea, insegnando loro anche alcuni segreti della magia che aveva appreso durante i suoi studi druidici.

Igraine aveva continuato la tradizione facendo lo stesso con Morgana. La donna aveva, infatti, trasmesso alla ragazza l’amore per la Grande Madre, sempre però con discrezione per non incorrere nei pregiudizi della gente, come pure il rispetto per il Cristo dei cattolici.

Una volta che le sue tre figlie furono grandi a sufficienza per badare a loro stesse, Taliesin ritornò a vivere nella sua amata Inghilterra, più precisamente nel castello di Camelot, in Cornovaglia, proprietà della sua famiglia da generazioni. Lì, l’anziano signore trascorreva tranquillamente gli ultimi anni della sua esistenza in compagnia dell’amato gatto Claddagh.

I giorni che mancavano alla Festa del Raccolto trascorsero tranquillamente e Morgana li impiegò in gran parte per disfare gli scatoloni e sistemare tutte le sue cose nella nuova casa. Al pomeriggio però era solita andare a fare un giro nel parco, con la speranza di incontrare Galahad, cosa che accadeva piuttosto di frequente poiché lui si allenava quasi quotidianamente con la sua squadra.

Egli però non diede mai segno di accorgersi di lei, al contrario di Gwydion, che la trattava con particolare gentilezza ed aveva sempre un sorriso in serbo per lei.

Essendo vicini di casa poi, non era raro che alla sera si incontrassero nel giardino di una o dell’altro per chiacchierare o ascoltare musica. L’interesse di Artù per lei era chiaro ma non corrisposto, in quanto nel cuore di Morgana vi era posto solo per Lancillotto.

Finalmente arrivò il primo giorno d'agosto. Morgana e la madre stavano ancora dormendo quando il campanello le fece sobbalzare.

«Mamma, mamma sono loro! Sono qui!» gridò Morgana scendendo di corsa le scale. «Certo, va tu ad aprire» rispose Igraine, sorridendo per l’impazienza della figlia.

Sull’uscio, infatti, vi erano Viviana, Morgause, Taliesin ed anche uno stralunato Claddagh, tra le braccia del suo padrone.

«Vieni qua piccola Morgana, come sei cresciuta! » le disse il nonno, non appena la vide. Ricevette poi lo stesso trattamento affettuoso dalle zie.

Igraine abbracciò le sorelle ed il padre a sua volta, li fece accomodare in cucina e servì loro la colazione.

Una volta finito di mangiare, Igraine chiese alla figlia di mostrare la cittadina a Morgause, la zia più giovane.

«Vogliono sbarazzarsi di noi!» esclamò Morgana imbronciata quando si fu chiusa la porta di casa alle spalle.

«Non preoccuparti nipotina, avranno molte cose da dirsi. Poi io non vedo l’ora di visitare Bradley Hills! Allora, andiamo? » la esortò Morgause sorridendo.

Nel frattempo, in cucina, l’atmosfera si fece pesante.

«Gliel’hai detto, Igraine?» chiese Viviana alla sorella.

«No, non ancora… non ne ho avuto il coraggio!» rispose lei intimorita.

«Devi farlo figlia mia, Morgana ha il diritto di sapere. Ed anche il ragazzo» Intervenne Taliesin con un tono che non ammetteva repliche.

Claddagh, che stava bevendo il latte da una ciotola sul pavimento, miagolò, come per mostrarsi d’accordo con quanto il suo padrone aveva appena detto.

«Sentite, ho avuto un’idea che potrebbe rendere le cose più facili…» esclamò d’un tratto Viviana.

Igraine e Taliesin stettero a sentire quanto la donna aveva da dire e, alla fine, seppur riluttante, la madre di Morgana acconsentì a fare quello che la sorella aveva appena suggerito.

In quello stesso istante, Morgause e la nipote stavano passeggiando nel parco, chiacchierando del più e del meno. Avevano così tante cose da dirsi!

La zia, di poco più grande di Morgana, era molto bella con i suoi lunghi capelli color rame e grandi occhi castani, un viso dolce, che nascondeva alla perfezione il suo carattere grintoso e, a tratti, egoista.

Quanto siamo diverse pensò Morgana, un po’ invidiosa dell’avvenenza della sorella di sua madre. Se solo avessi i suoi capelli, al posto della selva di riccioli neri che mi ritrovo in testa, se solo avessi i suoi bellissimi occhi espressivi, invece dei miei, così banali, se solo fossi alta quanto lei, ed invece non le arrivo neppure alle spalle.

Morgana era immersa in questi pensieri, tanto da non accorgersi neppure che Gwydion, Galahad e Cai, con un loro amico che lei non aveva mai visto, stavano camminando verso di loro.

«Ciao Morgana!» esclamò felice Gwydion!

«Ciao!» si aggiunse Cai

«Ciao…» fece eco svogliatamente Galahad.

«Ciao, ancora non ci conosciamo, io mi chiamo Lot» disse poi il ragazzo sconosciuto.

«Ciao a tutti! » rispose Morgana arrossendo, mentre cercava di distogliere lo sguardo dal viso di Galahad. «Vi presento mia zia, il suo nome è Morgause» continuò.

Dopo che tutte le presentazioni furono fatte, Lot, che non aveva tolto gli occhi di dosso a Morgause nemmeno per un attimo, disse «Domani sera avremmo in programma di andare al cinema con alcuni amici, vi andrebbe di venire con noi, ragazze? »

Artù guardò l’amica speranzoso, ma lei non si accorse di nulla in quanto la sua attenzione era, come al solito, catturata da Lancillotto.

«Penso che non ci siano problemi, che ne dici zia?» chiese Morgana

«Mi piacerebbe davvero molto vedere quel film, grazie dell’invito ragazzi! Verremo sicuramente!»

«Perfetto! Allora a domani» concluse Lot sorridendo.

Così, dopo essersi salutati, si incamminarono ognuno per la propria strada.

«Simpatici i tuoi amici!» disse Morgause dopo un po’ «Soprattutto Lot! » aggiunse arrossendo.

Morgana annuì e, facendosi coraggio, confessò alla zia il proprio interesse per Galahad, la quale approvò la scelta della nipote e le promise che l’avrebbe aiutata a conquistarlo.

Una volta giunte a casa, le due ragazze trovarono Igraine, Viviana e Taliesin impegnati nei preparativi per la festa di quella sera e si precipitarono a dar loro una mano.

«Morgana, ho pensato che sarebbe gentile invitare qui i nostri vicini di casa uno di questi giorni, che ne dici?» chiese Igraine alla figlia durante la cena.

«Vuoi dire Artù… ehm… Gwydion e suo padre Uter? Per me va bene!» rispose lei.

«Benissimo allora!» si intromise Viviana e poi tutti ricominciarono a mangiare.

Dopo la cena, Taliesin li guidò in canti, balli e giochi in onore delle divinità fino a quando, ormai a notte fonda, andarono tutti a dormire.

«Zia Morgause! Zia Morgause» urlava Morgana dalla sua stanza, il pomeriggio del giorno seguente.

«Che c’è Morgana? Che succede?» domandò, precipitandosi da lei.

«Tra poche ore andremo al cinema con i ragazzi e ci sarà anche Lancillotto…» sospirò la ragazza prima di continuare «… e io non so proprio cosa mettermi! Ti prego, aiutami!»

«Su, su, non preoccuparti, ho la soluzione al tuo problema! Andiamo a fare compere, ti va?» chiese sorridendo la zia

E così uscirono alla ricerca del vestito perfetto per la serata.

Ad un tratto, dopo tanto girovagare, Morgause individuò, esposto in una vetrina, quello che le sembrava l’abbigliamento perfetto per la nipote. Glielo mostrò, ma Morgana non era convinta.

«La gonna è troppo corta e la maglia troppo strana, non credo sia il caso…» obiettò la ragazza

«Dai! provalo almeno!» le intimò la zia.

Dopo averlo indossato, Morgana si guardò allo specchio e a stento riuscì a credere ai suoi occhi! La maglia le stava a pennello e le evidenziava la vita sottile, le maniche larghe avevano un tocco romantico ed antico. Il colore poi, un turchese delicato, sembrava studiato apposta per valorizzarle il viso. La gonna abbinata non era da meno, perfetta su di lei! Acquistò entrambi i capi e, felice, ringraziò la zia. Senza di lei non avrebbe mai avuto nemmeno il coraggio di provare un completo simile!

Poi tornarono a casa e, dopo aver cenato velocemente, si aiutarono a vicenda a prepararsi. Morgause era splendida nel suo vestito color zafferano con i lunghi capelli raccolti in una treccia ed un filo di make up. Anche Morgana però non era da meno.

Arrivate al luogo dell’appuntamento, videro che gli altri le stavano già aspettando.

C’erano tutti: Gwydion, Cai, Lot, Galahad ed anche una ragazza che loro ancora non conoscevano.

«Eccovi!» esclamò Lot fissando Morgause «Ora che ci siamo tutti possiamo entrare, il film comincerà tra poco!» e, così dicendo, si incamminò verso l’entrata.

«Aspetta Lot, non abbiamo fatto le presentazioni! Poi manca ancora qualcuno…» disse la ragazza «Io sono Elaine» continuò poi rivolgendosi a Morgana ed a Morgause «… sono la ragazza di Lancillotto…» precisò, essendosi accorta di come Morgana guardava Galahad.

In quel preciso istante un’altra ragazza, dai capelli biondi e dagli occhi verdi, si unì al gruppo.

«Eccoti finalmente, ti stavo aspettando!» esclamò Elaine rivolta alla nuova arrivata. «Lei è mia cugina, Ginevra, ed è venuta a farci visita per qualche settimana.» disse, rivolgendosi agli amici.

Poi, finalmente al completo, entrarono nella sala cinematografica.

Artù insistette per sedere vicino a Morgana che, ancora scossa dal fatto che Lancillotto avesse una ragazza, lo lasciò fare senza protestare.

Lot si sistemò accanto a Morgause, cosa che quest’ultima dimostrò di gradire molto, mentre Galahad e Elaine stavano seduti vicini tenendosi la mano. Ginevra, seduta accanto quest’ultima, non staccava gli occhi di dosso a Lancillotto e avrebbe dato chissà cosa per essere al posto della cugina.

Anche lei infatti era rimasta subito incantata dal fascino di Galahad.

Approfittando dell’oscurità della sala, Gwydion si fece coraggio e prese la mano di Morgana tra le sue, dichiarandole di essere innamorato di lei.

«Mi sei piaciuta subito! Mi innamorai di te quel giorno al parco, quando ci scontrammo per caso.» le disse il ragazzo nervosamente.

Lei, imbarazzata, non seppe cosa rispondere anche se, in cuor suo, si sentiva lusingata da quelle parole. Tuttavia sapeva che nel suo cuore vi era posto soltanto per Lancillotto.

«Capisco che tu non voglia rispondermi subito…» le sussurrò ad un tratto Artù «sono disposto ad attendere quanto vuoi, il tempo necessario perché tu prenda una decisione! » continuò «O forse c’è già qualcun altro nel tuo cuore?» aggiunse poi tristemente, rendendosi conto del fatto che lei, anche al buio, non riusciva a staccare gli occhi da Elaine e Galahad.

Morgana non rispose e, a fatica, cercò di concentrarsi sul film. Dentro di lei stavano lottando così tante sensazioni contrastanti! Cosa avrebbe dovuto fare? Non lo sapeva.

Intanto Lot e Morgause avevano l’aria di andare molto d’accordo, infatti anche loro si tenevano per mano e ridevano scambiandosi chissà quali confidenze a bassa voce.

«Quasi dimenticavo!» esclamò d’un tratto Artù sottovoce «oggi tua madre è venuta a parlare con mio padre, ci ha invitati da voi per una cena, domani sera. Papà era felice ed anch’io lo sono…»

«Domani sera?» domandò sorpresa Morgana.

La madre le aveva parlato di questa sua intenzione, ma lei non avrebbe mai immaginato che Igraine avesse voluto organizzare la cena quando il nonno e le zie stavano ancora da loro. Dopo il film si salutarono ed andarono ognuno nelle rispettive case.

Visto che nella stanza di Morgana vi era un letto libero, letto che la ragazza aveva pensato di aggiungere nel caso qualche sua vecchia amica avesse voluto venire a farle visita nella nuova città, chiese alla zia di trasferirsi lì a dormire, invece che nella stanza che le aveva preparato Igraine, in modo da poter continuare a parlare indisturbate fino ad addormentarsi.

«Lot è proprio carino, vero? » disse Morgause mentre, distese ognuna nel proprio letto, discutevano della serata appena trascorsa.

«Sì, è vero. Poi ho visto come ti guardava, sembra proprio cotto di te!» ribatté Morgana ridendo.

«Dici davvero? Credi sia innamorato di me?» chiese la zia imbarazzata.

Morgana annuì e poi domandò a sua volta «Cosa ne pensi di Galahad? E della sua ragazza, quella Elaine…cosa te ne pare?»

«Beh, credo che Lancillotto ed Elaine siano davvero una coppia affiatata. Mi dispiace nipotina, ma non penso che tu possa avere delle chances con quel ragazzo» rispose Morgause.

Cercando di trattenere le lacrime per non dare a vedere la cocente delusione che quelle parole le avevano provocato, Morgana raccontò poi alla zia di come quella sera Gwydion le avesse dichiarato il proprio interesse, ma le espose anche i propri dubbi.

«Prenditi tempo per pensarci, come lui stesso ti ha suggerito» disse la sorella di Igraine poi, dopo aver pronunciato quelle parole, si addormentò. Morgana invece rimase a lungo sveglia quella notte, immersa nei suoi pensieri.

La mattina del giorno seguente trascorse tranquillamente, anche se Igraine sembrava nervosa. Non faceva che girare per casa con uno sguardo spaventato, ma Morgana non riusciva a comprenderne il motivo.

D’un tratto, nel pomeriggio,suonò il campanello ed il nonno, che era andato ad aprire, chiamò Morgana, aveva visite! Lei, incuriosita, scese al piano di sotto e si trovò di fronte Gwydion che le sorrideva. «Posso parlarti un attimo?» le chiese. Lei acconsentì ed uscì di casa insieme a lui. Stettero un po’ in silenzio mentre percorrevano la strada che portava al parco, poi lui disse «il motivo per cui ti ho chiesto di venire a fare una passeggiata è che ho bisogno di un consiglio e credo che tu possa aiutarmi a capire cosa fare in questa situazione…»

Così le raccontò che quella mattina Lancillotto gli aveva confessato di avere un problema e di non sapere come risolverlo. Il ragazzo infatti si era perdutamente innamorato di Ginevra, la cugina di Elaine, la sua ragazza. Era una situazione bizzarra, in quanto i due si erano conosciuti soltanto la sera precedente ma Galahad era convinto dei sentimenti che provava. Quindi, non sapendo come affrontare la situazione, era andato a chiedere consiglio al suo migliore amico, ma nemmeno Gwydion aveva saputo consigliarlo. Ora questi chiedeva un parere proprio a Morgana che, sentendosi beffata dal destino, aveva il cuore a pezzi. Cosa poteva fare? La ragazza, trattenendo le lacrime, affermò che, se Galahad era sicuro dei suoi sentimenti per Ginevra, doveva assolutamente parlarne con Elaine perché fosse al corrente della situazione. Apparentemente, tra Galahad e la nuova arrivata, era scoccato un vero e proprio colpo di fulmine!

«…ed i colpi di fulmine esistono eccome…» concluse amaramente, pensando a cosa le era successo la prima volta che i suoi occhi avevano incrociato quelli di Lancillotto.

I due ragazzi continuarono a camminare nel parco in silenzio per un po’ e poi, d’un tratto, Morgana si fermò e baciò Gwydion, che rimase sorpreso ma felice di quel gesto.

«Allora è un si? » le chiese poi lui speranzoso.

«Penso proprio di si» rispose lei mestamente. Ma Artù non sembrava aver fatto caso alla tristezza della sua voce e la prese per mano felice.

Una volta giunti a casa, Gwydion e Morgana videro che Uter era già arrivato e che la tavola era apparecchiata. Tutto sembrava pronto per la cena, ma in casa si respirava un’atmosfera strana. Anche il nonno e le zie erano taciturni.

Mangiarono tutti in silenzio, tranne i due ragazzi che, di tanto in tanto, si scambiavano qualche battuta e si tenevano per mano.

Quando anche il dolce fu terminato, Taliesin e le sorelle di Igraine trovarono un pretesto per abbandonare la cucina, lasciando così i ragazzi soli con i rispettivi genitori.

«Ragazzi, dobbiamo parlarvi…» dissero poi improvvisamente Uter ed Igraine, visibilmente pallidi e nervosi.

E così, quella sera, raccontarono tutta la storia - la loro storia - facendo venire a galla realtà rimaste nascoste per molti anni.

Come prima cosa, i due confessarono di essere stati amanti. Il tutto accadde quando Igraine era ancora sposata con Gorlois. La madre raccontò di quanto quel matrimonio, combinato da Taliesin, l’avesse fatta soffrire e di come Uter, suo compagno di studi, rappresentasse per lei la via di fuga ad un rapporto, quello col marito, oppressivo e mortificante. Questo sconvolse i ragazzi, che tuttavia continuarono ad ascoltare.

«Ma non è tutto…» aggiunse ad un tratto Uter, sostenendo Igraine che era scoppiata in lacrime. «Su tesoro, va avanti…» la esortò.

Così lei, a fatica, raccontò di quando si accorse di aspettare un bambino, un figlio che però non apparteneva a Gorlois, bensì ad Uter. Per nascondere al marito la gravidanza, finse di essere malata e lo convinse a mandarla per un po’ di tempo in convalescenza presso sua sorella Viviana, nel Vermont, dove, nove mesi più tardi diede alla luce un bambino. Poco dopo il parto, lei tornò dal marito, lasciando il bambino alle cure della sorella, che se ne occupò fino a quando questi ebbe compiuto due anni. Dopodiché il bimbo fu portato a casa del padre, dove viveva ancora oggi.

Qualche tempo dopo essere tornata da Gorlois, Igraine si accorse di essere di nuovo incinta. Questa volta però era consapevole che il padre non potesse essere che Gorlois, quindi portò tranquillamente a termine la gravidanza dalla quale nacque Morgana.

«Sì, figlio mio, quello a cui stai pensando è esatto…» disse Igraine tra le lacrime alla fine del racconto «La madre che non hai mai conosciuto sono io. Non sai quanto mi senta in colpa di averti abbandonato per tutti questi anni. Ho sempre sognato di starti vicino e l’ho fatto ora, appena me ne si è presentata l’occasione. Potrai mai perdonarmi?»

Gwydion non rispose ma, piangendo, strinse più forte la mano di Morgana.

«Quindi, se ho ben capito…» sbotto d’un tratto Morgana «…Artù è mio fratello, almeno per metà»

Uter ed Igraine annuirono mentre i due ragazzi, sconvolti, uscirono correndo dalla cucina, sempre tenendosi per mano. Dopo aver corso fino al parco si sedettero su una panchina. «Morgana, amore mio, come posso accettare che tu sia mia sorella? Sono innamorato di te, questo non cambierà mai, credimi. Ma come potremo fare?»

«Non lo so Artù, non lo so.» Rispose la ragazza piangendo mentre pensava che, in fondo, anche lei stava cominciando ad innamorarsi di quello che aveva appena scoperto essere il suo fratellastro.

D’un tratto videro che qualcuno si stava avvicinando a loro correndo velocemente. Si trattava di Galahad e, quando si avvicinò, Morgana ed Artù si accorsero che stava piangendo. Lo chiamarono e lui, non appena fece caso a loro, si sedette sulla panchina e scoppiò in lacrime.

«Cosa ti succede? » chiese Gwydion allarmato, anch’egli con le lacrime che ancora gli solcavano il viso. Lancillotto raccontò così ai due amici che quella sera Elaine si era presentata a casa sua e che, piangendo, gli aveva comunicato di aspettare un figlio. Figlio del quale lui era naturalmente il padre.

«E ora, cosa devo fare?» domandò loro Galahad, disperato. «Io mi sono accorto di amare Ginevra, le ho parlato, dichiarandomi con sincerità questo pomeriggio, ed ho scoperto che anche lei ricambia i miei sentimenti. Avevamo pensato di parlare chiaramente ad Elaine, spiegandole che quello che ci lega è un sentimento così forte ed improvviso che non siamo capaci di contrastarlo. Ma ora tutto è cambiato… c’è il bambino.» continuò Galahad tra le lacrime.

Morgana, che si sentiva rodere dalla gelosia, ebbe l’impulso di alzarsi ed andarsene lontano, tuttavia si costrinse a restare e parlò «Credo che l’unica cosa che tu possa fare sia parlare a Ginevra di questo grande cambiamento e stare a sentire cosa ne pensa».

«Ha ragione lei» le fece eco Artù «devi parlarne con Ginevra, adesso!»

Così, seguendo i consigli degli amici, Galahad inviò un SMS alla ragazza, chiedendole di raggiungerlo al parco il più presto possibile.

«Noi ti lasciamo solo con lei allora» disse Morgana quando, una decina di minuti più tardi, videro Ginevra venire verso di loro.

Dopo aver ripercorso in silenzio la strada che li portava alle loro case, Gwydion salutò la sorellastra ed andò dritto dal padre, pronto ad affrontarlo.

«Come hai potuto nascondermi questo per così tanto tempo?» chiese infuriato ad Uter. «Per diciassette anni sono cresciuto credendo di avere soltanto te al mondo ed ora, in una sola sera, scopro di avere non solo una madre, ma anche una sorellastra, un nonno e non so quanti altri parenti! Come hai potuto papà?» continuò poi il ragazzo furioso.

«Figlio mio hai ragione…» cominciò a ribattere Uter, ma invano, poiché Artù era già corso a rifugiarsi in camera sua sbattendo la porta.

Una scena più o meno simile si svolgeva in quello stesso istante a casa di Igraine, infatti anch’essa aveva dovuto subire le ire della figlia. A nulla erano serviti i tentativi del nonno e delle zie per calmare la ragazza.

Nei giorni seguenti l’umore di Gwydion non accennava a migliorare, si sentiva ferito nel profondo del cuore e, soprattutto, tentava di convincersi a dimenticare Morgana, del tutto invano però. I rapporti con il padre erano ormai inesistenti, si limitavano ad una convivenza forzata, anche se l’uomo aveva più volte tentato di istaurare un dialogo con suo figlio.

Le cose tra Morgana e sua madre non andavano certo meglio, anche i tentativi fatti da Igraine per riconquistare la fiducia della ragazza si erano infatti dimostrati vani. A far soffrire ulteriormente Morgana poi era la vista del fratellastro che soffriva per lei, a causa del sentimento che provava nei suoi confronti.

«Dobbiamo fare qualcosa!» disse quindi una sera a Morgause che, come al solito, si era sistemata nella sua stanza. La zia più giovane era infatti l’unico membro della famiglia con cui la ragazza accettava di parlare. «Artù sta sempre peggio e io so che, in parte, è anche colpa mia. Ah, se solo lui riuscisse a dimenticarmi!»

«Un modo ci sarebbe…» rispose misteriosamente la zia «…ma devi essere veramente sicura di volerlo fare, in quanto non si possono prevedere le conseguenze…»

Morgana la guardò sorpresa «Di cosa stai parlando?» chiese poi, un po’ intimorita.

«Un filtro d’amore… Potrei aiutarti a prepararlo, se vuoi, poi tu dovresti solamente fare in modo che Gwydion e la ragazza prescelta lo bevano» suggerì Morgause maliziosamente.

«Non sarà pericoloso?» chiese ansiosamente la ragazza.

«No, non è pericoloso! Almeno, non credo… ma a questo punto é la sola cosa che ci resta da fare!».

Rispose nervosamente.

«Già, credo che tu abbia ragione zia…ora vediamo… chi potrebbe essere la ragazza adatta a lui?» e, così dicendo, Morgana iniziò a riflettere. «Ginevra!» dissero, dopo qualche minuto, all’unisono.

E così, una volta presa la decisione, cominciarono subito a darsi da fare. Morgause, approfittando di un attimo di distrazione del padre, Taliesin, gli sottrasse dalla sacca il libro degli incantesimi e sgattaiolò silenziosamente al piano di sopra, dove Morgana la attendeva col cuore in gola. Sfogliando velocemente il grosso volume, trovarono l’Incanto d’amore, ricopiarono gli ingredienti necessari ed il procedimento per la preparazione e poi la zia lo rimise furtivamente al suo posto, tra gli averi del mago.

La pozione era composta da cinque petali di rosa Amarilla, tre petali di tulipano; due gocce di rugiada, venti fiori bocca di leone, un cucchiaio di miele ed un pizzico di polvere di mandragola. Questi erano gli ingredienti richiesti, il tutto da preparare in una notte di luna piena alla luce di cinque candele rosa.

Dopo che l’ebbero preparata, Morgana invitò gli amici a casa propria a vedere un film, facendo in modo che Artù e Ginevra sedessero uno accanto all’altra. Durante la serata, Morgause servì le bibite a tutti, aggiungendo qualche goccia di pozione a quelle dei due ragazzi. Dopo qualche ora si accorsero che Gwydion stava tenendo la mano di Ginevra tra le sue e che lei lo guardava dolcemente.

«Sta funzionando!» bisbigliò Morgana alla zia, che annuì felice.

Quando tutti se ne furono andati, Morgana, che stava guardando fuori dalla finestra della sua stanza, persa nei pensieri che le affollavano la mente, vide Artù e Ginevra scambiarsi un tenero bacio, prima che quest’ultima si avviasse verso la casa della cugina. Quella scena non la rese felice come invece si era aspettata, bensì le lasciò una sensazione di vuoto nel cuore.

Il giorno seguente Morgause e Morgana andarono al parco e videro che tutti i membri della squadra dei Pendragon’s si erano stretti intorno a Gwydion e stavano ammirando qualcosa. «Ragazze, guardate qui!» urlò Cai non appena le vide «oggi è il compleanno di Artù e suo padre gli ha regalato Excalibur, il bastone da hockey più leggero, flessibile ed indistruttibile presente sul mercato!» continuò. «Incredibile!» disse qualcuno, «È davvero il sogno di tutti noi!» aggiunse qualcun altro. «Con un bastone così non puoi che diventare il giocatore migliore del campionato!» esclamò incredula Morgana, che aveva naturalmente già sentito parlare del famosissimo Excalibur, senza però averne mai visto uno.

Un paio di giorni dopo, Viviana, la sorella minore, Taliesin e Claddagh lasciarono la casa di Igraine con la promessa di rivedersi presto. Morgause se ne andò, con gli occhi gonfi di pianto, poiché non avrebbe voluto lasciare Lot per nulla al mondo. I due si scambiarono indirizzi e numeri di telefono, promettendosi di non perdere i contatti. Avrebbe funzionato quella loro storia a distanza? Solo il tempo aveva la risposta.

Intanto, rapporti tra madre e figlia non erano per niente migliorati ma Igraine non perdeva le speranze.

Una settimana più tardi ricominciarono le lezioni e Morgana dovette affrontare il primo giorno di scuola alla Tintagel School. Non fu così terribile come si aspettava ed anche i compagni si rivelarono simpatici. Durante l’intervallo stava spesso in compagnia di Galahad, Elaine e Cai. Più raramente si aggiungevano a loro anche Gwydion e Ginevra, che ormai formavano una coppia fissa. La ragazza aveva infatti deciso di stabilirsi a vivere a casa della zia pur di rimanere al fianco di Artù. Con le lezioni ricominciò anche il campionato di hockey su ghiaccio e le previsioni si rivelarono esatte, Gwydion riuscì a diventare il giocatore migliore, un vero Top Scorer!

«Il nonno mi ha inviato un’email stamattina nella quale chiede se tu e Gwydion sareste d’accordo ad andare da lui per le prossime vacanze, in modo da festeggiare insieme Yule, che ne dici? Ti piacerebbe?» chiese Igraine alla figlia in un pomeriggio di novembre.

«Credo di non avere scelta, no?» rispose lei scortesemente «E Artù cosa ne pensa? Verrà?» chiese poi, altrettanto scortesemente.

«Ancora non lo so, ho pregato Uter di chiederglielo quando rincasa da scuola» disse Igraine tristemente.

Alla fine, dopo molte discussioni con il padre, anche Gwydion accettò l’invito del nonno perché, in fondo, era curioso di conoscere meglio quello strano vecchietto. E poi, chi sarebbe così pazzo da rifiutare una vacanza in un castello inglese? Pensava il ragazzo.

Così, il 19 dicembre, Morgana ed Artù partirono alla volta del castello di Camelot, in Cornovaglia, dove Taliesin li stava attendendo con impazienza. Il lungo viaggio, che li doveva portare dall’America all’Inghilterra, trascorse tranquillamente. I ragazzi si raccontarono a vicenda aneddoti esilaranti della loro infanzia, guardarono i filmati proposti sull’aereo e ascoltarono della musica. All’aeroporto Heathrow di Londra poi, i due giovani trovarono ad aspettarli una vettura, mandata dal nonno, che li condusse fino al maniero in cui avrebbero trascorso le due settimane seguenti. Non appena lo videro, i giovani rimasero a bocca aperta! Il castello era fantastico. Proprio come quelli che si vedevano nei film! Pensarono immediatamente.

Una volta entrati, un maggiordomo si precipitò a dar loro il benvenuto e li condusse su per una grande scala ed attraverso numerosi corridoi, fino a salone delle cerimonie, dove una tavola imbandita era stata preparata apposta per loro. Non si erano ancora ripresi da tutto quel lusso quando arrivò il nonno.

«Siete qui finalmente!» esclamò felice abbracciandoli con tenerezza. «Su, su, ora mangiate e poi andate a scegliervi una stanza. Sarete stanchi!» concluse poi.

Così fecero, dopo aver assaggiato le numerose pietanze presenti, il maggiordomo li accompagnò al piano delle stanze e permise loro di decidere quali occupare. La scelta ricadde su due camere adiacenti, che comunicavano tra loro mediante una porta interna. Gwydion e Morgana disfecero allora i bagagli e poi, stanchi a causa del viaggio, si addormentarono profondamente, ognuno ben avvolto nelle pesanti coperte del proprio letto a baldacchino.

Il giorno seguente, i ragazzi si svegliarono quando il tiepido sole invernale brillava nel cielo già da molto tempo e, grazie a quella giornata soleggiata, dopo aver fatto colazione, decisero di approfittarne per girovagare nel grande parco che circondava il castello. Il nonno poi li sorprese facendo preparare per loro dei cesti contenenti panini, frutta ed un paio di fette di torta, tutto il necessario per un pic-nic! Così trascorse la loro prima giornata di vacanza.

Quella sera, nelle loro stanze, tardarono ad addormentarsi, immersi com’erano nei loro pensieri.

Al loro risveglio poi, si resero subito conto che quel giorno era il 21 di dicembre, Yule, il solstizio d’inverno. Trascorsero l’intera giornata a festeggiare insieme a Taliesin, che raccontò loro molte antiche leggende, facendoli divertire. Pregarono la Dea ed il Dio, mangiarono i piatti usuali a questa celebrazione e si divertirono moltissimo. Si trattava infatti di una festa davvero importante per le persone devote alla Grande Madre come il nonno, Morgana e, come scoprirono proprio in quell’occasione, anche Gwydion, che era stato allevato dal padre nella fede pagana ed in quella cristiana.

I ragazzi si trovavano a Camelot ormai da quattro giorni quando, alzandosi, videro che nel cielo si ammassavano grandi nuvole nere, segno che una pioggia insistente sarebbe presto caduta.

«Potreste approfittare di questa giornata grigia e piovosa, per esplorare un po’ il castello, che ne dite?» chiese loro Taliesin mentre stavano facendo colazione. «Io non ne ho voglia, credo che resterò nella mia stanza a fare i compiti per oggi» rispose stancamente Artù. Morgana invece, entusiasta, seguì il consiglio del nonno e, non appena ebbe finito di mangiare, si avventurò per il dedalo di corridoi, scale, stanze e anfratti del maniero. Stava ormai girovagando da qualche ora e cominciava ad essere stufa di tutti quei saloni pieni di polverose armature e pomposi ritratti e di quelle stanze da letto tutte noiosamente simili, lussuose certo, ma pur sempre quasi identiche le une alle altre. Credevo che nei castelli ci fossero passaggi segreti, corridoi nascosti… insomma, cose di questo genere! A quanto vedo, però, qui non c’è niente del genere, purtroppo. A questo pensava la ragazza mentre stava per aprire l’ennesima porta di quel corridoio chilometrico. Oh guarda! Ho trovato la biblioteca! Questo si che è interessante! Disse tra sé e sé mentre il suo sguardo si posava su centinaia e centinaia di volumi, tutti rilegati in pelle e dall’aria antica. Tra i tanti libri presenti in quella stanza, uno in particolare attirò quasi subito la sua attenzione. Si trattava di un manoscritto rilegato anch’esso in pelle, che portava inciso sulla copertina un simbolo argentato, si trattava di una falce di luna. Non appena la ragazza lo sfiorò, con l’intenzione di prelevarlo dallo scaffale, si udì uno scricchiolio ed il mobile si scostò un poco, quel tanto che bastava per consentirle di passare. Dall’altra parte filtrava una luce. Non posso crederci! Ho scoperto un vero passaggio segreto! Pensava Morgana mentre, con cautela, s’infilava nell’apertura. In men che non si dica, si ritrovò in un piccolo stanzino quasi vuoto, ad eccezione di una semplicissima sedia e di un altrettanto semplicissimo tavolo, posti proprio al centro del locale. Avvicinatasi ai modesti mobili, la ragazza si accorse che sul tavolo vi era posato anche un piccolissimo quaderno dalla copertina azzurra, che recava sulla copertina lo stesso simbolo argentato del libro presente nella biblioteca. Con cautela, e col cuore che minacciava di saltarle fuori dal petto per l’emozione, Morgana si sedette e, con mani tremanti, aprì il libricino. Che delusione! Tutte le pagine erano bianche. Probabilmente si tratta di uno scherzo del nonno! Pensò amaramente. In quello stesso istante però, sfiorò accidentalmente la prima pagina con un dito e, come per magia, sul foglio prima immacolato, apparvero le seguenti parole…

 

Cara Morgana, il mio nome è Viviana, ma tutti mi conoscono come La Dama del Lago. Sono felice che tu abbia trovato il mio diario. Sappi che tu, tu soltanto, sei la Prescelta. Infatti, se anche qualcun altro dovesse trovare questo quaderno nei secoli che precederanno il tuo arrivo, le sue pagine rimarranno bianche ai suoi occhi. So che arriverai, perché ti ho vista scrutando il futuro nelle acque della Sacra Sorgente, ed ho fiducia in te. So anche però che, prima del tuo arrivo, dovranno passare migliaia e migliaia di anni ed il mondo, così come io lo conosco oggi, non esisterà più. Tu non ne sei ancora consapevole ma ogni cosa che ti é accaduta, dalla nascita fino ad ora, era scritta nel destino perché tu l’hai già vissuta, pressappoco così, secoli e secoli or sono, esattamente nell’epoca dalla quale ti sto scrivendo ora. Tua madre Igraine, Uter, Morgause, Galahad, Gwydion, io stessa, ed altri ancora, hanno già vissuto, sofferto e gioito con te, perché tutto si ripete.

Tu, ragazza mia, proprio tu rappresenti l’ultima speranza di salvezza per Avalon, l’Isola Sacra delle Sacerdotesse che, nel mio tempo, è sprofondata tra le nebbie. Toccherà infatti a te, Morgana, cercare di riportarla alla luce perché tu sei destinata ad essere la prossima Dama del Lago. Nel fare questo non sarai sola, Taliesin, che dovrebbe vivere ancora nel tuo tempo e, se le mie visioni non sono sbagliate, essere tuo nonno, ti aiuterà. Perché tu possa capire meglio tutta la storia, troverai un manoscritto, leggilo e tutto ti sarà più chiaro.

Che la Dea ti benedica! Viviana, La Dama del Lago

 

Dopo aver richiuso il quaderno, ancora incredula, Morgana lo vide scomparire e poi si accorse con stupore che sul tavolo, dove prima vi era solamente il piccolo diario, c’era ora un altro libro, intitolato “LE NEBBIE DI AVALON”. Spaventata, corse via, stringendo il misterioso volume al petto. Dopo aver percorso a ritroso numerose scale ed innumerevoli corridoi, ritornò nella sua stanza. Senza fiato si sedette sul letto e, proprio mentre stava per iniziare a leggere la prima pagina del libro, udì la voce del maggiordomo che la chiamava per la cena. Sobbalzando, nascose il manoscritto nel suo zaino e poi, chiudendosi la porta alle spalle, si avviò verso il salone, dove gli altri la stavano aspettando per cominciare a mangiare. Durante l’intero pasto la ragazza fu molto silenziosa. Non rispose alle domande del nonno, che voleva sapere come avesse trascorso la giornata, e non rivolse nemmeno uno sguardo a Gwydion, che le sedeva accanto. Appena ebbe finito di cenare, Morgana dichiarò di essere molto stanca e si rifugiò in camera dove, rintanata sotto le coperte, cominciò a leggere… Quella fu un’interminabile notte insonne per lei. Stava ormai spuntando l’alba quando richiuse il manoscritto, ancora più incredula e confusa. Si accostò alla porta che rendeva la sua stanza comunicante con quella di Artù, tutto sembrava tranquillo, probabilmente il ragazzo stava ancora dormendo. Approfittando di quella quiete, Morgana decise di andare a cercare il nonno per porgli qualche domanda: aveva bisogno di ricevere delle risposte, e subito! Attraversando il corridoio che dalle stanze portava alla grande scalinata, la ragazza si accorse che da una delle porte socchiuse filtrava una lamina di luce, si accostò silenziosamente e, sbirciando con cautela, vide che Taliesin era proprio lì, intento a scrivere qualcosa su quella che aveva tutta l’aria di essere una vecchia pergamena.

«Nonno, sei qui! Ho bisogno di parlarti, immediatamente!», disse allora, facendolo sobbalzare per la sorpresa.

«Oh Morgana, bambina mia, ieri hai scoperto il Segreto vero? L’ho capito dal tuo comportamento durante la cena, eri così silenziosa… Era ora che tu venissi a conoscenza del tuo destino, era scritto, per questo ho invitato te e Gwydion a passare qualche giorno qui. Immagino che nella tua testa ora vi siano centinaia di domande ma non temere, piccola, risponderò a tutte quante. Se mi starai a sentire, ti racconterò tutto…» rispose Taliesin.

E così, quella mattina, Morgana venne a conoscenza di segreti rimasti occultati per secoli e secoli.

Taliesin le confidò infatti che quella di Avalon non era solo una leggenda ma che l’Isola Sacra esisteva davvero, avvolta nelle nebbie. Solo lei, la Prescelta, sarebbe potuta giungervi ancora, mediante una barca, pronunciando l’antica parola di potere. Una volta stabilitasi sull’isola, il suo compito sarebbe stato quello di imparare le Arti delle Sacerdotesse per poter così poi insegnarle a sua volta alle giovani che sarebbero arrivate in seguito. Quello era l’unico modo per far rivivere Avalon e lei, Morgana, era la loro unica ed ultima speranza.

«Chi mi introdurrà ai misteri delle Arti, se tutte le Sacerdotesse morirono secoli fa?» domandò d’un tratto Morgana dubbiosa.

«Vedi, bambina mia, quel compito spetterà a me. Per questo mi è stato concesso di passare da una vita all’altra per centinaia di anni senza mai dimenticare quanto avevo appreso nelle precedenti. In me è rimasto tutto l’antico sapere ed i riti che dovrai conoscere. Io sarò il tuo maestro e, quando sarai pronta, potrò finalmente morire e poi rinascere senza avere più memoria di nulla.» le disse Taliesin. «Devi sapere che io sono Merlino di Britannia, il mago che tutti credono sia esistito soltanto nella leggenda» aggiunse poi, lasciando la nipote a bocca aperta. «Vieni ora! Abbiamo ancora un po’ di tempo prima che Gwydion si svegli, voglio condurti là, dove dovrai provare ad aprire le nebbie!» esclamò infine.

Così, mentre i primi timidi raggi di sole illuminavano il cielo in quella mattina di fine dicembre, Morgana e Merlino presero una piccola barca che stava ormeggiata accanto al castello e, con quella, si avventurarono nelle acque del lago lì vicino.

«Ora bambina, è il momento! Devi dire, con decisione, la parola che ti ho sussurrato prima!» affermò il nonno, quando si trovarono nel bel mezzo del lago. E Morgana così fece, pronunciandola con tutta la convinzione possibile. D’un tratto videro la nebbia scendere sopra di loro e, quando questa si diradò, apparvero i contorni di un’isola che fino a poco prima non esisteva. «Ha funzionato!» esclamò Taliesin con voce tremante dall’emozione. «Eccola, è proprio davanti a noi. Ecco Avalon, finalmente!» continuò poi, sforzandosi di trattenere le lacrime. Si diressero verso di essa e, dopo aver ormeggiato la barca, si precipitarono sull’isola che era, ovviamente, deserta. Morgana restò stupita nel constatare però che le costruzioni erano ancora intatte, come se il tempo per loro non fosse trascorso. Là vi era quella che Taliesin le spiegò essere la “Casa delle Vergini”, laddove venivano addestrate le giovani ragazze a diventare Sacerdotesse e, a poca distanza da essa, ecco l’alloggio della Dama del Lago, quello che sarebbe un giorno diventato la sua casa. Vi erano poi altre costruzioni, disseminate qua e là per tutta l’isola. «Questa è la Polla Sacra» le disse d’un tratto Merlino, indicando un piccolo stagno. «Prova a scrutare nelle sue profondità concentrando il tuo pensiero sul futuro e dimmi cosa vedi» la invitò, «dovresti già riuscirci» aggiunse infine, speranzoso.

Morgana seguì le indicazioni del nonno ed in principio vide solo l’acqua immobile che rifletteva la luce del sole. Lentamente però qualcosa cambiò e, dal lago, le giunse la sua immagine. Era però più adulta e portava una mezza luna tatuata sulla fronte. Accanto a lei, una ragazzina di dieci o undici anni, la ascoltava attentamente. Poi, così com’era venuta, l’immagine scomparve e tornò ad esserci soltanto il placido specchio d’acqua.

«La donna con la mezzaluna in fronte sei tu Morgana, diventata sacerdotessa. La ragazzina invece è la tua prima allieva. Si chiama Nimue ed altri non è che la figlia di Galahad ed Elaine. Come sai, non è ancora venuta al mondo ma, anche per lei, è già tutto scritto…» le disse Taliesin, non appena ebbe udito la descrizione della visione.

«La figlia di Galahad diventerà Sacerdotessa? Non sapevo che Elaine praticasse il culto della Dea, la credevo cattolica!» ribatté Morgana stupita.

«Elaine è cattolica, certo, ma la madre di Galahad, proprio come la tua, in passato fu una grande Sacerdotessa e, vita dopo vita, non ha mai dimenticato l’amore per la Grande Madre. Sarà proprio lei a condurre Nimue sulla tua strada» rispose Merlino.

Il giorno seguente sarebbe dovuto essere l’ultimo di quella vacanza. Morgana però decise di restare, facendo partire soltanto uno sconcertato Artù. Il ragazzo infatti non riusciva a capire perché la sorellastra avesse deciso di restare a vivere col nonno e, un po’ tristemente, la lasciò per tornare a casa.

Lui non poteva capire, ma la sorella aveva un’importante compito da svolgere ed avrebbe dovuto cominciare il più presto possibile…

Passò qualche mese e a Camelot giunse la notizia che ben due matrimoni si sarebbero celebrati di lì a breve: Morgause stava per sposare Lot e, ad una settimana di distanza, Igraine si preparava a convolare a nozze con Uter, coronando così finalmente il loro sogno d’amore.

Qualche tempo dopo, Morgana venne a sapere che la figlia di Elaine e Galahad era venuta alla luce. L’avevano chiamata Nimue…

La storia d’amore tra Gwydion e Ginevra sembrava andare a gonfie vele, anche se, a volte, Artù pensava nostalgicamente alla sorella lontana e Ginevra fantasticava su come sarebbe stata la sua vita se avesse potuto amare Lancillotto.

Ma, si sa, ognuno ha il proprio destino, e non si può fare nulla per sfuggirgli.

  
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