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Autore: Caska    29/06/2005    19 recensioni
Miki e Yu si amano.Tuttavia il destino avverso li porterà verso sentieri tra loro lontani e opposti. Riusciranno i due a ricongiungersi e a vivere finalmente quell'amore che da sempre li lega?
Genere: Romantico, Triste, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’amore supera ogni cosa…

Salve a tutti! Vi faccio subito presente che questa è la mia prima fan-fiction quindi non siate troppo bruschi nel giudicare. Tutti i personaggi di questa storia (alcuni esclusi) non mi appartengono ma sono di proprietà di Wataru Yoshizumi. La mia storia non ha assolutamente nessuno scopo di lucro.

Qualche in formazione sulla storia: diciamo che praticamente l’ho scritta partendo dalla fine del primo volume della collection del fumetto, ma devo informarvi che nella mia storia il bacio tra Yu e Miki in infermeria non c’è mai stato; i nomi usati sono quelli del manga.

Una cosa importante: quando sono presenti gli asterischi si tratta dei pensieri dei personaggi non delle loro parole.

Questo primo capitolo sarà un po’ corto e non molto denso di fatti, ma vi darà più o meno un quadro generale. Comunque qualsiasi tipo di commento sarà bene accetto.

Grazie per la pazienza e buona lettura.

 

Caska

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L’amore supera ogni cosa…

 

Capitolo 1

 

Erano le 11 del mattino. Miki era in mansarda. Erano mesi che si era riproposta di mettere in ordine quel caos che ivi regnava dall’ultima volta che aveva avuto il coraggio di mettervi piede. Quella mattina si era dedicata alla revisione di numerosi scatoloni che affollavano il muro esattamente alla sinistra della porta d’ingresso, quelli che contenevano tutto ciò che non era riuscita a posizionare nella nuova casa dal giorno del trasloco, o più precisamente le cose che non le erano state necessarie all’interno di quella nuova vita che andava costruendosi; tutto ciò insomma che apparteneva al passato. Stava cercando di posizionarli in modo tale da guadagnare un po’ di spazio per una vecchia cassettiera, quando il suo sguardo incontrò una scritta fatta con una calligrafia che riconobbe come sua, sul lato di una delle tante scatole e che recitava “Scuole Superiori”. Dentro vi erano tutti i vecchi libri e quaderni scolastici di Miki, che, come allora, poco attiravano la sua attenzione, ma lei sapeva che tra quegli strumenti di tortura doveva esserci anche il diario che lei e Meiko usavano al liceo per comunicare. Un velo di nostalgia aleggiò dentro di lei e con un sorriso malinconico sul viso prese la scatola e, una volta  aperta, non tardò a trovare ciò che cercava. Sedendosi a terra spalle al muro, cominciò a rileggere ciò che lei e la sua migliore amica vi avevano scritto: non poté fare a meno di pensare a quanto gli mancasse quella vita spensierata che aveva vissuto solo qualche anno prima, rispetto a quella che viveva adesso, piena d’impegni e di responsabilità. Oltretutto si chiese come stava la sua amica, come le andava il lavoro, il matrimonio. Si ripropose di chiamarla. Quella leggera tristezza che l’aveva invasa, la fece tornare alla realtà; chiuse il diario per riporlo di nuovo nella scatola, salutando i bei vecchi tempi e solo allora dalle pagine chiuse del quaderno, scivolò via quella che comprese subito essere una foto. Era stata fatta insieme alla sua famiglia, durante quella gita a Karuizaiwa di parecchi anni prima.

 

Miki: *Come erano infantili i miei genitori… e lo sono tutt’ora!* si ritrovò a pensare la ragazza guardando Rumi e Jin fare con le dita il segno di vittoria mentre erano rispettivamente abbracciati a Yoji e Chiyako, decisamente molto più seri.

 

Miki: *Devo ammettere però che è stato un bel weekend. A proposito è un po’ che non parlo con la mamma. Dopo pranzo la chiamo.*

 

Improvvisamente il suo sguardo s’ immobilizzò, il suo sorriso si spense e la sua espressione si congelò. Scorrendo i volti sorridenti della foto, uno solo aveva catturato i suoi occhi così magneticamente e provocato quella momentanea paralisi delle attività motorie. Quel sorriso… quegli occhi nocciola… quei lineamenti angelici… solo lui riusciva a farla sentire… così… confusa, affranta, ma anche eccitata ed emozionata, quasi… sconvolta. Improvvisamente come se fosse stata colpita da un fulmine, Miki letteralmente lanciò la foto nello scatolone e da esso si allontanò, quasi stesse per esplodere. Lo chiuse in fretta, lo ripose sopra agli altri e in silenzio scese le scale per tornare sotto, nel corridoio del secondo piano, percorrerlo fino in fondo per poi entrare nel bagno a destra. Il suo cuore batteva a mille, aveva le mani e la fronte sudate; si guardò allo specchio e si sentì una traditrice.

 

Miki: *Possibile che dopo tutti questi anni alla sua vista mi senta ancora come la prima volta che l’ho incontrato?! Possibile che provi ancora queste forti sensazioni per lui?! Dovrei vergognarmi!!*

 

Un rumore di motore d’auto la fece riprendere; guardò il suo orologio da polso: era ormai ora di pranzo.

 

Miki: “Oh no!! Ginta è già tornato e io non ho preparato niente da mangiare!!”

 

[…]

 

Ginta: “Miki!! Sono a casa!!”  - disse il ragazzo entrando nell’ingresso e chiudendo la porta con un piede avendo la sua ventiquattrore in una mano e la posta del giorno nell’altra. Posò la valigetta a terra e si diresse in cucina mentre con lo sguardo selezionava la posta. Si rese subito conto dalla mancanza di qualsiasi tipo di odore nell’aria, che Miki non si era neanche avvicinata ai fornelli e ne ebbe conferma quando lei si precipitò giù dalle scale dal secondo al primo piano.

Miki: “Scusami… non mi sono resa conto dell’ora, ero in mansarda a fare ordine” disse con un tono di voce carico di tutte le sue scuse e con uno sguardo che implorava perdono.

 

Ginta: “Non importa. Mangio qualcosa al volo; devo tornare subito in studio. Mi è stato affidato un nuovo caso che necessita di tutta la mia attenzione.” - disse aprendo il frigo e afferrando tutto il necessario per preparare un “gustosissimo” sandwich.

 

Ginta: “Però per cena cerca di ricordarti di preparare qualcosa. Quando tornerò sarò affamato!”

 

Miki si sentiva mortificata, così gli apparecchiò velocemente davanti qualcosa da bere, un po’ di frutta e gli preparò un caffé, mentre lui ancora sgranocchiava il suo panino.

 

Miki: “Ti preparerò un’ottima cena per farmi perdonare” - disse lei con un sorrisetto non troppo convinto sul viso, sorrisetto che Ginta colse e ricambiò subito: ormai entrambi avevano perso le speranze riguardo le capacità culinarie di Miki.

 

Ginta: “Ci vediamo stasera” - le disse lui baciandola in fronte e uscendo dalla porta per avviarsi all’auto - “ti amo.”

 

Miki aveva sempre risposto a quest’affermazione, aveva sempre detto “ti amo anch’io” di rimando, ma quel giorno la frase le morì in gola, qualcosa le impedì di pronunciare quelle parole, qualcosa che Miki non volle riconoscere, ne prendere in considerazione. Era sicuramente qualcosa di poca importanza, dato che neanche Ginta ci fece caso, tant’è che chiuse la porta di casa senza nemmeno aspettare la sua risposta, o chiedersi perché non gliel’avesse data. Miki rimase qualche secondo a fissare la porta chiusa, senza pensare, senza parlare.

 

Miki: *Non è stato nulla. Lui conosce la mia risposta.* -  si disse lei, ma neanche quel pensiero la convinse. Anzi, in risposta ad esso, una vocina cominciò a farsi strada dentro di lei e a chiederle cosa le era successo negli ultimi trenta minuti, tanto da renderla insicura sulla risposta da dare a Ginta, a suo marito. Lei non sapeva che quella vocina non era che l’inizio di tutti i suoi problemi.

 

 

Continua…

  
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