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Autore: Victoire    30/12/2009    3 recensioni
Il matrimonio tra un Malfoy e una Black era tutto ciò che i membri di ambo le famiglie si auguravano.
Poco importava chi fossero i membri in questione. In fondo erano gli unici due disponibili, Lucius da una parte e Narcissa dall’altra.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Lucius/Narcissa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Black & Malfoy




Il matrimonio tra un Malfoy e una Black era tutto ciò che i membri di ambo le famiglie si auguravano.
Poco importava chi fossero i membri in questione. In fondo erano gli unici due disponibili, Lucius da una parte e Narcissa dall’altra.
E, cosa ancor più importante, entrambi sembravano avere a cuore l’approvazione dei propri genitori che, come da accordi presi, sarebbe giunta solo nel momento in cui i due ragazzi avessero sottoscritto l’accordo matrimoniale.


Era una fredda giornata di Novembre quando i ragazzi decisero di incontrarsi senza avvertire le proprie famiglie. Lo fecero in un pub di Londra poco frequentato proposto da Narcissa.
Quando lei gli aveva fatto il nome del posto Lucius era rimasto basito, non riusciva a capire come quella ragazzina tutta alta società e buone maniere potesse conoscere un posto del genere.
Si erano incontrati li alle 18.00 in punto, materializzandosi pressoché contemporaneamente agli angoli opposti della strada.
- Malfoy - salutò lei, avvicinandosi al ragazzo.
- Black - ricambiò lui con aria tranquilla. - Entriamo - le disse dando uno sguardo attorno prima di precederla nel loco.
- Non ci troveranno - precisò lei tranquilla mentre sfilava la mantella blu notte.
- Non si sa mai - puntualizzò il biondo.
- Incantesimo di Disillusione - sussurò lei avvicinandosi all’altrui orecchio. Un ghigno mal celato nella voce. - E anche un rivelatore - aggiunse tiepida superandolo e prendendo posto ad un tavolino vuoto nei pressi della porta che congiungeva al retro.
Lucius le sorrise di un sorriso sghembo, compiaciuto della scaltrezza di Narcissa.
Prese posto dinnanzi a lei e non esitò oltre.
- Vogliono che ci sposiamo - disse calmo.
Lei perse il controllo per un attimo spalancando gli occhi più del dovuto. Quell’idea la mandava al manicomio ogni volta.
- Possono obbligarci? - gli chiese.
Lucius scosse il capo con aria stanca e allargando appena le braccia, lasciando che la schiena trovasse riposo contro la sedia.
- Quando? - continuò lei.
- Meno di un mese - incalzò lui. - Dobbiamo trovare una soluzione -
Narcissa mosse il capo trovandosi perfettamente d’accordo con quanto detto dal suo interlocutore.
Il silenzio scese tra loro mentre consumavano le ordinazioni fatte ad un cameriere sulle cinquantina che camminava trascinando i piedi sul pavimento.
La ragazza fece schioccare le labbra.
- E se dicessi che sono incinta? - chiese sorridendo.
Lucius inarcò un sopracciglio, assumendo una posa pensosa. - Dici che funzionerebbe? -
Lei annuì mentre il sorriso scemava.
- E chi sarebbe il padre di questo fantomatico bambino? -
Narcissa inspirò profondamente storcendo appena le labbra, incerta.
- Insomma Cissy, non hai un fidanzato che sarebbe disposto a..? - Non terminò la frase, la Black lo aveva letteralmente raggelato con lo sguardo.
- Sono io che non voglio - puntualizzò.
Riprese la mantella e la indossò con gesto svelto dirigendosi verso la porta senza degnarlo nemmeno di uno sguardo.


Il giorno seguente si scatenò l’inferno.
Non appena Narcissa comunicò a sua madre di essere incinta la donna la guardò allibita prima di assestarle un sonoro ceffone.
- Sei impazzita? - le chiese quindi, la voce più simile allo stridio di unghie sulla lavagna che ad altro.
- Mi dispiace arrecarvi un dispiacere madre - disse lei, con tutto il pathos che riuscì a raccogliere per assecondare la tragicità del momento.
- Non si tratta di questo Narcissa! - trillò la donna - Ora come faremo con i Malfoy? - la donna si portò le mani al capo e la ragazza represse una risata. Vedere sua madre in quelle condizioni la rendeva particolarmente ilare.
- Diremo loro che non è più possibile rispettare l’accordo - aggiunse spicciola la ragazza.
La madre si rabbuiò. - pensi che sia così facile? - le domandò quindi, una punta di tristezza nella voce che, di colpo, aveva ripreso il suo consueto tono.
Madre e figlia si guardarono.
- Chi è il padre? -
Ecco il momento che aveva tanto temuto. L’unico per il quale aveva atteso ancora prima di mentire loro.
- Un viandante. E’ successo per caso - disse quindi voltando lo sguardo.
La donna prese a misurare la stanza a grandi passi prima di dirigersi verso la scrivania e annotare delle parole su una pergamena grigiastra, quella riservata alle comunicazioni ufficiali.
Narcissa si avvicinò a sua madre e abbassò gli occhi per leggere quanto scritto da lei.

Sono lieta di informarvi che la nostra Narcissa aspetta un bambino dal vostro Lucius.
Vi aspettiamo a cena per discutere i dettagli.


L’espressione della ragazza mutò repentinamente.
Divenne incerta, incredula. Si morse il labbro allontanandosi.
Ora non ci sarebbe stata davvero più alcuna via di scampo.

Gli ospiti giunsero in perfetto orario, li vide arrivare dalla finestra prima ancora che l’elfo di casa Black le si materializzasse accanto comunicandole il messaggio di sua madre.
Non si dette pena di guardarsi allo specchio prima di varcare la soglia della stanza, era furibonda.
Scese le scale con la dovuta perizia viste le scarpe con il tacco e l’abito lungo che era stata costretta ad indossare.
Non appena giunse al piano terra la madre le si affiancò e, artigliandole un braccio, la condusse verso la porta di ingresso che un istante dopo si aprì lasciando entrare il Signore e la Signora Malfoy per primi seguiti a ruota da un Lucius più che sconvolto.
I due ragazzi si fissarono negli occhi.

Dopo i convenevoli presero posto alla grande tavola che era stata imbandita per loro.
Narcissa e Lucius furono costretti a sedersi l’una accanto all’altro.
Erano alla seconda portata quando il ragazzo allungò il proprio braccio verso quello che lei aveva abbandonato in grembo. Strinse forte l’altrui mano con la propria e lei si voltò.
De-vo-Par-lar-ti scandì lui con le labbra semichiuse.
Lei annui e, dopo aver scostato con gesto lieve l’altrui arto, si rivolse direttamente al resto dei presenti.
- Scusate l’interruzione. Arrecherebbe fastidio a qualcuno di voi se io e Lucius ci allontanassimo per un attimo? -
Gli adulti si scambiarono occhiate veloci e, alla fine, fu suo padre a parlare.
- Andate pure Narcissa cara. -
- Vi ringrazio a nome di entrambi - proferì quindi lei, distendendo le labbra in un sorriso. Posò il tovagliolo accanto al piatto e scostò la sedia. Lucius la imitò immediatamente e assieme uscirono dalla stanza.

- Giardino? - propose quindi Lucius voltando il viso verso di lei. La ragazza scosse il capo di rimando svoltando a sinistra, diretta verso il primo piano della sua abitazione.
Non proferirono nessun’altra parola prima di varcare la soglia della stanza di lei.
Quando la porta si chiuse Narcissa parlò con voce atona.
- Qui non ci sentiranno - stette zitta per un attimo - dimmi pure - aggiunse.
Lui si voltò verso di lei con volto serio - Credo che dovremmo farlo - le disse mentre gli occhi argentati percorrevano l’altrui figura.
Lei strinse i pugni d’alabastro per tentare di scaricare la tensione ma non le riuscì. Abbassò quindi lo sguardo puntandolo sul pavimento con insistenza, pregando forse che si aprisse una voragine sotto di lei e che la inghiottisse permettendole così di fuggire via da quel mondo nel quale era costretta a vivere.
Lucius la raggiunse e le posò ambo le mani sulle spalle, la scosse appena.
Lei sollevò gli occhi e li puntò in quelli di lui, erano vagamente acquosi.
Lui la tirò a sé, facendo aderire l’altrui viso al proprio petto. Si strinsero.
E rimasero così, stretti in un abbraccio del quale entrambi avevano dannatamente bisogno.
Di un abbraccio senza calore, di circostanza.
Entrambi costretti ad andare contro la propria volontà, contro ciò che avevano sognato.
Lucius con gli occhi puntati sul legno scuro della porta.
Narcissa con le iridi affondate nel cielo terso al di là della finestra.
Lei fece un passo indietro sciogliendo quel finto sodalizio.
Voltò il capo per non incontrare le altrui iridi e solo allora proferì parola - Hai ragione -
Si voltò quindi percorrendo la strada a ritroso diretta nella stanza nella quale i loro carnefici discutevano amabilmente del colore più adatto per i fiori che avrebbero adornato casa Black per il giorno tanto atteso seguita da Lucius.
Ripresero posto a tavola. Lei sorrise. - Grazie per averci concesso questo momento di intimità - abbassò lo sguardo fingendo imbarazzo provocando così commenti compiaciuti tra i presenti.


Quella notte non dormì affatto.
Si limitò a rimanere sdraiata sotto le coperte tenendo gli occhi serrati.
Sentì la porta aprirsi e richiudersi, non dette peso al rumore convinta che fosse sua madre andata lì ad accertarsi che lei non fosse fuggita dalla finestra come era solita fare da bambina.
Fu quando sentì un tossire sommesso che spalancò le iridi e si mise a sedere lasciando che le coperte ricadessero inermi scoprendole spalle e busto.
- C'è un problema - la voce di Lucius era bassa, preoccupata.
Lei lo guardò con insistenza battendo più volte le palpebre per abituarsi al buio. Non si chiese neppure come diavolo avesse fatto Lucius ad entrare in casa sua a quell'ora della notte, passando per il corridoio per giunta.
- Si aspettano che di qui a nove mesi circa tu dia alla luce un erede - proseguì.
Lei deglutì a vuoto. Non avevano affatto tenuto conto di questo problema.
Si morse il labbro, maledicendosi mentalmente di non averci pensato prima.
- Immagino di si - commentò allora, atona.
Lui stette in silenzio per diverso tempo prima di avvicinarsi a lei.
- Non ci rimane molto tempo - concluse mesto.
Quella verità rimbombò tra le pareti della stanza come se il ragazzo l'avesse urlata.
Lei prese ad annuire lievemente, senza sosta.
Lui finse di non notarla serrando la mascella e scostando lo sguardo.
Lucius afferrò per un lembo la coperta candida sotto la quale Narcissa aveva trascorso le sue notti e la scostò.
Dinnanzi ai suoi occhi si palesò un corpo longilineo avvolto solo da una camicia da notte candida che lasciava intravedere delle curve lievi. Avrebbe dovuto provare attrazione per un corpo tanto perfetto ma in lui non si accese alcuna scintilla. Nessun fuoco prese ad ardere.
Lei si scostò lasciando che lui entrasse nel proprio letto da bambina senza pronunciare parola alcuna.
Durò poco, quel tanto che bastò a lui per garantirsi una discendenza.
Non si trattenne oltre in quella stanza dopo essersi staccato da lei.
Dalla madre del futuro Malfoy.


Il mattino seguente il bagliore del sole la colpì mentre ancora sostava nel proprio letto, incapace di compiere qualunque movimento come se, nel caso in cui si fosse mossa, tutto le immagini che continuavano a scorrerle davanti agli occhi come un film le sarebbero sembrate ancora più vere.
Un pub, una bugia, una pergamena grigia, una notte.
Si portò istintivamente una mano al ventre.
A rigor di logica avrebbe dovuto odiare quel bambino, odiarne persino l’idea. E invece si stupì del fatto che, pensando a lui, provava un accozzaglia di sentimenti indistinti.
Tutti meno che uno, l’odio.
Lui sarebbe stato la sua ancora di salvezza, la sua ragione di vita.
Scese di sotto poco dopo non stupendosi di trovare sua madre alle prese con svariate pile di inviti.
- Stanno arrivando i Malfoy - le disse la donna.
Narcissa annuì con tranquillità. - Lucius verrà? -
La donna si bloccò, la destrorsa a mezz’aria che stringeva ancora la piuma con la quale stava stilando la lista degli invitati.
- Che domande sono? - le chiese, inorridita - Ovviamente - concluse infine, tornando a prender nota di chissà quale parente sconosciuto.
La ragazza sospirò appena dirigendosi verso l’esterno.
Poco dopo giunsero i Malfoy al completo.
Questa volta però a guidare il gruppo era proprio Lucius, come se adesso avesse acquistato maggiore autorità.
Si trovò in imbarazzo nel ricambiare i saluti affettuosi della futura suocera e i commenti adulatori del suocero. Entrambi si avvicinarono poi all’interno della casa, lasciando soli i futuri sposi.

Lucius e Narcissa si trattennero in giardino, passeggiando con tranquillità l’uno di fianco all’altra, fingendo di aver dimenticato quanto avvenuto solo poche ore prima.
La giovane donna fletté le gambe, accoccolandosi dinnanzi ad un cespuglio di rose.
Il giovane uomo rimase ad osservarla dall’alto, con le mani nascoste nelle tasche dei pantaloni scuri.
Una mano candida si sporse per carezzare un bocciolo mentre un’altra, altrettanto candida, le si affiancava.
Narcissa voltò il capo verso l’erede di casa Malfoy e sollevò il viso assumendo espressione incredula. Lucius ritrasse istantaneamente la mano e, dopo aver puntato lo sguardo negli occhi della sua futura moglie, riprese a camminare lasciandola lì, vicina al suo cespuglio di rose.
Calciò il pietrisco con rabbia sollevando una nebbia densa di sassolini.
La ragazza seguì il suo futuro consorte con lo sguardo. Accarezzò con gli occhi le spalle forti, le braccia affusolate, le gambe muscolose.
Ne analizzò l’andatura, era armoniosa. Rimase spiazzata da quel gesto di stizza, non aveva mai visto Lucius lasciarsi andare prima di allora.
Si rimise in piedi e lo seguì, come un’ombra segue il suo padrone, senza fare rumore, senza disturbare in nessun modo, mantenendosi solo a qualche passo di distanza.
Lucius nel mentre continuava a fissare le proprie scarpe, concentrato a tal punto nel cercare una via d’uscita da non rendersi conto del sopraggiungere della donna.
Ad un tratto arrestò il suo incedere e sollevò lo sguardo, Narcissa lo imitò ancora una volta.
Compì un paio di passi per essere esattamente dietro di lui e stese il braccio destro in modo tale che la mano corrispondente sfiorasse appena l’avambraccio sinistro di Lucius.
Lui trasalì, impreparato a quel tocco tanto lieve quanto forte, ma lei non si ritrasse. Rimase anzi a guardarlo, immobile, aspettando che lui rompesse quell’immobilità.
Lucius annuì appena, in silenzio, quasi stesse rispondendo ad una tacita domanda.
La stretta di Narcissa si fece più forte sul suo avambraccio e finalmente l’uomo voltò il busto verso di lei. Con la destrorsa le sfiorò la guancia, lei chiuse gli occhi.
E Lucius la baciò come nessuno aveva mai fatto.
A fior di labbra, senza pretese, senza spingersi oltre.
Lei spalancò le due grandi pozze azzurre e, istintivamente, portò la mancina al basso ventre.

Non sapeva ancora che suo figlio sarebbe stato un maschietto ma, in quel preciso momento, sperò
con tutta se stessa che lo fosse e che somigliasse in tutto e per tutto a suo padre, Lucius Malfoy.




Spazio Autrice

Erigre
Anche mentre leggevo i libri della Rowling non sono mai riuscita ad immaginare Lucius come un violento. Per quanto mi riguarda il fatto che sia, o sia stato, un Mangiamorte non è un motivo valido per "condannarlo" . Buon 2010 anche a te^^

Flopi
Grazie mille, erano proprio quelle le mie intenzioni ^^

MyBlindedEyes
Graaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaazie *___* sono commossa ç__ç

Grazie mille per aver commentato ^^

Victoire

  
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