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Autore: Akane    30/12/2009    2 recensioni
"- Passerai dei guai per quel che mi hai detto… -
Danny parve calmarsi e sorprendersi di quel piccolo gesto di premura nei suoi confronti. Si rilassò sulla sedia, finì il mozzicone e lasciandolo cadere a terra lo pestò con lo scarpone. Poi fissandolo serio, senza la minima rabbia, disse quasi rassegnato: - I guai li sto già passando, fra te e mio fratello. E non c’è giorno da quando sono nato in cui non ne passi, onestamente! Ci sono abituato. - " Come si sono incontrati davvero Mac e Danny? Chi era lui prima di andare alla scientifica? Com'è l'inizio della storia?
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Danny Messer, Mac Taylor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'luce e tenebre'
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*Ecco qua anche l’ultimo capitolo. Inizialmente pensavo di farlo diverso e più corto aggiungendo poi l’epilogo, ma alla fine è venuto così ed anche se è un pochino lungo lo lascio com’è. Spero sia all’altezza degli altri e di aver fatto un buon lavoro. Ad ogni modo ringrazio tutti quelli che hanno commentato e seguito la fic, troppo gentili alcuni complimenti… comunque va bene anche la canzone, da dedicarmi allora! ^___- Che dire? Buon anno e buona lettura. Questa, gente, è la mia ultima fanfic per questo anno. Godetevela! Baci Akane*

CAPITOLO III:
LA LUCE IN DONO

/Somebody told me - Killers/
La porta di casa Messer fu praticamente sfondata.
Quando un Louie non in buone condizioni fisiche ma nemmeno troppo malmesso si vide il detective di qualche ora prima infuriato più che mai, impallidì violentemente capendo al volo che qualcosa era andato storto.
Mac nel vedere quell’espressione credette di vedere la sua colpa e il sangue gli andò ancor più alla testa. Senza ragionarci minimamente, con un paio di agenti al seguito, quelli che non erano a setacciare il quartiere in stato d’allarme, gli andò addosso e prendendolo per il colletto della maglia lo spinse con forza sul tavolo che si incrinò pericolosamente sotto il botto.
Premuto sopra di lui con l’espressione più furibonda che mai, ringhiò con l’insano istinto di bucargli la testa:
- Dov’è? Dov’è tuo fratello? - A quelle parole gli occhi di Louie si colorarono di una consapevolezza lampante. La sua paura era diventata realtà. - PARLA! - Urlò allora non avendo per niente la sua famosa pazienza.
Il giovane sotto cominciò a sentirsi davvero male e non per l’istinto omicida di quel poliziotto, bensì per quanto aveva appena appreso.
- L’hanno preso? - Chiese tremante con un filo di voce anche per il petto schiacciato.
- Ne sei stupito? - Non ci credeva. Non ci credeva proprio che fosse davvero all’oscuro di tutto, eppure un fastidioso campanellino d’allarme vibrava sempre più imponente dentro di sé.
- Hanno preso Danny? - Ruggì allora Louie sotto senza sapere dove aveva trovato la forza per farlo in quel modo.
- Non dirmi che non lo sai, pezzo di… -
- NO CHE NON LO SO! NON HO IDEA DI DOVE SIA! E’ GRANDE, MICA SONO IL SUO BABY SITTER! SE VUOLE USCIRE ESCE, NON MI DEVE DIRE CHE CAZZO FA! HO PENSATO CHE FOSSE A FARE LE SOLITE CAGATE IN GIRO! VUOI RISPONDERMI? - Anche lui era arrivato al limite e urlando pur essendo senza fiato, Mac mollò la presa sconvolto. Fu allora che capì notando i lividi sul viso, lividi che lui ore prima non gli aveva fatto.
Era stato picchiato, era a casa senza la sua banda e non aveva davvero idea di dove fosse suo fratello.
Non c’entrava.
Non c’entrava nulla con l’omicidio di Joy, col maltrattamento a Danny ed il suo rapimento.
Aveva capito male, si era sbagliato. Non perse tempo a chiedersi stupidamente come fosse possibile, senza sapere le cose era facile trarre conclusioni affrettate, lo sapeva bene; del resto se Danny si fosse confidato con lui le cose sarebbero potute essere molto diverse.
Gli occhi azzurri sottili si sgranarono mentre ripercorreva ogni cosa nella sua mente aggiungendo i tasselli mancanti.
Ecco perché il ragazzo si era stupito quando lui aveva accusato suo fratello…
Louie si raddrizzò massaggiandosi il collo ed il petto, quindi continuando a guardarlo male tornò a chiedere come un animale in pena cosa diavolo fosse successo e allora Mac si riprese. Cercando di essere pratico ed accantonare ancora una volta regole e controlli, andò diretto al punto:
- Devi dirmi tutto, Louie. Questo è il momento in cui tu mi dici ogni dannatissima cosa e non tralasci nulla! Parti da Joy! -
Certo che non c’era molto tempo per quello, ma se non sapeva non poteva aiutare proprio nessuno.
L’altro davanti a lui cominciò a muoversi avanti ed indietro come se avesse i carboni ardenti sotto i piedi e senza avere idea di cosa fare, alla fine con un ultimo sguardo penetrante e selvatico si decise che sicuramente solo col suo aiuto poteva aiutare Danny.
- Io non so chi sia stato ad uccidere Joy, è la verità. Ma quando ho saputo che mio fratello era stato picchiato mi sono arrabbiato. Tutti lo sanno che non lo devono toccare. Gli ho gridato contro e la situazione è degenerata. Non hanno ammesso nulla ma io me ne sono andato. È da allora che non vedo né loro né Danny. Non so altro! - Mac soppesò seriamente la possibilità di arrestarlo senza credergli ma la consapevolezza che solo lui poteva aiutarlo a trovare Danny, lo schiaffeggiò prepotente.
Lo schifava anche solo pensarlo ma al momento non c’era tempo. Non aveva scelta. Salvare quel ragazzo era molto più importante dei suoi principi e di chi in realtà fosse quel tipo.
Non si fidava, naturalmente. Non era convinto che davvero non sapesse nulla della morte di Joy e tanto meno che fosse così buono con suo fratello… a giudicare da quel che aveva detto in centrale non poteva esserlo.
Però non c’era tempo.
Non c’era e lì su due piedi prese la sua decisione, una decisione che nessuno avrebbe mai potuto biasimare, tutto sommato.
Premendogli il dito contro il petto deciso, disse determinato e tagliente:
- Farò finta di crederti, tu ora però usi tutti gli agganci che hai per trovare Danny o giuro che ti metto dentro. -
E l’avrebbe fatto.
Louie ebbe il tempo di rabbrividire per la seconda volta davanti a quell’uomo e solo un pensiero gli permise di riprendersi e reagire prontamente con un cenno affermativo.
Su tutti lui era l’unico che poteva davvero salvare Danny, salvarlo davvero.
Anche se era uno sbirro del cavolo.

Era come essere schiacciati.
Una musica crescente inondava le loro menti impedendo di ragionare con freddezza e mentre la pressione minacciava di farli impazzire, lo sforzo sovrumano di rimanere in loro veniva fatto da almeno due persone ed erano proprio quelle più coinvolte.
Con una collaborazione che probabilmente sarebbe entrata nella storia, detective e teppista trovarono il luogo giusto.
Fermi entrambi davanti alla vecchia fabbrica diroccata in un quartiere particolarmente vuoto, Mac e Louie si guardarono scambiandosi uno sguardo significativo.
Altri agenti erano con loro ma non tutti quelli che avrebbero dovuto esserci per poter agire.
- Signore, dobbiamo aspettare i rinforzi. -
A quella frase, Louie facendo per andare borbottò:
- Voi aspettate pure i rinforzi, io vado da mio fratello! -
Dopo di ché partì svelto. Non passò troppo prima di sentire la voce fredda e sbrigativa di Mac dire: - Voi controllate l’esterno, quando arrivano i rinforzi aggiornateli e circondate il posto, dopo di ché avvertitemi e aspettate ordini. -
Non passò molto nemmeno prima di sentirselo accanto silenzioso e veloce.
Sapevano entrambi che era un suicidio, che era sbagliato e che non funzionavano così quelle cose, però non avevano scelta. Ne erano entrambi convinti. In ballo c’era qualcosa di molto più importante.
Una volta varcata la soglia i due si guardarono complici e con un gesto Mac fece il silenzio, dopo di ché gli indicò un corridoio prendendone invece un altro.
Era buio ed ormai la sera aveva oscurato quel poco che di giorno si sarebbe potuto vedere. Con la torcia elettrica cercava di illuminare il meno possibile, doveva cercare di passare inosservato.
Appena scese delle scale di ferro arrugginito cominciò a sentire delle voci sommesse.
Chiuse immediatamente la pila e affidandosi all’udito e a quel po’ di luce che veniva dal fondo del corridoio, si mosse più silenzioso che mai, con la pistola stretta davanti a sé nel braccio teso come ogni altro muscolo del suo corpo.
Il solo pensiero di ciò che probabilmente stavano facendo a quel ragazzo gli diede la spinta per andare fino in fondo, qualunque cosa sarebbe successa.
Con sua fortuna la porta dietro cui si sentivano le voci, era socchiusa. Sbirciando vide delle persone di schiena quindi trattenendo il fiato e sudando di tensione, aprì ancora un po’ l’uscio scivolando dentro di soppiatto, infilandosi immediatamente dietro dei mobili lì accanto.
Da lì loro non potevano vederli ma lui invece sì, soprattutto sentire.
Con un’occhiata veloce individuò alcuni dei Tanglewood Boys mentre con una seconda più approfondita e preoccupata riuscì a vedere Danny. Era legato ad un tubo vecchio e di media grandezza che partiva dal pavimento alzandosi fino su al soffitto, dove poi spariva. Sembrava solido. Seduto a terra teneva le mani dietro la schiena, attorno al tubo, le corde lo avvolgevano insieme ad esso, le gambe libere, la testa all’indietro.
Intravide i lividi che erano aumentati, il sangue aveva ripreso a corrergli dalla bocca, dal naso e dal sopracciglio. Anche la canottiera bianca era più rossa come pure i jeans strappati. Nell’insieme non se la stava cavando bene e ancora poco e di Danny non ci sarebbe stato molto da raccogliere.
A quel punto la consapevolezza di essere solo contro un gruppetto armato, lo colpì. Aspettava la chiamata dei rinforzi che sperava fossero arrivati ma il suo cellulare silenzioso non dava cenni.
Proprio quando stava pensando di uscire lo stesso, dalla porta socchiusa vide Louie arrivare.
Lo guardò fisso facendogli cenno di non farsi sentire e di avvicinarsi piano, ma proprio mentre pensava che l’avrebbe fatto lo vide dargli uno strano sguardo sicuro ed indecifrabile, quindi senza fermarsi entrò a passo spedito senza estrarre la sua pistola, che Mac sapeva bene essere nascosta nei pantaloni nonostante non dovesse possederne una.
Non capì lì per lì cosa avesse in mente ma non avendo idea di cosa fare e non potendo scoprirsi così, rimase ad osservare.
- Ehi! Cosa diavolo state facendo? - Forse poteva risolversi senza spargimenti di sangue… Mac cominciò a capire cosa avesse in mente.
Poteva anche funzionare, dopo tutto…
Rimase a guardare nella speranza che abboccassero.
Gli altri suoi amici si girarono di scatto puntandogli le pistole contro di riflesso, ma le riabbassarono vedendo che era lui.
Non sembravano aver paura.
- Non lo vedi? - Fece Tony indicando Danny sull’orlo del crollo. Nonostante tutto i suoi muscoli ben sviluppati erano tesi e cercavano di far forza per liberarsi dalle corde. La testa però non riusciva a tenerla su.
Non era facile. Mac lo capì. Per Louie non era facile la mossa.
Se non voleva finire male doveva far finta di essere dei loro e cercare di convincerli a liberarlo e smetterla con furbizia. Era davvero così lucido quel teppista?
- Lo sai che non voglio che fate certe cose. - lì per lì Mac ebbe la sensazione che Louie tentasse di fare anche una terza cosa, fra le altre… cercare di non far capire a Danny quanto tenesse a lui e quanto lo difendesse con i suoi amici.
Il fratello spostò gli occhi su di lui come se lo sentisse per la prima volta, quindi stupito sembrò chiedersi cosa avrebbe fatto. Non era certo che fosse lì per aiutarlo.
- Ma il cucciolo deve essere educato… lo sai che ci sono le regole. Non si parla con gli sbirri… e lui l’ha fatto non solo una, ma due volte! - Mac si morse il labbro nervoso, sapeva che era stata colpa sua, in fondo, ma aveva solo cercato di fare il suo lavoro.
Strinse la pistola pronto ad uscire ma non si alzò dalla sua postazione.
- Non sta a voi! A lui ci penso io, ve l’ho detto! - Sembrava scaldarsi, Louie.
- Ma tu non lo fai! - Rispose ironico Tony come se lo prendesse poco sul serio.
- E poi di che diavolo avete paura? Mica siamo stati noi ad uccidere Joy, che cazzo poteva dire… - Sembrava davvero sincero.
- Quanto sei ingenuo… chi non collegherebbe Danny a noi? Non è dei nostri ma è il tuo fottutissimo fratellino… sospettare di lui significa sospettare di noi. E se il novellino si fa interrogare da uno sbirro è ovvio che comunque ci incastra! Non me ne frega se ho… come ha detto? La coscienza pulita? - A quello si mise a ridere di scherno, poi riprese più velenoso: - Non basta avere la coscienza pulita, lo sai. Anche se né noi né lui - indicò Danny - c’entriamo con la morte di quel coglione dello scorpione, siamo nella merda fino al collo. L’ho capito appena ho visto lo scemo parlare con quel piedi piatti, stamattina. Mi perdonerai ma ho dovuto dargli una lezione. Non doveva farlo. Poi però quel pezzo di merda è venuto fin da noi a minacciarci. A minacciarci, capisci? Di non toccare il tuo caro fratellino… - scimmiottò quella che sembrava una donnicciola. Poi sprezzante concluse: - E con te che ti sei rivoltato non ho avuto scelta. I cani vanno educati, lo sai bene! -
Fu allora che Louie parve non farcela più e senza riflettere oltre estrasse la pistola e veloce come un fulmine la puntò alla fronte di un Tony sorpreso che non si sarebbe mai aspettato quel gesto.
Nell’istante successivo la tensione salì alle stelle. Tony non si mosse fissandolo dritto negli occhi con uno sguardo di sfida, mentre invece gli altri puntavano le rispettive armi contro.
Senza attendere oltre, Mac saltò fuori e gridando di fermarsi la puntò subito a sua volta verso tutti loro. Non era stata la mossa migliore, lo sapeva, ma in quel momento le cose erano degenerate.
Ci fu un attimo di ferma in cui nessuno agì cercando di capire che diavolo stesse succedendo. Tutti cercarono di capire chi avrebbe ceduto, si fissarono in cagnesco senza cedere di un passo, odio nell’odio. Nessuno avrebbe smesso per primo. Doveva ragionare. Era difficile in una situazione simile ma doveva sforzarsi, i rinforzi probabilmente erano arrivati in quel momento, era questione di attimi, doveva solo resistere, prendere tempo, inventarsi qualcosa.
Calmare gli animi di tutti.
Certo. Ma come?
Trattenendo il respiro improvvisò facendosi padrone di una calma e freddezza che non avrebbero mai creduto visti i precedenti.
- Fermi. Calmiamoci tutti. Che ne dite di provare a riflettere un attimo? - Sembrava esperto di quel genere di cose. - Non faremo altro che ucciderci a vicenda. Non la possiamo risolvere così. - Con gli occhi di tutti che correvano forsennati da uno all’altro, il tempo pareva ancora bloccato. - Mettiamo giù le pistole. Forza. - Disse quindi con fermezza abbassandosi per farlo davvero. Tutti gli altri lo guardarono come se fosse impazzito, loro malgrado nel sentirlo parlare avevano iniziato insieme a lui a sciogliersi abbassando lentamente le braccia.
In realtà lo sbirro aveva ragione. Non avrebbe portato a nulla l’uso delle pistole da parte di tutti.
Anche se erano due contro quattro.
Quei due non erano da poco.
Quando tutti ebbero messo giù le pistole e si furono rialzati sempre lentamente, tenendo le mani in vista, Mac rimase in silenzio sentendo distintamente i respiri nervosi e profondi di tutti. Sapevano che stava per scoppiare il finimondo, era questione di attimi.
Respirare. Dovevano respirare e cercare di ragionare con lucidità.
Continuarono a scambiarsi delle fugaci occhiate nella speranza di trovare uno spunto per agire, ma sembrava difficile.
Fu Danny, fu lui a dare il via al tutto.
Quando anche i suoi occhi gonfi e rossi finalmente reagirono alla voce e alla presenza di Mac come illuminandosi di una speranza morta, quel caos momentaneamente placato esplose senza pietà.
Furono infatti le sue gambe a dare il via al gioco e con una forza inaspettata falciò le gambe di uno dei ragazzi che si era messo davanti a lui.
Cadendo a terra sbilanciato sbatté la testa contro lo spigolo lì accanto e stordito rimase giù senza muoversi.
Nell’istante successivo tutti gli altri agirono di scatto velocissimi e sia Mac che Louie si trovarono a calciare le pistole lontano per impedire che qualcuno le recuperasse e sparasse, dopo di ché con una mossa precisa e letale Mac mise fuori combattimento un altro ragazzo.
Non gli ci volle molto con le sue conoscenze di arti da combattimento, un colpo secco del palmo contro il punto di pressione più delicato e i fili si scollegarono trasformandolo in una marionetta inanimata.
Fra Louie e Tony partì subito un corpo a corpo tipico dei ragazzi di strada, senza pietà, senza esclusione di colpi. Entrambi ci andavano giù pesante e con pugni potenti ben presto si trovarono a vacillare, eppure era una questione di principio, si arrivava ad un punto in cui non si può più far finta di nulla. Affronti quello che ti sta sull’anima e lo fai senza pietà, tirando fuori ogni cosa.
L’uno buttato sull’altro si rotolavano a terra cercando di prevalere, poi invertivano le posizioni e riprendevano la lotta in ogni modo a loro disposizione.
A Mac non rimase che vedersela con l’altro ragazzo rimasto, non sarebbe stato complicato se non avesse tirato fuori il coltellino a serramanico. Classico, pensò il più grande senza cambiare espressione, rimanendo concentrato.
Schivò un paio di volte i fendenti che più che letali sembravano disperati, dopo di che afferrando deciso e sicuro la lama, permettendole di tagliargli il palmo che sanguinò subito, gli prese il polso meglio e con un movimento secco e deciso spinse sul gomito rompendoglielo.
Non il tempo di pensarci. Non il tempo di rifletterci.
La vita.
Devi scegliere per la tua vita e quella di altre persone che devono cavarsela, devono farcela.
E poi c’è quella speciale da salvare. Non puoi fallire, non puoi perdere tempo, non puoi pensarci.
C’è la vita in ballo.
E balli. Balli nel modo più deleterio e letale possibile. Veloce, senza scrupoli.
Vai e affondi.
Liberatosi di tutti quelli che erano rimasti, Mac si voltò verso Louie e Tony, quindi recuperando in fretta la propria pistola gettata in un angolo l’alzò puntandola addosso ai due aggrovigliati sul pavimento che non riuscivano a prevalere l’uno sull’altro.
L’istinto di uccidere.
Ecco cosa c’era nei loro volti.
Uccidere, ferire il più possibile, far male e basta.
Non pensò si trattasse davvero di Danny, gli sembrò più che altro un pareggio dei conti.
Non aveva idea di che storia avessero e cosa ci fosse dietro tutto quello, sapeva solo che loro non avevano ucciso nessuno ma che avevano fatto del male ad un ragazzo innocente che Dio solo sapeva se si sarebbe mai risollevato dal fosso in cui era precipitato.
Senza fare mossa alcuna, con i muscoli tesi e le braccia pronte mentre la sua testa ragionava svelta, pensò anche di lasciarli a loro stessi, che se la vedessero da soli.
Lo pensò davvero.
Louie non era un eroe per averlo aiutato, era solo la probabile causa maggiore di tutti i suoi guai… più che ringraziarlo avrebbe dovuto arrestarlo, in realtà. Però il suo animo di base buono prevalse su tutto il resto e abbassando l’arma scosse la testa stringendo contrariato le labbra. Non era d’accordo, razionalmente non avrebbe voluto e non se lo sarebbe meritato, ma dopo di questo la storia poteva chiudersi definitivamente.
Così senza pensarci si avvicinò svelto, preciso e letale come un fulmine colpì con il calcio della pistola la nuca di Tony, al momento sopra l’altro con le mani premute sul viso.
Si accasciò immediatamente privo di sensi su Louie che se lo scrollò un istante dopo, cercando di capire cosa fosse successo.

/Colors - Amos Lee/
Vedendo Mac in piedi sopra di loro comprese e senza il minimo segno di gratitudine o contentezza per essersela cavata, si alzò.
Si guardarono a lungo senza dire nulla o cambiare espressione, poi fu Mac a dire serio ed incisivo:
- Credo che qualcuno aspetti suo fratello. - Ci sperò. Lì per lì ci sperò davvero.
Che finalmente diventasse l’uomo che doveva e cominciasse a vedere di quel ragazzo lasciato a sé stesso.
Ma dopo uno sguardo duro e sprezzante al giovane ancora legato e pieno di lividi, col sangue che usciva dalle ferite al viso che lo ricambiava come fosse sospeso in un limbo, voltò loro le spalle e borbottando amaro: - Io non c’entro con lui. Tutto questo l’ho fatto solo per me. Avevo dei conti in sospeso con Tony. Tutto qua. - se ne andò.
La delusione colpì Mac come un pugno in pieno stomaco, quindi si chiese come dovesse sentirsi Danny. Sospirando scontento si voltò verso di lui e abbassandosi lo liberò silenzioso. Quando ebbe finito l’altro ancora non si muoveva, rimase immobile appoggiato al tubo con le mani abbandonate ai lati e la testa all’indietro. Gli occhi socchiusi rivolti alla porta dietro cui suo fratello era appena sparito. Respirava appena e sicuramente stava male ma non un gesto, non un mormorio od un lamento, nulla.
A Mac guardandolo in quelle condizioni gli si aprì il cuore e provando un profondo dispiacere sentì l’istinto fortissimo di proteggerlo, curarlo e tirarlo fuori dal buio in cui ora era.
Non aveva idea di come si potesse donare la luce a qualcuno immerso nelle tenebre. Non ce l’aveva. E dirgli che quella di Louie era solo una posa sarebbe stato stupido.
Normalmente trovava le parole giuste, normalmente c’era sempre qualcosa da dire ma lì nulla gli parve all’altezza.
Col cuore colmo di un sentimento che da molto non provava, semplicemente lo prese delicatamente per le spalle, come aveva fatto quel pomeriggio toccando distratto il suo tatuaggio, poi lo strinse a sé appoggiando il suo viso contro il proprio petto. Dopo un primo momento di irrigidimento si abbandonò contro di lui e come se respirasse per la prima volta, aggrappandosi alla sua schiena come fosse un’ancora di salvezza, pianse le prime amare e dolorose lacrime della sua vita.
Adesso basta, si diceva. Adesso basta crederci. Suo fratello non c’era e mai ci sarebbe stato.
Singhiozzando con disperazione tirò fuori tutto il suo dolore donandolo a quello sconosciuto che per lui aveva fatto più di suo fratello in tutta la sua vita.
E quello sconosciuto raccolse le sue lacrime donandogli in cambio la propria luce.
Non potevano certo saperlo ma quello per loro, in realtà, fu solo l’inizio.

FINE



   
 
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