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Autore: jellyfish    31/12/2009    5 recensioni
questa storiella mi è venuta in mente durante una noiosa lezione di filosofia... dal testo: "Ma ogni volta che considerava l’idea di farlo, si ricordava che Alisa non era completamente umana. C’era lo spettro dei circuiti ad offuscare la sua anima e bloccare parte dei sentimenti umani" ho fatto "resuscitare" Tougou, anche se ha una parte piccola!
Genere: Triste, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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One shot Alisa-Lars

 

   Last Kiss GoodBye

 

This is our last goodbye
I hate to feel the love between us die
But it's over
Just hear this and then i'll go
You gave me more to live for
More than you'll ever know

 

 

PROLOGO

 

Alisa. A vederla sembra una ragazza qualunque, magari un po’ originale, ma tutto sommato normale. Un fisico slanciato, ma con le dovute rotondità femminili, che nasconde muscoli ben sviluppati e sodi, tanto da sembrare perfetti. In realtà, quei muscoli e quel fisico sono perfetti. Occhi verdi, stranamente vitrei e lucidi, ma non si nota da vicino. Labbra rosee, né troppo sottili, né troppo piene. L’unica cosa che la distingue dalla maggior parte degli altri esseri umani sono i capelli. Non tanto il taglio, quanto il colore. I suoi capelli, tagliati corti, sono infatti di due colori. Una metà è tinta di un acceso rosso-fucsia, mentre l’altra di un bel rosa acceso. Il tutto corredato da graziose margherite. Dalla cura con cui sono tenuti i suoi capelli si direbbero perfetti anche questi. Insomma, sembra proprio che la perfezione divina si sia incarnata in lei. Ma da dove viene in realtà tanta perfezione? Da nessuna divinità esistente. La sua perfezione non è altro che il risultato di un uomo, che per non perdere la figlia, la trasformò in un cyborg, destinandola alla protezione del capo della Mishima: Jin Kazama. Eppure qualcosa è andato storto.

Parte dell’umanità di Alisa è andata perduta. Ha solo sprazzi e frammenti di sentimenti ed emozioni. L’incontro con Lars Alexandersson ha creato problemi alla sua personalità. Un conflitto interiore lacerava quello che restava della sua anima. Il suo sistema operativo le diceva che Lars era un nemico. Ma c’è qualcosa che è capace di mettere a tacere anche i migliori sistemi operativi. Il cuore. Era bastato seguirlo per qualche giorno nel suo viaggio per ritrovare la memoria, per capire che quel ragazzo non poteva essere un pericolo da combattere. A modo suo, aveva imparato a volergli bene, per quanto le era possibile nella sua condizione di androide.

 

ÓnÎ

 

La Tekken Force si stava preparando per una nuova spedizione. Lars aveva un sacco di lavoro da fare, eppure non riusciva a concentrarsi. Dovevano andare nel deserto questa volta e c’erano un sacco di cose da preparare. Cibo, acqua, divise, troppe cose da organizzare per una persona che con la testa è da tutt’altra parte. Da quando Lee era riuscito a guarire Alisa, o meglio a riattivarla, Lars aveva perso completamente la concentrazione in ogni cosa che faceva.

 – ehi, Lars! Posso venire anche io nel deserto con te? – la sua voce era cristallina e melodiosa come sempre, ma Lars non poteva cedere, mettendo così di nuovo a rischio la vita della ragazza.

 – non è il caso, sarà pericoloso – mentre pronunciava quelle parole cercava di non guardarla in faccia. Se l’avesse anche solo fissata per qualche secondo, non sarebbe più stato in grado di dirle di no. Eppure c’era una gran parte di lui che la voleva con sé nel deserto. Nel deserto? Solo? No, la voleva con sé ovunque. Ogni istante che le era vicina, Lars sentiva sempre più la voglia di dirle tutto quello che provava. Voleva dirle che l’amava, che avrebbe fatto di tutto per proteggerla, anche mandare a monte una missione troppo importante. Ma ogni volta che considerava l’idea di farlo, si ricordava che Alisa non era completamente umana. C’era lo spettro dei circuiti ad offuscare la sua anima e bloccare parte dei sentimenti umani.

 e allora? Ti ho sempre seguito e ti sono sempre stata di aiuto… dai… per favore! – i suoi occhi grandi e dolci erano fissati su di lui, che intanto continuava a far finta di essere troppo occupato per guardarla. Com’era possibile che quegli occhi vitrei sembrassero così… umani?

 – lo so, ma questa volta proprio non puoi, mi spiace ma dovrai aspettarmi qui – questo era tutto quello che riusciva a dirle. Non riusciva a dirle che quello in realtà era un addio. Che la loro missione questa volta era davvero suicida. Che avevano scoperto che la Mishima non era stata distrutta e che il loro nucleo segreto e più potente si nascondeva proprio nel deserto. Esattamente dove stava per andare lui con i suoi uomini. Stava per entrare nella tana del lupo. Non riusciva nemmeno a dirle che se fosse venuta con lui, molto probabilmente qualcuno avrebbe riattivato la funzione di macchina da guerra al servizio della Mishima. Lee, nonostante il suo lavoro accurato sui circuiti dell’androide, non era riuscito a debellare il rischio che qualcuno la resettasse nuovamente per sfruttarla come una pericolosissima arma letale. 

 – non mi vuoi più con te? – quella domanda così ingenua spiazzò completamente Lars. Pensava di aver vinto quella piccola battaglia, pensava di essere riuscito a convincerla senza guardarla negli occhi, ma a volte si dimenticava della sua ingenuità robotica.

 – lo sai bene che non è così – non era riuscito a non alzare lo sguardo su di lei stavolta. Alzando la testa, si trovò gli occhi verdi di Alisa a meno di cinque centimetri dai suoi.

Questo era troppo, davvero troppo per lui.

 smettila Alisa, non… non fare così… – la ragazza gli stava passando una mano sulla guancia. Non sapeva nemmeno lei perché lo faceva, ma sapeva che a lui piaceva.

 – per favore, io voglio venire con te… – Lars stava per cedere. Sentire quella pelle liscia che gli accarezzava la guancia era peggio di una droga per lui. Si sentiva stordito, incantato, ipnotizzato. Era completamente in suo potere. In quella posizione non gli sarebbe stato affatto difficile riuscire a fare quello che desiderava da tempo. Voleva baciarla. Voleva provare la sensazione di avere quelle labbra rosee sulle sue; voleva sentire il suo sapore e il suo profumo, anche se sapeva che era sbagliato. Giusto o sbagliato che fosse, Lars si avvicinò ancora di più a lei, accarezzandole la mano che stava sulla sua guancia. Mancavano forse due centimetri alla realizzazione del suo desiderio.

 – signore, le truppe sono pronte! – Tougou si era accorto troppo tardi che quello non era un momento adatto ad avvisare il suo capo dell’imminente partenza. Trovandosi davanti a quella scena che a prima vista sembrava piuttosto romantica, abbassò lo sguardo imbarazzato sui piedi della sua uniforme rossa e nera.

Lars, ancora più imbarazzato di lui, ma piuttosto grato all’amico per avergli impedito inconsapevolmente di compiere una sciocchezza, si allontanò da Alisa e cercò di darsi un contegno militaresco.

 – ah… grazie Tougou, arrivo subito – nello sguardo di Lars, Tougou lesse tutta la gratitudine dell’amico per essere arrivato nel momento giusto.

 – tu resta qui. Ci vediamo appena torno – a sentire quelle parole dal tono poco convinto, negli occhi di lei sembrò esserci preoccupazione. Lars uscì a passo svelto seguendo l’amico. Ci sono cose che lui avrebbe voluto dirle, ma nemmeno quel momento gli sembrò opportuno. Forse non avrebbe mai trovato un momento che gli sarebbe sembrato opportuno.

 

Ti amo Alisa, anche se non sei completamente umana, io ti amo.

 

Questo forse non gliel’avrebbe mai detto.

 

This is our last embrace
Must I dream and always see your face
Why can't we overcome this wall
Well, maybe it's just because i didn't know you at all

 

Alisa restò ferma a guardarlo andare via, senza sapere cosa passasse in quel momento nella sua mente e nel suo cuore. Il suo lato robotica analizzava la situazione in modo razionale e freddo, ma la parte umana sembrò prevalere su questo. Lars se ne stava andando e non voleva portarla con sé. La missione era troppo pericolosa per lei. Ma se lo era per lei, un robot che poteva sempre essere aggiustato, per Lars, un uomo in carne ed ossa, doveva essere una missione mortale. Questa conclusione gliela fornì il suo cervello robotico. D’altra parte, il suo cervello umano, o meglio il suo cuore, reagì a questa informazione realizzando che Lars sarebbe morto. Non l’avrebbe più rivisto. Quello per loro era stato un addio. Tutte queste riflessioni si susseguirono in pochissimi secondi, giusto il tempo che Lars e Tougou uscissero all’aperto e generarono in lei una reazione spontanea e imprevista dai cip.

 

Fu davanti a loro in meno di un secondo. Grazie alle sue ali meccaniche era in grado di spostarsi ad una velocità impressionante.

 – io vengo con te – la sua voce adesso non aveva più nulla di dolce e sottomesso. Era risoluta, decisa e non poteva essere contraddetta. Lars, infatti, non riuscì ad emettere alcun suono, nonostante la sua bocca aperta per l’intenzione di risponderle. Tougou intanto guardava la scena con aria spaesata di chi non sa come comportarsi. Decise che era meglio tacere e aspettare ordini dal capo.

 – Tougou – aveva finalmente riacquistato la voce e la padronanza di sé.

 – sì, signore – Tougou si mise sull’attenti, pronto ad eseguire e soprattutto a togliersi dall’imbarazzo di quel momento. Il secondo momento imbarazzante nel giro di pochi minuti.

 – fai salire le truppe sugli aerei, io arrivo tra un minuto – annuì e corse ad eseguire gli ordini del capo. Lars e Alisa erano di nuovo soli.

 – Alisa… non voglio che ti succeda nulla… – si stava pericolosamente avvicinando a lei, ma questa volta era deciso a non fermarsi per nessuna ragione al mondo. Arrivò a pochi passi da lei e allungò la mano per cingerle quella vita perfetta. Sentendo la morbida stoffa del vestito che ricopriva la pelle di lei ebbe un balzo e quasi desistette dal suo intento. Questa volta però non poteva fermarsi. La strinse a sé e lei non oppose resistenza. Sembrava quasi che anche lei provasse piacere da quel tocco. Consapevole che in realtà non era così, a Lars vennero quasi le lacrime agli occhi. Stava vivendo una bellissima illusione, ma restava pur sempre un’illusione. La trattenne a sé per qualche istante e con la mano sinistra, stranamente libera dal solito guanto rosso, le alzò la testa e si trovò con gli occhi persi nel verde dei suoi.

Kiss me, please kiss me
But kiss me out of desire, babe, and not consolation
You know it makes me so angry 'cause i know that in time
I'll only make you cry, this is our last goodbye 

 

La baciò, finalmente. Sentì il sapore delle sue labbra che si schiudevano sulle sue e un’ondata di sensazioni meravigliose gli invasero l’animo. Insinuò la lingua tra quelle dolci labbra e trovò il suo bacio ricambiato da lei. Questo di sicuro non rientrava nella programmazione dell’androide, doveva essere per forza opera della restante parte umana di Alisa. La restante parte umana che si godeva quel piacere e quella momentanea libertà dai circuiti che la tenevano imbrigliata. Lars dal canto suo si sentiva in paradiso. Aveva tra le sue braccia la vera Alisa e lo sentiva. Sentiva che non stava baciando un robot freddo e insensibile, ma una bellissima ragazza che amava e da cui era amato. Finalmente il suo sogno si era realizzato. Ma a quale prezzo. La consapevolezza che in lei c’era ancora così tanta della sua parte umana originaria rafforzò ancora di più l’idea di Lars. Si era avvicinato per baciarla non solo per realizzare il suo sogno più intimo, ma anche per salvarla. Alla base dei capelli di lei c’era un minuscolo pulsante, della dimensione di un neo quasi. Mentre la baciava con sempre più trasporto e sempre più intorpidito dal piacere che provava, ma senza perdere del tutto la lucidità, le insinuò la mano sinistra tra i capelli e raggiunse così l’unico neo che quel corpo perfetto aveva. Lo spinse con delicatezza, proprio mentre il loro bacio aveva raggiunto, sia per lui che per lei, il massimo del piacere sopportabile senza andare oltre. Il corpo perfetto di lei gli si accasciò tra le braccia e una voce metallica proveniente dal profondo dei suoi cip di tecnologia avanzata annunciò il momentaneo arresto del sistema.

mi spiace… ho dovuto… ti amo Alisa – Lee l’aveva avvisato di quel piccolo pulsante da usare in caso di emergenza. Si ricordava ancora delle esatte parole di lui.

 

Usalo in caso di emergenza. Se qualcuno dovesse riuscire a riattivare la sua funzione di arma letale in mano alla Mishima premilo e si addormenterà. Più che addormentarsi andrà in pre-spegnimento. Solo io so come riattivarla, non ti preoccupare non corre alcun rischio mentre non è attiva. Visto che non sono riuscito a eliminare del tutto un possibile controllo su di lei, mi è sembrato opportuno inserire un modo per fermarla senza doverla distruggere.    

  

In quel momento era estremamente grato a Lee per quello che aveva fatto.

 

Did you say "no, this can't happen to me,"
And did you rush to the phone to call
Was there a voice unkind in the back of your mind
Saying maybe you didn't know him at all
You didn't know him at all, oh, you didn't know

 

Adagiò il corpo spendo di Alisa a terra e tirò fuori il cellulare. Restava solo da premere un altro pulsante adesso. Il telefono squillava. Dopo qualche istante una ben nota voce rispose.

 – Lee, sono Lars. Non posso spiegarti adesso. Vieni immediatamente alla base di partenza del mio comando. Ho dovuto disattivare Alisa. No, nessuno ha preso il controllo su di lei… sono solo io che ho perso il mio autocontrollo... – quell’ultima frase sussurrata appena non fu udita da Lee – io devo partire in missione, la lascio nel mio ufficio. Conto su di te amico.

Chiuse il telefono e riprese in braccio la sua amata con il cuore gonfio per l’imminente addio. La riportò nel suo ufficio e la stese sulla sua scrivania. Le diede un ultimo bacio sulle labbra ormai immobili e una carezza su quelle guance così rosee e morbide. Si voltò e cercò di darsi un contegno. Con passo militare uscì dall’ufficio e raggiunse le su truppe per quella missione suicida.

 – tutto apposto, Lars? – Tougou sapeva bene quando parlare al capo e quando invece all’amico.

Lars rispose con un cenno del capo e il portellone dell’aereo si chiuse. Cercando di non guardarsi più indietro, Lars si concentrò sulla missione, con in testa il pensiero fisso che non l’avrebbe mai più rivista, o che se fosse successo, lei non sarebbe mai più stata così umana.

 

Well, the bells out in the church tower chime
Burning clues into this heart of mine
Thinking so hard on her soft eyes and the memories
Offer signs that it's over... it's over

 

 

 

Questo è il risultato delle ore di filosofia in cui non riesco proprio ad ascoltare... alla fine mi sono decisa a copiare la storia dal quaderno al computer, cercando di farne venir fuori qualcosa di sensato (o quasi). Spero che qualcuno gradisca!

Consiglio di ascoltare la canzone che ho inserito nel testo: “Last Kiss Goodbye” di Jeff Buckley. È molto bella e secondo me si adattava abbastanza bene al contesto!

Jelly^^

 

 

  

  
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