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Autore: TigerEyes    01/01/2010    24 recensioni
Akane cambia dal giorno alla notte, assumendo movenze feline e diventando inaspettatamente... audace! Sarà forse a causa dello spirito di una gatta sacra? E Ranma come reagirà? Tutti infatti sappiamo quanto adora i gatti...
IX e ULTIMO CAPITOLO ON LINE con una fanart di Kelou!
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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BUON ANNO A TUTTI! Voglio festeggiare questo Capodanno con un nuovo capitolo della Gatta Morta, spero vi piaccia, auguri a tutti per un felice 2010! ^___^

Ringrazianmenti ai recensori del capitolo VI:
@Kuno: grazie dal profondo del cuore, senpai carissimo! ç___ç E perdonami se ci ho messo tanto ad aggiornare, ma spero che nel capitolo che stai per leggere troverai l’indizio che ti permetterà di capire qual è finalmente la ‘dimora alternativa non vivente’ per Bastet! ^___^ Grazie infinite per tutti i tuoi complimenti, sono senza parole, ma credimi, sono io che imparo da te e dal fratellone Rik, metto solo in pratica i vostri ‘insegnamenti’! ^__^
@NemotheNameless: grazie dei complimenti! Ehhh, amo disseminare i capitoli di citazioni, è più forte di me! XDD
@Moira: grazie di tutto cuore, sorellona, grazieeeeeee! ç____ç Sei stata una beta superlativa e spero davvero che anche questo capitolo ti piaccia! *__*
@Rik: grazie infinitamente di cuore fratellone! ç_____ç Sei un beta fantastico, non so come ringraziarti per il tuo preziosissimo aiuto! Grazie per avermi suggerito la gag dell’acqua nel presente capitolo, come ho fatto a non pensarci? XDDD Grazie ancora! ^o^
@caia: ma grazieeeeee! *_* Cmq non manca molto al momento della scoperta della ‘dimora alternativa’ per Bastet, te l’assicuro! ^_-
@Luluchan: grazie di cuore anche a te! Mai mi sognerei di far schiattare un lettore davanti al pc per le risate, ma devo ammettere che sarebbe l’apice del successo, per chi scrive ff comiche! XDDD Grazie per tutti i complimenti! Conosco Twilight, ma non ho né letto il libro né visto il film, ergo non penso di potermi godere la lettura di una ff tratta dal romanzo, sorry, comunque tengo conto della tua segnalazione, un giorno chissà… XDD
@Tharamil: a te ho già risposto in private, ergo mi limito ad augurarti buona lettura!
@Laila: mia musa ispiratrice! Non sai quanto sia stata contenta di sapere quanto ti sia divertita! Ti avevo già risposto sul forum che Posi e Nega non spunteranno, ma qualcos’altro di attinente sì! XDDD Grazie di cuore, carissima, per i complimenti! :***
@apple92: sono contenta che ti sia divertita tanto! ^___^ Spero ti piaccia anche questo capitolo! *_*
@maryku: grazie, cara! Eggià, meno male che c’è sempre il dottor Tofu, come faremmo senza di lui? XDDD Spero che questo seguito ti piaccia, buona lettura! ^_^
@bluemary: carissimissima tesora! *___* Mi dici come faccio a rispondere a una recensione tanto bella, ehhhh? *ç*ç* Ok, ci provo, posso farcela! XDDD Sì, il piano di Bastet era gattizzare Ranma tramite Shampoo tramutata in gatta e quindi ipnotizzarlo come ha fatto con la cinesina trasformata: solo così sarebbe riuscita a piegarlo alla sua volontà! ^__^ Fortuna che non le è riuscito, anche se credo che sarebbe stato esilirante! Non mi scucio, non mi scucioooo! XDDD Ma sono altamente corrompibile! XDDDD mi ha troppo ricordato il mio gatto da cucciolo, quando faceva le puzze con los guardo più tenero del mondo XDD. Anche il mioooo! *ç* Una vera ‘arma di distruzione di massa’ pure lui! XDDD non vedo l’ora di leggere un confronto tra i due. Eccolo! XDDD Ranma userà ancora il collare di Anubi? Il quinto bagno avrà infine l’effetto sperato? E il nostro caro protagonista riuscirà davvero a far tacere Nabiki? Chissà… XDDD Carissima tesora, grazie ancora per tutti i tuoi complimenti, sono confusa e felice! XDDDD Grazie, grazie di tutto cuore! ç____ç PS: sviste corrette, many thanks! ^_-
@Killkenny: bentornato! Essì, adesso ci sono due divinità e come stai per leggere ci sarà una nuova possessione, come vedi non ho perso tempo! XDDD
@akane_stars: grazie di cuore, spero di non averti fatto aspettare troppo! ^__^

E ora, buona lettura! ^_____^
(Spero... XDD)




VII parte

Il collarino di Anubi




“Akane, se ti lasci andare sei davvero cretina!”, disse Ranma puntando il dito contro una Betty ustionata appesa nuovamente al suo gancio. “Mmmm… No, così è probabile che mi faccia saltar via un occhio con un pugno, vediamo… Akane, sei la solita baka! Piantala di fare la ragazzina piagnucolosa e reagisci! Mumble… forse dovrei alleggerire il tono un altro pochino, vediamo…”.
Ranma si grattò la testa pensoso, poi si guardò intorno sbuffando: un chiarore freddo penetrava nello studio del dottor Tofu, grazie a un lampione che proiettava la sua luce proprio di fronte alla finestra, sicché poteva fissare agevolmente il cassetto dove il dottore aveva chiuso il collare di Anubi. Ormai era sicuro che non avrebbe avuto più bisogno di quell’affare infernale: nonostante fosse notte fonda, il silenzio regnava sovrano, evidentemente nemmeno quella coriacea divinità con la coda poteva nulla contro la Torazina. Bene, meglio riprendere gli ‘allenamenti’, finché tutti dormivano della grossa: l’indomani avrebbe affrontato una delle peggiori ‘sfide’ della sua carriera di artista marziale.
Con indosso solo i boxer e una canottiera bianca, Ranma tracannò un sorso di acqua minerale dalla bottiglia che aveva aperto, la posò su uno schedario e tornò a fissare cupamente Betty, quindi le puntò di nuovo un indice contro e prese un bel respiro.
“Adesso stammi bene a sentire, Akane!”.
“Io amo Bastet”.
“Io amo Bast… eeehhhh?!”.
Non fece in tempo a voltarsi del tutto verso la porta aperta, perché qualcosa gli atterrò sulla faccia e lo spiattellò per terra. Per una volta rimpianse che non fosse la bicicletta di Shampoo.
“Credevi sul serio che quella droga da quattro datteri potesse avere un qualche effetto su di me? Che sciocchino che sei…”, esordì la dea leccandogli il naso.
Bastet, che indossava la camicia da notte di Akane (sì, quella gialla corta con le maniche a sbuffo), era sdraiata su di lui, le gambe avvinghiate alle sue, il petto
(Ma che fa, aumenta di volume a ogni puntata?)
aderente al suo e le mani strette attorno ai polsi che gli bloccavano la circolazione sanguigna.
“Togliti di dosso, non mi sento più le braccia!”.
“Bene, bene…”, dichiarò Bastet ignorando le sue proteste e annusandogli il viso. “Quell’olezzo terrificante è quasi scomparso e questo profumo che la tua pelle emana lo nasconde quasi alla perfezione, davvero buono… cos’è?”, chiese la dea passandosi la lingua sulle labbra.
E-Eau de virilité, adesso lasciami, maledetta bestiaccia!”, imprecò Ranma serrando gli occhi: vedere ‘Akane’ fare certi giochini con... “Ehi! Che stai facendo laggiù?!”.
“Quello che avrei dovuto fare l’altra volta…”.
Da non credere! Gli aveva insinuato la coda fra le gambe e stava… stava…
Oh… per tutti… i kami!
“La-la-lascialo andare immediatamente!”.
Bastet sorrise, ma agli occhi di Ranma era Akane a farlo: la dea aveva lasciato inalterati i lineamenti di Akane, sicché era proprio il viso della fidanzata che Ranma vedeva. E per una volta Akane aveva sfoderato il suo sorriso più dolce solo per lui…
Non sprofondare in uno stadio di catatonica beatitudine era un’impresa che andava semplicemente al di là delle capacità di un vero uomo che si rispetti: con gli occhi annacquati a fissare il soffitto e un rivolo di bavetta che cominciava a colare da un angolo della bocca allargata a un sorriso scemo, Ranma emetteva risatine inconsulte, chiaro sintomo di un arresto cerebrale imminente. Del resto, non riusciva a pensare ad altro… che al fatto di non riuscire più a pensare.
Ah-ah… ah-ah-ah… uh-uh-uh-uh!
Lucidità: meno zero virgola tre, il cervello era andato.
“Lo sapevo, il mio ‘attacco al giunco celeste’ non sbaglia mai...”, sentenziò Bastet trionfante ergendosi fino a mettersi seduta sul suo stomaco. “Vedi di non svenire proprio adesso, il bello sta per arrivare...”.
Senza mollare la ‘presa’ su di lui, Bastet dissolse la canottiera e i boxer di Ranma con un semplice schiocco delle dita, quindi con un altro schiocco mandò in fumo quel ridicolo perizoma che lei indossava chiamato ‘mutandine’ e si sollevò su mani e ginocchia fissando attentamente Ranma, perso nel mondo dei sogni proibiti.
“Rimani esattamente così, sei perfetto…”.
E fra pochi istanti sarai mio per sempre…
Bastet ‘srotolò’ la coda: ormai non ce n’era più bisogno.

Ryoga lesse la targa accanto al cancello d’ingresso e sospirò pesantemente: era tornato al punto di partenza, tanto per cambiare. Era andato via talmente depresso che un piccione spiaccicato sull’asfalto era più felice di lui, era logico che non sapendo dove le gambe lo stessero portando prima o poi sarebbe tornato…
“…dal dottor Tofu…”, sospirò di nuovo scuotendo la testa. “Avesse almeno una medicina con la quale lenire questo dolore che sto provando…”.
Già che era lì, tanto valeva chiedergli qualcosa che alleviasse le sue pene, come un bel sonnifero, ad esempio, così avrebbe dormito per almeno due giorni.
Aprì il cancello e senza far caso al buco rattoppato con un telo di plastica proprio dietro l’angolo, suonò alla porta, stranamente però il campanello rimase muto. Provò allora a bussare, ma nessuno rispose né venne ad aprire. Stava per andarsene, quando gli parve che la voce di Akane gli giungesse ovattata… Va bene che vivere la maggior parte della vita nei boschi gli aveva acuito l’udito, ma da qui a sentire la voce dell’amata dietro ogni angolo… Un momento: era proprio lei! Che ci faceva lì? Quel maledetto l’aveva aggredita di nuovo?!
Senza attaccare la spina del cervello nella presa giusta, Ryoga aprì la porta della clinica con una spallata e corse in cerca della voce, che lungi dalle sue aspettative non stava né piangendo né imprecando, sembrava… un sussurro mellifluo? Ryoga si affacciò alla porta aperta dello studio del dottor Tofu.
E rimase congelato all’istante come un mammut nella tundra siberiana.
L’angelo del suo futuro focolare, colei che lo coccolava e lo nutriva, che aveva sempre un sorriso radioso per lui soltanto, la dolce, timida e pudica Akane Tendo, l’unica donna con cui avrebbe diviso la sua vita errabonda… stava carponi sopra un Ranma completamente nudo e una lunga coda fuoriusciva da sotto la sua camicia da notte. Voleva morire seduta stante.
Aka… Aka… Aka… Aka… Aka…
Se una macchina avesse potuto scandagliare il suo cervello, avrebbe mostrato un encefalogramma completamente piatto. Un istante dopo su quello stesso cervello comparve un vulcano in piena attività eruttiva che espulse fuoco e lapilli, fumo e lava. Con un incendio in corso negli occhi e gas letale che usciva dalle orecchie, strinse i pugni e digrignò i denti, pronto a fare a pezzi qualsiasi cosa gli capitasse a tiro, a cominciare dal grugno del suo peggior nemico. Ma la prima cosa che gli capitò a tiro fu a dir poco provvidenziale.
Mentre Akane era in una posizione tale da farlo uscire di senno e stava per compiere l’ultima cosa che una candida colomba come lei si sarebbe sognato facesse, afferrò la bottiglia d’acqua lasciata aperta sul mobile accanto alla porta e lanciò il contenuto addosso ai due, infradiciandoli.
Vide quindi Akane voltarsi verso di lui con una lentezza esasperante e fissarlo con furia omicida mista a sbigottimento.
“Ryoga…? Cosa fai qui? Come osi interromperci?!”.

La doccia imprevista ridestò Ranma dal suo idilliaco rimbambimento e nel volgere di un istante si rese conto della catastrofica situazione: Akane, no, Bastet era fuori di sé, sopra di lui – anzi no, ora era una lei e per di più nuda come un verme – e guardava verso la porta, sulla cui soglia c’era un Ryoga più morto che vivo: stava in piedi solo perché era diventato un unico pezzo di marmo.
“Ryoga! Non è come pensi! Aiutgjhfmnp!”. Bastet gli aveva tappato la bocca con una mano artigliata inchiodandogli la testa sul pavimento, ma continuando a fissare quel rintronato senza midollo spinale.
“Esci immediatamente di qui, stupido...”. La dea si fermò per annusare l’aria. “… suino? Com’è possibile che tu abbia l’odore del porcellino di Akane? Puah, non importa, vattene, che io e Ranma abbiamo… Cosa?!”. Bastet fissò l’amato con autentico orrore. “Dov’è finito lui?! No, non di nuovo!”.
“Oh sì, invece, e scordati di farlo ‘resuscitare’, non mi freghi più!”, ghignò Ranma tirando mentalmente un sospiro di sollievo: appena in tempo, quel maiale di Ryoga era arrivato ‘puntuale’, per una volta!
“Questo è da vedere, mio caro!”, sorrise Bastet mostrando i canini. “Non muoverti, che mi libero di questa pulce che ti ha distratto e torno da te!”.
La dea balzò in piedi e sfoderò gli artigli, ma Ryoga parve non accorgersi di nulla: continuava a fissare il vuoto con le braccia ciondoloni lungo i fianchi. Che il danno cerebrale fosse irreversibile? Ranma balzò in piedi a sua volta e cercò di colpire Bastet dietro il collo alla maniera di Happosai. Solo per essere scaraventata via dalla coda della dea.
“Ryoga, che accidenti fai? Scappa!”.
L’eterno imbranato parve risorgere dalle tenebre e improvvisamente si rese conto di chi avesse realmente di fronte. Quelle zanne puntute le avrebbe riconosciute fra milioni: erano arrivate a un soffio dalla sua tenera ciccia! Iniziò ad arretrare, ma fu solo quando Bastet afferrò il collo di Ranma con la coda e la scaraventò di nuovo lontano da sé, che Ryoga se la diede a gambe levate… e urtò il boccione dell’acqua in sala d’aspetto, che cadde a terra con lui e si frantumò.
“Oink! Oink!”, grugnì P-chan sgrullandosi l’acqua di dosso.
“Allora è vero, il mio fiuto non mi ha ingannata: tu sei davvero l’animaletto domestico di Akane! Bene, bene, ti concedo nuovamente l’onore di fare una fine decorosa nel mio stomaco!”.
Bastet scattò verso di lui e il porcellino nero lanciò contemporaneamente: strazianti quanto inutili strepiti di aiuto, schizzi lacrimali così potenti da supporre avesse gli idranti al posto degli occhi, raccomandazioni al re Emma di spedire la sua anima in Paradiso. E mentre saltava da una parete all’altra inseguito famelicamente, per la seconda volta, dall’amore della sua vita, gli occhi erano diventati due uova al tegamino rotanti. Che aspettava quell’imbecille a salvarlo?

L’imbecille in questione stava cercando di aprire disperatamente il cassetto in cui il dottor Tofu aveva chiuso il collare di Anubi e alla fine si risolse ad aprirlo nell’unico modo che conosceva: sradicò la scrivania dal pavimento e prese a sbatterla ripetutamente sul linoleum.
“Apriti, dannazione, apritiiiiiii!”.
Il collare di Anubi rotolò improvvisamente fuori dal cassetto ammaccato e Ranma lanciò via la scrivania, che frantumò la finestra dello studio e finì in strada.
“Ops…”.
Adesso non aveva tempo, doveva raccogliere quell’affare e indossarlo! Rincorse il collare per il corridoio mentre Bastet rincorreva P-chan e il dottor Tofu faceva capolino dall’ultimo gradino delle scale e accendeva la luce.
“Ma che… che succede quaggiù?”. Un gocciolone enorme fece la sua comparsa dietro la testa (no, non dietro la nuca, più in alto, ecco bravi, sulla sinistra): Akane dava la caccia a P-chan distruggendo le pareti, mentre Ranma, trasformato in ragazza e senza niente addosso, correva dietro ad Akane e teneva in mano il collare di Anubi farfugliando frasi senza senso.
“Piripim piripum! No, ciripipì ciripipù! No, accidenti, era… perepepé quaqua! Ma insomma, qual è la formula?! Teke maia maia kon?”.
“No, Ranma, quello è un altro manga!”, gli gridò il dottore con la mani a coppa ai lati della bocca.
“E allora quale accidenti è?!”.
“Pampulu eccetera!”.
“Ah già! Grazie!”, gridò lei voltandosi. “Pampulu pimpulu parim pam pu!”, pronunciò mentre P-chan gli veniva incontro saltando al rallenti attraverso il collare.
Una luce accecante promanò dal reperto, tanto che Ranma, Bastet e Tofu dovettero schermarsi gli occhi con le mani, ma fortunatamente fu solo un lampo.
“Rrrrrau! Oink! Rrrrrrrrrau!”.
Ranma si tolse le mani dal viso, incredulo: il latrato, simile a quello di un chihuahua spelacchiato, veniva da un insaccato nero, piccolo e puzzolente, con un assurdo ciuffo viola sul capo.
“Oh no…”.
Dopo un istante di sconcertato silenzio, rotto solo dall’abbaiare di P-chan verso una Bastet allibita, la dea proruppe in una risata senza freni, tenendosi la pancia e lacrimando a più non posso.
“Muahaahahahahahaahahah! Ben ti sta, stupido cagnaccio!”, lo additò scivolando a terra e sbattendo alternativamente piedi e mani sul pavimento. “Ora sarà un vero piacere divorarti!”.
Gli occhi rossi di Anubi fiammeggiarono e la bestiola partì all’attacco, ma da brava gatta Bastet non si fece trovare impreparata e schivò sia le piccole zanne che le zampette.
“Dottore, presto, dell’acqua calda!”.
Tofu corse nel bagno di servizio, mentre Ranma – infischiandosene ormai di essere nuda – cercava il modo di non morire soffocata dal tanfo che P-chan emanava e di infrangere al contempo il combattimento in atto.
È una parola, faccio fatica a distinguerli!
Tofu tornò con una bacinella fumante e due maschere antigas.
“Oh no! Il mio ambulatorio!”.
“Lasci perdere, glielo ricostruiremo!”, gridò Ranma sopra il trambusto afferrando la bacinella. Giusto in tempo: Bastet era riuscita a catturare P-chan e ora lo teneva sollevato in aria per la coda riccioluta.
“Puzzi peggio di una latrina, spero che il tuo sapore non sia diventato altrettanto disgustoso…”, sogghignò la dea allargando smisuratamente le fauci.
Un improvviso getto d’acqua calda infradiciò i due nemici e Bastet, cui sfuggì di mano la sua preda, si ritrovò di fronte il ragazzo che aveva interrotto lei e Ranma dal diventare padrona e schiavo sino alla fine dei tempi…
Ranma si pentì immediatamente di quel che aveva fatto: per aiutare P-chan a sfuggire alle grinfie di Bastet, aveva messo Akane alla mercé di Anubi: il dio dell’Oltretomba era talmente furioso che emanava sbuffi di fumo rovente dalle narici e la trasformazione in gigantesco canide fu immediata. Tanto immediata da non lasciare tempo a Bastet di mutare forma a sua volta: la dea poté solo limitarsi a fuggire sfondando la porta d’ingresso già divelta. A un Ryoga irto di peli dalla testa cagnesca alle zampe inferiori il compito di demolire anche l’altro muro della sala d’aspetto e inseguire l’odiata rivale per le vie della città.
Ranma e Tofu rimasero sbalorditi il tempo necessario per realizzare l’assurdo: dovevano salvare Bastet.
“Roba da non credere!”, sbraitò Ranma sfilandosi la maschera antigas e sbattendola per terra. “Corro a bagnarmi con dell’acqua calda, mi vesto e li inseguo!”.
“Vengo con te, mi è venuta un’idea!”.


“Eccoli laggiù, nel parco, li vedi?”, indicò Tofu.
“Sì, le luci sono fioche, ma li distinguo bene: anche Bastet si è trasformata, è sicuro che questa volta funzionerà?”.
“Se quel bestione di Anubi riesce a resistere a una dose massiccia di anestetico per elefanti, mi arrendo”.
“Bene, allora io mi porto alla spalle di Ryoga e lei di Akane”.
“No. Eravamo d’accordo che io mi sarei portato alle spalle di Anubi e tu di Bastet”.
“Preferisco il miasma di Ryoga”.
“Te l’ho già spiegato: non sai dove iniettare esattamente la dose perché agisca il più rapidamente possibile, devo farlo io. Tieni il walkie talkie e indossa la maschera antigas sin d’ora, è meglio...”
“Umpf! E va bene!”, rispose stizzito Ranma afferrando il mascherone di gomma.
Poteva udire i ruggiti e i colpi violenti con cui le due divinità abbattevano gli alberi anziché il nemico, mentre le aggirava per portarsi in un punto buio del parco, abbastanza vicino da vederle darsele di santa ragione e fare il vuoto attorno a loro, ma non abbastanza da permettere a quei due di percepire la sua aura. Se Ryoga aveva anche solo scalfito la pelle di Akane, gli avrebbe strappato la cotenna da suino per usarla come tappetino all’ingresso di casa.
Acquattato sotto un cespuglio con la maschera antigas sulla faccia, Ranma osservava con apprensione sempre maggiore il ‘combattimento’ a suon di ringhi, insulti, calci volanti e morsi andati a vuoto fra il gigantesco cane coperto solo di peli e l’enorme ggggggg… fffffffffffff… con la camicia da notte di Akane a brandelli: sembravano ben decisi a sbranarsi a vicenda, stavolta.
“Rabba, mi sendi? Pahho”, gracchiò l’aggeggio che il dottore gli aveva dato.
“Sì, dottore. Passo”, rispose Ranma ficcando la ricetrasmittente sotto la maschera come Tofu gli aveva insegnato in modo che potesse udirlo bene.
“Ottimo. Appena Bastet arriva alla tua portata, sai cosa devi fare. Si sta avvicinando, tieniti pronto. Passo”.
“Dottore, io… non ce faccio, non ce la posso fare!”.
“Sì che puoi, Ranma. Pensa… pensa a quella volta che Shampoo ha indossato la spilla della discordia! Passo”.
“Quella volta Shampoo non aveva l’aspetto di una gigantesca llllllll… lllllllllllll… lllllllllllllllllllll…”.
“Non sforzarti troppo o ti scoppierà una vena”.
“…onessa!”, ansimò Ranma.
“Sta venendo verso di te! Pronto a scattare? Passo”.
“Io…”.
Dannazione!
Ranma gettò per terra il walkie talkie e con un balzo saltò alle spalle di Bastet tramutata in Sekhmet.
La dea si voltò, pronta a sferrare un attacco quasi alla cieca, quando le sue zampe vennero agguantate e congiunte dalle mani di Ranma, che attraverso i vetri della maschera antigas fissava la dea con tutta l’intensità che riusciva a spremere dai pori della pelle e dalle pupille tremolanti degli occhi.
“Afefi razone, io abo solo de, adeffo l’ho cabido”.
La leonessa arricciò le labbra sui lunghi canini.
“Che stai farfugliando? Levati quella maschera, idiota”.
Ranma rimase un istante interdetto, quindi si sfilò prontamente l’involucro di gomma dal viso e recuperò alla velocità della luce l’espressione grondante passione mal trattenuta.
“Dicevo… Avevi ragione, io ampfetsaaaarrghh…”. Ranma si accasciò fulminato sulle ginocchia in preda alle convulsioni, le mani strette attorno alla gola, la faccia che diventava cianotica.
“Oh, tesoro mio, perdonami! Mi ero dimenticava del fetore di Anubi!”, si disperò Bastet riassumendo le sembianze di Akane e chinandosi su di lui.
Alle sue spalle il dio dell’Aldilà, irritato e confuso, si grattava un orecchio: ma si poteva interrompere un combattimento così? Poi una lampadina si accese sopra la sua testa: aveva l’occasione d’oro per far fuori quella gatta rognosa, finché era disgustosamente distratta a far le moine al suo nuovo cucciolo! Si accucciò per terra e si preparò a saltarle addosso.
Sbadiglio.
Adesso le sarebbe saltato addosso!
Nuovo sbadiglio.
Era un’occasione irripetibile!
Altro sbadiglio…
Anubi si strofinò gli occhi: perché tutt’a un tratto gli calava la palpebra e vedeva appannato? Sbadigliò sonoramente stiracchiando le zampe sul prato, sforzandosi in ogni modo di tenere gli occhi aperti. Ma perché poi? Per vedere lo spettacolo indecoroso di Bastet che davanti a lui miagolava scemenzzzzzzz…
“È batta, Rabba!”, tuonò trionfante il dottor Tofu che si ergeva sul corpo di Anubi con un siringone in mano.
Bastet, che teneva un Ranma bluastro e con la lingua di fuori sulle proprie gambe nel tentativo di rinvenirlo, si voltò di scatto e ridacchiò.
“Ma che gentile, dottore, a renderlo inoffensivo per me, adesso potrò… ouch!”.
La dea si ritrovò accasciata a terra, svenuta. Dietro di lei, Ranma teneva ancora l’indice puntato là dove pochi istanti prima c’era il suo collo. L’unica cosa utile appresa da Happosai.
“Ho solo trattenuto il respiro, baka!”, ghignò Ranma, per poi rendersi conto che stava respirando. “Aaarrggghhh!”, urlò artigliandosi la gola, preda delle convulsioni, eccetera eccetera. Stavolta sul serio, però.
“Eggo, Rabba, indoffa la macchera!”, gridò Tofu facendogliela indossare a forza.
“Grabbie, dottole, stabo per molire!”.
“Mi credi, adebbo?”.
Ranma annuì.
“Bene, potta Akane a cafa, io potto Byoga da me: ji ho già totto il collabe!”.
“Pecché debo pottare Akane a cafa?”.
“Non vebi che è nuha? Ha bidogno di vestidi!”.
Ranma sgranò le pupille: perché non se ne era accorto prima? Istintivamente indietreggiò su mani e piedi, scivolando sull’erba umida. Tofu lo agguantò per una gamba.
“Combortadi da fidandado e pordala a cafa!”.
“La pordi lei!”
“Lanba!”.
“Lo ammedda! Lo fa appodda!”.
“Obbio! Oda va’!”.
Tofu tornò da Ryoga – che nel frattempo aveva assunto di nuovo le sue sembianze – se lo caricò su una spalla e sparì nella notte. Ranma poté finalmente togliersi la maschera antigas dalla faccia e si accorse che il cielo andava schiarendosi: l’alba era vicina. Bene, almeno non avrebbe avuto a che fare con Bastet, se Akane si fosse svegliata.
Infatti avrai a che fare con Akane in persona, il che è molto, molto peggio…
A quel pensiero gli si rizzò il codino dietro la nuca e non perse altro tempo: a occhi chiusi e con la punta delle dita, neanche rischiasse di scottarsi, cercò di coprire Akane con i lembi di ciò che restava della sua camicia da notte, quindi di metterle un braccio sotto la schiena e l’altro nell’incavo delle gambe. Si erse in piedi e assicurandosi che non ci fosse nessuno in giro, prese la direzione di casa saltando di tetto in tetto.

“Ranma…? Ranma! Su, svegliati! Ranmaaaa?!”.
“Mmmffghh…”.
“Avanti, alzati!”.
Il codinato mugugnò qualcosa d’incomprensibile, strizzando come una spugna il cuscino che teneva in ostaggio fra le braccia e scostando con un calcio la coperta.
“Che vuoi, papà? Lasciami dormironf…”.
“Hai dormito abbastanza, è quasi ora di pranzo! Muoviti, che Akane ti sta aspettando nel dojo!”.
“Ah sì…? Dì alla pippetta di iniziare senza di me, tanto è uguale…”, biascicò Ranma tirando su col naso.
“La pippetta ha appena annunciato a suo padre e a me che ha intenzione di scaricarti”.
Ranma spalancò gli occhi e si tirò di colpo a sedere sul futon.
“Cosaaaa?!”.

Col passo delicato di un toro infuriato e gli stessi sbuffi vaporosi che uscivano dalle narici, Ranma percorse il tratto di corridoio all’aperto che portava in palestra. Una certa capoccia di tek gli doveva delle spiegazioni e le augurò vivamente che fossero molto, molto convincenti.
“Cos’è questa storia?!”, sbraitò spalancando la porta del dojo.
Akane se ne stava inginocchiata all’estremità opposta, i pugni chiusi sulle gambe unite, le braccia dritte, il viso corrucciato che fissava ostinatamente il pavimento. Se l’occhio non lo ingannava, sotto un maglionicino rosso fuoco indossava quella specie di pantaloni attillati celesti sui quali, nonostante i fianchi di un tricheco, riusciva a infilare una minigonna blu. Bell’accostamento da far invidia ad Arlecchino.
“Entra e siediti, Ranma”.
Lui eseguì alla sua maniera: richiuse le ante scorrevoli facendole sbattere e si apprestò ad attraversare il dojo con la chiara intenzione di far tremare il pavimento.
“Ho detto ‘siediti’, non ‘avvicinati’! Rimani accanto alla porta!”.
“Per quale motivo?!”.
La vide stringere i pugni e serrare i denti.
“Perché Bastet non aspetta altro che averti a portata di mano, baka! Anche se è pieno giorno sto facendo una fatica immane a trattenerla dal saltarti addosso! Cerca in ogni modo di emergere per prendere il sopravvento su di me, soprattutto se tu sei nei paraggi, quindi stai alla larga!”.
“Ma… ma Akane…”.
Allibito? Sbigottito? Minuzie, era sconvolto. Rimase a fissarla a bocca aperta per mezzo minuto buono, prima che lei riprendesse a parlare.
“Cos’è accaduto ieri notte?”.
“Ah… ecco…”.
“E al museo?”.
“Io…”.
“E prima ancora, qui in casa, nella tua stanza?”.
“Eh… ehmmm…”.
“Vuoi che te lo dica, io? Bastet si è presa una cotta per te – una vera novità, nell’universo femminile, non trovi? – e sta sfruttando me per usarti come gingillo. Non voglio sapere cos’abbia combinato col mio corpo finora, non voglio nemmeno immaginarlo, mi basta sapere che se riesce tanto spesso ad avere ragione su di me persino in pieno giorno la colpa è soprattutto tua. So che stai cercando di aiutarmi e se non ci riesci non è per via della tua fobia: Bastet ti vuole a ogni costo e in questo modo non permette né a te, né ad altri di trovare una soluzione per toglierla di mezzo. Devi andartene, solo così si darà una calmata e potremmo finalmente scovare un modo per cacciarla".
Akane riprese fiato, si morse il labbro e abbassò lo sguardo.
Un sopracciglio di Ranma era invece preda di un tic nervoso.
“Non… non parli sul serio… E poi Tofu ha detto che né lui, né Happosai, né Obaba possono aiutarti, questa volta. E l’egittologo…”.
“Lo so. Kasumi stamattina si è informata su mia richiesta e ha saputo che il professor Kisuda è stato ricoverato per sospetto ‘disordine nevrotico della personalità’. Vorrà dire che mi rivolgerò a un altro esperto, ma senza di te. Da quando è iniziata questa possessione non abbiamo fatto alcun progresso e mai ne faremo se resti qui. Ti prego, Ranma, vattene”.
Doveva esserci qualcosa che non andava nell’acustica di quel dojo, perché i suoni arrivavano tanto distorti da fargli capire fischi per fiaschi. Non poteva che essere altrimenti, perché Akane non aveva veramente detto quel che aveva udito.
“Non posso… credere che… che tu mi stia…”.
“Insomma, come devo dirtelo? Va’ via! Il fidanzamento è rotto! Non voglio che né Bastet, né le tue ‘fidanzate’ mi mettano i bastoni fra le ruote per causa tua, non ho più tempo da perdere, lo vuoi capire?!”.
Ranma balzò in piedi sollevando un pugno davanti al viso.
“No! Mi rifiuto di capire! Da sola non puoi farcela, solo io posso aiutarti!”.
“Ma davvero?!”, lo rimbeccò Akane balzando in piedi a sua volta. “Finora quello che hai fatto è stato solo tentare di sfuggire a Bastet, o sbaglio? Cos’hai fatto davvero per me?”.
Ranma sentì le braccia cadergli lungo i fianchi.
“Io…”.
Fece qualche passo avanti, ma lei si addossò alla parete alle sue spalle.
“Rimani dove sei!”.
Rima... Rimani dove sei?!
Certo. Come no.
Aspetta e spera.
Altro che vapore dal naso, ormai usciva fumo dalle orecchie.
Attraversò a grandi passi la palestra, i pugni chiusi, sordo alle sue proteste.
“Ti ho detto di rimanere vicino alla porta! Vuoi che Bastet si manifesti anche di giorno?!”.
Ranma si bloccò. Fece un passo indietro, poi uno in avanti, poi di nuovo uno indietro. Il viso di Akane esprimeva rabbia cocente mista a dispiacere bruciante. Doveva esserle costato prendere la decisione di allontanarlo prima che la situazione peggiorasse, nella penombra gli sembrava quasi di vedere lacrime luccicare agli angoli degli occhi e il modo in cui si mordeva il labbro inferiore rivelava senza ombra di dubbio che fosse sul punto di rottura.
Eh no, per la miseria! Mi ha già scaricato una volta per quella memoria da elefante di Shinnosuke, non le permetterò di farlo una seconda, soprattutto non quando sono l’unico, e sottolineo l’unico, che può aiutarla!
Strinse di nuovo i pugni e riprese ad avvicinarsi ad Akane a passo di marcia.
“Ranma…? Cosa fai, fermatiiii!”.
Il codinato si fermò a tre passi da lei, ma non fece in tempo a puntarle contro l’indice per dirle quanto fosse cretina: se la ritrovò spalmata addosso, avvinghiata come una tellina alla scoglio, guancia contro guancia, le braccia che circondavano il collo e le gambe che facevano altrettanto coi suoi fianchi. Ranma si trovò ad agitare le braccia in preda al panico e ad avvampare come un ravanello.
“Che ti avevo detto, brutto idiota! Perché non mi dai mai ascolto?! Staccati!”.
“Iiiooo?! Tu, casomai, mi stai soffocando!”, inveì lui poggiando le mani sui fianchi. Subito dopo le afferrò le spalle cercando di respingerla, ma quella scema strinse ancora di più, neanche avesse le spire di un boa, al posto delle braccia.
“Avanti, Ranma, lasciami andare!”.
“Ma sei stupida?! Sei tu che devi mollarmi, mi stai strozzando!”, le urlò agguantandole gli avambracci e tentando in ogni modo di farle allentare la presa. Ma cosa l’aveva fatta diventare Bastet, una piovra?
“Sei il solito deficiente! Mai che mi dai retta! Lo vedi che avevo ragione? Adesso come ne usciamo?!”.
“Perché non fai un piccolo sforzo anche tu per sganciarti, che ne dici?”, le disse ghermendole i polsi.
“Lo sto già facendo, imbecille!”.
“Ma non dire fesserie! Nemmeno un anaconda stritolerebbe con la forza che ci stai mettendo tu!”.
“Chiudi il becco e tira, idiota!”.
“È una parola! Hai una forza erculeannnnnnghff!”.
Doveva liberarsi di lei all’istante, prima che…
“Ra… Ranma…?”.
Oh no… no!
“Cos’è che sta premendo contro il mio basso ventre?”.
“NIENTE!”.
“Non è quel che penso che sia, vero?”.
“NO, TE LO GIUROOOOO!”.
“Allora ti è spuntata la terza gamba, è così?”.
“ESATTO!”.
“Questa me la paghi, Ranma, giuro che me la paghi! STACCATI IMMEDIATAMENTE!”.
“Ci sto provando, dannazioneeeeee!”.
“Bugiardo!”.
“Bu…?! Pensi davvero che desideri rimanere appiccicato a una brutta racchia come te?!”.
“Qualcosa là sotto mi dice di sì!”.
Inoppugnabile.
“Sbagli! Quel che accade là sotto è colpa di Bastet!”.
Salvato in corner, sono un genio!
“Come…? In che senso? Che vorresti dire?”.
Era una sua impressione, oppure la voce di Akane aveva un’intonazione allarmata e la presa su di lui sembrava diminuita?
“N-no, niente, è che, stanotte, vedi…”.
“Che è successo…?”, chiese timorosa allentando ancora di più braccia e gambe.
“Ecco lei… lei…”.
“Cos’ha fatto? No… cosa mi ha fatto fare?!”.
Ormai poggiava i piedi per terra e teneva i pugni stretti contro il suo petto. Incredibile, l’aveva mollato, ma il sollievo era durato un battito di ciglia: adesso lo fissava terrorizzata, sul chiaro punto di esplodere in un pianto dirotto.
“Ma no, niente, non devi preoccuparti!”, cercò di porre rimedio con una risatina isterica.
“Non mentire!”, gridò lei affondando la faccia nelle mani aperte e iniziando a singhiozzare. “Chissà cosa ha fatto col mio corpo e a te è piaciuto, ammettilo!”.
Se avesse avuto uno specchio davanti in quel momento, al posto dei lineamenti avrebbe visto campeggiare la scritta “ALTROCHÉ” a enormi caratteri lampeggianti. Ma solo perché aveva creduto sul serio di avere Akane davanti, non la dea coi baffi.
“È mai possibile che tu non abbia ancora capito che le donne di quel tipo mi danno il voltastomaco?”, le urlò afferrandole una spalla con una mano e il mento con l’altra, costringendola così a sollevare il volto. Era adorabile col nasino rosso per il pianto e le labbra gonfie a forza di mordersele.
“Da-davvero?”, chiese Akane titubante, anzi, implorante.
“Ma… certo…”, rispose Ranma avvicinando lentamente il viso al suo.
Oh, kamisama…
Un altro po’.
…sto davvero per…
Ancora un po’...
…per…
Nihao, ailen!”.
Ranma si ritrovò con la ruota posteriore di una bicicletta incastrata a fondo nella sua faccia. Qualcosa gli suggeriva che la parete davanti a lui non esistesse più.
“Oggi ho cucinato per te qualcosa di davvero speciale!”, enunciò Shampoo scendendo dal suo veicolo, posando a terra un fagotto e avvinghiandosi immediatamente al suo collo. Ranma scaraventò la bicicletta lontano da sé, mandandola a sbattere con uno scampanellio sotto l’altarino domestico.
“Ci mancavi solo tu, togliti subito di dosso!”, le urlò disgustato cercando di scansarla. “Akane, non è come pen… ehhh?”.
Di colpo incurante di Shampoo, Ranma osservò sconcertato Akane fissare rapita la bici della cinesina. Di più, ignorare completamente il suo fidanzato per andare a inginocchiarsi accanto al mezzo di trasporto cui una ruota girava a vuoto. Di più, allungò una mano verso un manubrio e alle sue orecchie arrivò l’inconfondibile suono di…
(…questo è un termine che non ha confronti nella lingua egizia, non so come tradurlo, forse “involucro magico” dovrebbe rendere l’idea...)
Ranma trovò improvvisamente la forza di indurre Shampoo a mollarlo e balzare in piedi.
(…il problema è che il testo si interrompe proprio sulla descrizione dell’involucro, apparentemente qualcosa di tondeggiante…)
Ailen…”, pigolò la cinesina. “Che ti prende?”. Anche lei si alzò in piedi indispettita, ma lui se ne avvide appena.
“Ho capito…”, bofonchiò in preda a una sorta di estasi mistica. “Ho capito, ho capito tutto!”.
“Cosa hai capito amore? Che sei pazzo di me?”, sorrise lei portandosi le mani intrecciate contro una guancia.
Ranma si precipitò da Akane, inginocchiandosi e afferrandola per le spalle per indurla a guardarlo.
“Mi hai sentito? Ho capito tutto, so come neutralizzare Bastet!”.
Akane sbatté le ciglia un paio di volte, confusa, e quando lui fece per alzarsi in piedi lei lo imitò.
“Cosa? Parli… parli sul serio?”.
“Certo che parlo sul serio, cosa credi?! Ma non posso spiegarti nulla o Bastet mi impedirà di andare a cercarlo!”.
“Cercare cosa?”.
“Lo so io, tu non devi più preoccuparti, la tengo in pugno! Ora so esattamente cosa fare, spero solo di fare in tempo. Quanti giorni ci restano?”.
Akane prese a contare sulle dita, ma poi finì per grattarsi la testa con tutte e due le mani.
“Ah, non lo so, ormai ho perso il conto… quattro credo, o forse tre…”.
E lui aveva solo un indizio per iniziare la sua ricerca: un tempio abbandonato pieno di bestiacce baffute e pelose…
“Ranma! Tu… Tu stai abbracciando Akane! Proprio come…”.
Il codinato si voltò verso Shampoo all’unisono con Akane.
“Veramente la sto solo trattenendo per le…”.
“…come nel video! Ora ricordo! Mi ero precipitata in quello stupido museo per far fuori Akane, ma poi dev’essere accaduto qualcosa che me l’ha impedito… Non importa, ora finalmente potrò vendicarmi! Preparati, Akane, sto per toglierti di mezzo una volta per tutte!”, annunciò trionfante Shampoo materializzando dal nulla due bombori.
“Ranma? Di quale video sta parlando? Non di quello di Nabiki che ho pagato a caro prezzo, vero?”, chiese la sua adorabile fidanzata con un tic nervoso del sopracciglio sinistro.
“Ah… ehm… io vado, te ne occupi tu? Tanto ormai ne sei in grado!”, affermò il codinato saltando attraverso il buco aperto dalla cinesina.
“Ranma!”, gridarono contemporaneamente Akane e Shampoo prima di tornare a guardarsi in cagnesco.
“Stavolta non mi sfuggirai, Akane!”.
“No, Shampoo, stavolta sarai tu a non sfuggirmi!”.
   
 
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