Anime & Manga > La Corda D'oro
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Autore: Fuuma    02/01/2010    0 recensioni
Gli hanno invaso la casa, portando ancora una volta scompiglio nella sua vita tranquilla e solitaria.
E Len non può fare altro che rimanere a guardare con esasperazione come Kahoko, Ryoutaro e gli altri riescano a divertirsi tranquillamente, solo perchè Natale è alle porte.
-Partecipa al Challenge della Befana@FW.it-
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: A christmas wish

Serie: Kiniro no Corda - La corda d'oro

Rating: PG

Genere: Commedy, Romance

Character: Len Tsukimori, Ryoutaro Tsuchiura, Kazuki Hihara, Kahoko Hino e, in minor parte, gli altri tre partecipanti al concorso.

Pairing: qualche accenno c'è, ma è mooolto velato (e mooolto slashoso v_v").

Note: Sì beh, non è davvero niente di che. Mi è venuta in mente sulla metrò e ho pensato che come fic natalizia potesse essere carina, anche se è davvero senza pretese e, purtroppo per me, gli accenni shounen ai sono esattamente questo: degli accenni. Liberi di essere ignorati. Ma un giorno riuscirò ad imbastire una Tsu/Tsu come si deve *_*!

Conteggio Parole: 1.684

Disclaimers: I personaggi di Kiniro no Corda appartengono agli aventi diritto.

Fanfic scritta per la Challenge della Befana@FW.it

 

.A christmas wish.

Si erano presentati in massa alla porta, come una manifestazione improvvisa a cui lui, Len, non era preparato.

Non aveva avuto la forza di respingerli e forse, visto com’era stato preso in contropiede, non ci aveva neppure provato.

Uno dopo l’altro avevano superato la soglia di casa sua –sua!- ed erano entrati nel suo territorio, invadendolo come uno sciame di cavallette, così che al loro passaggio non fosse rimasto che la devastazione.

Incredulo, aveva avuto appena la forza di ruotare il capo dopo che la voce pacata di Azuma aveva pronunciato un affabile “Scusaci per quest’invasione improvvisa, Tsukimori-kun.” e Kahoko aveva giustificato tutti con un banale “Passavamo da queste parti e così abbiamo pensato…”.

Len sospirò.

Era esattamente questo il problema di quei ragazzi: pensare non era mai stato il loro forte.

Ma ormai era fatta e cacciarli fuori dai piedi uno dopo l’altro sarebbe stata una fatica inutile.

Un odore nell’aria sfilò fastidioso fino al suo naso, portandolo a sollevare il dorso della mano per coprirlo.

«Che… che cos’è quest’odore?» chiese, cercando di apparire distaccato come al solito.

Kazuki alzò addirittura la mano per esprimere il proprio entusiasmo, sventolando tre bastoncini da cui un fil di fumo grigiastro si levava disperdendo il suo odore pungente.

«Incenso!» esclamò, sempre allegro «Yunoki ha detto che nella tradizione occidentale fa parte dei doni che vennero portati la notte di Natale. Ho pensato che sarebbe stato carino portarli anche a te… ma visto che l’oro è troppo costoso e non ho idea di cosa sia la mirra… però l’incenso può bastare, no? E poi abbiamo portato anche un sacco da mangiare e Tsuchiura-kun ha anche tutto il necessario per addobbare l’albero di Natale! Non l’hai ancora fatto, vero?»

Quel ragazzo era… fuori controllo.

Per tutto il tempo che Kazuki aveva impiegato per parlare, Len aveva guardato le sue labbra muoversi e sentito la voce scivolare via; improvvisamente si rese conto che mai una volta l’altro aveva preso fiato. Era spaventoso.

Ma qualcosa della frase del senpai lo portò a riflettere.

«Come sarebbe a dire il necessario per addobbare l’albero?» guardò Tsuchiura, ma prima che potesse incontrarne la figura slanciata, si soffermò ad osservare il corpicino di Keiichi Shimizu. Era sdraiato sul divano del salotto, caduto addormentato abbracciando il proprio violoncello.

Quel tipo è maledettamente kawai… pensò il proprio cervello, per poi obbligarsi a concentrarsi sulle cose più importanti.

Tsuchiura.

Cioè, non che fosse importante, eh! Non in quel senso, per lo meno, ma gli doveva una risposta e questo bastava per concedergli il proprio sguardo.

«Non guardarmi come se fossi un alieno, io non volevo neppure venirci, ok?» soffiò via Ryoutaro, andandogli di fronte per allungare un sacchetto di plastica che strabordava di palline colorate, lucette blu, rosse e viola e quant’altro.

«E cosa ci dovrei fare con questa roba?»

Il tono che aveva usato Len era seccato e la voce era filtrata tra i denti stretti in una smorfia.

Kahoko li aveva raggiunti prima che Ryoutaro potesse rispondergli per le rime.

«Pensavamo che avremmo potuto addobbare l’albero tutti insieme.» aveva detto, con il solito sorriso gentile e lo sguardo che dava un senso di tepore a chiunque lo incrociasse.

Alle volte Len odiava il suo sguardo, così opposto al proprio.

«Ma se a te non sta bene, non ci mettiamo nulla a togliere il disturbo.» riprese Ryoutaro in tono beffardo, osservandolo di scorcio.

E non poteva fare a meno di odiare anche quello di Tsuchiura che ardeva di passione e sicurezza.

Sì, quelli della Sezione Generale, erano proprio ragazzi fastidiosi.

Prima Hino.

Poi Tsuchiura.

Avevano finito entrambi per scavarsi un posto nel cervello di Tsukimori e, da lì, iniziare a pungolarlo facendogli nascere dubbi, pensieri… emozioni.

«Fate come vi pare.» risolse sbrigativo, sentendo il bisogno di allontanarsi dai due.


Poco distante da loro, vicino al camino che scoppiettava riscaldando il salotto, Azuma aveva intrapreso un qualche discorso con Shoko e, ad ogni parola del ragazzo di terza, le gote di lei si imporporavano sempre un po’ di più.

Anche Kazuki era impegnato. Ravanava nello zainetto che aveva portato dietro per le ore di ginnastica e, alla fine, tirò fuori qualcosa che avvicinò vittorioso al camino.

Aiutato da Kaohoko, Ryoutaro aveva iniziato a poggiare il contenuto dei sacchetti di plastica sul tavolino del salotto, quando notò i movimenti del ragazzo.

«Senpai! Cosa fai con quelle calze?» domandò, mentre lo sguardo, divenuto allucinato, si muoveva tra il più grande ed un paio di calzini puliti che srotolava con perizia.

Kazuki reclinò il capo, corrucciando confuso la fronte.

«Le appendo al camino. Così stanotte si riempiranno di caramelle!»

Era stata così spontanea ed ingenua la sua risposta che l’altro non se la sentì proprio di spiegargli che non era quelle la calza adatta per bon-bon e cioccolatini.


Len aveva assistito in silenzio a quella sceneggiata. Si era portato una mano davanti al volto, scuotendolo lentamente e si era chiesto se strangolare un senpai con le sue stesse calze si potesse considerare legittima difesa. In fondo il ragazzo stava –come tutti gli altri!- attentando alla sua sanità mentale. 

Erano tutti così stupidamente impulsivi, così attaccati a…

«Non so neppure a cosa…» non si era reso conto di aver dato voce ai propri pensieri, se non quando Kahoko si era avvicinata e sorridendogli curiosa gli aveva chiesto cosa stesse borbottando.

Lui resistette all’impulso di scacciarla.

Sbuffò invece.

Ed inventò una qualche frase che non lo facesse sembrare un padrone di casa che aveva perso il controllo dei suoi ospiti.

«Ponderavo l’idea di riempire le calze del senpai di carbone, almeno capirà che non è buona educazione appenderle ai camini altrui.»

Lo sguardo sostava davanti a sé, tenuto fieramente fisso verso i quattro vicino al camino e solo con la coda dell’occhio alle volte cercava il profilo di Hino.

Credeva che si sarebbe arrabbiata, che gli avrebbe berciato dietro qualcosa sulla bellezza dello stare insieme o qualche sciocchezza stucchevole che riusciva a tirare fuori solo lei.

Invece sentì la sua risata.

Calda ed avvolgente.

Un suono piacevole dopotutto.

«Sì, forse hai ragione, Hihara-senpai è un po’ esagerato!» esclamò anche, portando una mano a coprire la bocca mentre il capo si reclinava di lato ed i capelli cremisi ricadevano in scie casuali sulla spalla destra.

Len si trovò a voltarsi verso di lei, osservandola stupidamente meravigliato.

«Sì… infatti…» sussurrò, senza avere nulla di meglio da dire, distogliendo lo sguardo di colpo.

Doveva smetterla di rimanere in continuazione incantato da Hino. Era solo una ragazza e a lui non interessava. A lui non doveva interessare niente e nessuno al di fuori della propria musica e del proprio violino!

A lui non doveva interessare niente e nessuno…

Eppure, quando il proprio sguardo non era impegnato a venire stregato da Kahoko Hino, finiva per ricercare qualcuno che, comunque, aveva lo stesso potere di lei.

Lo affascinava.

In una maniera diversa da come lo faceva Hino, ma ugualmente prepotente. Perché è questo che erano quei due: fastidiosi, prepotenti, seccanti, sciocchi, insulsi e... e, alle volte –troppo spesso-, riuscivano a farlo rimanere senza fiato.

Come in quel momento, mentre aveva scorto il volto di Ryoutaro Tsuchiura illuminato da un sorriso divertito e lo sentiva esprimere il proprio parere su qualcosa che riguardava il modo in cui lui e la sua famiglia avrebbero festeggiato il Natale. Kazuki alle volte annuiva alle sue parole, mentre altre si perdeva a fissare il volto dall’elegante bellezza di Azuma e arrossiva senza motivo, mentre il compagno di terza alle volte si intrometteva nel discorso con qualche frase gentile.

Len scosse il capo, inconsciamente geloso di come gli altri riuscissero a stare tranquillamente in compagnia del ragazzo, senza sentire il bisogno di riempirlo di frecciatine velenose o fredda indifferenza.

E alla gelosia si aggiunse altra gelosia quando Kahoko si unì al gruppetto.

«Tutto questo è ridicolo…» mormorò a se stesso, ripetendo più volte che si trattava di rivali e che l’unico motivo per cui provava tanto interesse per loro era perché erano stati scelti a loro volta per partecipare al concorso indetto dalla Seiso Gakuen.

Tutto qui.

Sospirò.

Aveva bisogno di una pausa, magari una lunga, che durasse un paio di mesi… il tempo necessario a riprendersi dal caos che i sei –beh, in effetti Fuyuumi e Shimizu si potevano escludere- avevano portato a casa sua.


Si era rintanato in un angolo del salotto, con la testa che pulsava e lo sguardo che vagava distratto oltre alla finestra alla quale si era affacciato.

Alzò gli occhi al cielo, osservando la volta celeste ricolorata di nero e puntinata d’oro.

Le stelle erano particolarmente luminose quella sera.

Poi…

Una stella cometa.

«Oh.» mormorò, mentre negli occhi si specchiava lo stupore.

«Che cos’hai visto?»

Un brivido scivolò giù per la schiena di Len quando, arrivato al suo fianco senza che se ne accorgesse, Ryoutaro portò la mano al davanzale, sporgendosi verso la finestra e finendo per avvicinare il proprio busto alla spalla di lui.

«Niente.» rispose sintetico, obbligandosi con tutto se stesso a non voltare il viso verso il ragazzo della Sezione Generale.

«Niente.» ripeté l’altro, annuendo anche, senza più mostrare particolare interesse.

Osservò il cielo per qualche altro secondo, più o meno lungo, ma dopo un po’ si ritrasse, tornando eretto e dando le spalle a Len.

Eppure sorrise.

Non che il giovane violinista potesse vederlo. Però, in qualche modo, seppe che l’aveva fatto, forse grazie alla frase che udì prima che l’altro tornasse dal folle sciame di cavallette: «Esprimi un desiderio, è così che si fa quando si vede una stella cadente.»

Un desiderio.

Len si voltò lentamente, assicurandosi che l’altro si fosse allontanato abbastanza da non notare il proprio sguardo puntellarlo alla schiena.

Un desiderio.

Chiuse gli occhi.

Per un istante soltanto.

Sentendosi uno stupido per aver dato retta a quella sciocchezza.

Quando riaprì gli occhi, Kahoko lo stava chiamando e Ryoutaro, sbuffando, gli faceva segno di muoversi o si sarebbero mangiati loro la sua fetta di dolce.

«Siete così fastidiosi.» commentò.

Eppure intimamente sorrise.

Aveva espresso un desiderio, uno stupido desiderio, ma gli sembrava che già si stesse avverando.

Vorrei non pensare a niente e godermi la loro compagnia, per questa sera soltanto.


.THE END.

   
 
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