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Autore: Ophelia    03/01/2010    5 recensioni
*“Te lo dirò molto chiaramente: non appenderò mai quei cosi nel mio quartiere, e la mia decisione è tassativa.” Quando il ‘qualcuno’ mandato da Naruto a portargli quelle mostruosità rosso-verdi, nominalmente Rock Lee, si limitò a sollevare sopra la sua testa un’enorme stella cometa con aria invitante Sasuke provò l’irrefrenabile impulso di saltare giù dal tetto che stava riparando e distruggere qualcuno, impulso che pensava di aver totalmente perso tempo prima. Ma tu guarda…* SasuSaku, NaruHina, SuiKa, ChoIno natalizia ^^
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piccolissimo regalino natalizio per il Forum, posto anche qui anche se un po' in ritardo... spero vi piaccia! ^^
Come sempre dedicato al My
only desire SasuSaku/SakuSasu Italian Official Forum
Ah, e la responsabilità di quei costumi è, tanto per cambiare, logicamente di Delia XD

 

Sasuke Uchiha, ultimo superstite di un Clan ninja fra i più pericolosi al mondo, unico nukenin tornato al proprio Villaggio sulle sue gambe (per quanto se ne sapesse), ormai Capo della Polizia e detentore di primo, secondo e terzo posto nell’ipotetica classifica (ideata da Ino, per altro) degli sguardi glaciali più sexy di Konoha si trovò a sollevare l’angolo destro della bocca in una smorfia disgustata di una comicità che da sola sarebbe bastata a distruggere i suoi venti anni di “reputazione da duro” così faticosamente costruita e difesa.

La fortuna aveva voluto, per lo meno, che l’unico ad assistere a questa sua caduta di stile fosse la causa della stessa, ovvero l’Hokage. Ovvero Naruto.

Effettivamente, forse non era stata poi tanto una fortuna.

“Tu vuoi fare… cosa?” si risolse a boccheggiare dopo qualche secondo, sperando di non aver capito cosa diamine quel buffone vestito da uomo avesse in mente. Peccato che lo stesso sorrisone soddisfatto che il biondo esibiva come un trofeo di guerra fosse più che sufficiente a disilluderlo.

“Piantala di fare il difficile, è un’idea stupenda!” esclamò infatti Naruto allargando le braccia eccitato quanto un bambino davanti ad una torta di cioccolato a tre piani— o davanti ad una fornitura decennale di ramen, trattandosi di lui. “Pensaci: una festa fatta apposta per celebrare la pace… per di più divertendosi! Nei paesi non militarizzati è molto diffusa.” aggiunse quindi cercando di assumere un’aria convincente che Sasuke considerò per lo più irritante. “Senza contare che dare una festa del genere coinvolgendo rappresentanti di tutti gli altri Villaggi Ninja porterebbe ad aumentare le probabilità di un’alleanza duratura.”  

“…tutto questo te l’ha detto Hinata.” ribatté il moro dopo un minuto di silenzio passato a fissare l’amico in modo minaccioso. Non poteva crederci. Non voleva crederci.

Il biondo, per tutta risposta, parve strozzarsi con l’aria che aveva appena inspirato e, mentre cercava senza successo di dirottare l’attenzione dell’altro sul fatto che stesse rischiando di morire piuttosto che sulle sue gote, Sasuke lo vide arrossire in modo decisamente rivelatore. “M-ma assolutamente no, è… è una così bella idea che… questo non c’entra assolutamente, e… ma tu che ne sai?” concluse quello guardandosi intorno frenetico mentre gli sussurrava la domanda cui il ragazzo rispose con uno sbuffo di sadico divertimento.

“Testa quadra che non sei altro, è ovvio che sia un discorso troppo articolato per essere farina del tuo sacco. E in ogni caso non vedo cosa dovrei entrarci io con la tua festicciola pacifista invernale.”

Naruto sorrise in un modo vagamente inquietante a giudizio del moro, che si trovò costretto a sopprimere un brivido. Non fosse mai detto che il grande rampollo degli Uchiha aveva paura di uno stupidissimo stupido.

“Vedi, Sasuke… è tradizione che i regali vengano consegnati a tutti i bambini dallo stesso simpatico vecchietto vestito di rosso…” iniziò a bisbigliare l’Hokage in tono molto, molto, molto inquietante avvicinandosi a lui sempre di più. Sasuke sentì distintamente un rivolo di sudore freddo colargli giù per la nuca, ma che fosse dannato se avesse dato all’Idiota la soddisfazione di accorgersene! “E a noi servirebbe qualcuno che—”

“Non se ne parla nemmeno.”

 

*

 

Sai lasciò andare un profondo sospiro, imprecando mentalmente contro il chiasso che stavano facendo quei due costringendolo a rileggere per la quarta volta la stessa riga nel giro di cinque minuti.

E si che a sentire Kakashi il libro che gli aveva prestato avrebbe dovuto essere facile da leggere persino durante una battaglia da quanto poco impegnativo era…

“Non c’è un solo motivo al mondo per cui metterei una barba finta, una pancia imbottita ed un ridicolo completo rosso, Idiota, hai proprio sbagliato persona! E questa è la mia ultima parola!” aveva iniziato con l’esclamare Sasuke-kun, sharingan attivato e tomoe che vorticavano pericolosamente intorno alla pupilla in segno d’avvertimento, contro un Naruto quanto mai fermo nel suo proposito di ridicolizzarlo che non aveva perso tempo a ribattere: “Ma ci serve un Babbo Natale!”

“Trovati qualcun altro! Chiedi ad Akimichi, lui almeno come corporatura ci starebbe.” aveva quindi sibilato il moro, letalmente irritato, attirandosi una pressoché infinita sequela di “Se” e “Ma” che l’Hokage aveva infine deciso di concludere con un più che sentito “Fallo per i bambini del Villaggio!” che riuscì nel solo intento di far rabbrividire il suo interlocutore.

“Non mi piacciono i bambini, non mi interessa cosa—” aveva quindi tentato di rispondere l’Uchiha, prima che Naruto lo interrompesse con un polemicissimo “Ma se volevi restaurare il tuo Clan!” cui quello aveva tentato di replicare che “Non saranno i bambini del Villaggio a farmi restaurare il Clan, Dobe, e se accendessi il cervello ogni—”

“Perché invece del completo non ti metti un bel paio di pantaloncini? Magari anziché i bambini fai felici le mamme. E restauri il clan.” biascicò monotono Sai, sempre sdraiato sul divano che Naruto teneva in ufficio per far accomodare i visitatori, sempre fermo alla stessa riga. La faccia sconvolta di Sasuke-kun era impagabile.

“Perché non ti ci conci tu in quel modo, sottospecie di burattino?” sputò quello per tutta risposta digrignando i denti neanche fosse una fiera braccata portando lo sguardo assassino che aveva puntato finora su Naruto a guardare Sai. Solo che, adesso che guardava lui, sembrava essersi fatto ancor più pericoloso. Fortunatamente Sai aveva un concetto di “pericolo” molto flessibile, specialmente quando l’Hokage era dalla sua stessa parte. “Perché non voglio che mi prendano per un bambolo gonfiabile ambulante, ecco perché.” replicò quindi senza battere ciglio nemmeno quando il viso del ragazzo prese a farsi paonazzo e l’occhio sinistro parve iniziare a lacrimargli, limitandosi solo a tornare saggiamente a rivolgersi a Naruto prima che l’altro potesse appiccargli fuoco. “Sakura, d’altro canto, vestita di rosso e bianco formerebbe una combinazione di colori interessante. Magari circondata di rametti di vischio e d’agrifoglio mentre distribuisce regali sorridendo gentilmente.”

“…Certo, Sai… Forse… ma a noi serve un Babbo Natale!” Trovò a malapena la forza di ribattere Naruto, palesemente annientato dal loro ultimo scambio di battute. Stringendosi nelle spalle, Sai tornò a cercare di concentrarsi sul suo libro, cercando di ignorare i nuovi scoppi di grida di quei due disfattisti: lui, ad aiutarli, ci aveva provato.

*

Sasuke, ci saranno tutti i Kage! Ho bisogno di una mano… potrei importelo come Hokage!” era arrivato persino a ricordargli in tono lamentoso Naruto, segno di quanto dovesse effettivamente disperato ed in cerca d’aiuto. Ma perché proprio a me?!

 Idiota, caso mai non te lo ricordassi almeno tre Kage su quattro hanno cercato di uccidermi… non sarebbe un’idea geniale esibirmi come fenomeno da baraccone. Anche ammesso che fossi d’accordo col farlo, e non lo sono. E ora, se vuoi scusarmi…” ringhiò di rimando dando finalmente fondo ad ogni grammo di pazienza gli fosse rimasto in corpo e preparandosi ad andarsene, solo per essere interrotto dal biondo che rispose come niente fosse “Ma proprio per quello! Vestito da Babbo Natale gli staresti molto più simpatico!” esibendo un sorriso di scherno troppo pronunciato persino per lui.

“Se hai finito di divertirti” sibilò quindi Sasuke del tutto deciso, stavolta, a non dargli tempo di ribattere “vado a sistemare il mio quartiere che il tuo Villaggio ha lasciato allegramente marcire.”, ma fu bloccato, stavolta sulla soglia, dalla nuova, inquietante, risposta dell’Hokage: “Oh, giusto! Più tardi ti manderò qualcuno con gli addobbi.”

“…addobbi?”

*

“Te lo dirò molto chiaramente: non appenderò mai quei cosi nel mio quartiere, e la mia decisione è tassativa.”

Quando il ‘qualcuno’ mandato da Naruto a portargli quelle mostruosità rosso-verdi, nominalmente Rock Lee, si limitò a sollevare sopra la sua testa un’enorme stella cometa con aria invitante Sasuke provò l’irrefrenabile impulso di saltare giù dal tetto che stava riparando e distruggere qualcuno, impulso che pensava di aver totalmente perso tempo prima. Ma tu guarda…

“Ma Sasuke-san, sono così gioiosi! Sarebbe una gioia per gli occhi ammirare questi verdi germogli spiccare sui tetti scuri del vecchio quartiere Uchiha,a riprova del—” aveva preso a sproloquiare Lee, ma lui si era rifiutato di starlo a sentire dopo i primi due minuti di delirio. Forse Naruto gli aveva mandato proprio lui con la speranza di prenderlo per lo sfinimento... sarebbe stata una mossa proprio da Naruto, in effetti. Non aveva la minima idea del perché quel cretino si stesse impegnando così tanto nel rompergli le scatole proprio adesso, però. Probabilmente, decise dopo qualche secondo di pigra riflessione disinteressata, il fatto che Hinata fosse incinta lo aveva privato di una bella dose di attenzioni da parte sua e quindi si stava rifacendo su di lui per scaricare la frustrazione. Avrebbe dovuto fare quattro chiacchiere con lei, decisamente…

“—e vischio e agrifoglio sono sicuramente lo scenario più bello per una festa all’insegna della Giovinezza e del vigore della pace, qui più che mai! …anche se in effetti intorno ad un delicato fiore come Sakura-san…”

E rieccolo. L’ultima mezza frase pronunciata e lasciata in sospeso da Lee fu ciò che riscosse Sasuke costringendolo a tornare a prestargli attenzione (adesso erano degli ammassi di foglie spigolose con bacche bianche e rosse che teneva orgogliosamente fra le mani). Cos’era quella smania che avevano tutti di parlare di Sakura questi giorni?! Sembrava quasi fosse diventata una sorta di celebrità fra i maschi di Konoha… Che razza di cosa, borbottò fra sé poco convinto il ragazzo, portando la mano destra a scostarsi una ciocca di capelli dagli occhi infastidito. Magari hanno aperto un FanClub o si scambiano foto di lei vestita in quel modo indecente, dato che gli piace così tanto… stupidi pervertiti…

“Te la passo?”

“Eh?!” strillò sorpreso alle parole dell’altro, scattando in piedi a disagio. Mi ha letto nel pensiero?!

“La stella” precisò il ragazzo tornando a sollevare quell’affare enorme con un sorriso di una purezza impressionante, “vuoi che te la passi già che sei sul tetto?”

*

Quando finalmente Sasuke, riuscito a sbarazzarsi di Lee prima di quel che avesse preventivato, lasciò il quartiere Uchiha diretto verso un dannatissimo alimentari un’enorme stella cadente troneggiava sul tetto di casa sua, fra tutte. Quella non aveva proprio potuto evitarla, era stato colto di sorpresa… però poteva ritenersi soddisfatto di aver evitato le altre tonnellate di festoni, rametti, stelline e palloni colorati. Cosa che non si poteva certo dire del resto degli abitanti del Villaggio: non era rimasta una sola casa, all’infuori del suo quartiere, che non esibisse orgogliosamente simboli a lui del tutto sconosciuti ma che dovevano avere qualcosa a che fare con la festa che l’Hokage si stava divertendo così tanto ad importare; ed era già la terza persona che incontrava per strada che indossasse un ridicolo berretto rosso con pon-pon; e nonostante fosse ancora lontano gli sembrava di notare una slitta e—

Oh, cavolo!, l’ha fatto davvero! imprecò mentalmente il moro sentendo le gote prendergli velocemente ed insolitamente fuoco tutt’insieme e lanciandosi a nascondersi dietro il primo angolo disponibile.

In mezzo allo stradone che portava all’Arena generalmente usata per gli esami Chunin era stata piazzata un’enorme slitta rossa bordata di bianco e rigurgitante pacchi regalo, e fin lì la cosa avrebbe potuto anche sembrargli non eccessivamente bizzarra. Il fatto sconvolgente era che a bordo del mezzo inutilizzabile stessero comodamente sedute tre ragazze dai vestiti a dir poco improponibili per un luogo pubblico di cui una riconoscibilissima figura dai capelli rosa che sbucavano timidi da sotto il berretto ed un sorriso che sembrava fatto di zucchero concentrato rivolto a chiunque passasse lì vicino.

O era morto, o stava avendo un incubo o Naruto aveva passato il segno e Sai doveva essere pestato… e in ogni caso lui avrebbe preso un’altra strada, santo cielo!  

Aveva appena preso quella decisione quando una voce a lui fin troppo nota lo raggiunse alle sue spalle: “Ti bei anche tu della vista natalizia?”

“Ka-Kakashi!” esclamò in risposta il ragazzo, odiandosi profondamente per non essere riuscito a trattenersi dal balbettare sorpreso la prima sillaba, rosso come immaginava dovesse essere un ragazzino preso con le mani nel sacco. Maledetti Sai, Lee, Naruto, il Natale e i costumi natalizi! “Ma cosa diamine stai insinuando?!”

Per tutta risposta l’uomo sollevò il sopracciglio visibile, evidentemente sconcertato dalla reazione poco consona del ragazzo davanti a lui, che prontamente si riprese lanciandogli una delle sue famose occhiate inceneritrici. “Ne deduco che non apprezzi l’idea di Naruto…”

“Deducine che non amo le buffonate… in particolar modo quelle che non hanno niente a che fare con noi.” ribatté ficcandosi le mani nelle tasche e abbassando il viso verso terra mentre il sangue lentamente defluiva dal suo viso e tornava ad essere se stesso: quel giorno qualcuno doveva avercela con lui, decisamente.

Kakashi, da parte sua, si limitò ad appoggiarsi schiena contro il muro accanto a lui, mettendo via il consunto libro che aveva ripreso a leggere per la decima volta. “Quindi sei uno di quelli che preferiscono una tradizionalità noiosa o sbagliata ad una novità sconosciuta.” affermò con noncuranza senza nemmeno voltarsi a guardarlo. Sasuke, invece, aggrottò la fronte e si girò verso di lui prima di rispondere piccato “Non ho paura delle novità!”

“Ma io non ho detto questo.” precisò il jonin rivolgendosi uno dei sorrisi soddisfatti che era tanto presto ad elargirgli quando ancora lui, Naruto e Sakura erano genin ed il maestro sembrava provare un sadico piacere nel prenderli in castagna. Decisamente, oggi doveva esserci qualcosa di strano nell’aria, perché non si sentiva assolutamente se stesso. “Solo che le novità possono essere piacevoli, per quanto tu non ti fidi. Non ti fidavi del Team 7 all’inizio, no? Volevi stare solo… e guardati adesso!” concluse Kakashi allargando ancor più il suo sorriso sotto la maschera, sinceramente felice nonostante Sasuke si sentisse in dovere di ribattere “Ti ricordo che l’ho lasciato, il Team 7.”

“Ti ricordo che sei tornato.” replicò semplicemente l’uomo, rimettendosi in piedi e ritirando fuori da chissà dove il suo onnipresente libro. “In ogni caso, credo che andrò a sentire cos’hanno da dire su quella slitta… e se fossi in te mi arrischierei ad avvicinarmi: Sakura sembra particolarmente invitante vestita a quel modo.”

“…ti prego, dimmi che non l’hai davvero definita ‘invitante’…” trovò a malapena la forza di biascicare mentre Kakashi scoppiava in una risata fragorosa prima di volatilizzarsi come non fosse mai stato lì. Dannato pervertito.

***

Se qualcuno si fosse preso la briga di chiederglielo, Sasuke avrebbe tranquillamente risposto che lui non avrebbe voluto trovarsi lì. Per niente al mondo. Oh, no.

Non avrebbe assolutamente, mai nella vita e sotto nessun tipo di minaccia voluto trovarsi nell’Arena improvvisamente convertita a sala da ballo improvvisata, addobbata tutta a verde e rosso come sembrava essere d’obbligo in quella stra-dannata festività e piena di gente irritantemente allegra che si comportava come se tutta quella confusione il 24 dicembre fosse la cosa più naturale del mondo. E soprattutto se stava guardandosi intorno, fermo come uno stoccafisso davanti al tavolo del buffet, non era per niente perché stesse cercando di vedere se Sakura avesse indossato di nuovo quel costume indecente, era semplicemente per affogare nell’alcol la noia. Assolutamente.

… Forse Kakashi aveva ragione, in fondo…

“Capo!” urlò qualcuno dietro di lui, e il ragazzo rischiò molto poco signorilmente di strozzarsi con il liquore che stava sorseggiando. “Suigetsu?!”

Lo spadaccino sembrava più divertito del solito mentre si guardava attorno tronfio come se il luogo gli appartenesse, la spada legata ancora una volta sulla schiena ed un’immancabile lattina stretta in mano. L’unica cosa che a Sasuke non quadrava era il fatto che si trovasse a Konoha. Forse stava davvero sognando ininterrottamente dalla mattina prima…

“Faccio da scorta alla Mizukage.” si affrettò a spiegare l’altro notando la sua espressione incredula, dandosi un’aria d’importanza che in un altro contesto avrebbe infastidito non poco il moro. “Ah, ma non seguo gli ordini di nessuno, sia ben chiaro.” precisò quindi appoggiandosi al tavolo accanto a Sasuke prima ancora che questo potesse aprire bocca.

“Da scorta alla Mizukage?” chiese conferma l’Uchiha tanto per fare conversazione. Non l’avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura, ma trovare un volto amico e non troppo esaltato in quella bolgia infernale era stata una manna dal cielo.

“Sè,” annuì Suigetsu portandosi la sua lattina alle labbra mentre rivolgeva un’occhiata veloce all’amico. “Sai la missione in cui il tuo Team ha ammazzato il senpai Zabuza? Bhé, lui stava raccogliendo fondi per organizzare una rivolta contro il quarto Mizukage, che si è poi scoperto essere pilotato dall’Akatsuki… da quando fu smascherato lui cercavano un modo per ristabilire il buon nome del senpai, e la Mizukage ha ben pensato di approfittare di me per sanarsi la coscienza.” concluse tornando a guardarsi intorno mentre Sasuke riprendeva a bere il suo liquore senza controbattere. Era rilassante non dover necessariamente dire nulla, una volta tanto… anche se non sarebbe tornato alla vita che aveva condotto in fuga dal Villaggio per niente al mondo. “Carino il tuo Villaggio,” riprese dopo qualche secondo di contemplazione il ragazzo dai capelli chiari lasciandosi andare ad un ghigno malizioso “specialmente le ragazze che lo abitano. Capisco perché tu abbia fatto tanto per salvarlo, all’epoca.”  

Sasuke si limitò a scuotere la testa, rassegnato, senza commentare minimamente la prima parte della sua affermazione. “Non so di cosa tu stia parlando.” si limitò invece a borbottare, tornando a riempirsi il bicchiere. Qualunque cosa fosse quella che stava rapidamente decimando era ottima.

Suigetsu in tutta risposta lasciò che il suo onnipresente ghigno si allargasse ancor di più mentre lanciava un’altra rapida occhiata alla sala. “Oh, si, scusa, avevo dimenticato che nell’Akatsuki non ci siamo entrati per controllarne le mosse, né per salvare il tuo amico a nove code o il tuo adorato Villaggio…”

“Devi aver iniziato a leggere troppi romanzi, o non si spiegherebbe da dove tiri fuori certe idee.” biascicò in risposta Sasuke accertandosi rapidamente che nessuno lì intorno stesse ascoltandoli. Non amava parlare di quel periodo, specialmente senza adeguata preparazione psicologica da parte sua… e la quantità di alcol che gli stava circolando in corpo non sarebbe bastata a sostituirla.

“Nah, mi è bastato osservarti ed ascoltare i tuoi deliri febbrili sulla ‘tua Sakura’… che suppongo sia qui da qualche parte..?” smentì pigramente lo spadaccino tornando per l’ennesima volta a scrutare la folla, finalmente con uno scopo dichiarato.

Sasuke, dal canto suo, rischiò di strozzarsi per la seconda volta nel giro di mezz’ora, stavolta ben più seriamente. “La mia cosa?!” trovò la forza di urlare dopo aver mandato giù a forza tanto di quell’alcol da iniziare a lacrimare (Naruto probabilmente avrebbe dato un braccio per essere lì in quel secondo), a metà strada fra l’oltraggiato e lo sconvolto, riuscendo a farsi rispondere semplicemente con un cenno di assenso che sapeva tanto di presa in giro.

“Ma si, ma si… avresti dovuto sentirti, ogni santa volta che rimanevi ferito, con i tuoi ‘Sakura, perdonami’, ‘Sakura, aspetta’, ‘Sakura, grazie’, ‘Sakura è mia’… una scocciatura tremenda, considerando che Karin poi veniva a stressare me a riguardo.” sbuffò divertito Suigetsu, per poi cambiare totalmente espressione non appena accortosi della tonalità cianotica che doveva aver assunto il viso del moro. “Non dirmi che ancora non c’eri venuto a patti con questa cosa?! Insomma, Sasuke..!” esclamò quindi in tono di rimprovero prima di scansarsi dal tavolo con un gesto di scuse. “Bhè, vedo la testa rossa di quel mastino di Karin aggirarsi da queste parti… meglio che me ne vada, prima che per seguire me ti si appiccichi addosso come suo solito e la tua Sakura vi veda… Stammi bene!”

*

Quando Kakashi trovò Sasuke vicino al tavolo del buffet il ragazzo era tornato ad avere un’espressione torva e fiera che molto meglio gli si addiceva. In compenso, quasi tutte le bottiglie di alcolici erano rimaste desolatamente svuotate sul tavolo.

“…ti diverti?” gli chiese con aria scettica sedendosi accanto al ragazzo, che lo accolse con un’occhiata sfocata ma pur sempre minacciosa prima di grugnire un “Non ci sto pensando.”

“Non stai pensando a divertirti?” indagò quindi l’uomo poggiandogli sulla spalla una mano che il moro si affrettò a scansare scontroso. “Non sto pensando a cosa sto facendo.” gli ringhiò poi di rimando, tornando a puntare lo sguardo corrucciato sulla massa indistinta di persone che sciamavano davanti a lui.

“Ah, quello lo vedo…” commentò Kakashi con una nota di divertimento nella voce prima di unirsi alla sua cupa osservazione della folla. Quando ormai l’uomo aveva perso ogni speranza di avere una normale conversazione con il suo vecchio studente e stava per alzarsi e lasciarlo alla sua sbronza cupa, Sasuke si decise finalmente a spiccicare parola: “Non volevo.” biascicò infatti  questo attirando l’attenzione dell’altro prima che riuscisse ad andarsene. “Come, scusa?”

“Non volevo correre rischi quando me ne sono andato.” precisò quindi Sasuke, riempiendosi l’ennesimo bicchiere della serata mentre poco distante da lui Naruto si affaccendava ad accogliere ninja e signori stranieri guidato dalla più diplomatica Hinata e guardato da Neji, che da quando sua cugina aveva sposato l’Hokage (e specialmente da quando era rimasta incinta) non faceva che seguirla come un’ombra per proteggerla dal minimo eventuale pericolo. Kakashi, improvvisamente a disagio nell’ascoltare confessioni che Naruto, Sakura e lui stesso avevano cercato di strappargli per quasi tre anni senza successo, rimase in silenzio, incerto sul da farsi.

“Però non avrei voluto—”

“Sasuke!” intervenne interrompendolo Naruto, appena sopraggiunto accompagnato da Hinata e Neji, dissipando l’atmosfera fin troppo seriosa che era andata creandosi e facendo tirare a Kakashi un profondo sospiro di sollievo.

“Naruto…” rispose il moro senza alzare minimamente lo sguardo sull’amico, di nuovo assorto nell’osservazione attenta della folla davanti a lui. Ancora nessuna macchia rosa in vista.

Il giovane Hokage, confuso, lanciò un’occhiata interrogativa a Kakashi, che però si limitò a scuotere la testa dopo avergli indicato le varie bottiglie vuote lì affianco prima di cambiare argomento. “Mi sembra che la festa sia riuscita ottimamente.”

*

Tempo dieci minuti di chiacchiere fra il suo migliore amico ed il suo vecchio maestro e Sasuke non avrebbe voluto altro che andarsene a casa: non era assolutamente in vena di feste, se mai lo era stato, e ogni cosa stessero dicendo quei due gli sembrava vuota e insignificante, così superficiale ed impersonale da fargli preferire l’idea di passare la serata a battibeccare con quell’impiastro del suo sostituto parziale… ed era tutto dire.

“Annoiato, Sasuke-kun?”

Sasuke roteò gli occhi verso il cielo senza preoccuparsi di reprimere uno sbuffo stizzito: ecco, adesso che l’aveva praticamente evocato iniziava già a ripensarci. Kakashi e Naruto, invece, parvero quasi illuminarsi a quell’arrivo… dovevano aver già esaurito gli argomenti ‘sicuri’ da usare intorno a lui in quello stato.

Senza nemmeno dargli il tempo di arrivare, i due presero Sai sotto braccio e praticamente lo costrinsero a sedersi accanto a Sasuke, prima di dileguarsi, Naruto giustificandosi con i suoi impegni diplomatici e Kakashi borbottando qualcosa a proposito di Shizune che lo stava cercando. Se non altro Sasuke supponeva di doversi ritenere loro grato per non averlo voluto lasciare solo, sebbene lo mandasse in bestia l’essere trattato come un ragazzino. Quanto meno nessuno aveva ancora osato cercare di togliergli di torno l’alcol—

“Sasuke-san, gli alcolici fanno male alla salute!” giunse prontamente alle sue orecchie la voce di Rock Lee mentre ancor più prontamente gli veniva strappato di mano il bicchiere, ed il ragazzo si trovò a ringhiare senza nemmeno accorgersene: trovarsi a parlare con l’essere più irritante del globo e con la persona più inquietantemente sempliciotta dell’universo nello stesso tempo e senza palliativi? Non era divertente. Non era affatto divertente. Se poi se ne fossero usciti di nuovo con quella loro bizzarra fantasia su Sakura, poi—

“Sakura-san è splendida più del solito stasera, non credete?” scelse precisamente quel secondo per commentare Lee, e Sasuke riuscì a malapena ad avere l’autocontrollo bastevole ad evitare di schiaffarsi una mano in faccia con violenza. Ecco, appunto…

“Il rosso del vestito risalta il verde degli occhi ed il bianco della pelle… la racchia sarebbe quasi da dipingere, stasera.” convenne Sai, scatenando una presta sequela di lamentele da parte del sopracciglione che non riusciva a sopportare di sentir insultare a quel modo la sua adorata Sakura mentre—

Un secondo. “Stasera?” domandò con urgenza Sasuke, interrompendo a suo rischio e pericolo la lunga predica dell’altro sullo splendore giovanile della kunoichi. “Sakura è qui, adesso?”

Mentre Lee ancora cercava di formulare una risposta imbottita più che mai di complimenti alla ragazza ed alla sua splendida figura evocatrice di puri sentimenti (Si, come no… lo so io che ti evoca quel vestito…), Sai si limitò ad indicargli una generica direzione guardando verso la quale Sasuke riuscì per la prima volta a scorgere gli inconfondibili capelli di Sakura, sebbene semi-nascosti da un Choji Akimichi di rosso vestito e da un immenso sacco di regali.

Sia ringraziato il cielo!, sospirò quindi interiormente, sollevato, mentre con una scusa si liberava dei due rompiscatole per raggiungerla.

Perché si stava annoiando e perché la mente annebbiata continuava a tornargli alla sera in cui aveva lasciato il villaggio, ma era ovviamente per colpa dell’alcol. Solo per quello.

*

“Sakura!” urlò per attirare la sua attenzione mentre avanzava a fatica in un mare sconfinato di bambini ed adulti sconosciuti (per un pauroso istante aveva avuto l’impressione raggelante di intravedere anche il vecchio Raikage… se l’avesse riconosciuto sarebbe di sicuro partita una rissa, e allora addio festicciola pacifista) tutti accalcati attorno all’enorme montagna di carne che era Choji Akimichi per la distribuzione dei regali, e quando per qualche miracolosa congiunzione astrale la ragazza si voltò verso di lui sorridendo e chiamandolo a sua volta in tono sorpreso si trovò come un cretino a fissarla.

Era vestita… in modo normale. Normale per una donna abituata a farsi vedere in abito da sera, cioè. Non che fosse una mise abituale per Sakura, in realtà, ma era… decente, ecco. Niente cappello ridicolo. Niente pizzi ambigui. Niente scollatura intrigante. Niente pezzi di stoffa invitanti. Normale.

Ergo, non avrebbe avuto bisogno di eventuale aiuto contro pretendenti dalle mani lunghe (non che non fosse in grado di proteggersi da sola, ma lei era… ingenua, ecco), e quindi la corsa affannata che aveva appena fatto era stata fondamentalmente inutile e per stare ad elucubrare tutto questo aveva passato gli ultimi cinque minuti a fissarle la scollatura senza accorgersene nemmeno, finendo col passare lui (lui!) per il pervertito di turno. Maledizione!

“Sasuke!” lo chiamò lei per la seconda volta quando si accorse che, del tutto assente, non le aveva risposto, passandogli una mano sulla fronte con fare decisamente fin troppo materno. “Ti senti bene?”

Il ragazzo scosse la testa imbarazzato, afferrandole di getto il polso per impedirle di toccarlo sul serio. Dio, ci mancava solo quello… “Benissimo… io sto… benissimo.” farfugliò impacciato continuando a stringerle il polso, sentendo per la prima volta in tutta la serata quello stradannato liquore fare effetto davvero, portandogli un’improvvisa vampata di calore mentre lo stomaco gli si stringeva in una morsa. Maledizione!

Stava per scusarsi in un modo qualsiasi e fare retro front per tornarsene finalmente ed ingloriosamente a casa, quando un salvatore, nelle attillate vesti di Ino Yamanaka, si fece avanti a salvarlo: sbattendogli in mano senza cura alcuna un pacchetto infiocchettato la ragazza gli rivolse uno sguardo di rimprovero (per cosa?) per poi voltarsi verso Sakura ed intimarle con un sorriso tutto zucchero “Andate pure a prendere aria da qualche parte poco affollata, Fronte Spaziosa, qui ci penso io! Su!” mentre già spingeva entrambi per un braccio verso l’unico frammento dell’Arena lasciato libero da banchi e tavolate. Sakura fece appena in tempo a farle un cenno incerto con la mano prima che la bionda venisse nuovamente inghiottita dalla folla, lasciando loro due vicini, in silenzio, sperduti fra la gente e con in mano un pacchetto regalo.

“Devi… perdonarla, sai, oggi è un po’ nervosa.” si risolse finalmente a bisbigliare Sakura mentre, ripresa coscienza di quanto succedesse intorno a loro, Sasuke la guidava attraverso la massa indistinta di gente che riempiva l’Arena (ma quanti erano?!) verso lo spiazzo libero nell’angolo più buio. Non per niente in particolare, si ripeteva incessantemente mentre fendeva prepotentemente la folla trascinandosi dietro Sakura per il polso che ancora non le aveva lasciato andare, solo perché ormai l’era andato a cercare quindi doveva almeno trovare qualcosa da dirle. Tutto qui.

“Nervosa?” chiese quindi completamente disinteressato ma con un bisogno disperato di argomenti di conversazione che non riusciva a trovare, nonostante fino a pochi secondi prima sapesse perfettamente cosa dirle. Diamine, se era andato a cercarla era anche perché aveva voglia di parlarle, non solo per tenerla al sicuro dagli sguardi morbosi di quei pervertiti dei suoi amici.

“Si, bhè,” prese a rispondere lei, liberando la mano dalla presa di Sasuke per portarsela a spostare una ciocca di capelli dalla fronte (Sasuke pensò piccato che era a dir poco ingiusto che lui, lui!, si sentisse in imbarazzo quando lei sembrava così tranquilla. Mortalmente ingiusto.) mentre si sedeva su una delle panchine che erano state fatte trasportare ad hoc nell’Arena quella mattina. “sai, gli ormoni… e non è semplice fare l’aiutante di Babbo Natale, senza contare che ieri ci ho messo più di due ore a convincerla che potesse indossare quel vestito senza sfigurare.”

Per quanto fosse generalmente del tutto disinteressato a quanto concernesse la Yamanaka, e in particolar modo i suoi attacchi di nevrosi, il moro si trovò ad aggrottare le sopracciglia perplesso, molto più partecipe di quanto Kakashi e Naruto (o chiunque altro, del resto) fossero riusciti a renderlo nel corso della serata. “La Yamanaka si fa di questi problemi?”

Sakura sorrise arrossendo lievemente (ora si imbarazzava?!) nel rispondere a bassa voce. “Bhè, si, ora si… ‘Se prenderà da suo padre, tempo due mesi e sembrerò una balena!’, sono due settimane che lo ripete incessantemente.”

“…padre?” sussurrò dubbioso lui, di rimando. Aveva la fastidiosa sensazione di essersi perso qualcosa.

“Si, Choji.” replicò tranquillamente Sakura, sicura che così tutto fosse più chiaro, solo per poi approfondire la questione dopo aver visto la sua fronte ancora corrucciata. “Ino è incinta, no?”

*

In tutta sincerità, in condizioni normali non gliene sarebbe potuto importare di meno che Ino Yamanaka fosse incinta, chiunque fosse il padre del suo bambino. Assolutamente nulla, mai.

Il fatto era che quella non era una condizione normale: quella era una serata in cui, a sentire Naruto, si sarebbe dovuto festeggiare il raggiungimento della pace, finalmente, la nascita di un nuovo giorno che avrebbe permesso a tutti di lasciarsi il passato alle spalle e di ricominciare da capo; una serata in cui Hinata Hyuuga, al braccio del suo amato Naruto, godeva della sua gloria di portatrice di una nuova vita che sarebbe nata e cresciuta in un clima di armonia perfetta; una serata in cui un’altra sua coetanea si preparava anche lei ad una vita nuova e felice che le si stendeva davanti senza ombre; una serata in cui tutti, nessuno escluso, urlavano al mondo la loro presenza e la loro volontà di essere felici, il loro diritto ad una vita non più macchiata di sangue e sofferenza, un vita votata al futuro, mentre lui… mentre lui… dov’era lui?

“Sasuke?” lo richiamò gentilmente facendo per mettergli una mano sulla spalla la ragazza, la Sakura che aveva sempre conosciuto e ricordato e che adesso, anche lei!, sembrava pronta a spiccare il volo verso un nuovo, radioso futuro lasciandolo lì, unico relitto d’un passato che non riusciva ad abbandonare. Solo.

“Certo che ci saranno un sacco di nascite quest’anno, eh?” si sforzò di rispondere senza iniettare di fiele le sue parole, riuscendoci forse solo a metà. Sakura, comunque, nella sua gentilezza per niente meritata da parte sua gli rispose calma e accomodante, quasi stesse spiegando qualcosa ad un bambino spaventato. E, per una volta, dovette ammettere che assurdamente la cosa non gli dava alcun fastidio. “…è la pace, Sasuke. Ormai tutti sanno di non dover temere niente e di poter tornare a vivere. È questo che fa la pace.”

Nonostante apprezzasse la sua gentilezza, però, i fatti restavano quelli che erano e non si potevano cambiare. “La pace…” mormorò quindi Sasuke, rigirandosi la parola sulla lingua come fosse un frutto fino ad allora sconosciuto, quasi a gustarne il sapore. Un sapore che, per lui, continuava a restare sconosciuto e inafferrabile come acqua. “…per me non c’è pace, Sakura. Non ci sarà mai. Lo sai questo, vero?”

Contrariamente a qualunque sua aspettativa (si sarebbe aspettato che urlasse, che piangesse, che lo colpisse, che facesse finta di non capire… diamine, lui al suo posto l’avrebbe fatto!), Sakura si limitò a sorridere il suo sorriso un po’ triste, afferrandogli con entrambe le mani quella dalla cui presa si era liberata appena dieci minuti prima e facendo tornare il suo stomaco a contrarsi ed il sangue a ribollirgli mentre pensava confusamente che, qualunque cosa succedesse, d’ora in poi si sarebbe dovuto tenere a chilometri da qualunque tipo di alcolico.

“…l’ho sempre saputo di essere innamorata di uno problematico.” sussurrò dopo qualche secondo di carezze esageratamente strazianti alla sua mano la ragazza, talmente piano che se non fosse stato imbambolato a guardarle il viso da prima Sasuke non avrebbe capito nemmeno che aveva aperto bocca, provocandogli una nuova ondata di calore all’altezza del petto. Il che era… stupido, diciamocelo. Lo sapeva che Sakura era innamorata di lui. Lo aveva sempre saputo. Solo che sentirselo dire in quel modo, era… diverso, ecco.

“Ti conviene?” trovò la forza di chiederle a quel punto, sentendo i muscoli delle gambe tendersi anticipatamente in attesa della sua risposta, l’istinto che gli urlava di scappare qualunque essa fosse stata e tuttavia sforzandosi di restare lì, al suo posto. Almeno stavolta.

Sorprendendolo ancora una volta, Sakura adesso si mise a ridere di gusto, facendogli aggrottare di riflesso la fronte quasi lo avesse appena offeso mortalmente. “’Mi conviene’? Sasuke, sei una persona, non una banca!”

“…il mio sogno più grande resta nel passato, tu lo sai questo.” mormorò quindi lui a mo’ di risposta, puntando lo sguardo sulle dita che Sakura aveva intrecciato alle sue, sentendosi vulnerabile, per una volta, quanto lo era stato durante gli ultimi istanti di vita di suo fratello Itachi. L’eroe. Il suo immenso, eterno rimpianto. …Non voleva averne mai più.

“Non te ne andrai di nuovo.” sussurrò quindi lei, la voce ferma e fiduciosa come mai l’aveva sentita, tranne forse quando lei e Naruto erano riusciti a riportarlo a casa. Non era una domanda.

“No, non ne avrei motivo.” rispose comunque, intrappolato in quella situazione surreale che mai, mai!, avrebbe creduto di poter vivere.

“…e allora non mi serve nient’altro.” concluse Sakura, totalmente soddisfatta per il momento di potersi semplicemente beare della sua presenza al suo fianco e del braccio che Sasuke le aveva passato titubante intorno alla vita, quasi incerto su quanto potesse o non potesse osare.

Una nuova vita votata al futuro, sapendo di non dover necessariamente abbandonare il proprio passato… iniziava a piacergli.

“Oh..! Guarda, Sasuke, del vischio!”

THE END

Ino Yamanaka, splendida nel suo vestitino rosso ancora attillato al punto giusto, continuava a lanciare di tanto in tanto occhiatine fiere e soddisfatte verso la panchina isolata dove aveva precedentemente spinto quei due ritardati integrali della sua migliore amica e del di lei amato, distraendosi dalla sua osservazione giusto quel tanto che bastasse a lanciare sguardi dolci e rassicuranti al suo Choji che, poco lontano da lei, continuava ad affannarsi a distribuire regali standard scelti da Naruto ed Hinata.

La coppia in questione, fra l’altro, neanche fosse stata evocata si affrettò ad avvicinarsi a loro, con un Naruto che ostentava un sorrisone a trentadue denti ed Hinata che sorrideva dolcemente di rimando osservandolo così felice, una mano allacciata fermamente alla sua, che sembrava non avere la minima intenzione di lasciarla andare per nessun motivo, e l’altra poggiata sulla prominente pancia che gli gonfiava il vestito nuovo. L’Hokage la stava stra-viziando, a parer suo.

“Allora, com’è andata?” chiese finalmente il biondo quando furono arrivati abbastanza vicini da non farsi udire da orecchie indiscrete, un’espressione diabolicamente felice incisa a fondo sul suo viso. Era palese che già sapesse quale risposta aspettarsi.

“Splendidamente.” rispose Choji al posto della ragazza, che si voltò a lanciargli un’occhiataccia di rimprovero per avergli rovinato l’annuncio per poi continuare “Sono soli da un’oretta, ormai, dovrebbero esserci arrivati, finalmente.

Fu a quel punto che si materializzò Kakashi, in ritardo anche in quell’occasione, presentandosi con un tranquillo “Che mi sono perso?” cui Ino rispose ghignando fuori di sé dalla gioia di questa seconda opportunità prima di annunciare soddisfatta “I due tonti se ne sono andati quasi un’ora fa verso la panchina più isolata dell’Arena… direi che è fatta.”

“Niente più lamenti nel sonno, allora!” giunse dalle loro spalle una voce per lo più sconosciuta che li fece saltare tutti sul posto e che Naruto, dopo qualche secondo, riconobbe come quella di “Suigetsu!” che si affrettò a sogghignare divertito agitando una mano in segno di saluto mentre raggiungeva la rossa ex compagna di squadra di Sasuke che, poco lontana, si guardava intorno in cerca di qualcosa—o qualcuno, come decise Ino non appena la vide fiondarsi sullo spadaccino con una predica palesemente sulla punta della lingua che lui le fece prontamente rimangiare con un bacio. Che carini…

“…scusate, ma Sai dove..?” si arrischiò a tentare di chiedere Naruto, cui Ino rispose prontamente corrugando la bella fronte chiara “E’ andato via mugugnando qualcosa sui ritratti, il contrasto fra il rosa e il nero e che lo stavano seriamente provocando… non ho capito molto, però.”

Il biondo non fece in tempo ad annuire che un “SAI!” fragorosamente urlato proprio dalle parti della famosa panchina richiamò l’attenzione di tutti i presenti, che presero a sciamare verso il luogo incriminato incuriositi riguardo cosa stesse succedendo. Oh, bhè…

Il grosso della folla si era già diradato quando Ino, che aveva fatto per avviarsi anche lei in quella direzione, si senti afferrare il braccio nella stretta decisa e gentile che Choji le riservava sempre e si voltò verso di lui con aria interrogativa. “Il pacco che gli hai dato prima,” prese a chiederle quindi lui, l’espressione dubbiosa e curiosa al tempo stesso “non mi sembrava come gli altri: che cosa..?”

La bionda si concesse un ghigno a dir poco lupesco, prima di ribattere innocentemente “Oh, soltanto un libricino… hanno un Clan da ripopolare!”

 

  
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