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Autore: Iria    04/01/2010    3 recensioni
"Tutti i bambini hanno bisogno della fantasia."
Immagino che la maggior parte di noi si ritroverà d'accordo con quest'affermazione.
Però crescendo, venendo soffocati da un mondo razionale ed invincibile, spesso dimentichiamo l'importanza di questo fondamentale elemento della nostra infanzia.
Ma ognuno di noi ha avuto modo di viverlo...
Mello e Matt, invece?
Questa è una piccolissima storia, nata senza un motivo preciso.
Spero sia di vostro gradimento, aspetto i vostri eventuali commenti/critiche/consigli =).
Un bacio,
Iria.
Genere: Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Matt, Mello
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Cosa c’è che non va nelle fiabe?

Il ragazzino dai capelli biondi osservava crucciato i pezzi del puzzle monocromatico, del quale era riuscito a ricomporre solo la cornice.
Sbuffava infastidito appena si rendeva conto che, pezzo dopo pezzo, diventava sempre più difficile riempire quel desolante vuoto.
Qualcosa gli premeva all’altezza del petto…
Qualcosa che, somigliando all’ impazienza, prendendo prima le sembianze dell’insoddisfazione, si trasformava, poi, in rabbia ed infine diveniva… Invidia?
Stava per distruggere quanto composto fino ad allora, quando l’allegra musichetta di un videogame lo distrasse dalla sua impresa; sollevò gli occhi e vide entrare nella grigia stanza la chioma fiammante del suo compagno.
Mail..?
Si mise a sedere, fissando il bambino con lo stesso sguardo col quale, fino ad un attimo prima, studiava il puzzle.
Sentendosi prudere dietro le orecchie (la ti pica reazione allergica agli sguardi troppi intensi), il nuovo venuto mise in pausa il suo Super Mario, sorridendo al bambino biondo.
“Ancora alle prese con quel puzzle, Mihael?”
“Ancora alle prese con quello stupido videogioco, Mail?” Ribatté il bambino indispettito, con un’occhiata glaciale.
L’altro sospirò pesantemente, spegnendo la console: era arrivato ad un livello estremamente elementare, dopo sarebbe riuscito a concluderlo in pochi minuti.
“Bhé, allora che ne diresti di fare qualcosa di diverso?” Propose allora, agitando pigramente le gambe penzolanti dal letto.
“Di diverso?”
“Uhm, si! Sai, oggi ho visto dei bambini aldilà del cancello che, rincorrendosi, si raccontavano delle storie…” Confessò Mail, lanciando uno sguardo alla finestra che dava su un allegro tramonto arancione.
Mihael inarcò un sopracciglio…
Da quando Mail alzava gli occhi dai suoi videogames?
“Le loro voci mi hanno distratto..!” Si giustificò subito con una scrollata di spalle, imbarazzato all’espressione assunta dal compagno.
Keehl annuì, credendogli.
“E cosa vorresti fare?” Chiese, sinceramente interessato.
Curioso, Mihael in quel momento aveva completamente rimosso dalla sua mente l’umiliante incapacità di completare il puzzle.
Come incoraggiato dallo strano coinvolgimento dell’amico, Mail sorrise e il giovane Keehl pensò che fosse strano vederlo sorridere, abituato com’era a fissare quella testa rossa continuamente china su dei mini schermi.
Ed allora ricambiò il gesto, spinto a farlo dal caldo momento in cui erano immersi e nel quale si ritrovò ad essere appena a disagio.
“Creiamo una nostra fiaba!” Esclamò, quindi, il piccolo Jeevas, saltando giù dal letto.
Mihael lo guardò inizialmente sorpreso, ad occhi spalancati.
Poi, quando fu costretto a sbattere le palpebre, si strofinò quegli stessi occhi lacrimanti, così da poter guardare Mail come se non avesse capito.
E solo quando il suono di quelle sciocche parole assunse una vera forma nella sua mente, Keehl alzò lo sguardo al cielo, con fare esasperato.
“Torna ai tuoi videogames, Matt.” Soffiò, con una punta di delusione nella voce infantile.
La sua attenzione fu presa nuovamente dai pezzi bianchi del puzzle; ne prese uno, studiandolo critico.
“Perché Mello? Cosa c’è che non va nelle fiabe? Il nostro cervello verrebbe comunque stimolato a creare immagini di fantasia.” Mail parlò con un tono troppo professionale, per essere quello di un ragazzino di dieci anni.
Mihael si immobilizzò, mordendosi nervosamente un labbro.
“La fantasia, le fiabe… Non sono la realtà. A cosa serve rifugiarsi nelle illusioni, quando queste sono la schifosa distorsione dello schifoso mondo dove viviamo? E’ inutile, Matt. Noi non abbiamo bisogno della fantasia.” Rispose distaccato, accennando una punta di soddisfazione quando riuscì a riempire l’ennesimo spazio vuoto del puzzle.
“Ma agli altri bambini piace…” Tentò un’ultima volta Mail, tornando a sedersi sul letto e ricercando ansioso con la mano il suo Game Boy Color sul lenzuolo.
“Gli altri bambini sono stupidi.” Concluse il discorso Mihael, immergendosi nei soffocanti pezzi di un’opera che sarebbe rimasta per sempre incompiuta.
Matt chinò il volto con un cenno di forzato assenso.

“C’era una volta Mail l’Intrepido, il quale avrebbe potuto davvero scrivere questa storia, se solo avesse saputo usare la fantasia… E c’era una volta Mihael dal nome d'Angelo, il quale avrebbe potuto davvero spiccare il volo, se solo fosse stato in grado di liberare le sue ali dalle catene della cinica realtà.”

*Owari*

Questa piccola storia è nata d’improvviso, senza un preciso motivo.
Desideravo da tempo scrivere qualcosa su Mello e Matt e questo è quello che ne è uscito ^^.
Spero che, nonostante non sia un granché, questa storia vi abbia lasciato qualcosa ^^.
Aspetto commenti, critiche e consigli =).
Un bacio, grazie per l’attenzione.
Iria.


   
 
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