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Autore: DarkRose86    04/01/2010    2 recensioni
Prima classificata al contest Akatsuki Christmas indetto da Akane Hirai
C'era chi attendeva speranzoso accanto all'albero addobbato,
impaziente di stringer fra le mani i tanti agognati doni.
E c'era anche chi, nella magica atmosfera del Natale,
si appropriava dell'identità di qualcun altro.
[HidanDeidara.Angst.AU.Linguaggio colorito, accenni di violenza]
Dedicata, con tutto il cuore, a Vale.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Deidara, Hidan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La seguente FanFiction si è classificata prima al Contest "Akatsuki Christmas" , indetto da Akane Hirai sul Forum di EFP.
E'... non lo so nemmeno io com'è. O cos'è. XD 
Non dico niente, forse perché per quante cose mi vengano in mente alla fine non c'è niente da dire.
Vi state apprestando a leggere qualcosa di folle, perverso, assurdo, e chi più ne ha più ne metta. E qualcuno disse: e meno male che era un storia sul Natale...
Buona lettura!


La storia è dedicata, con tutto il cuore e con infinito affetto, a Valentina.
Lei sa esattamente il perché.
Grazie di tutto, mimma. Ti adoro. <3

E lo so che non è degna di te, ma io ci ho provato.  XD

C'era chi attendeva speranzoso accanto all'albero addobbato,
imp
aziente di stringer fra le mani i tanti agognati doni.
E c'era anche chi, nella magica atmosfera del Natale,
si appropriava dell'identità di qualcun altro.

My Strange Santa Claus
[ Il mio strano Babbo Natale]

Un bimbo dai biondi capelli se ne stava silenzioso accanto all'albero, seduto sul tappeto, fissando il caminetto; i suoi genitori gli avevano parlato di un simpatico vecchietto che, la notte di Natale, passava dai camini per portare doni a chi era stato bravo e non aveva combinato marachelle. Si era impegnato a contenere i guai, limitandosi a quelli tipici dei bambini della sua età. E dire che era particolarmente vivace, Deidara, ma quell'anno in tv aveva visto una cosa che desiderava ardentemente: un kit per fuochi d'artificio per principianti. Chiaramente lui non avrebbe potuto usarlo, in quanto tale oggetto era riservato alle persone adulte, infatti nella sua lettera aveva scritto che il regalo era destinato a suo padre, ed indirettamente a lui. Era infantile e al contempo maturo, all'età di nove anni; da quella notte, però, era cambiato tutto. Perché la mente dell'essere umano è facile preda della follia.
Mentre intonava pian piano un canto natalizio, udì un rumore sospetto fuori in giardino; per precauzione aveva lasciato la finestra aperta, in caso Babbo Natale avesse trovato difficoltà a salire sul tetto, dal momento che in quei giorni aveva nevicato parecchio. Si zittì portandosi una mano alla bocca in un gesto inconscio, per poi andare a curiosare dall'altra finestra della sala, chiusa affinché in casa non entrasse troppo freddo. L'aria era gelida, e gli penetrò nelle ossa quando si avvicinò allo spiraglio che probabilmente sarebbe tornato utile alla persona che stava aspettando.
Riuscì a malapena a contenere l'euforia, quando si accorse che in cortile una figura goffa stava frugando in un grande sacco, sotto la neve che cadeva incessante e imbiancava il paesaggio. Non poteva essere che lui.
Babbo Natale! ” lo chiamò, “ Ho lasciato la finestra aperta per te! ” avvertì, invitandolo ad entrare. Il tipo vestito di bianco e rosso gli si avvicinò lentamente, squadrandolo; il piccolo lo guardò in faccia, e si rese conto che non era affatto somigliante alla descrizione fornitagli dai suoi familiari. Tuttavia s'immaginò fosse una sorta d'aiutante o magari chissà, forse Santa Claus – come qualcun altro lo chiamava – aveva il potere di ringiovanire il proprio corpo quando lo desiderava, magari per affrontare meglio il lavoro che ogni anno lo attendeva la notte fra il ventiquattro ed il venticinque dicembre. In fondo, teoricamente, a quell'ora i bambini dovevano essere a letto, quindi lui aveva la quasi totale sicurezza di non essere visto da nessuno. Sfortunatamente per lui, però, quella volta era stato colto in fragrante.
Ma tu... perché sei così giovane? ” gli chiese innocentemente, voglioso di sapere, e l'altro gli rispose con un ghigno che d'amichevole non aveva assolutamente nulla.
Non proferì parola alcuna e si rimise a cercare nel sacco che portava in spalla, estraendone un oggetto che il piccolo, fino ad allora, aveva visto solo in mano a sua madre quand'ella preparava da mangiare. Però sapeva bene a che cosa serviva e, soprattutto, che se usato in maniera inopportuna poteva essere alquanto pericoloso, in certi casi addirittura letale. O almeno era questo che i telegiornali gli narravano le poche volte che per sbaglio gli capitava di ascoltarli.
L'uomo gli puntò contro un grosso coltello da cucina, la cui lama lucida rifletteva la luce delle lampadine colorate che adornavano l'abete che si trovava in un angolo della stanza.
Babbo... ”
Io non sono Babbo Natale. Lui non esiste. E tu adesso verrai con me... ”
Il bimbo gridò. Gridò con tutto il fiato che aveva in corpo, prima che l'impostore gli tappasse la bocca con la mano e gli puntasse l'arma alla gola.
Fai silenzio ” gli intimò, ma in quello stesso momento suo padre sparò un colpo di pistola al suo indirizzo, mancandolo solo di pochi centimetri. Fu una fortuna che l'uomo possedesse un regolare porto d'armi.
Il tizio imprecò, prima di lasciar andare Deidara, ferendolo però al braccio; dopodiché scappò velocemente, e a nulla valse l'intervento della polizia. Quel delinquente, da qualche anno, era noto alle autorità per aver fatto sparire decine di bambini, di cui non si era trovata più traccia nonostante le minuziose ricerche; egli però era dannatamente furbo, e non erano ancora riusciti a capire chi si celasse sotto il suo costume. Questo anche perché nessuna delle vittime era mai sopravvissuta, o comunque di esse non si avevano notizie. Il piccolo Iwa, però, era stato salvato, e forse sarebbe stato utile per avere un identikit del maniaco.

Non esiste. Lui non esiste. E mamma e papà mi hanno raccontato una stupidaggine ”

Ripeté quella frase decine di volte, quando i dottori gli chiesero dolcemente cosa fosse accaduto quella notte. Lo shock era stato troppo forte, e nessuno sapeva per quanto tempo lo avrebbe accompagnato; la favola del venticinque dicembre è un bellissimo sogno per ogni bimbo e mai, per nessun motivo, lo si dovrebbe distruggere. Quell'assurdo Babbo Natale aveva ridotto in pezzi le sue speranze, e rapito il suo sorriso contagioso. Non sarebbe mai più tornato quello di prima.

Ma il destino talvolta è beffardo con l'essere umano. Perché sono le persone a ferire, ma è il fato che ti costringe ad amarle nonostante tutto.

~ ~ ~ ~ ~

Nove anni dopo
Tokyo, Giappone, quartiere di Shibuya, 20 dicembre

Che cazzo! Possibile che non si trovino dei fottuti fuochi d'artificio, in questi negozi? ” sbottò un giovane dai capelli biondi e lunghi, mentre annoiato camminava per le vie del più celebre quartiere commerciale della capitale giapponese. Deidara, oramai diciannovenne, aveva preso da poche ore la prima, arbitraria decisione della sua vita: fin dal giorno in cui si era finalmente reso conto di quanto i suoi genitori l'avevano illuso quand'era ancora un bambino, solo un desiderio gli aveva permesso di andare avanti, di perseverare. La vendetta.
La vendetta attraverso ciò che lui tanto amava, ovvero le esplosioni. Però, ancora giovane ed economicamente non indipendente, non poteva permettersi di fare le cose molto in grande. Ma, grazie ad internet, si era documentato il più possibile su come poter causare il maggior numero di danni utilizzando dei semplici fuochi d'artificio.
Avrebbe ammazzato chi lo aveva condannato a quella vita sterile, priva di soddisfazioni e di vera felicità; chi gli aveva spudoratamente mentito sarebbe morto proprio la notte di Natale.
Bah, che città del cavolo! ” borbottò, passeggiando a testa bassa per non essere abbagliato dall'accecante luce degli addobbi natalizi che da qualche giorno avevano invaso la metropoli. Odiava quella festa, anche se un tempo l'aveva adorata sinceramente.
Ma ora, la gente frettolosa che correva per le strade in cerca dei regali, le signore agghindate come bambole di porcellana letteralmente sommerse dai pacchetti variopinti da consegnare ad amici e parenti, le vetrine stracolme di stelle e quant'altro lo disturbavano, facevano quasi
male. E quanto più tentava d'ignorare quei particolari, più essi lo torturavano; e, mentre era assorto nei suoi pensieri e cercava di scacciare dalla propria mente i ricordi scomodi, si scontrò con una persona anch'essa decisamente sovrappensiero.
Ehi, stai attenta, ragazzina! Mi hai quasi spaccato il naso, cazzo! ” esclamò il tizio contro cui aveva urtato, e alzò lo sguardo verso il suo volto. E, quando stava per ribattere, avvertì un brivido percorrergli la schiena: quell'uomo... somigliava tantissimo a lui.
Oh, sei un maschio. Chi l'avrebbe mai detto ” disse ironico poi, constatando che effettivamente si trattava di un ragazzo.
L'altro ringhiò, e si allontanò di qualche passo, continuando a fissarlo. Possibile che... beh, in fondo il criminale che quella volta lo aveva aggredito non era mai stato catturato e, da un po' di tempo, aveva anche smesso di rapire bambini. Sembrava scomparso nel nulla, ma il suo corpo non era mai stato ritrovato. Ora aveva davanti agli occhi una persona identica a lui; stessi lineamenti, stesse iridi smeraldine, la medesima pelle chiara. Era solo un poco più anziano, e ciò non fece che convincerlo maggiormente d'aver di fronte colui che aveva tentato di strappare le sue giovani ali.
Tu... chi diavolo sei? ” gli chiese, e il mondo attorno a loro parve fermarsi. Come se fossero soli in piedi sul marciapiede, mentre cominciava a nevicare per la prima volta quell'anno.
Potrei farti la stessa domanda ” rispose, ghignando; anche lui si era accorto di qualcosa di strano.

Il destino ti trascina con sé, e tu non puoi far niente per fermarlo; al massimo puoi metterti per un attimo a pensare a cosa sarebbe successo se, quel giorno di tanti anni fa, la persona che attendevi non si fosse presentata affatto.

Già, ma il primo a chiedere sono stato io, e adesso esigo una risposta ” ribatté il biondo, seccato.
L'altro fece spallucce, poi gli si avvicinò di qualche centimetro e lo scrutò per bene, sorridendo: “ Sono Babbo Natale ” asserì, osservando deliziato la reazione del più giovane.
Quest'ultimo infatti indietreggiò ancora un po', ma mantenne intatta la propria spavalda espressione; pareva aver superato il trauma, e non possedeva più il volto innocente e splendidamente impaurito di quand'era piccolo. Però era ugualmente affascinante nella sua particolarità, col volto dai tratti quasi femminei e i fluenti capelli d'oro. L'occhio che non era nascosto dietro una ciocca di biondi filamenti era azzurro cielo e lo guardava sfidandolo; da esso trasudavano coraggio e determinazione, senza tracce di timore alcuno. Il suo corpo, invece, quando aveva pronunciato quelle parole aveva tremato appena, in un gesto sicuramente involontario.
Il ragazzo meditò un attimo, prima di sorridere a sua volta.
Come diavolo fai ad essere ancora vivo? Pensavo che qualcuno ti avesse fatto fuori, visto quel che hai combinato... è evidente che gli stolti che popolano questo mondo non sono neppure capaci di farsi giustizia da soli ” affermò, freddo, tradendo il suo odio per il resto della popolazione tranne se stesso; come poteva amare quella massa di gente tutta uguale, priva di sogni e incapace di riconoscere la vera arte?
Caspita, chi s'immaginava che saresti diventato un tipo così tosto... Deidara Iwa ”
Ormai non c'erano più dubbi, colui che aveva di fronte era proprio il criminale che tutti stavano disperatamente cercando. La cosa più assurda era che si trovava nel centro di Tokyo, senza alcun travestimento, in tutta tranquillità. Si ricordò poi di non aver aiutato la polizia a tracciare il suo identikit, perché allora non era riuscito a descriverlo esaurientemente.
Dunque sei proprio tu ”
Strinse i pugni fino a farsi male, un rivolo di sangue si disegnò fra le sue dita e una goccia si infranse a terra, ai suoi piedi, macchiando la neve candida.
Che ci fai qui? ” gli domandò, restando a distanza di sicurezza in caso egli fosse armato.
Io ci abito, a Tokyo. E sono in giro a cercare qualche giovane vittima sacrificale... ” spiegò, poi gli si avvicinò di nuovo, limitando la distanza fra loro; il biondo non trovò più spazio dietro di sé, quando il muro di un palazzo incontrò la schiena fasciata dalla giacca a vento scura. “ E' bello veder sgorgare il sangue la notte di Natale... in fondo non faccio altro che servire Jashin-sama, il vero Dio... ed è eccitante ascoltare le urla di dolore dei prescelti... ” enfatizzò la parola eccitante quando le sue labbra si avvicinarono pericolosamente all'orecchio destro di Deidara, che sussultò sentendo il fiato caldo sul proprio collo.
Quel tizio era completamente fuori di testa. Di chi stava parlando? Chi era Jashin?
Gli venne da pensare, però, che qualcosa in comune lo avevano: entrambi volevano vedere il sangue la notte del venticinque dicembre. Di persone diverse, è vero, ma era vitale liquido cremisi che desideravano. Due moderni vampiri rinchiusi una società che non era in grado di comprendere le loro menti deviate, in un mondo in cui erano considerati feccia. Perché uno di loro era un assassino, e l'altro sarebbe presto divenuto tale.
Ti è dispiaciuto non poter vedere il mio? O forse lo vuoi adesso? ” chiese, affrontando il suo sguardo che appariva come un mix di lussuria e voglia di uccidere.
Lui desidera vittime innocenti... è personalmente non credo che tu lo sia; però... ”
Però? ”
...se per tutto questo tempo non mi hai tradito, allora potresti diventare mio alleato ”
Che razza di stupido. Parlava di tradimento, come poteva? Evidentemente un tipo come lui non poteva comprendere la sua paura, lo shock che aveva subito dopo essersi visto puntare un coltello alla gola. Però, alla fin fine, poteva anche tornargli comodo; certo, meglio soli che male accompagnati, ma due sono meglio di uno. Rise sarcastico, scuotendo il capo: “ Sei proprio strano. Nonostante ciò, comunque, ho un favore da chiederti. Visto quello mi hai fatto, intanto potresti farti perdonare... in quel caso, potrei anche pensare seriamente alla tua offerta ”
Il falso Babbo Natale rimase stupito da quelle parole; il giovane Iwa era evidentemente un osso duro, e proprio per questo era così attraente.
E che cosa vorresti, Deidara-chan? ”
A quel vezzeggiativo rispose con una smorfia contrariata, spingendolo via. Il suo corpo emanava troppo calore, tanto che pareva non avvertire affatto il freddo che regnava e che penetrava nelle ossa. Lo spaventava e al contempo lo attraeva. Si maledì: a che diavolo stava pensando? Come poteva trovare anche minimamente affascinante la persona che un tempo voleva farlo fuori?
Tentò d'ignorare tali pensieri e pensò a come formulare la richiesta, mentre l'altro aveva alzato gli occhi al cielo a guardare la neve cadere incessante.
Voglio che tu mi aiuti ad uccidere i miei genitori ”
Visibilmente stupito, l'albino gli rivolse uno sguardo inebetito. Non si aspettava di certo una simile risposta, sconvolgente oltre ogni limite. Sì, lo aveva appena rincontrato, ma Deidara gli piaceva sempre di più, nonostante non sapesse nulla di lui. L'unico che gli era sfuggito, e la causa del malessere che lo aveva torturato per diversi mesi; aveva cominciato a tagliarsi, sostenendo – parlando solo a se stesso – di sentirsi calmo, quando lo faceva. Eppure sentiva dolore, eccome, ma non riusciva a farne a meno. Ma la fede lo aveva salvato, o almeno così credeva. Ed ora aveva ritrovato, ironia della sorte, proprio lui, proprio quel fottuto bambino che gli aveva rovinato la vita; solo che non era più il poppante di un tempo, ma era diventato un adulto che sapeva quel che faceva, armato di coraggio e una buona dose di follia, e inoltre possedeva un aspetto maledettamente splendido. Nessun albero addobbato, neanche il più luminoso e colorato, poteva oscurare la sua luce.
Sussurrando quasi per non farsi sentire dai passanti gli illustrò il piano e il motivo che lo aveva spinto a prendere quella decisione, ed era incredibile come d'improvviso avesse deciso di fidarsi di chi era stato il suo aguzzino. Forse in un certo senso gli era grato; in fondo era stato lui a fargli scoprire che i suoi genitori lo avevano cresciuto con la menzogna.
Sei uno stronzo... ” lo apostrofò colui che aveva scoperto chiamarsi Hidan, nel corso della conversazione, “ ... ma è proprio per questo che ti aiuterò. Ma bada bene, se cercherai di fregarmi sei morto; e stavolta non ci sarà il tuo paparino a salvarti il culo ” lo avvisò, tirando fuori un cellulare dalla tasca, “ Ci sentiremo per telefono ma mi raccomando, niente riferimenti espliciti a quel che faremo ”
Ovvio, non sono mica stupido, uhn! ”
Lo spero ”
Quando s'impuntava, però, sembrava non esser cresciuto affatto. Aveva riempito il discorso che aveva fatto di riferimenti al suo amore per l'arte che dura un momento, come qualcosa che appare e scompare in un istante. In verità non gliene importava nulla, ma era divertente il modo che aveva studiato per attirare i suoi genitori nella trappola che aveva pensato. Usare i fuochi d'artificio, qualcosa che sia lui che suo padre amavano incondizionatamente, per attrarli... e poi, dirgli per sempre addio, con l'aiuto della fedele lama che Hidan portava sempre con sé.

Il Natale, alla fine, ti attrae anche quando non credi in colui che dovrebbe portarti i doni che brami; perché a volte può capitare che, chi ha contribuito a far crollare tutte le tue illusioni, ti riservi il regalo più bello.

Lui ed Hidan, in effetti, si somigliavano davvero molto. Deidara ci pensò più volte, mentre tornava a casa in fretta e furia; sapeva bene quanto era rischioso agire a fianco di un tipo del genere, eppure era stranamente felice d'avergli fatto quella richiesta. Di certo non si trattava di insicurezza, dal momento che non avrebbe avuto problemi a raggiungere il suo obiettivo in solitudine; c'era qualcosa, in lui, che gli faceva venire voglia di saperne di più, di sondarlo, di sapere tutto del suo passato e di conoscere i motivi che lo avevano portato a quell'instabilità mentale, quella che alla fine caratterizzava anche lo stesso Iwa.
Era conscio d'essere in pericolo, ma decise di non curarsene; gli bastava ottenere quel che desiderava, poi sarebbe anche potuto morire. Gli sarebbe bastato vederli spirare, mentre nel cielo splendevano variopinte esplosioni; come una sorta di festeggiamento, la celebrazione in anticipo di un nuovo anno.
Il piano era semplice: il pomeriggio del ventiquattro dicembre avrebbe sistemato nel cortile di casa sua i fuochi che aveva acquistato – spendendo tutti i propri risparmi, peraltro –, mentre i suoi erano al lavoro. Poi li avrebbe tenuti lontani dal giardino con vari stratagemmi quali una cenetta preparata da lui stesso e un bel film in tv, fino alla mezzanotte, l'ora in cui sarebbe giunto finalmente Babbo Natale a consegnargli in dono che aveva richiesto.
Poi li avrebbe uccisi senza pietà alcuna, aiutato dall'uomo vestito di rosso e di bianco, usando una qualsiasi arma avesse a portata di mano. E alla fine avrebbe festeggiato, guardando assieme al compagno lo spettacolo che si sarebbe tenuto davanti ai loro occhi. E dopo... dopo non sapeva cosa sarebbe successo, e in fondo andava bene così.

A volte non è facile perseguire i propri obiettivi, perché capita di esitare nel momento clou; ma se si ha qualcuno accanto a sé, è più facile risolvere i problemi.

In quei quattro giorni si videro tre volte, anche se in verità non era servito per il completamento della trappola, in quanto tutto era già stato deciso. Semplicemente volevano conoscersi meglio l'un l'altro, per valutare chi avevano di fronte in realtà; si odiavano, perché entrambi erano ossessionati dalle proprie manie di grandezza – completamente differenti l'una dall'altra –, eppure si piacevano in uno strano modo. Sicuramente non si poteva parlare d'amore, ma neanche di semplice attrazione fisica. Desideravano possedersi a vicenda per credere di poter dominare, seppur sapendo – in un remoto angolo della loro anima – di essere entrambi dei perdenti.
Deidara non sopportava Hidan per la sua volgarità, e quest'ultimo era infastidito dai discorsi del biondo, che vertevano sempre e comunque sull'arte, di qualsiasi cosa stessero parlando. Dunque finivano spesso per l'offendersi, anche pesantemente, ma alla fine la voglia di vincere, di esultare sotto un cielo fatto di stelle artificiali, aveva sempre la meglio.
E fu con questa malata convinzione, che portarono la morte in casa Iwa. Quella morte che aveva sfiorato già una volta l'abitazione, scappando poi senza lasciare traccia. Quella stessa morte che ora era riapparsa, come un Dio caduto impaziente di usare ancora una volta la propria falce.
Il sangue che fu versato quella notte macchiò i candidi divani del salotto, il pavimento di un color grigio spento, e perfino le pareti. Chissà cosa avrebbero pensato i poliziotti, una volta giunti sulla scena del delitto; probabilmente la colpa sarebbe ricaduta sul criminale che fino a qualche anno prima aveva terrorizzato il paese, e che magari era tornato per una ragionata vendetta sulla famiglia del piccolo che all'epoca si era salvato. Una cosa era certa: Deidara se ne sarebbe andato. Ma, ovviamente, non senza prima aver onorato quel momento. Così si strinse a Hidan per salvarsi dal freddo polare della notte di Natale del suo diciannovesimo anno d'età, ormai giunto quasi al termine.
D'improvviso, le luci, le stelle comete, i presepi e gli abeti addobbati non gli davano più fastidio. E gli venne perfino da pensare che colui che gli stava accanto non era poi così male vestito in quel modo; il suo strano, ma personale Babbo Natale.
Probabilmente avrebbe riservato anche a lui, un giorno, lo stesso trattamento scelto per i propri familiari. O forse, Hidan avrebbe avuto la meglio.
Nessuno poteva saperlo.

Quando una persona che ti piace ti stringe a sé, e un po' come se fosse sempre Natale.
Anche se questa persona, talvolta, vorresti ucciderla.

Mi sa tanto che i miei non mi avevano mentito. Babbo Natale esiste ” disse inaspettatamente Deidara, mentre guardava fuori dal finestrino dell'auto che velocemente li stava portando fuori città.
Sei un fottuto idiota ”

E una risata squarciò il silenzio della periferia ancora addormentata.

Fine ~

  
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