Capitolo 1
Il ricordo del giglio, il nuovo ufficiale.
“Mayuri- san!”
Sussultò
al sentirsi chiamare da quella voce ferma e delicata. I suoi sensi, intorpiditi
dalle poche ore di sonno -da anni soffriva d’insonnia- si destarono. Maledì a bassa
voce la ragazza: adorava quello stato di dormi-veglia…
si sentiva inconsistente.
Un
vantaggio per qualcuno che sarebbe dovuto rimanere nelle viscere della terra
fino alla fine dei giorni.
“Mayuri-san!”
Mosse
la testa da un lato all’altro e alzò gli occhi al tetto.
“Che motivo c’è di fare tanto baccano?”
chiese scocciato.
Da
anni si scervellava sul perché una ragazza giovane come lei se ne potesse stare
tranquilla e felice mentre trascorreva tutta la sua vita in un sotterraneo
umido, assieme a uomini falliti e puzzolenti. Rideva e teneva sempre un buon
comportamento, conservando le buone maniere che gli ricordavano quelle dei
membri delle famiglie nobili. Forse era una del buon ambiente, quando era
libera.
Spesso
voleva essere contagiato dal suo ottimismo disarmante, ma era solo un desiderio
assurdo e sfuggente.
“Sembra abbiano cambiato l’ufficiale di
terzo seggio!” esclamò contentissima.
Kurotsuchi
alzò le spalle. “e allora?” replicò annoiato, “non emozionarti per cose del
genere”.
Lo
guardò perplessa.
“Non cambierà niente a noi” spiegò,
sperando che lei smettesse di fissarlo: non desiderava altro che toccarla e
farle cose inconfessabili: da anni che non aveva il piacere di afferrare il
corpo di una donna. “sarebbe la stessa cosa anche se fosse rimasto quello di
prima!” proseguì, cercando di scacciare da sé i pensieri lussuriosi.
“Si chiama Kisuke
Urahara” disse ignorandolo. Si sedette di fronte a
lui, sul pavimento.
Attraverso le sbarre che li separavano, Kurotsuchi intravide lo sguardo mesto della ragazza. Piegò
un po’ la testa: che aveva ora? aspettò in silenzio delucidazioni.
“Facciamo un gioco?” riprese questa improvvisamente.
“Ti va?” lo esortò ancora, non ricevendo
risposta.
“Dipende”
“Se io ti racconto qualcosa del mio
passato, tu prometti di raccontarmi un po’ del tuo?”
Mayuri
abbozzò un sorriso sadico. Fra prigionieri si aveva l’usanza di non raccontare
la propria vita prima del arresto o il
motivo per il quale erano stati incarcerati: raccontarli, avrebbe significato
ricordarli e desiderarli, e questo non potevano permetterselo, lì dentro.
“Ti squarterebbero se ti sentissero
quelli fuori” sibilò minacciosamente.
“Lo so” replicò tranquilla. “ma non
m’importa. Suppongo però che tu non mi racconterai niente, beh io lo faccio lo
stesso, così sarai in debito con me”
Il
sorriso scomparve dal viso dello scienziato, trasformandosi in una smorfia
schifata.
“Non fare la furba con me” ringhiò;
troppo tardi, una volta che Sayuri iniziava a parlare
non la fermava più nessuno.
“ Io ho già incontrato quell’uomo:
quando ero piccola, vivevamo nella stessa casa. Non ci siamo mai parlati, ma
una volta ci siamo incontrati in un campo di allenamento, lui era seduto e
notando che l’osservavo mi ha salutata… con la mano”
Mayuri
sbuffò e abbassò la testa di colpo, lasciando che ciondolasse per la forza
della caduta.
“Non aspettarti che si ricordi di te”
Annuì
pensierosa. “Sai, so perfettamente che è
stupido, ma sono contenta di vedere una faccia familiare” replicò sorridendo
mentre faceva per alzarsi.
“Familiare?” disse lui alzando la voce.
“Lo hai visto solo una volta, e poi saranno passati chissà quanti anni... chi
ti garantisce che sia lui? Magari ora non è che un orribile torturatore venuto a seviziar...”
“Smettila!” esclamò inorridita dal
commentò del compagno di prigione.
“Oh cielo, oh cielo! Cosa sentono le mie
orecchie?” intervenne una voce pacata alle loro spalle. “Chi sarebbe mai venuto
a torturarvi?”
La
ragazza si voltò di scatto: un uomo giovane e alto sorrideva tranquillamente.
Lo riconobbe all’istante ma placò la voglia di chiamarlo per nome, sarebbe
stato compromettente per la carriera del ragazzo.
Sentendosi
quegli sguardi curiosi s’indicò: “Spero non stiate parlando di me!” protestò.
Mayuri
lo osservò per qualche secondo. Sembrava un emerito idiota, quel Kisuke: nessuno abbastanza intelligente si sarebbe messo a
scherzare con dei soggetti ritenuti pericolosi per la Soul society.
“Immagino sia tu…
quello nuovo” affermò disgustato.
“Sono proprio io! Vedo che qui le
notizie volano!” esclamò entusiasta per un motivo che fuggiva ancora all’agile
mente di Kurotsuchi. Quello snervante modo di fare
gli ricordava quell’esserino davanti a lui, che ora osservava inebetita il
biondino.
Kisuke
si avvicinò ai due carcerati. Gli era stato detto che erano i più pericolosi.
Kurotsuchi
Mayuri era stato ritenuto pericoloso per la sua
smania della scoperta, che lo aveva spesso messo, non solo lui ma anche suoi
colleghi, in situazioni al limite del possibile. Rimaneva comunque uno shinigami dalle capacità impressionanti.
La
ragazza seduta doveva essere Sayuri Tsukiyama, giovane promettente shinigami,
ex vice-capitano della quarta compagnia, le era stato comunicato che lei era
ancora in attesa di una condanna definitiva, ma dato il suo eccellente
comportamento le era stato concesso di uscire liberamente dalla cella
personale, come gli altri.
Invece
per Kurotsuchi non si poteva affatto dire lo stesso.
“Piacere di conoscerla” lo salutò,
alzandosi e facendo un profondo inchino. “Mi chiamo Sayuri”
“Kisuke…” rispose.
Osservò attentamente la ragazza. Era alta e i lunghi capelli azzurri erano
sciolti e un po’ spettinati, gli occhi blu lo scrutavano, contenti. “Urahara” completò la frase.
Aveva
l’impressione di averli già visti, da qualche parte.
“Inutile presentarsi, ormai saprà
persino la data del nostro compleanno” intervenne Mayuri.
“Insomma! Non essere così sgarbato! Ti
sembra il modo con cui rivolgersi ad un ufficiale?”
“È solo un tirapiedi, ed è pure
antipatico”
“Mayuri-san!”
protestò allarmata. Lo avrebbero punito per quella lingua lunga.
“Oh cielo, cielo! Faccio tardi ed ho
cose importanti da sbrigare” l’interruppe Kisuke.
Si
girò e fece per salire le scale, ma ad un certo punto si bloccò.
“Sayuri-dono,
per caso ci siamo già incontrati?” chiese non riuscendo a trattenere la
curiosità.
Sussultò
alla domanda. Si ricordava, anche lui ricordava! Presa dall’entusiasmo si
apprestò a rispondere ma sentì la voce soffocarle in gola quando Kurotsuchi le sussurrò: “Pensa a quello che dici, Sayuri”
Lo
guardò con una espressione dispiaciuta in viso: odiava ammetterlo, però questa
volta il pazzo aveva ragione; in quel carcere scontavano la loro sentenza,
qualunque fosse stata la sua risposta non sarebbe cambiato nulla. Inutile farsi
del male per nulla.
“No, signore. Temo mi abbia confusa con
qualcun altro” rispose mesta fissando il pavimento.
Sentì
la fragorosa risata del giovane shinigami. “Hai ragione, ho una memoria piuttosto penosa
per le facce”
Angolino
di SbiruHime
Salve a
tutti gente, io sono Sbiru!!! E io invece sono Hime!!! Ciao a tutti ^^ Siamo entrambi liete di presentarvi la nostra prima fan fintion insieme: A little lily in the darkness. Siamo molto
affezionate a questa storia, vero Hime? Sì! È vero perciò vi preghiamo… lasciate qualche recensione!!! Giusto per farci
sapere che ne pensate ^^. Bene, e ora passiamo alle anticipazione del prossimo capitolo,
che questa volta sono sotto la mia supervisione ^^:
…
“Posso chiederti
un’ultima cosa?”
“Certo!” rispose cercando di assumere il tono più gentile
che le riuscì.
“Davvero non si esce mai da qui?”
“Sì,
davvero”
….
“Anzi,
qualcosa ci sarebbe” disse voltandosi all’improvviso. La donna alzò un
sopraciglio sorpresa, era strano quel giorno.
“Sarebbe?”
“Sayuri Tsukiyama”
La espressione dell’amica
mutò improvvisamente, divenendo terribilmente seria.
Bene e
con questo abbiamo finito, mi raccomando, fateci sapere e grazie per aver letto
^^, grazie
anche da parte mia XD
Un bacio da SbiruHime