Hey,cari
lettori, eccomi con una nuova fan fiction,è ancora in corso la mia fan fiction
“Fiamma Blu”,che non ho abbandonato,lo dico per chi si trova a leggere questa ff e si chiede se l’altra la lascerò,beh per la vostra
gioia no non l’ho lasciata,ma per adesso è in sospeso,mi ci vorranno tutte le
vacanze di natale per decidere dei punti fondamentali di quella ff.
Parlando di
questa ff invece,mi è venuta
in mente così di scatto,come un raggio di luce che è riuscito a scappare dalla
torbida affluenza di nuvole.
Spero vi piaccia
e se non chiedo troppo,vorrei ricevere delle
recensioni,anche solo di due parole per dire se è di vostro gradimento.
Vi lascio alla
lettura,con affetto TanyaCullen.
L’Amore non dice bugie
1.Ritorno
I grattacieli si innalzavano al cielo con una maestosità
impressionante,così belli e delicati da affascinare qualsiasi
persona li guardasse.
Quella mattina,a New York,la
giornata era soleggiata,anche se il freddo di Gennaio non permetteva di poterla
godere in pieno.
Al New York Hospital il
primario del reparto di chirurgia,Carlisle Cullen,finiva il suo turno mattutino.
Passava per i corridoi dell’ospedale,le
dottoresse,infermiere e anche qualche paziente lo guardavano con ammirazione e
adorazione mentre i suoi colleghi lo salutavano con affettuosità e rispetto.
Carlisle Cullen era un uomo di immensa
bellezza,dai capelli dorati e gli occhi di una azzurro intenso.
Viveva a New York,ed abitava a
Manhattan,nel quartiere più importante della città,l’Upper East Side,lì
risedevano le famiglie più importanti e ricche dell’intera New York e alle
poche persone dal guadagno molto più modesto,non era permesso abitarvi se non
per lavoro nelle grandi ville.
La famiglia Cullen era uno di
quelle famiglie importanti,ma gentile e rispettata da
tutti gli altri e i suoi componenti erano appunto il dottor Carlisle
Cullen,sua moglie Esme Cullen,grande architetto e arredatrice e i loro 3 figli.
Il primo era Edward Cullen,di 22 anni,laureato in medicina come il padre,ma non
abitava con quest’ultimo,viaggiava per il mondo,per studio l’aveva giustificato
il padre;poi vi era Alice Cullen di 18 anni e
frequentava
Carlisle
continuava a camminare per i corridoi dell’ospedale,dirigendosi
verso l’uscita.
-Arrivederci dott. Cullen – lo
salutò educatamente Amanda,la segretaria
dell’ospedale,invaghita del dottore dalla prima volta che aveva varcato la
porta dell’ospedale e tutto ciò non era all’oscuro del dottor Cullen.
-Arrivederci a lei,Amanda,e
passi una buona giornata- ricambiò il saluto come suo consueto Carlisle,con quel suo sguardo e tono di voce pacato e
dolce,dimostrando la sua professionalità e serietà.
Aprì la porta dell’ospedale e si avviò al parcheggio
continuando a salutare le persone che incontrava.
Arrivato dinanzi alla sua maestosa auto,una Mercedes(qui
l’immagine ->http://stefanolazzarino.com/wordpress/wp-content/uploads/2008/01/secondo-semestre/large-mercedes-benz-f700-e-diesotto-00.jpg )
la sbloccò e vi salì dentro,accendendo il motore e partì.
***
Era finalmente sceso dall’aereo,camminava
tranquillo e composto tra la gente,accorgendosi ogni tanto degli sguardi
lodevoli delle donne che lo guardavano.
Ad aspettarlo fuori dall’aeroporto non c’era nessuno dei
suoi familiari o della servitù,ma la sua magnifica Aston
Martin V12 nera ( qui la foto ->http://files.conceptcarz.com/img/Aston%20Martin/aston_martin_v12_vanquish_s_04_manu_01.jpg
),tutto era come lui aveva ordinato.
Caricò le sue due valigie enormi e finalmente entrò nella
sua amata auto che tanto gli era mancata.
Passava di nuovo tra le strade della sua città natale,così magnifiche,lisce e perfette.
I grattacieli erano ancora più alti di quanto ricordasse,in fine New York era davvero meglio di quanto immaginasse.
Finalmente arrivò nei pressi della sua casa,situata nel East Coast,più
precisamente nel quartiere dell’Upper East Side di Manhattan.
Era una casa magnifica,circondata da verde e con una
piscina dalle dimensioni spropositate (qui l’immagine -> http://static.blogo.it/deluxeblog/villa-con-piscina/villa_marbella_1_03.jpg ) .
Scese dalla sua vistosa macchina
e senza degnare di uno sguardo nessuno,lasciò le chiavi della macchina al
parcheggiatore e le valigie alla cameriera.
La sua era una famiglia perfetta per gli altri,ma dietro nascondeva tante altre cose.
La sua era una famiglia di mafiosi,dei
peggiori in circolazione,ma era immensamente furba.
Era il centro e il fulcro dei peggiori atti di violenza,di circolazione di droghe,auto,corse clandestine e vendita di prostitute.
Nessuno conosceva quella loro realtà e nessuno mai si era
insospettito,avevano altri clan e famiglie che sotto
il loro comando effettuavano i loro ordini,intanto la sua famiglia incassava i
soldi e lui era dovuto partire per poter controllare tutto con i propri
occhi,poiché le loro azione erano diffuse in ogni parte della Terra.
Ora il suo periodo di transizione era finito ed era
finalmente ritornato a casa.
-Buongiorno signorino,è un
piacere rivederla,com’è andato il viaggio?-gli chiese la cameriera con rispetto
e dolcezza.
-Benissimo,grazie,ma adesso
desidero vedere mio padre,sapete dirmi dov’è?-rispose lui a tono.
-Certo,nel suo studio- lo
informò la cameriera.
Lui senza nemmeno ringraziarla e salutarla si avviò di
sopra,dopotutto lui era il padrone e non doveva
ringraziare nessuno,tanto meno i suoi dipendenti.
Ripercorse i corridoi della sua casa,dove
da piccolo aveva corso,rotto dei vasi e nel frattempo era cresciuto scoprendo
una realtà che nemmeno lontanamente immaginava di dover affrontare.
Arrivò finalmente alla porta dello studio di suo padre e l’aprì senza curarsi di bussare,sapeva che il padre stava
attendendo proprio lui.
Entrò e fissò l’uomo,suo
padre,che lo guardava con gioia.
-Ah,è un piacere rivederti
figliolo mio- gli disse andandogli incontro e salutandolo con un abbraccio
formale ma pieno d’amore,lui e suo padre erano molto più simili di quanto
dimostrassero.
-E’ un piacere anche per me rivederti padre,sono felice di essere finalmente tornato- rispose lui
sedendosi su una sedia di pelle nera.
-Certo,ma dimmi com’è andato il
viaggio?- gli domandò il padre sedendosi anche lui su una sedia,grande,di pelle
nera.
-Benissimo-.
-E gli affari come vanno?-si affrettò
a domandare il padre.
-Alla grande,all’inizio hanno
fatto fatica a credermi che veramente fossi io,ma poi si sono convinti e ho
dovuto placare gli animi turbati e agitati di tutti,ma per il resto,tutto va a
gonfie vele,i soldi aumentano e anche gli interessi,è tutto perfetto-.
-Sono felicissimo di questo figliolo,la
tua presenza lì è stata di grande aiuto,ma adesso come sai dobbiamo stare più cauti,tramite
dei testimoni sono venuto a sapere che la sicurezza,ma non so dirti
precisamente dove,sta arruolando sempre più agenti e la polizia ha catalizzato
anche qualche nostra attività e tu mi servi per poter gestire tutto
ciò,mettendo in disparte il desiderio di rivedere mio figlio- lo informò con
tono serio.
Il figlio rifletté sulle sue parole e dovette ammettere
che era felice di dover fare
qualcosa di finalmente attivo,non ne poteva più di stare seduto
dietro una scrivania a dirigere azioni di scarsa sostanza.
-Certo,papà,mi metterò subito
all’opera non ti preoccupare,da dove comincio?-.
-Figliolo,con calma,per ora
guarda soltanto e divertiti partendo dai capannoni- gli disse il padre
guardandolo fiducioso.
-Quali dei tanti capannoni?-chiese il figlio elettrizzato
di tornare su quel suolo.
-Da Jonathan naturalmente,dove
l’adrenalina e la folla non manca mai- rispose il padre con un sorriso
divertito sul volto,sapendo che era la meta che suo figlio voleva sentirsi
dire.
-Corro subito- e detto ciò si alzò e si recò nella sua
camera,si fece una doccia rilassante,scese giù a
mangiare qualcosa,accorgendosi che il resto della sua famiglia non era ancora
tornata.
Salì di nuovo in camera sua verso le 21.30,indossò una
maglia attillata bianca,con uno scollo a “V” dove i muscoli erano ben
visibili,dei jeans stretti scuri e le sue in mancabili Adidas bianche;prese le
chiavi della sua moto(eccola->http://www.torano.tv/wp/Video/partenzamoto.jpg)
,afferrò di sfuggita la sua giacca di pelle e si avviò fuori.
°°°°
In una cosa non molto lontana da lì alle 6.45 una sveglia
suonò.
La sveglia più precisamente si trovava nella stanza di
una bellissima villa,quella degli Swan
e la più giovane della famiglia,Isabella Swan,ma
preferisce essere chiamata Bella,fu svegliata dal suo profondo sonno e per
cosa? Per andare a scuola.
Di mala voglia alzò le palpebre e con gli occhi ancora
velati dal sonno guardò la sua cameretta,grande al
punto giusto,arredata di viola e mobili moderni.
Sempre di malavoglia si alzò dal letto e si recò di
fronte al suo grande armadio.
Non era una ragazza che amava tanto la moda,anzi non la seguiva mai,a 18 anni aveva tutt’altri sogni.
Frequentava
La sua non era una bellezza da mozzare il fiato,ma non passava di certo inosservata.
Suo padre,Charlie Swan,era un uomo di gran onore e rispetto,era il capo della
polizia di New York e aveva salvato molte persone da questioni e casi
disastrosi.
Sua madre abitava a Phoenix con il suo nuovo compagno
Phil,giocatore di media notorietà di baseball;i suoi
avevano divorziato quando lei aveva solo 2 anni,all’inizio era stata affidata
alla madre,ma lei troppo occupata dalla sua vita sentimentale aveva preferito
mandare Bella dal padre.
Quella mattina come da copione indossò la sua divisa
scolastica:gonnellina corta scozzese di color blu,una camicetta bianca quasi
trasparente adornata con un cravattino della stessa fantasia e colore della
gonna(http://images.movieplayer.it/2009/04/26/blake-lively-con-divisa-in-gossip-girl-114036.jpg
),le scarpe potevano deciderle stesso gli alunni e poiché Bella era una ragazza
molto semplice e non amava nemmeno truccarsi,indossò le sue amate All Star blu.
Scese veloce le
scale di casa,suo padre era già andato a lavorare e così decise di bere del
latte freddo e mangiare una barretta di cereali.
Prese la sua tracolla da sopra il divano e di corsa si
diresse a scuola.
Quando arrivò il cortile era già
gremito di gente e alunni tutti vestiti uguali,sembravano dei deficienti pensò
Bella.
Si diresse verso le scale,dove
sapeva di trovare i suoi migliori amici e come da lei pensato erano lì ad
aspettarla:c’era Alice Cullen,per lei era come una
sorella,anche se la sua passione sfrenata per la moda e il trucco era stato
motivo di litigio molte volte,non era molto alta,aveva capelli corti,corvini e
sparati all’aria in un’acconciatura tutta particolare,ma la cosa che preferiva
in assoluto erano i suoi occhi azzurri,identici a quello di suo padre e aveva
anche lei 18 anni.
Affianco
c’era Emmet Cullen,di 17
anni,fratello di Alice e diciamo anche di Bella tanto erano uniti,era molto
alto e immensamente muscoloso,dai capelli marroni e gli occhi di un
verde-castano,spruzzava allegria e ironia da tutti i pori,anche nelle
situazioni meno opportune e forse questo era il suo peggior difetto.
Infine c’erano Angela Weber e il
suo fidanzato Ben,si conoscevano dalle elementari,Angela era una ragazza
semplice come lei dai capelli e occhi scuri,mentre Ben aveva capelli castani e
occhi grigi.
Bella li raggiunse di corsa,quasi
inciampando nei suoi piedi.
-Il tuo equilibrio così
stabile mi stupisce ogni giorno di più- la scherzò Emmet
con il suo solito ghigno malefico e divertito.
-Certo,un giorno te lo
insegnerò- gli rispose a tono Bella.
-Bella ma come devo fare con te? Quelle All Star lì sotto non si coordinano per niente,quante volte ancora dovrò ripeterlo?- l’apostrofò Alice,come
ogni mattina,ricevette come sempre uno sbuffo da Bella e la sua piena
indifferenza.
-Va bene entriamo prima che si faccia
troppo tardi- disse Angela e così tutti si diressero nelle loro
classi,Angela,Ben,Alice e Bella nella stessa classe,all’ultimo anno e Emmet al penultimo.
Tutti andavano brillantemente a scuola e avevano una fama
consueta,tranne Emmet,che
era deriso da tutta la squadra di Football poiché non aveva accettato di
entrarvi.
Emmet non
si interessava a loro quasi mai,ma molte volte era
soggetto ai loro scherzi di pessimo gusto,ma nascondeva tutto ai suoi
familiari,poiché si ritrovava sempre uno contro sei.
Lui amava gli sport,ma il suo
preferito era il Baseball,infatti giocava nella squadra della scuola e l’aveva
sempre portata a vincere il campionato,ma essendo molto portato anche per il
Football gli era stato chiesto la partecipazione di entrare nella squadra,ma
lui prontamente aveva rifiutato e tutto ciò naturalmente non fu visto di buon
occhio da tutta la squadra,che pretendeva di averlo.
Alla fine delle lezioni tutti e cinque si affrettarono ad uscire,dirigendosi verso la macchina di Alice,una Porche
gialla canarino 911 Turbo.
-Che mattinata noiosa- si lagnò Alice una volta salutati
Angela e Ben.
-Come sempre- l’apostrofò Bella
anche lei scocciata.
- Mamma mia,ma come vi
lagnate,siete peggio di due vecchiette in pensione- le scherzò Emmet divertito.
-Zitto tu scimmione,ti conviene
non tirare troppo la corda,perché noi saremo delle vecchie,ma tu rimarrai il
solito bambino infantile che non cresce mai- risposero a tono Alice e
Bella,ridendo come pazze vedendo la faccia arrabbiata di Emmet.
-Ma certo ridete,non vi
preoccupate,ve la farò pagare io quando Edward tornerà e non sarò l’unico
ragazzo- si difese Emmet.
- Edward? Devo ricordarti che è all’estero,che non tornerà né a Natale né in nessun’altra situazione e
poi ha 22 anni,non verrà di certo a scuola per difenderti,è un uomo,bello e
maturo e non si abbasserà di certo ai tuoi livelli- lo rimbeccò Alice.
Bella era amica di Emmet e
Alice dall’inizio del Liceo,ma non aveva mai visto
loro fratello né l’aveva conosciuto,andando quasi sempre a casa loro aveva
visto qualche foto e doveva ammettere che era davvero bellissimo,ma non si
interessava più di tanto,sapeva di lui il poco indispensabile,venuta a
conoscenza dai suoi familiari,che parlavano orgogliosi di lui,laureato in
medicina,affermavano che la sua unica pecca era stata Tanya,la
sua ex-fidanzata se così si poteva definire,la solita bionda occhi
azzurri,barbie completamente rifatta,che sfortunatamente frequentava la loro
stessa scuola ed era capo cheerleader, era sempre seguita dal suo stormo di
oche,formato da Jessica Stanley e Lauren Mallory,patetiche.
I genitori di Edward non l’avevano mai accettata,ma Edward la frequentava senza interessarsi del loro
disappunto,a nessuno risultava le avesse mai detto di amarla,molte volte lei
gli aveva detto esplicitamente di averlo tradito e lui senza interesse gli
rispondeva di aver fatto altrettanto,fino a quando lui stanco di lei l’aveva
lasciata ed era partito e Tanya tutt’ora aspetta il
suo ritorno per riconquistarlo.
-Questo lo vedremo- rispose Emmet
alla sorella minaccioso.
Salirono nella macchina e andarono in giro per la città,girando bar,locali e qualche negozio per accontentare anche
Alice.
Verso le 22.40 Alice e Emmet accompagnarono Bella a casa salutandosi e
promettendosi di divertirsi altrettanto anche il giorno seguente.
Bella aprì la porta di casa e si stupì quando non vide il
padre,così non avendo fame si recò in camera si
cambiò,scese le scale e si sedette
dinanzi al televisione guardandola con poco interesse.
Stava vedendo un film poliziesco,lei
amava i gialli e non a caso il suo sogno era diventare un agente dell’ F.B.I.
Era il suo sogno da quando aveva visto,stranamente,un
distintivo di quest’ultimi sul comodino del padre,che gli aveva ordinato di non
dirlo alla mamma.
Da allora non aveva mai saputo come mai quel distintivo
fosse lì,ma ogni tanto si trovava ad aiutare il padre
a risolvere dei casi e quasi sempre ci riusciva.
Mentre continuava a fantasticare sul suo futuro la porta
di casa si aprì facendola sobbalzare.
-Bella- la
chiamò la voce di suo padre e subito si rilassò.
-Sono qui papà- urlò dal salotto.
-Ah,eccoti,senti hai già
mangiato?- le chiese dolce e premuroso,avevano tutti e due un rapporto
bellissimo,neanche con sua madre Bella aveva instaurato un rapporto del genere.
-Si papà,sono andata in un
locale con Emmet e Alice- lo rassicurò lei.
-Va bene,sono contento-.
-Papà ma come mai sei venuto così tardi?- gli domandò
preoccupata,continuando:- è successo qualcosa?-.
Charlie si fece subito serio e si accomodò sul divano di
fronte a lei.
-Bella c’è una cosa che ti devo dire,anzi
molte cose e anche tante novità- la informò serio.
Bella si allarmò subito:-Cosa mi
devi dire papà?-.
-Bella io sono solo il capo della stazione della polizia,ma anche il generale della pattuglia di New York dell’
F.B.I. -.
Bella strabuzzò gli occhi e credette
di aver sentito male.
°°°°
La moto scivolava sull’asfalto con velocità e potenza,ma anche con eleganze e destrezza. Era una sensazione
magnifica quella di sentire il motore mormorare sotto di sé,che
ti incita ad andare sempre più veloce e quando lo accontenti fa le fusa.
Lui continuò a correre fino a quando no
li vide e si fermò:i capannoni.
Continuò la sua corsa interrottamente,sempre
celando il suo volto dal casco nero lucido. Passava tra la gente,chi gridava,chi ammirava la sua moto e si chiedeva lui chi
fosse,c’era chi si drogava e le solite prostitute ai lati della strada.
Lui vide da lontano la gara di mote che stava per
iniziare e allora si affrettò a parteciparvi senza nemmeno iscriversi,perché sapeva che con quell’atto la persona che lui voleva
incontrare l’avrebbe riconosciuto.
Riavviò il motore della sua moto e facendo scattare la
lancetta su 140 partì,superò persone e altre moto
entrando nella gara,stupendo tutti,le moto in gara erano a distanza debita,ma
lui li avrebbe raggiunto in un attimo. Il motore scattò sotto i suoi comandi
conducendolo dove lui voleva arrivare;scartò i primi
quattro piloti,poi altri due,infine gli e ne rimaneva uno solo,alquanto
bravo,ma mai quanto lui.
La lancetta arrivò a 290 e allora come una piuma,alla velocità della luce superò anche l’ultimo pilota
superando la linea di arrivo e ricevendo in cambio un urlo ed un’esultanza
generale,mentre continuava a correre la gente gli dava pacche sulle spalle o
sulla schiena congratulandosi con lui tramite parole che lui non sentiva e le
lasciava disperdersi nell’aria poiché poco gli ne importava.
Arrivò alla sua meta e finalmente lo vide;era ancora come lo ricordava un uomo di 30 anni,era il suo
migliore amico,dai capelli dorati e gli occhi azzurri,seduto sul trono che lui
e suo padre gli avevano dato,dopotutto era suo zio,identico al padre ma molto
più rozzo.
Jonathan lo vide e anche se il suo viso era celato dal casco lo riconobbe,le sue labbra disegnarono un grande
sorriso,chiamò qualcuno che subito rispose e si affrettò
a fare ciò che gli aveva ordinato.
Ben presto quest’ultimo arrivò trascinando con sé una
ragazza,anzi una prostituta,dai capelli scuri e gli
occhi quasi neri,pesantemente truccata e vestita di una mini gonna e un top del
tutto inesistente,suo zio conosceva i suoi gusti,gli erano sempre piaciute le
more.
Fu stesso Jonathan a condurla da lui,gli
si avvicinò e le ordinò di salire in sella alla sua moto e questa non si
lamentò,anzi era grata di dover fare tutto ciò.
-Divertiti- gli
raccomandò con un grande sorriso.
Il conducente annuì e si aprì anche lui in un sorriso,che però non fu visto da nessuno,ma intercettato dallo zio.
Avviò il motore che ringhiò sotto il suo richiamo,ma prima che potesse partire Jonathan lo fermò per un
braccio e lui si girò.
-Ah,bentornato Edward – e poi
partì.
Aspetto
con ansia delle vostre recensioni,un immenso bacio TanyaCullen.