Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: NevanMcRevolver    08/01/2010    3 recensioni
"Il cervello...No. Non lo sentiva più quello. [...]" Ecco a voi un' altra mia storia, scritta così, di getto, senza un motivo ben preciso. A voi il verdetto!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il vento del Sud carezzava il paesaggio delicatamente, scuotendo appena i salici piangenti.
Sotto l' ombra di uno di questi, c'era Amelie intenta a scrivere su un quaderno come un' ossessa.
Scrisse un punto con così tanta furia, da rischiare di forare la pagina, scrivendo su quella di dopo ancora.
Una volta finito, poggiò il quaderno in terra, si mise il più comoda possibile sotto le fronde dell'albero, e contemplò il silenzio di quella radura.
Stava quasi per addormentarsi, quando avvertì una presenza di fianco a lei. Si voltò, e vide che era arrivato anche Laurent.
- Beh! Chi non muore si rivede! - esclamò la ragazza. Cercava di apparire furiosa, ma, invano, la presenza di lui la calmava.
- Si, ma ciò non significa che rivedremo sicuramente chi è morto! - rispose lui, stendendosi.
La ragazza lo guardò di sbieco: - Che? Parla come mangi! -
- No, lascia stare! Uno dei miei momenti di delirio! -
I due stettero stesi in silenzio per qualche secondo. Non appena lui chiuse gli occhi per vedere cose che solo lui immaginava, la ragazza si girò per poterlo vedere.
Il vento aveva smesso di soffiare.

*****

Tutto cominciò in una calma mattinata di aprile.
Tutto cominciò sotto quello stesso salice piangente. Amelie vi si rifugiava quando aveva bisogno di tranquillità, non trovando un posto migliore.
Quando arrivò, però, trovò il suo caro vecchio salice già occupato.
"Vabeh... Il mondo è di tutti! Ragion per cui io mi ci metto lo stesso lì sotto!" pensò la ragazza.
Una volta accomodatasi prese il suo quaderno ed una rosa rossa dallo zaino che si era portata, e, lasciandosi trasportare, cominciò a scrivere.
Scriveva, scriveva e ancora scriveva. Inaspettatamente, il vento le fece scappare il quaderno via dalle mani, che si fermò di colpo sul ragazzo. Questi, preso alla sprovvista, si alzò subito a sedere, e vedendo che il criminale era un semplice mucchio di carta spillata, si calmò. Vide Amelie, imbarazzata, e glielo restituì.
- Ciao! Credo che questo sia il tuo. - chiese lui a lei, ben sapendo che era il suo.
- Già... - rispose Amelie, con crescente imbarazzo. - Scusa... E' che non sono riuscita a mantenerlo fermo e... -
- Tranquilla, non hai ucciso nessuno! -
- Grazie -
- Laurent - disse il ragazzo, porgendole la mano.
La ragazza, interdetta, non sapeva come reagire. " Non fare la scema Amelie!" pensava "Devi semplicemente dirle il tuo nome, non ti mangia mica!".
- Piacere, Amelie -
Il ragazzo si avvicinò a lei, e cominciò a farle qualche domanda.
- Sai com'è?! Non capita tutti i giorni di incontrare un nuovo amico! -
Laurent le stava simaptico a pelle, senza saperne il perchè. Non che la cosa le interessasse molto al momento. Amava il suo istinto. Si fidava del suo istinto, soprattutto.
I due presero a parlare, e, nel frattempo, lei prese la rosa che aveva tirato fuori dallo zaino, e cominciò a fare una sorta di perverso "M' Ama Non M' Ama" con le spine.
- Scusa se mi permetto di chiedertelo... Ma perchè lo stai facendo? - chiese Laurent.
L'istinto le diceva di rispondergli che doveva farsi gli affari suoi, ma per una volta, Amelie ignorò la vocina del suo cervello.
- A volte ho l'impressione di non essere viva, essere pura anima, etera. Almeno così mi rendo conto di me stessa! -
"Occhei" pensò lei "ora penserà che sono matta, mi saluterà e se ne andrà via, sperando che non mi riveda mai più...".
- Ognuno ha le sue valvole di sfogo - rispose invece lui.
Amelie rimase di stucco, non aspettandosi una reazione del genere.
I due continuarono a parlare, mentre Amelie asciguava le goccioline di sangue su un fazzoletto bianco, ancora per un bel pò, e, all'imbrunire, lui si alzò, dicendo che doveva andarsene, e che era felice di averla conosciuta.
- Tu? Non vieni? -
- No. resterò qui ancora un po', e poi me ne vado, grazie lo stesso! - rispose la ragazza.
Il vento si alzò di nuovo, e stavolta il fazzoletto le scappò di mano, finendo addosso a Laurent, che, prendendolo se lo mise in tasca, invece di restituirlo.
- Saremmo costretti a rivederci allora! Un buon pretesto, no? - chiese lui, con un mezzo sorriso sulle labbra.
Lei, adesso, non sapeva davvero cosa fare. Era rimasto muto persino il suo istinto. Si limitò a sorridere.
- Lo prendo per un "Si, va bene" - disse lui, che, salutandola, se ne andò.
Rimase lì ancora qualche secondo, la storidta Amelie, per poi andarsene anche lei.
Qualche giorno dopo lei tornò sotto il salice. Lui? Non c'era.
"Vabeh... Ha detto la prossima volta, no? Quindi ci sarà... Prima o poi!" mugugnò fra sè e sè.
Non appena pensò queste parole, lui stava arrivando. Amelie sentiva le farfalle nello stomaco...
- Salve! -
I due ripresero a parlare come se non se ne fossero mai andati di lì.
Il tutto per molto tempo.
Molto tempo.
Molto.

*****

- Allora? - chiese lei - me lo ridai o no il mio fazzoletto? - mettendo più enfasi sul mio, per chiarire il concetto.
- Lo rivuoi proprio? -
- Beh sai com'è?! Il concetto di mio non dovrebbe essere poi così difficile da comprendere! - disse lei ridendo.
Si alzarono entrambi a sedere e lui si avvicinò di più verso lei.
- No, lo è invece! Insegnamelo! - disse lui, avvicinandosi verso lei.
- Beh... Allora...Il fazzoletto, per esempio è mio, mentre... - le parole le morirono sulla lingua, vedendo lui vicinissimo al suo volto.
"Mio Dio! Sta per succedere davvero? A me?" si chiese lei.
"Si! A te!" rispose la vocina del suo cervello.
- Mentre? - chiese Laurent con un mezzo sorriso sulle labbra.
La povera Amelie non sapeva davvero cosa fare. Cercava di riordinare le idee, quando Laurent la prese e, delicato, la baciò.
E mai oblio fu più dolce di quello per i due ragazzi.
Anche l'istinto della ragazza aveva smesso di parlare.
Stavolta era il corpo a reclamare la sua parte.
Come se fosse un gesto quotidiano, alzò le mani, e le poggiò sul collo del ragazzo.
Si avvertiva una sorta di insistenza da parte di entrambi, presi dall'euforia di quel loro dolce contatto.
Se qualcuno avesse chiesto ad Amelie - Com'è stato? - lei non sarebbe stata in grado di rispondere in modo soddisfacente.
Al massimo avrebbe potuto dire - Devi provarlo di persona per capirlo! -.
Sentiva il sangue fluire forte nelle orecchie, fino a farle fischiare, i polmoni che reclamvano ossigeno.
Sentiva il cuore battere forte, così forte da rischiare di rompere la gabbia toracica.
Il cervello...No. Non lo sentiva più quello.
Sentiva solo il suo corpo che rispondeva meccanicamente agli impulsi.
Sentiva che il momento stava per concludersi, e la cosa non le piaceva affatto.
Laurent si era allntanato dal suo viso, e lo aveva preso fra le mani.
Amelie era in estasi, poteva affermare di aver sentito gli angeli cantare.
I due si guardarono negli occhi e sorrisero.
Sorrisero alla beata ingenuità di due innamorati, alla loro spensieratezza. Sorrisero a quella cosa che certi chiamano fortuna.
Sorrisero a loro, affogati ognuno nello sguardo dell'altro.
Il vento aveva ripreso a soffiare.




Dipingimi distorto come un angelo anormale che cade
Offendimi, se odiare è un crimine il prezzo è uguale e fa male
E vedo te, io e te, niente conta in fondo
Illumina annulla le paure oh luna nulla è uguale
Sarò così onesto come se tu fossi il mare, il mare
E vedo te, io e te, niente conta e crolla, crolla
E vedo te, io e te, niente conta in fondo.

[Verdena - Luna]









Nota dell'autore:
Non è un granchè come storia, lo so, però mi andava di scriverla.
Spero di avervi fatto piacere lo stesso.
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: NevanMcRevolver