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Autore: Rowena    10/01/2010    2 recensioni
Bill e Budd dopo i Due Pini. E il fantasma della Sposa tra loro.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Bianco. Aveva un bellissimo abito bianco.

Non riesce a smettere di pensarci, neanche quando suo fratello ritorna dal bancone con due giganteschi boccali di birra nelle mani.
«Ecco qua, per concludere la giornata come si deve», spiega Budd, che l’ha trascinato in una piccola bettola di El Paso per bere qualcosa. «Alla salute di Beatrix Kiddo!»
Bill non risponde, non tocca neanche il bicchiere che gli è stato posto davanti come a non voler rovinare il delicato equilibrio di schiuma chiara che si posa sul liquido giallo. Tiene i gomiti sul tavolo, le mani raccolte come per riflettere… Il suo volto è una maschera giapponese, non lascia trasparire alcuna emozione, tuttavia non serve un genio a capire che non si sente per nulla soddisfatto di sé.
«Le tue ragazze sono ripartite?», domanda Budd quando finalmente ha placato la sua sete. Il suo boccale è già mezzo vuoto.
«Avevano tutte altri impegni dall’altra parte del mondo», risponde compito Bill senza prestare troppa attenzione, «ma sono state gentili a raggiungerci per questa piccola gita».
 «Questa piccola… Tu sei tutto andato», commenta il fratello, prima di bere un altro sorso. Ha già la sensazione che avrebbe dovuto prendere due birre per sé, per sopportare Bill ci vogliono più alcolici di una semplice bionda.
«E sarei tutto andato perché non mi sono chiuso in una squallida stanzetta d’albergo a piangere per lei? O forse perché non avrei dovuto fare quello che ho fatto, dici».
Bill ha sempre la mania di parlare come l’eroe di un film orientale. Budd odia questa mania.
«No, hai fatto esattamente ciò che dovevi; non ti avrei seguito fin qui se non ne fossi stato convinto», risponde Budd con un sospiro. «Quella stronza non doveva permettersi…»
«Attento a non andare più in là di quanto ti conviene», lo interrompe suo fratello, alzando per la prima volta lo sguardo dal suo boccale, ancora intatto. «Non chiamarla così».
«Ti preoccupi degli appellativi che uso, quando tu l’hai fatta picchiare a morte e le hai ficcato una pallottola in testa? Gesù, Bill! Ed era pure incinta».
Ed era pure incinta, ripete Bill a se stesso, ancora incredulo. La gravidanza l’ha resa ancora più bella, radiosa, e stava così bene con quell’abito…
«Allora è questo che ti ha così infastidito, il fatto che non abbia rispettato il suo stato interessante».
Budd scuote il capo: sarebbe ipocrita ad affermare il contrario, al fianco di suo fratello e anche lavorando in proprio lui ha fatto cose ben peggiori che condannare a morte una donna incinta e difficilmente potrebbe scordarsene. «Tu sei andato da lei, avete fatto una bella chiacchierata come se foste a una rimpatriata delle scuole superiori e poi l’hai uccisa».
«E tra tutte queste cose, quale di preciso ti sconvolge tanto?»
«Qualche mese fa credevi che fosse morta e ti sei messo a lutto; hai pianto per lei come non hai fatto nemmeno per il funerale di nostra madre».
«Neanche tu hai pianto per la mamma».
«Non è questo il punto!», sbotta Budd sbattendo il boccale sulla superficie rovinata del tavolino. «Oggi avevi Beatrix davanti a te, morta per davvero questa volta, e non hai battuto ciglio».
«L’ho uccisa io, non potevo certo mettermi a frignare dopo averle sparato in testa».
«Stronzate».
«Ho portato il lutto quando non era necessario, credo di potermi considerare a posto».
«Altre stronzate».
«Come vuoi tu».
«E del bambino non dici niente?»
Bambina, vorrebbe correggerlo Bill, Beatrix è riuscita a specificare il sesso del nascituro prima che lui le sparasse. Non ha completato la frase, però: Bill non ha voluto sentire che quella creatura nel ventre della donna che ha amato per tanto tempo fosse sua figlia. Non ci vuole credere, ancora adesso.
I tempi potrebbero coincidere, a pensarci bene, ma ormai è troppo tardi per porsi simili questioni.
«Era bella con quell’abito bianco, non lo pensi anche tu?»
«Non puoi dire una cosa del genere! Che cosa vorresti dire, che avresti volentieri occupato il posto di quella mezza sega che Beatrix stava per sposate? Avresti dovuto farlo presente, così non avremmo ucciso il prete».
Bill sorride, ma è una smorfia rivolta solo a se stesso. No, per nulla al mondo invidierebbe quel fallito che Beatrix stava per sposare: non si può essere Bill e scendere tanto in basso, e lui lo sa.
Non è certo tipo da matrimonio, non lo è mai stato. Innamorato perdutamente delle bionde, sempre ben disposto a una buona notte di sesso, sebbene ancora resista alle avances di Elle che non desidera altro che rimpiazzare Beatrix nel suo letto, questo è Bill. Perché allora lo ha turbato così tanto vedere la sua donna in quell’abito bianco?
Non ha smesso di pensarci da quando hanno abbandonato di corsa la chiesetta, per rintanarsi in un motel da due soldi in cui si sono lavati e cambiati. Le tre vipere sono scappate via subito senza neanche salutare, forse consapevoli che oggi è la fine della loro squadra.
Bill non l’ha ancora annunciato ufficialmente, ma forse non ce n’è neanche bisogno: O-ren ha intenzione di scalare la mafia giapponese e comandare un piccolo esercito, a quanto pare, ha anche scelto una ragazzina dal passato tragico quanto il suo perché sia addestrata come sua guardia del corpo. I suoi informatori hanno riferito che si chiama Gogo Yubari e che è sopravvissuta a un raid punitivo della Yakuza.
Quando i destini si ripetono… O-ren non sarebbe mai diventata quella che è, se Matsumoto non avesse decretato la morte dei suoi genitori. E chissà cosa sarebbe capace di fare se scoprisse che è stato proprio lui, Bill, a infliggere il colpo finale al suo povero padre traditore!
Quanto alle altre vipere, Vernita è stanca e insoddisfatta, ma del resto Bill ha sempre saputo che sarebbe stata lei la prima a mollare; ha stoffa dell’assassina, ma non la mentalità per agire come tale. Offendersi per non avere ricevuto l’unico nome in codice con un esplicito riferimento al nero, al colore della sua pelle!
Non poteva capirne il senso... È Beatrix il Black Mamba, o meglio, era. Letale allo stesso modo, e ugualmente affascinante.
E ha rinunciato a tutto questo per sposare un inutile commerciante di dischi usati! È questo che Bill non vuole, non riesce ad accettare: quell’abito bianco, simbolo di purezza, di innocenza…
Beatrix non era pura, non era neanche innocente, ed era bellissima in ogni caso, anche coperta di sangue, perché era vera. Lui l’amava perché era un’assassina pura, il suo era un dono naturale. E, aggiungerebbe Esteban Vihaio, perché non sa resistere alle bionde.
Neanche Elle capisce perché Bill sia così attaccato a Beatrix; lei con più ragione, essendo bionda a sua volta non capisce questi favoritismi… Probabilmente manderà anche lei da Pai Mei, è l’unica che non avrà problemi a rimanere con lui e che potrebbe farcela a sopportare quegli allenamenti tanto duri.
Certo, Bill non sa come farà Elle a tenere la bocca chiusa: con i suoi modi, rischierà di farsi ammazzare dal vecchio maestro ancora prima di finire la salita della scalinata che porta al tempio!
«Allora, avresti voluto convolare a nozze con la nostra adorabile stronza?», domanda di nuovo Budd visto che suo fratello ancora non gli ha risposto.
 Vorrebbe correggerlo ancora, ma non avrebbe senso. Beatrix era la più grande stronza che Bill abbia mai conosciuto! «No, non sono tipo da legami, lo sai», risponde allora quietamente, sapendo che Budd apprezzerà l’ironia.
Perché Budd sa benissimo com’è fatto, e chiederebbe come mai ancora non ha infranto il lutto accogliendo Elle nel suo letto se non avesse voglia di litigare con lui.
Lo farà, comunque, si scoperà l’altra stronza bionda della squadra; il lutto è finito, per ironia proprio uccidendo la donna che amava e che ha creduto per mesi morta per mano di qualche killer sconosciuta.
Budd ripensa al momento in cui Bill ha scoperto la verità; suo fratello si è incazzato, certo, com’era giusto, e ha reagito come un killer del suo livello doveva fare. Nessuno può prendere in giro Bill e farla franca senza un buon motivo. E agli occhi di Budd, Beatrix Kiddo non aveva alcun fottuto motivo per farlo, figuriamoci uno buono.
Lei si meritava quello che ha fatto… Eppure quella donna in abito da sposa stesa in un lago di sangue non gli dà pace. Non riesce a dimenticarsi i suoi sandali, in particolare, e il modo in cui ondeggiava su di essi tra un pugno e l’altro, mentre girava in tondo, cercando una via di fuga che non le è stata concessa. E Bill guardava.
Cristo, ci vorranno ben più di due birre per riuscire a dormire, stanotte.
Beatrix era una sua compagna. Non sua amica – non era così stupido da considerare i suoi colleghi degni di fiducia – ma una sua compagna. Neanche a lui il tradimento è andato giù, sebbene non possa certo mettersi a livello di suo fratello.
«Non cercherò un rimpiazzo, per Beatrix. A questo punto, non so neanche se mantenere in piedi la squadra».
Budd vorrebbe dire che, se cambierà idea a riguardo, gli converrà trovare anche un altro bastardo da mettere al suo posto. Ha chiuso.
Non che siano morti chissà quali ideali oggi, o qualche altra stronzata del genere degna di un pessimo film. È solo arrivato il momento di cambiare vita.
In cosa… Ancora non lo sa. Forse gli converrebbe continuare a bere fino a restarci secco.
Non può rimanere con suo fratello, non dopo quello che hanno fatto oggi. Dopo quello che Bill gli ha chiesto, e che lui ha eseguito senza pensarci due volte.
Era giusto? Sì, Budd ne è convinto davvero, ma allo stesso tempo sente che quello che hanno fatto lo segnerà per sempre. E la Sposa ricorrerà nei suoi incubi, a prescindere dalla birra e dalla tequila che tracannerà da qui in poi.
Non hanno più niente da dirsi, se non mollare qualche dollaro stropicciato sul tavolo e alzarsi, diretti verso l’uscita. Le chiacchiere del barista, tuttavia, distraggono Budd e lo convincono a fermarsi.
Sta blaterando con un cliente, troppo sbronzo per capire ciò che sta dicendo, di un assurdo massacro avvenuto in giornata poco distante dal bar. «Nove in tutto, lo sposo, i testimoni, il prete… Persino un pianista del cazzo, ci crederesti, Joe?»
Budd si volta e fa per raggiungere suo fratello, poiché non ha mai amato sentir raccontare le sue imprese, ma il barista ha un’altra informazione che lo sconvolge. «La Sposa è sopravvissuta, però: l’hanno pestata in una maniera indecente, e poi le hanno anche sparato in testa, è in coma, ma è ancora viva. Pensa che troia doveva essere per sopravvivere a tanto! Ed era pure incinta».
Lo stesso commento che ha fatto Budd poco fa. Ed era pure incinta.
Sorride ed esce, stranamente divertito. Non dice niente a Bill, non subito, neanche quando gli chiede perché si è attardato nel bar.
Chissà se Beatrix Kiddo sarebbe riuscita a svegliarsi, prima o poi. E a tornare per prendersi la sua vendetta, in abito da sposa.
 



Onestamente, con tutto quello che è successo non so se finirò la Tombola. Penso di sì perché la sfida l'ho presa con me stessa, poi vedremo. Sono comunque molto contenta di aver avuto l'input per scrivere questa storia, avevo voglia di tornare su Kill Bill... E il rapporto tra questi fratelli mi ha sempre incuriosita, specie per quello che si vede nel Volume 2. Ditemi come vi sembra...
Alla prossima, Rowi!
   
 
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