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Autore: Cicci 12    10/01/2010    0 recensioni
Sarah King, una ragazza semplice, ma piena di vita, che si ritrova catapultata in un mondo sconosciuto (o quasi), travolta da un destino che credeva non potesse mai appartenerle, il destino della prescelta, il destino della cacciatrice; William il Sanguinario, detto Spike, un vampiro, una creatura della notte, l'uccisore delle cacciatrici, ma loro amante impeccabile, alle prese con una di loro. Si incontrano per caso, tra le buie vie di Los Angeles; un incontro del destino, che li porterà sulla stessa strada.
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, William Spike
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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LE SCELTE DEL DESTINO

Titolo: Le scelte del destino

Autore: Cicci 12

Raiting: Mmmh… direi Nc17

Riassunto: Sarah, una qualsiasi ragazza appassionata di vampiri, fa un incontro particolare, che le cambierà la vita. Spike, biondo, occhi azzurri, fisico atletico, incontra lei, che cambierà la sua vita.

Uno nuovo destino aspetta i due, ma lo affronteranno insieme.

Spoiler: Tutte le stagioni di Buffy, dalla prima alla settima.

 

 

 

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Cap. 1 Un incontro inaspettato

 

Era mattina presto, ma le strade di Los Angeles erano affollate come se fosse l’orario di punta; Sarah King era partita presto da casa sperando di trovare poco traffico, speranza vana, considerando l’interminabile fila di auto che si estendeva davanti a lei, ma sarebbe arrivata all’università in orario, a qualunque costo.

Arrivò giusto in tempo per parcheggiare la macchina vicino a quella della sua amica Monica, che stava chiudendo lo sportello dell’auto proprio in quel momento.

- Ehi, Moni, aspettami!- la chiamò Sarah.

- Wow! Non sei in ritardo.- osservò stupita la compagna, ricevendo una smorfia come risposta.

- Spiritosa. D’ora in poi arriverò in orario, garantito. Non ho intenzione di dare altre soddisfazioni al signor Spiritosaggine.-

- Bè, sarebbe un vero miracolo.- le disse Monica, precedendola verso l’entrata.

Erano appena arrivate all’armadietto di Sarah, quando la campana suonò, così si diressero veloci verso la loro aula.

- Buongiorno a tutti, ragazzi.- disse il professor Parkinson entrando in aula e salutando gli alunni, che risposero cordiali; poi il suo sguardo si posò su Sarah, seduta in seconda fila.

- Signorina King. Ci onora della sua presenza già a quest’ora della mattina? Questa è una data da segnare sul calendario.-

Sarah arrossì, mentre il resto della classe rideva, ma decise di non rispondere alla provocazione.

In effetti fin dall’inizio dell’anno, cominciato ormai da due mesi, era sempre in ritardo e tutte le mattine il signor Parkinson la prendeva in giro: cominciava a pensare che si divertisse.

La giornata fu lunga e piuttosto noiosa, ma finalmente arrivò l’ora di pranzo.

Cosa che, tuttavia, non servì tuttavia a risollevare il morale a Sarah che, mentre tutti gli altri se ne tornavano a casa, lei doveva restare in biblioteca per una stupidissima ricerca di letteratura inglese: un vero strazio, detto in parole più semplici.

Così, dopo un pranzo veloce alla mensa dell’università, si diresse verso la stanza delle torture, come amava chiamarla lei: prima avrebbe iniziato e prima avrebbe finito.

Trasse un lungo sospiro, prima di immergersi tra gli enormi scaffali alla ricerca di qualche libro che potesse interessare la sua ricerca.

- Ma dove diavolo l’hanno messa la letteratura?- si lamentò tra sé, vagando spaesata tra gli alti mobili.

Mai che si trovasse qualcosa in quella biblioteca, era sempre un tale disordine!

Ok, forse la colpa era anche un po’ sua, non che quello fosse il suo posto preferito dove passare il sabato sera; anzi, doveva ammettere che in oltre 2 anni di permanenza in quella facoltà, aveva visitato quell’angusto luogo che veniva chiamato biblioteca, si e no… 4 volte.

Un po’ deprimente in effetti.

Ma sta di fatto che la bibliotecaria è una gran disordinata, si disse, riferendosi alla ormai nota pigrizia della signorina Black.

Mentre vagava con lo sguardo sui titoli dei volumi sparsi sugli scaffali, la sua attenzione fu catturata da un libro dal titolo “I vampiri e le loro storie”.

Appena lo vide lo prese senza neanche pensarci, come se la sua mano fosse mossa da una forza sovraumana.

Cominciò a sfogliarlo distrattamente, per poi portarlo ad un tavolo ed aprirlo, dopo aver appurato che era pieno zeppo di quelle storie che l’avevano affascinata ormai da parecchi anni; aveva una vera e propria mania per storie di vampiri.

Aveva letto quasi tutti i libri di Anne Rice e la collana dedicata alla cacciatrice di vampiri Anita Blake.

Per non parlare della serie Tv “Buffy, l’ammazzavampiri”, di cui non aveva perso una sola puntata; ormai anche le sue amiche la prendevano per pazza, quando partiva a raffica a parlare di Spike ed Angel.

Bè, in effetti era proprio il primo tra i 2 il vero motivo per cui adorava quel telefilm; per vedere il suo attore preferito, James Marsters, nei panni sexy-vampiro Spike.

Alto, muscoloso, capelli biondo platino e occhi azzurrissimi, come ghiaccio: si era innamorata subito di quello sguardo.

Continuò a sfogliare il libro, leggendo qua e là alcune storie, tra le più strane e antiche, come quelle sul Conte Dracula, personaggio nato dalla fantasia di Bram Stocker, ma che molti erano convinti esistesse davvero; e in fondo chi era lei per dire il contrario?

Non poté fare a meno di pensare alla puntata in cui Buffy lo aveva incontrato nel cimitero di Sunnydale, in cui è ambientata tutta la vicenda.

Stava sorridendo ripensando a quelle scene, e pensando che forse le sue amiche cominciavano ad avere un po’ di ragione a proposito della sua pazzia, quando l’occhio le cadde sull’orologio: le cinque e venti.

Accidenti, era tardissimo, e lei non aveva trovato neanche un libro per la sua ricerca.

Mise al suo posto il libro sui vampiri e si rituffò tra scaffali; riuscì a trovare qualche volume che poteva servirle, ma erano quasi le 6, e la biblioteca stava per chiudere, così decise di prendere in prestito quei volumi, affrettandosi ad uscire.

Salì in macchina e partì, sapendo che non sarebbe arrivata a casa prima delle sette: in fondo era l’ora in cui tutti uscivano dal lavoro.

Come immaginava trovò molto traffico sulla strada principale, e restò ferma a lungo, imbottigliata tra le auto dei lavoratori che uscivano dai facoltosi uffici di Los Angeles.

Si guardò intorno sbuffando, cercando di non iniziare a strombazzare incessantemente all’Audi che le stava davanti,  quando notò di essere giunta proprio davanti al cimitero della città e ripensò al telefilm di Buffy e soprattutto allo spine-off “Angel”, che era stato girato proprio lì, a Los Angeles.

All’improvviso, in mezzo alle lapidi, le sembrò di scorgere una figura alta e muscolosa, accompagnata da un’appariscente testa biondo platino, sparire in un batter d’occhio.

Sarah batté le palpebre incredula, sfregandosi poi ripetutamente gli occhi e tornado a guardare verso il campo santo: nessuna testa bionda in vista.

Sarah, Sarah. Forse stai guardando un po’ troppe volte le puntate di quel telefilm. Oppure sei semplicemente stressata. Dovresti prenderti una vacanza.” pensò riportando lo sguardo sulla strada.

Cercò di togliersi la “visione” dalla mente e finalmente arrivò a casa: guardò l’orologio e come previsto erano le 7 in punto.

- Mamma, sono a casa.- disse varcando la soglia.

- Ciao, cara, bentornata. C’era molto traffico?- le chiese affacciandosi dalla porta della cucina.

- Guarda, non me ne parlare. È pronta la cena? Sto morendo di fame.- chiese Sarah alla madre posando la borsa sul divano in salotto.

- Quasi, tesoro. Sto scaldando. Perché non ti vai a fare una doccia?.-

- Ottima idea. Credo mi ci voglia proprio.- rispose dandole un bacio sulla guancia.

Raccolse borsa e libri e si diresse in camera sua.

Aprì l’armadio per prendere un asciugamano e sorrise: sull’anta interna, era appeso un poster gigantesco di Spike; bellissimo come sempre.

Si spogliò e si gettò sotto la doccia: il getto caldo dell’acqua la invase e le diede un senso di sollievo.

Dopo la doccia scese a cena, poi tornò di corsa in camera sua: doveva assolutamente iniziare la ricerca di letteratura, o non ci sarebbe mai arrivata in fondo.

Sfogliò le pagine selezionando le parti che più le interessavano e prese parecchi appunti dai libri, cercando di concentrarsi sulle parole che le si presentavano davanti; alle 2 di notte decise di smettere, causa occhi che bruciavano, palpebre che si abbassavano e continuo aprirsi e chiudersi della bocca in sbadigli esagerati.

Inoltre, se non si fosse subito messa sotto le coperte, la mattina dopo sarebbe arrivata in ritardo come al solito e il signor Parkinson avrebbe ripreso a godere come sempre.

Si mise il pigiama e si coricò a letto, addormentandosi all’istante.

La mattina seguente alzarsi fu una vera impresa, ma con un po’ di buona volontà riuscì ad aprire entrambi gli occhi, abbastanza da non andare a sbattere contro i mobili della casa o contro le porte.

Troppo stanca per prendere la macchina, optò per il tram, dopo una colazione abbondante preparata dalla madre; diceva sempre che la colazione era il pasto più importante della giornata.

Prese il primo autobus che passava e nonostante il traffico, anche quella mattina riuscì ad arrivare in orario.

Quel giorno, per sua sfortuna, aveva lezione anche al pomeriggio; un’altra giornata che la faceva procedere a velocità accelerata verso un esaurimento nervoso in piena regola.

Finalmente arrivarono le sei e trenta e dopo essersi accertata che non ci fosse qualche temporale in arrivo, decise di tornare a piedi.

Era piuttosto tardi, ma aveva bisogno di una boccata d’aria e la paura di essere assalita da qualche delinquente per le strade di Los Angeles non l’aveva mai avuta, era perfettamente in grado di  difendersi da sola.

Passò per il centro di L.A., scegliendo poi una scorciatoia tra le viuzze più buie.

Stava tranquillamente attraversando uno di quei vicoli che molti avrebbero chiamato “malfamati”, quando sentì un fruscio sospetto; si voltò di scatto, guardandosi intorno, ma non vedendo nessuno, si rilassò.

Inutile, Sarah, stai diventando paranoica.” pensò, scuotendo la testa.

Ma all’improvviso si senti prendere alle spalle e strattonare con violenza.

Chiuse gli occhi urlando, per poi cercare di riacquistare abbastanza lucidità per reagire, quando sentì una voce famigliare, fin troppo famigliare, ma che riteneva impossibile poter udire realmente.

- Puoi urlare finchè vuoi, dolcezza, ma nessuno ti sentirà.- disse quella voce roca, ma sensuale.

Sarah aprì gli occhi e l’urlo le si smorzò in gola: davanti al suo viso c’era...

Lo sapeva che era impossibile, matematicamente impossibile, ma davanti ai suoi occhi c’era propri lui.

Dopo aver ripreso un po’ di aria, la ragazza riuscì a trovare la voce per gridare:- SPIKE?!?!?!?-

 

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Salve a tutti!!!

Bè, ammetto che avevo già postato questa ff, ma ho deciso di ripostarla con alcune modifiche e, spero, miglioramenti.

La motivazione reale è che questa è una storia già fatta e finita da parecchio tempo, ma dal momento che non l’aggiornavo ormai da qualche mese (forse anche qualche anno), ho pensato che fosse più sensato farla ricominciare da capo.

Come primo capitolo non ho molti commenti da fare.

Spero solo che possa soddisfare coi lettori. ^^

Un bacio a tutti.

Cicci 12

 

  
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