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Autore: Fae    11/01/2010    3 recensioni
Delle festività in casa Decaydance, di vischio che prospera ovunque e degli sforzi di Patrick per salvaguardare la dignità del Natale.
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Cobra Starship, Fall Out Boy, Panic at the Disco, The Academy Is
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Christmas is for madness
Autrice: Fae
Challenge/Prompt: Brendon Urie/Patrick Stump (Challenge Under Mistletoe @ Bandomville); "Ho deciso di andare." "Non ti fermerò." (Criticombola @ Criticoni)
Personaggi: l'amorevole attuale truppa della Decaydance al completo con figliolanza e nuove band al seguito
Pairing: tutti con tutti vari
Rating: PG
Warnings: crack, lol!het, lol!slash e lol!femslash, Pete Wentz che organizza feste
Parole: 2.108 (FDP)
Disclaimer: tutti i personaggi sono realmente esistenti, non si intende dare rappresentazione veritiera di eventi, caratteri od orientamenti sessuali ma solo scrivere una minchiata di proporzioni epiche :°D

Riassunto: Delle festività in casa Decaydance, di vischio che prospera ovunque e degli sforzi di Patrick per salvaguardare la dignità del Natale.


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Sono esattamente le cinque e trentuno quando Patrick decide che ne ha abbastanza.

Pianta fermo e deciso un piede davanti a sé, per sottolineare in modo drammatico il momento, e se lo ritrova impigliato in un festone natalizio. Seccatissimo, appoggia il bicchiere di eggnog sul tavolo più vicino per evitare di rovesciarselo addosso e comincia a dimenare la gamba per scrollarsi via quell'intrico peloso color oro, prima di riprendere il cammino che si era prefissato di fare - un cammino che dura circa tre passi, il tempo di arrivare al centro della stanza.

"Pete" comincia risoluto, picchiettando un dito sulla spalla del padrone di casa. "Ho deciso di andare."
"Non ti fermerò" annuisce Pete senza smettere di muoversi, perché è difficile smettere di muoversi con una fila di persone aggrappate alle spalle che rischiano di finire con il culo per terra da un momento all'altro. Ragione per cui Patrick è costretto a parlare girando su sé stesso come una trottola al rallentatore mentre si vede sfilare intorno un Pete più basso del solito, accucciato a sostenere Bronx (che guida entusiasta l'intera formazione brandendo un lecca lecca più grande della sua mano) e seguito da Cash (in preda al mal di schiena per lo sforzo che comporta riuscire ad arrivare alle spalle di Pete), Nate (con una mano affondata in una fetta di dolce ricoperto di panna e l'altra che tasta alla cieca per mantenere il contatto con una parte qualunque di Cash), Ryland (che tiene le mani sulla testa di Nate e intanto chiacchiera con Cassadee), Cassadee (che chiacchiera con Ryland e intanto scatta foto con il cellulare) e infine Sisky (che se ne frega di tutti e canta a squarciagola muovendo i fianchi a tempo con la musica). "…Un momento, andare dove?" domanda Pete in seconda battuta, dopo averci pensato su.
"A casa" ribatte Patrick con aria altera. "A casa o in qualunque altro posto dove si possa festeggiare il Natale in modo dignitoso!"
"Cosa c'è di poco dignitoso qui?" si stranisce Pete, alzando la voce per coprire l'assolo di batteria di Andy, che insieme a Joe e al resto dei Damned Things sta improvvisando una versione hard'n'heavy di Santa Claus is coming to town.
"Cosa c'è di-" Patrick si copre il viso con le mani. "Punto primo" comincia, indicando Bronx con fare accusatorio "cosa ci fa un bambino in una bolgia del genere?"
Bronx, nel sentirsi chiamato in causa, scoppia in una risata gorgogliante. Pete guarda Patrick come se gli fosse spuntata un'altra testa. "…è casa sua."
"Una casa che hai riempito di sciroccati!"
"Sono i miei dipendenti."
"Questo non ha mai impedito loro di essere sciroccati" sentenzia Patrick. "Punto secondo, perché hai appeso vischio ovunque?"
"…perché è Natale?" domanda Pete, con un sorrisone. Patrick si sgonfia in un mugolio rassegnato e si scansa appena in tempo per evitare che Nate e il suo carico di panna gli deraglino addosso. "Lasciamo stare" dichiara sconsolato.

Si allontana a grandi passi, borbottando tra i denti qualcosa a proposito di gente già fin troppo predisposta all'indecenza anche senza aiuti vegetali di sorta. Dalla porta della cucina volano bestemmie in spagnolo, seguite dalla rapida uscita di Butcher che nasconde alla meglio tra le mani una manciata di cibo evidentemente sottratto in modo illecito. Patrick allunga la testa, fa passare rapidamente lo sguardo sul caos totale di pentole e su un Alex vicino alla crisi di nervi, e la ritira immediatamente decidendo che non sono affari suoi.

"Ashlee" comincia, incrociando in quell'istante lei e Vicky ai piedi delle scale che conducono al piano superiore. "Non credi che tutto questo" e abbraccia con un gesto la stanza, la band che suona, gli sciroccati intenti a ballare e gli altri sciroccati intenti a fare altro "sia una cattiva influenza per Bronx?"
Ashlee ci pensa su un istante, poi fa una smorfia noncurante. "E' figlio di Pete, passerà la vita in mezzo alle cattive influenze. Tanto vale cominciare subito" decide, prendendo Vicky per mano e avviandosi su per gli scalini.
"E tu dove vai, ora?" gracchia Patrick.
"Patrick" si intromette Vicky, con molta serietà "cosa pensi che facciano due belle ragazze in una camera da letto?"
"…cosa?" pigola, terrorizzato.
"Mi sembra ovvio" dichiara Ashlee, sollevando lo sguardo sull'arcata che sovrasta le scale, dove è appeso un rametto di vischio, e poi chinandosi a baciare rapidamente Vicky sulle labbra. "Provano vestiti!" continua con entusiasmo, trascinandosi dietro l'altra.
Patrick trattiene a fatica un gemito (un gemito forse non del tutto scontento, okay, ma la cosa è irrilevante). "Era questo che intendevo per cattiva influenza" conclude, ma nessuna delle due gli presta attenzione.

I Damned Things terminano in quel momento tra l'entusiasmo generale, e riattaccano subito con una White Christmas in growl che suscita gridolini di felicità da parte di Bronx. Patrick si dirige sconsolato verso il buffet, domandandosi se farà in tempo a compiere i due anni prima di passare allo screamo.

"Non ci provare" sbraita all'improvviso una voce accanto a lui. Si volta con circospezione solo per trovarsi a fianco un William con la fronte corrugata dal suo miglior sguardo gelido (e quando William ha lo sguardo gelido non è un buon segno) preceduto da un Gabe con le labbra curvate nel suo miglior sorriso idiota (e quando Gabe fa sorrisi idioti è un segno persino peggiore) e le braccia che stringono saldamente la piccola Genevieve, avvolta in un vestitino bianco di lana e velluto che la fa sembrare una nuvola di zucchero filato. "Te lo proibisco."
"Non è colpa mia" si difende Gabe. "E' stata Evie a chiedermelo. Non è vero, Evie?"
"Sì!" conferma la bimba con entusiasmo mentre gioca a cercare di afferrare qualcosa in aria, divertita da come Gabe la faccia salire sempre più in alto.
"Gabe" ribatte William, con uno sguardo ormai diventato glaciale, indicando sopra le loro teste. Patrick fissa con orrore la trave che divide il soffitto del salone in due, dalla quale dondola un altro rametto di vischio. "Non darai a mia figlia il suo primo bacio. Né oggi, né quando ti sarà legalmente possibile, né finché sarai in vita."
Gabe fa del suo meglio per stringersi nelle spalle, con tutta la faccia tosta che ha. "E' una Beckett. Siete geneticamente attratti da me, non posso farci niente."
"Bacio, zio Gabe!" squittisce Genevieve, e prima che l'interpellato possa fermarla si china in avanti all'improvviso con le labbra minuscole protese, scoccando un bacio che (per l'enorme sollievo di William, impallidito per un attimo in modo malsano) gli finisce sulla punta del naso. Patrick potrebbe quasi ridere, se non avesse sinceramente paura delle conseguenze.
"…aw" si commuove Gabe, voltandosi verso William. "E' già così intraprendente. Tutta te ai tempi d'oro."
William inarca pericolosamente un sopracciglio. "Scusami?"
"E' la donna della mia vita" continua, ignorandolo e stringendosi addosso Genevieve, che gli si aggrappa tenacemente al maglione. "E tu devi fare un figlio con me, prima o poi."
"Io non adotterei nemmeno un gatto, con te."
"Gatto!" strilla la piccola. "Gatto, papà!"
"Il gatto è a casa dei nonni, Evie, ci andremo domani" sospira William.
"Gatto qui!"
"Andiamo a chiedere a Bronx se puoi giocare con Hemmy insieme a lui" suggerisce Gabe, provocando un battito di manine deliziato.
"Hemmy è un cane" fa notare William.
"Possono travestirlo da gatto" ribatte Gabe con convinzione, osservando Genevieve sporgersi dalle sue braccia e agitare le proprie verso Pete e Bronx.
"Non credo che…" comincia William, e smette subito quando Gabe si sporge dal lato opposto e gli ruba un bacio, facendogli spalancare gli occhi (ma facendogli anche impiegare un buon paio di secondi prima di tirarsi indietro). "…Gabe!" si indigna subito dopo, tirandogli un pugno addosso.
"La colpa è tua che non ti sposti" ribatte Gabe tranquillo, indicando il vischio con lo sguardo prima di allontanarsi con Genevieve che, felicemente ignara di tutto, continua a cantilenare "gatto gatto gatto" senza soluzione di continuità.
"Questo posto" dichiara William drammaticamente, passandosi una mano tra i capelli e appoggiandosi al tavolo con l'altra in cerca di sostegno "travierà mia figlia in modo irreparabile."
Patrick gli batte consolatorio una mano sulla spalla. "E' quel che dico io" annuisce con calore, e si allontana anche lui lasciandolo a riprendersi con gli stuzzichini.

Dall'altra parte della stanza, accanto al camino, Mike e Chizz chiacchierano con Travis mentre Nick (che non dovrebbe nemmeno esserci, ma si sa che nessuna festa può cominciare senza Nick Scimeca) intrattiene una piccola folla raccontando dio solo sa quale storia. Patrick occhieggia con sospetto il divano, occupato da una indefinibile massa di braccia e gambe incastrate come neanche in un livello avanzato di Tetris, e si rallegra intimamente nel non avvistare niente di verde e pieno di palline che vi penda sopra.

"Stump!" lo apostrofa una voce squillante, e in un secondo si ritrova qualcosa di accaldato e saltellante tra le braccia e qualcosa di peloso e appuntito che attenta alla vita del suo cappello.
"Brendon" riesce ad articolare, cercando di scrollarselo di dosso con la maggior delicatezza possibile "anch'io ti voglio molto bene, ma vorrei sopravvivere almeno fino al prossimo anno."
"La tua sopravvivenza è essenziale per l'umanità intera" concorda Brendon, scostandosi giusto il necessario e aggiustandosi in testa un paio di corna da renna. "Resta con noi, tra poco comincia il primo giro!" aggiunge entusiasta, rimanendogli appiccicato.
"…il primo giro di cosa?" domanda Patrick con apprensione, mentre ricordi di interminabili giochi della bottiglia ed epiche sessioni di strip poker gli affollano all'improvviso la mente.
Brendon indica il divano, dove Ryan è per metà stravaccato addosso a Jon, che ha le gambe allungate sulle ginocchia di Spencer, che ha un braccio intorno alle spalle di Dallon, che siede con un po' di imbarazzo sopra a Ian, che nel frattempo parla e fa gesti a Singer dalla parte opposta della stanza. "Stiamo giocando a Quante Persone Riesci A Baciare Tutte Insieme" spiega compito, e prima che Patrick possa avere una qualunque reazione la mano possente di Zack si stende all'improvviso sopra di loro, facendo ritrovare sotto l'ombra del vischio (di un cespuglio di vischio, perché Zack e il senso della misura non sono mai andati d'accordo) all'incirca tutto il divano.
"…ma così non è valido!" protesta Patrick indignato, ma la sua opposizione cade nel vuoto.
"Secondo me non ce la fate" commenta Ian.
"Ci siamo già riusciti una volta" ribatte Jon con tranquillità. "Nel duemilasette, credo?" riflette, pensoso.
"Duemilaotto" lo corregge Spencer. "Nel duemilasette avevamo provato solo in tre."
"In tre ci riesce chiunque" sbadiglia Ryan, minimizzando la cosa con un gesto della mano.
"Cominciamo!" si esalta Brendon, liberandosi delle corna e sporgendosi in avanti, e in pochi secondi le teste di tutti e quattro si incastrano progressivamente in un bacio collettivo che riesce a essere impressionante, disgustoso e inquietantemente tenero allo stesso tempo. Patrick chiude gli occhi dopo il primo mezzo secondo circa, realizzando che qualunque cosa stia succedendo (sempre ammesso che sia qualcosa di anatomicamente possibile) lui non vuole saperla.
"Visto?" esclama Jon alla fine, cercando di non apparire troppo compiaciuto. "Il tocco c'è ancora."
"C'è ancora anche la tua abitudine di mordere lingue altrui, Walker, non per dire."
"Taci, Spencer, tu hai devastato la mia quando avevamo quattordici anni."
"Non era a tredici?"
"Per cortesia, a tredici eri ancora chiuso in bagno con la mano ne-"
"…okay" sbotta Patrick. "Vado a casa davvero."
"Perché?" domanda Brendon, spalancando gli occhi e la bocca in una smorfia triste.
"Perché" dichiara Patrick, con molta dignità "è evidente che da queste parti non avete idea di come si festeggi il Natale."
"Ma Patrick!" obietta Brendon, tornandogli vicino e abbrancandolo come fosse un koala. "Il Natale non si dovrebbe passare con gli amici?"
"Sì, ma…"
"E non dovrebbe essere un momento di gioia e di condivisione in cui superare ogni pregiudizio?" continua imperterrito.
"…d'accordo, okay, però…"
"E non è bello che" prosegue, ispirato "nonostante le difficoltà e i cambiamenti alla fine ci siamo ritrovati tutti qui, come un'unica grande famiglia che si ama di un amore universale?"
"…E' l'eggnog" spiega Ryan distrattamente, prima che Patrick possa replicare. "Lo rende filosofico."
"…capisco" annuisce Patrick, come se la cosa fosse perfettamente logica.
Brendon sbatte le ciglia, tirandolo per la manica. "Avaaaaanti, Patrick" supplica, facendo il broncio. "Resta un altro po'."
"Beh…"

Patrick sospira, guarda il gruppetto sul divano ancora intento a discutere di morsi sulla lingua, guarda Nick e Travis che sono passati a sfidarsi in una gara di barzellette natalizie sporche, guarda Butcher dividere quanto ha trafugato dalla cucina con Pete e William, guarda Bronx e Genevieve che avvolgono con il massimo impegno un festone rosso fuoco attorno alla testa di Hemmy aiutati da Gabe, e pensa che sì, potrebbe anche restare.

"…d'accordo" si arrende, con un sospiro tutto sommato felice.
"Bene!" saltella Brendon, e poi il suo sorriso si allarga fino ad assumere una piega vagamente inquietante. "Lo sai" sussurra, sporgendosi verso l'orecchio di Patrick "che abbiamo ancora tanto, tanto vischio?"

Patrick lo fissa, mentre un improvviso, strisciante terrore torna a impossessarsi di lui. L'anno prossimo, decide su due piedi, per Natale si darà all'eremitaggio.


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Note: erano effettivamente le cinque e trentuno di qualche giorno fa quando ho cominciato questa storia :°D So di aver vagamente barato ai fini del C.U.M. affogando il pairing capitatomi in sorte in mezzo a una bolgia di altra gente e non facendogli manco fare un tubo *fischietta* ma la Will ha detto che il bacio poteva anche NON esserci e allora, in compenso, ho abbondato con il vischio e con i personaggi :°D Consideratelo un omaggio a questo fandom, a cui sono capitate tante cose quest'anno ma che io continuo ad amare comunque nonostante tutto *W*

Risposte alle recensioni: rispondo sempre, qui in fondo alla storia: quindi se recensite poi ripassate a leggere la risposta, se vi va :P

Sophie_: LOL, sì, 'bolgia' è il termine esatto, me ne rendo conto :°D William ha una figlia precisamente dal 12 ottobre del 2007, ma fino a un paio di mesi fa (nonostante la voce avesse iniziato a girare praticamente da subito :P) non aveva mai confermato la sua esistenza, ritenendola una cosa privata e non volendo esporre la bambina a troppa attenzione. Solo di recente abbiamo avuto la conferma che Genevieve esiste davvero, vive con il papà e la mamma (Christine, la ragazza storica di William) e, se la foto è effettivamente sua, dovrebbe essere questa cosina spucciosa e amorevole qui ♥ Grazie per il commento :*
  
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