Anime & Manga > Full Metal Alchemist
Ricorda la storia  |      
Autore: Mikaeru    11/01/2010    0 recensioni
[Piccolo tributo a Poisoned Milk di nacchan,]
Ed ha la costante sensazione di soffocare. Non riesce a trovare aria; non la trova in casa, non fuori, non nei sogni, nel sonno, nella veglia. In nulla. Il calore dell’abbraccio di Al sfuma sulla sua pelle, la carezza senza penetrarla.
Genere: Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Tiptoe to your room
a starlight in the gloom
I only dream of you
and you never knew
sing for absolution
I will be singing

 

“Jingle Bell, Batman Gay, Robin scemo sei…

Al storpia classiche canzoncine natalizie mentre decora l’enorme albero di Natale. È in salotto in un angolo, è vero e profuma. Gli appende festoni rossi e dorati e palline di vetro e cristallo, mentre Edward lo guarda lavorare, tutto accartocciato in un angolo del divano con le gambe piegate e un maglione enorme, color panna, che ciondola da tutte le parti. Gli piace guardare Al mentre sbriga certe faccende, tranquille e quotidiane, gli danno il senso di casa e che, per un certo senso, in fondo tutto nel mondo gira comunque e gira bene. Gli piace osservare Al che si impegna tanto per decorare l’albero, gli piace il Natale in casa, gli piace la sensazione di tepore che avverte quando chiude gli occhi e il Natale è perfetto proprio come se lo immagina.

Al si gira e lo guarda, e sorride immensamente, quel suo piegar di labbra tanto simile al latte caldo, innocente e caldissimo. È davvero bellissimo, il suo fratellino che si mette un festone dorato attorno al collo. S’intona ai tuoi capelli, avrebbe voluto dirgli ridendo, ma la gioia e le parole gli muoiono, neppure nate, in gola. Al ha un sorriso bellissimo, non come quello di…

Al…

Il mormorio è morbido e quasi invisibile, ma Alphonse lo percepisce in quanto è teso a cogliere ogni respiro di Edward. Scende fulmineo dalle scale e vola ad abbracciarlo, circondandogli il collo col festone e con le braccia.

Ssh, ssh, va tutto bene, fratellone, tutto bene…

Lo può sentire tremare.

C’è stato un piccolo periodo in cui sembrava star bene. Se non altro, essere sopravvissuto senza braccia mozzate ma pochi graffi profondi. È come se il dolore avesse avuto l’effetto boomerang di colpirlo dopo mesi.

Parla poco, a sillabe smangiucchiate e cenni del capo. Più volte, dopo un sonno di poche ore costellate di incubi numerosi come stelle e buchi neri di dolore, si è svegliato nel cuore della notte per andare a rimettere la cena. Alphonse lo ha trovato per molte, infinite, dolorose mattine lì, a dormire sul pavimento con gli occhi rossi e la pelle bianca come il marmo, e lo ha sempre riportato a letto per cercare di non fargli ricordare di essere crollato nel bagno vomitando. Ha incubi su incubi, mangia poco, urla e piange nel sonno. Esce di rado, e sempre all’ombra di Alphonse, temendo ogni rumore, ogni essere umano gli ricordi William. Si accusa di ogni cosa.

Alphonse lo culla piano, cercando di tranquillizzarlo. Gli strofina la schiena, sperando che gli arrivi almeno un minimo di calore. Gli bacia le tempie, le orecchie in fiamme a furia di piangere, non osa baciargli le labbra per paura di vederlo ritrarsi. Lo sente aggrapparsi come un bambino, singhiozzare.

Spesso ha delle crisi che, al di fuori, appaiono insensate. In mezzo alla giornata, in mezzo alla strada, si piega su se stesso e comincia a piangere, quasi smettendo di respirare.

 

Ed ha la costante sensazione di soffocare. Non riesce a trovare aria; non la trova in casa, non fuori, non nei sogni, nel sonno, nella veglia. In nulla.

Il calore dell’abbraccio di Al sfuma sulla sua pelle, la carezza senza penetrarla.

Si sente intrappolato, in gabbia, solo e tremendamente morto. Ciondola qua e là in una dimensione vuota, priva di pavimenti e soffitti e cieli e terra e stelle e sole.

Lui sta lì, e il mondo gli crolla addosso, e lui è immobile e tutto gli viene addosso e lo travolge. Lasciandolo, però, fottutamente vivo.

Ed e Al hanno smesso di baciarsi da mesi.

Se, appena morto William, sembrava tutto morto, via via che i giorni passavano, addensandosi l’uno sull’altro, l’angoscia gli montava in petto ogni volta che le loro labbra si sfioravano. Le accettava in tutto il viso, ma non sulle proprie né tantomeno sul corpo, parte assolutamente inviolabile.

Odiava quella situazione, odiava essere se stesso, odiava tutto, eppure non riusciva a sconfiggere nulla. Si sentiva e si sente tutt’ora piccolo, inutile, odioso, una merda.

 

Ssh, ssh, fratellone, è tutto a posto, va tutto bene… ci sono io, sono Al, mi vedi, vero?”

Alphonse gli prende il viso con le mani e si sforza di essere un concentrato di zucchero e miele. Gli bacia le guance, togliendo più lacrime che riesce.

“Vuoi parlare u—“

È-è tutta colpa mia, tutta tutta tutta colpa mia…

Ci sono mille vocine, dentro la testa di Edward, che continuano a ripetere sempre lo stesso concetto, con parole sempre diverse in modo che gli entri meglio in testa. Se non ti fosse piaciuto non ci saresti stato, Se non ti fosse piaciuto avresti tirato fuori le palle, Sei tu che l’hai attirato e ti sei fatto scopare, non dare la colpa agli altri. Di continuo lo martellano e non lo lasciano in pace, e lui si avvolge ancora di più nel maglione, ancora più ad Alphonse. Cosa ci fai con me?

“Dio, Ed, non è vero, non è affatto vero…

Gli bacia la fronte e lo guarda negli occhi, fermo e sempre dolce, farlo sentire sgridato non farebbe che peggiorare la situazione già tragica di suo. Il fuoco scoppietta nel camino, sfumando di arancione e rosso le pareti altrimenti perfettamente candide.

“Lo sai, lo sai benissimo che tu non c’entri. Sei innocente, sei una vittima, sei…

Si blocca: sono parole e frasi trite e ritrite, non potranno avere nessun effetto.

Suo fratello è sempre stato più basso di lui, ma in questo momento sembra minuscolo, un uccellino dall’ossatura particolarmente fragile che trema per la pioggia e ha paura di vivere.

Edward non ha voglia di vivere. Ha sempre gli occhi vuoti, il sorriso spento, lo sguardo assente, il volto morto. Alphonse ha così tanta rabbia addosso che andrebbe a profanare il cimitero solo per tirar fuori il corpo di William e farlo a pezzi, solo per poter contribuire alla salvezza di Edward. Ha un moto di odio e rabbia e bile nello stomaco da credere che fra poco possa esplodere, ma si trattiene solo per non ferire ulteriormente quella creaturina che lo stringe con le uniche forze che ha.

“Edward, ascoltami…”, e pronuncia il nome ponderando ogni lettera, “io voglio che tu stia bene. No, non è una richiesta, è un’imposizione.”

Ed non riesce a capire del tutto quell’ordine bizzarro. Si sente talmente immerso fino al collo nella tempera nera, copiosa e soffocante, che non riesce neppure ad immaginare come sia, essere felici.

Lo è stato, un tempo. Ma i ricordi tendono a sbiadirsi e scivolare via silenziosamente senza colpo ferire.

“So che sarà difficile, so che ti sembrerà dannatamente impossibile, e—e , Dio, so benissimo che non siamo in un film e non sarai colpito dal fulmine della rivelazione dopo le mie parole…

Al gli alza il viso, lo mette seduto davanti a sé per poter parlare guardandolo per bene in volto.

“Ci sono, capito? Non tenerti tutto dentro, non evitare di parlarmi, io… sono Al, fratellone, non sono un estraneo…

Di colpo lo bacia. Edward urla, ma Al continua a baciarlo. In un moto di pazzia, forse.

“Fratellone, Edward—amore, cristo… lo affrontiamo insieme? È un mostro troppo grosso da uccidere da solo… dio, fammi essere vicino a te, ti prego…

A-Al, io…

“Ed, ti prego, non sentirti in colpa, a me non stai facendo nulla—anzi, sì, ma il peggio che mi fai è rimanendo così—“

Scusami…”, scoppiando nuovamente a piangere forte, scappando in camera propria.

 

Se ne sta in un angolino, senza tremare né piangere, semplicemente rimanendo immobile nel maglione enorme.

Ama Al, profondamente, totalmente. Non potrebbe fare altro nella vita. È la sua unica sicurezza. Eppure lo sta ferendo. Lo ferisce sempre, con ogni silenzio, ogni lacrima, ogni crisi, ogni rifiuto di aprirsi e parlare e sfogarsi e fargli capire a pieno. Non vuole che lui sia toccato oltre dalla faccenda, è un fatto suo, ed è tutta colpa tua, Edward.

“Fratellone, posso entrare…?”, mentre bussa alla porta un’unica volta.

N-no…

Più sta lontano, meglio è. Si corromperebbe. Per quanto ora predichi il contrario, di sicuro basterebbe poco perché la sua idea cambi del tutto.

“Fratellone, io devo assolutamente parlarti… ma okay, rimango qua.”

Lo sente sedersi, appoggiare la schiena alla porta.

“Tra poco è Natale, lo sai? Ti ricordi quant’è bello il Natale, fratellone?”

Per Natale, nonostante siano secoli che hanno scoperto l’inesistenza di Babbo Natale, scrivono la letterina e la nascondono nell’albero prima che sia addobbato. Se la leggono a vicenda in modo da sapere cosa regalarsi, ma anche questa è una tradizione infantile, perché sanno perfettamente cosa l’altro vuole.

In quella di Edward c’è scritta una cosa sola: dimenticare.

“I regali, i dolci, la cioccolata e il latte caldo davanti al fuoco…

Tutte quelle cose che, irrimediabilmente, Ed non fa che paragonare al fratello, alla tranquillità, alla vita. Tutte quelle cose che Alphonse sta cercando, in ogni modo possibile, di ricordargli di godersi a pieno.

“E siamo liberi dai compiti, e possiamo leggere quello che ci piace anche tutta la notte… lo sai, eh, Ed?”

Quello tira su col naso, è riuscito a smettere di piangere.

“Perché non te ne vai finché sei in tempo…?”

“Perché ti amo.”

Ed è forte, e potente, è una cannonata in pieno petto.

“Perché non sono un codardo, perché pretendo che tu sia felice. C’è un mondo bellissimo e – oh, cazzo, parlo come un vecchio… Edward, io non ho mai sofferto come te, non posso capire al cento per cento, ma… Dio, io voglio vedere il mondo con te. Voglio tenerti per mano baciarti fare l’amore con te con orgoglio e con la testa alta in mille posti, voglio parlare e urlare e giocare dove non ci conoscono, voglio uscire da questa casa e giocare battaglia di palle di neve con te, fare gli angeli nella neve, voglio buttarmi con te nei fiumi di febbraio e prendere la febbre altissima e così rimanere nei nostri letti a coccolarci tutto il giorno, tutti belli avvolti nei pigiami, voglio vedere l’Italia, l’America, la Spagna, voglio che la mia vita sia piena di te, voglio essere un tutt’uno con te, Dio Edward…

E lo sente piangere; è un pianto lento, soffuso, trattenuto il più possibile. Ed non sopporta che suo fratello pianga, mai.

Non entrare

Entra

Non voglio alzarmi

Voglio abbracciarlo

Non deve toccarmi, andrà all’inferno

Voglio andare all’inferno insieme a lui

“Ed, ti prego…

E quello si alza e va ad abbracciarlo, piano, con tutta la poca forza che ha. Piangono assieme, i profumi e le lacrime si mischiano, diventano un tutt’uno, un po’ come sono sempre stati loro.

Ho… paura…

Fottutamente paura. Di non farcela, di soccombere. Non sa se ha voglia di combattere. Non sa nulla.

Alphonse, però, di contro, sembra avere le idee chiare. Vuole essere il suo appoggio, il suo percorso da seguire.

È come stare in un tunnel lunghissimo.

E si sente tremendamente superficiale, e un po’ da film, e chissà quant’altro, ma comincia a profilarsi la luce. Ed è una luce a forma di Alphonse. Ed è bellissima, immensa. Ed è tutta lì, ed è Alphonse, e l’amore e la gioia che prova così tanto di infondergli e, Dio, sente come se, quasi quasi, ci stesse riuscendo.

“L’abbiamo tutti, fratellone. La sconfiggeremo insieme. Ce la faremo. A piccoli passi, cammineremo insieme. Fidati.”

Si abbracciano stretti, e lì restano per un’ora, a darsi bacini da cuccioli.

 

Don't be afraid

What your mind conceals

You should make a stand

Stand up for what you believe

And tonight we can truly say

Together we're invincibile

 

 

 

Le due canzoni citate appartengono entrambe ai Muse, e sono, rispettivamente, “Absolution” e “Invicible”. È un piccolo tributino a PM della mia Nattola, un po’ perché amo quella fic, un po’ perché lo voleva. Fa parte, come le restanti due fic che ho pubblicato XD, di uno dei suoi regali di Natale. <3

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Full Metal Alchemist / Vai alla pagina dell'autore: Mikaeru